Quando ero piccola, complice il mio luogo di nascita – il sud- e la non incipiente crisi economica l’onomastico era sempre celebrato. Regali, auguri al mattino, telefonate dai parenti lontani. Durante l’anno si aspettavano così due momenti per essere al centro dell’attenzione familiare: il compleanno e il giorno del santo.
Oggi non è più così, o almeno io con mio figlio non lo faccio. Credo di non sapere neppure con precisione quando sia…
San Riccardo cade in aprile – ma non chiedetemi il giorno esatto. Soprattutto, quel giorno, non viene accolto a colazione con gli auguri, non riceve regali o telefonate speciali dai nonni, nulla di che.
Sarà anche che io e mio marito non siamo credenti, che lui non è battezzato, e che non crediamo nei santi, eppure mi chiedo se quella che ricordo come una bella tradizione familiare, si sia persa anche per gli altri. Non conosco mamme coetanee che festeggiano l’onomastico del loro piccino come facevo io da bambina. Non ho mai sentito dire, al corso di musica o al parco, “fate gli auguri a mio figlio oggi perché è il suo onomastico” e neppure Facebook, che oggi è la nostra ancora dei ricordi per i compleanni degli amici, ti manda un avviso per farti fare gli auguri a…nel giorno del suo compleanno.
In realtà l’idea di celebrare il giorno dedicato al nome che i tuoi genitori hanno scelto per te non era male, soprattutto considerando quanto, nella vita di ognuno di noi, sia importante il nome che la nostra mamma e il nostro papà hanno scelto con molta cura, attenzione, importanza. Sarebbe anche una buona occasione per ringraziarli ma non credo valga per tutti se si pensa ai nomi astrusi sempre più diffusi tra i piccoli.
Voi sapete quand’è l’onomastico del vostro piccolino o piccolina? E quel giorno cosa fate per lui? Regali, festeggiamenti, auguri oppure nulla?