Si sono tenute lunedì 11 settembre le elezioni legislative in Norvegia, dove era atteso un confronto molto serrato tra la coalizione di centro-destra e quella di centro-sinistra. Il verdetto delle urne è risultato in effetti molto equilibrato, con la leader del centro-destra, la cinquantaseienne Erna Solberg, confermata alla guida del governo del Paese scandinavo, seppur con una maggioranza assai ridotta, dopo essere salita al governo nel 2013. Alle urne si sono recati 2.9 milioni di persone sui 3.7 milioni di aventi diritto, con un’affluenza pari al 78.2%, in linea con la tornata del 2014 e certamente tra i dati più alti d’Europa negli ultimi anni.
SISTEMA ELETTORALE E CANDIDATI
Il sistema elettorale norvegese è di tipo proporzionale, basato sui diciannove collegi elettorali che corrispondono alle altrettante contee nelle quali è suddiviso amministrativamente il Paese. A secondo del peso demografico e territoriale di ciascuna di esse, ogni contea assegna dai 4 ai 19 seggi, per andare a formare lo Storting, il parlamento unicamerale composto da 169 seggi. Di questi, gli ultimi 19 vengono redistribuiti su base nazionale, per compensare quei partiti che ottengono buone percentuali su base nazionale in tutta la Norvegia (almeno il 4%) senza tuttavia vincere molti seggi nelle varie contee.
Come anticipato, il confronto elettorale di quest’anno era tutto incentrato sulla rivalità tra due grandi coalizioni. Quattro anni fa, infatti, Erna Solberg aveva formato un governo di centro-destra forte dell’alleanza tra il suo partito conservatore, Høgre (Destra), ed il Partito del Progresso (Framstegspartiet) di Siv Jensen, altra forza nazional-conservatrice di posizioni meno moderate: quest’ultima formazione, divenne improvvisamente nota quattro anni fa, accusata senza reale fondamento fa dalla stampa europea di essere “il partito di Anders Breivik” (leggi qui il nostro resoconto sulle elezioni del 2013). Ad appoggiare il primo ministro anche il Partito Cristiano Democratico (Kristelig Folkeparti) di Knut Arild Hareide, mentre il partito liberale Venstre (Sinistra) ha garantito un sostegno esterno al governo, tradendo di fatto il suo stesso nome sotto la guida di Trine Skei Grande.
Dall’altro lato, troviamo invece la coalizione di centro-sinistra guidata dal Partito Laburista (Arbeiderpartiet) di Jonas Gahr Støre, che, nonostante sia la prima forza politica del Paese, non è riuscito a formare una maggioranza né nella precedente tornata elettorale né in questa. Tra le forze alleate dei laburisti troviamo il Partito di Centro (Senterpartiet) di Trygve Slagsvold Vedum ed il Partito Socialista di Sinistra (Sosialistisk Venstreparti) di Audun Lysbakken.
Ufficialmente autoesclusosi dalla distinzione tra destra e sinistra, ma di fatto più vicino alle posizioni dei laburisti, troviamo gli ecologisti del Partito dell’Ambiente – I Verdi (Miljøpartiet – De Grønne), guidato da Rasmus Hansson ed Une Aina Bastholm.
I RISULTATI
I risultati elettorali hanno visto una contrazione delle preferenze per i partiti principali, ed un allineamento degli equilibri di forza tra le due grandi coalizioni che hanno scandito gli ultimi anni della vita politica norvegese.
Il Partito Laburista (Ap) si conferma come la prima forza politica di Norvegia con il 27.4% dei suffragi, ma perde 3.4 punti percentuali e sei seggi, fermandosi a 49 rappresentanti in parlamento. Perdite da registrare anche per le due principali formazioni che compongono la maggioranza: Høgre, il partito del primo ministro Solberg, ottiene il 25% e 45 seggi, tre in meno rispetto alla consultazione di quattro anni fa, mentre il Partito del Progresso (FrP) arriva al 15.2% con 27 parlamentari eletti, con una perdita di due seggi.
A guadagnare terreno è soprattutto il Partito di Centro (Sp), che arriva al 10.3% con un incremento di quasi cinque punti percentuali, passando così da dieci a 19 seggi. Avanza anche il Partito Socialista di Sinistra (SV), che con il 6% delle preferenze guadagna quattro parlamentari in più, salendo a quota undici. I liberali di Venstre (4.4%) ed il Partito Cristiano Democratico (KrF, 4.2%) ottengono otto seggi a testa, entrambi in leggera flessione, mentre avranno un parlamentare sia gli ecologisti (MDG, 3.2%) che Rødt (Rosso, 2.4%), partito comunista che entra in parlamento per la prima volta dalla sua nascita, avvenuta nel 2007, e che ha per leader il trentaseienne Bjørnar Moxnes, già membro del Consiglio della città di Oslo.
Considerando le forze in gioco, il nuovo governo di Erna Solberg potrà contare su una maggioranza di 88 deputati, contro gli 85 richiesti per ottenere la maggioranza assoluta, mentre il centro-sinistra ne avrà 81. Per governare la Norvegia per altri quattro anni, Solberg dovrà però tenersi stretto l’appoggio esterno degli otto rappresentanti di Venstre, mentre nel gruppo di opposizione sono inclusi sia il deputato ecologista che quello comunista, ufficialmente esterni alla coalizione a guida laburista.