Cosa hanno a fare tra di loro personaggi come Tom Cruise, Muhammed Alì, Pablo Picasso, Walt Disney, Albert Einstein, Richard Branson e Agatha Christie? Sicuramente non l’appartenenza alla celeberrima classifica di “Forbes”. Queste persone, in realtà, sono tutte dislessiche.
La Dislessia, così come Disortografia, Disgrafia e Discalculia, non è una malattia come il diabete o la polmonite:
Disturbo specifico di lettura che si caratterizza per la difficoltà del soggetto a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza – G. Stella, L. Grandi, Come leggere la dislessia e i DSA, Firenze, Giunti Scuola, 2011 –
Nella maggioranza dei casi studiati tale difficoltà si correla direttamente alla mancanza di comprensione del testo. In Italia il dibattito inerente questo Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) è relativamente recente. Malgrado psicologi, neuropsichiatri infantili e logopedisti da anni svolgano ricerche e diagnosi, nella scuola italiana la questione è approdata ufficialmente nel 2010 con l’introduzione della legge numero 170.
Non tutti i docenti, tuttavia, hanno compreso la portata del problema, tanto che un certo “scetticismo” di fondo continua ad alimentare due tipi di atteggiamento. Nella migliore delle ipotesi i docenti italiani che operano soprattutto presso scuole medie e licei, stentano ancora a prendere confidenza con le linee guida del provvedimento; nella peggiore altri arrivano a negare persino la complessità del problema vissuto da decina di migliaia di studenti. Il massimo sforzo, invece, viene profuso nella scuola primaria, dove i DSA possono essere individuati con maggiore facilità.
Facendo riferimento ad alcune indicazioni fornite da Giacomo Stella – Professore ordinario al Dipartimento di Educazione e Scienza Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia – è possibile affermare che i ragazzi diagnosticati presso i vari Uffici Scolastici regionali siano circa 90 mila (dati Miur 2013). Questo numero di diagnosi, cioè di certificazioni ufficiali del problema che autorizzano all’applicazione delle norme contenute nella 170/2010, corrispondono all’1,1% della popolazione scolastica in età compresa tra i 6 e i 18 anni.
In realtà la media statistica accertata del disturbo è prossima al 3,5%. Mancano ancora all’appello molti studenti, un’assenza giustificata da un lato dalla difficoltà da parte delle famiglie di ammettere l’esistenza di un problema; dall’altro dall’incapacità del sistema scolastico italiano di rispondere esaustivamente alle esigenze di uno studente con DSA.