Nicolás Maduro, il presidente del Venezuela, sta affrontando in questi giorni un viaggio in Asia, che lo ha portato prima in Vietnam e poi in Cina, per rinnovare la collaborazione con i due Paesi del continente più grande e popolato del mondo. Un itinerario che vuole rafforzare i legami dello stato sudamericano con quei Paesi che non appartengono all’orbita statunitense, per ribadire la sua posizione di leader di coloro che si oppongono all’imperialismo a stelle e strisce nel continente, come si evince dai discorsi pronunciati dallo stesso Maduro in sede ufficiale.
Ad Hanoi, capitale della Repubblica Socialista del Vietnam, Maduro ha voluto ricordare l’esempio vietnamita nel raggiungimento dell’indipendenza politica ed economica dopo le lunghe guerre che hanno portato il Paese a liberarsi dai colonizzatori francesi, ma anche dall’invasione giapponese e soprattutto dall’occupazione statunitense. “Dal punto di vista spirituale, siamo popoli ribelli, siamo popoli orgogliosi della nostra storia”, ha dichiarato il capo di stato sudamericano. “È necessario passare dall’indipendenza politica, spirituale e culturale che stiamo conquistando ad una vera indipendenza economica”, ha aggiunto, citando anche una nota frase dello storico leader vietnamita, Ho Chi Minh: “Camminare con i propri piedi, pensare con la propria testa”.
Per migliorare ed implementare ulteriormente i rapporti economici tra i due Paesi, Maduro ha incontrato una rappresentanza di imprenditori vietnamiti, al fine di “costruire modestamente un proprio modello economico”, che sia incentrato sul lavoro e che permetta lo sviluppo del Paese senza metterne a repentaglio l’indipendenza e la sovranità. Un chiaro riferimento alle ingerenze che Washington opera da sempre negli altri Paesi del continente, assoggettando spesso le economie nazionali a quella del gigante nordamericano.
Il 1° settembre, Maduro ha invece preso l’aereo per la Cina, dove al centro dell’agenda di incontri è stato messo ancora l’aspetto economico. Anche a Pechino, il presidente venezuelano ha ribadito la necessità di mettere in atto un modello economico originale ed alternativo: “Siamo venuti per contrattare nuove formule di finanziamento per lo sviluppo che possano perfezionare quelle che già abbiamo creato”, ha dichiarato, ricordando che il Venezuela sta vivendo un periodo difficile a causa del crollo del prezzo del petrolio, principale risorsa naturale del Paese, un motivo in più per stringere collaborazioni economiche sempre più strette con altri Paesi. Una convenienza reciproca, visto che anche la Cina non sta vivendo uno dei suoi momenti migliori.
Fondamentali anche le considerazioni geopolitiche di Maduro, che ha invitato la Cina e gli altri Paesi amici del Venezuela a collaborare per costruire un mondo multipolare e multicentrico, in contrasto con quello unipolare che gli Stati Uniti hanno cercato di costruire dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica: “Un mondo nel quale abbiamo il diritto di esiste, di svilupparci, di costruire la nostra identità culturale, politica, spirituale e ideologica, la prosperità e la felicità del nostro popolo”.
I governi di Pechino e Caracas stanno già mettendo in atto una commissione mista che regoli la collaborazione economica tra i due Paesi nei settori industriale, energetico, scientifico e tecnologico. Un piano che certamente non piacerà agli Stati Uniti, con una Cina che – crisi economica a parte – sta entrando sempre più prepotentemente nella vita economica del continente americano, come dimostrano altri progetti quali la costruzione del Canale del Nicaragua come alternativa al Canale di Panamá.