Si è conclusa l’ultima appendice delle elezioni amministrative in Russia, con la ripetizione delle votazioni nel Krai di Primor’ nella giornata del 16 dicembre. La tornata elettorale ha effettivamente avuto luogo il 9 ed il 23 settembre per quasi tutti i territori che compongono la Federazione Russa: in quell’occasione, i risultati videro il netto calo del partito Russia Unita (in russo: Единая Россия, Edinaja Rossija), la formazione che di fatto appartiene al presidente Vladimir Putin, anche se il capo di Stato, obbligato costituzionalmente alla neutralità, ha lasciato ufficialmente le redini del tutto al fido Dmitrij Medvedev.
Il crollo del partito di governo, che di fatto ha tenuto solamente nella capitale Mosca, ha favorito le due principali forze di opposizione: a destra, il Partito Liberal-Democratico di Russia (in russo:Либерально-Демократическая Партия России; Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii, LDPR) di Vladimir Žirinovskij, a sinistra il Partito Comunista della Federazione Russa (in russo: Коммунистическая партия Российской Федерации, КПРФ; Kommunističeskaja partija Rossijskoj Federacii, KPRF) di Gennadij Zjuganov.
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Al termine del secondo turno del 23 settembre, tuttavia, due situazioni erano rimaste in sospeso: quella del Krai di Primor’ e quella della Chakassia. Nella Repubblica Federata di Chakassia, in particolare, le elezioni sono state rinviate più volte ad ottobre, ed infine si sono svolte l’11 novembre, con un solo candidato sulla scheda elettorale, il comunista Valentin Konovalov. Questa situazione è stata causata dal ritiro di Viktor Zimin, governatore uscente e candidato di Russia Unita: avendo ottenuto solamente il 32.42% dei voti al primo turno, Zimin ha voluto evitare l’umiliazione nello scontro diretto con Konovalov, che si era attestato sul 44.81%.
In base alle leggi russe, il secondo turno delle elezioni in Chakassia è stato allora rimandato al 7 ottobre, con in programma una sfida tra Konovalov ed Andrej Filjagin, candidato di Russia Giusta (in russo: Справедливая Россия, Spravedlivaja Rossija), partito di centro-sinistra, che si era classificato terzo con l’11.23%. In seguito, anche Filjagin e gli altri candidati del primo turno hanno rifiutato di partecipare al ballottaggio, e dunque l’11 novembre gli elettori si sono trovati di fronte ad una scheda con due opzioni: il comunista Valentin Konovalov da una parte e la dicitura “contro tutti i candidati” dall’altra.
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Nonostante questa situazione particolare, che dagli analisti politici russi è stata definita la prima elezione con un solo candidato dalla fine dell’Unione Sovietica, il 45.72% degli aventi diritto ha deciso di recarsi alle urne, una percentuale non altissima ma comunque superiore al 41.77% registrato al primo turno. Inoltre, il 58.91% degli elettori si è espresso in favore di Konovalov, che dunque è divenuto il nuovo presidente di questo territorio della Russia asiatica. Konovalov succede così a Michail Razvožaev, nominato nel frattempo da Putin come presidente ad interim per sopperire alla scadenza del mandato di Zimin.
L’epopea delle elezioni amministrative russe, tuttavia, si è conclusa solamente pochi giorni fa: restava infatti da dirimere la questione del Krai di Primor’. In questa entità della Federazione Russa, il ballottaggio si era svolto secondo il calendario prestabilito, ed aveva visto il confronto tra il governatore in carica, Andrej Tarasenko, di Russia Unita, e lo sfidante comunista Andrej Išenko. Al primo turno, Tarasenko aveva ottenuto un confortante 46.56%, praticamente il doppio delle preferenze di Išenko, ma al secondo turno, previsto in questo caso per il 16 settembre, l’esito sembrava doversi ribaltare. Con il 95% dei seggi scrutinati, il candidato comunista era al comando con il 51.6% dei suffragi in proprio favore, ma alla fine i conti ufficiali hanno dato un esito diverso, con circa settemila voti in più per Tarasenko. In seguito alle proteste degli esponenti del Partito Comunista, le elezioni sono state invalidate, con una nuova tornata indetta per il 16 dicembre.
Nel frattempo, Putin ha nominato uno dei suoi fedelissimi, Oleg Kožemjako, come governatore provvisorio: tutt’altro che una novità, il cinquantaseienne era già stato governatore dell’Oblast’ di Sachalin (isola situata a nord del Giappone) tra il 2015 ed il 2018, e prima ancora dell’Oblast’ di Amur (2008-2015), nominato, in quell’occasione, da Medvedev. Allo stesso tempo, il Partito Comunista, forte del consenso ottenuto in precedenza, ha deciso di boicottare questa tornata elettorale, dichiarando Išenko vincitore legittimo dell’agone, mentre Tarasenko, oramai troppo compromesso, ha preferito non ripresentarsi.
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A quel punto, l’occasione è divenuta assai ghiotta per Kožemjako, che, proprio come accaduto ai tempi dell’Oblast’ di Amur, ha deciso di candidarsi dopo la nomina presidenziale provvisoria: ufficialmente iscritto come candidato indipendente, il governatore ad interim è naturalmente divenuto il candidato ufficioso di Russia Unita, partito al quale è iscritto da oltre un decennio. Di fatto senza rivali credibili, l’uomo di Putin ha così incassato il 61.88% dei consensi, con un’affluenza alle urne del 46.35%. L’unico ad impensierirlo sarebbe potuto essere Andrej Andrejčenko, ma il candidato liberal-democratico non è andato oltre il 25.16%.