Qualche settimana fa, su Facebook, è diventato virale un post, pubblicato dalla scrittrice americana Emily Elizabeth Bingham la quale, dopo aver sentito la storia di una sua amica, diventata madre dopo un pesante trattamento ormonale, che le ha raccontato di essere tormentata da parenti, vicini, estranei, che le chiedevano quando avrebbe avuto il secondo figlio, ha deciso di denunciare tutte le pressioni che una donna, intenzionata o meno a fare un figlio, deve ricevere quotidianamente…in America, e figuriamoci in Italia dove di ficcanaso ce ne sono molti di più!
“Hai 30 anni, quando ti decidi a metter su famiglia” oppure “ma quando date un fratellino o una sorellina al primogenito?”
Dietro queste fastidiosissime frasi ci sono amici, parenti e vicini di casa o anche completi estranei che non rispettano
la privacy, la vita, la riservatezza di una donna, di una coppia, di un essere umano.
Il messaggio pubblicato da Emily Bingham ha voluto essere provocatorio e ha dato voce a quello che moltissime donne, almeno una volta in vita loro, avrebbero voluto dire.
Il punto è solo uno: la maternità è un fatto privato, “fatevi i fatti vostri”! Ci sono, infatti, migliaia di ragioni diverse per le quali una donna non ha ancora deciso di avere un bambino: magari non è il momento giusto, magari non ne
vuole avere, magari vorrebbe ma sta riscontrando delle difficoltà di salute. I commenti, le domande, i consigli non
richiesti possono creare ansia, stress, tristezza e senso di inadeguatezza nella donna.
Il messaggio della scrittrice americana dice così: “Ciao a tutti! Adesso che ho catturato la vostra attenzione con
questa foto di un’ecografia trovata su Google, vorrei ricordarvi che le intenzioni procreative delle persone non
sono fatti vostri! Prima di chiedere a una coppia quando faranno il primo figlio, oppure di chiedere a chi ha già
figli quando faranno il secondo o il terzo…prima di ricordate ad una donna sulla trentina di sbrigarsi perché
l’orologio biologico ticchetta… fermatevi. Non sapete se questa persona sta lottando contro problemi di infertilità,
se ha altri problemi […], se è sotto stress, se è precaria, se ancora il momento non è giusto. Certo, ad alcune donne
queste domande non danno fastidio, ma dalla mia esperienza, e da quella dei miei amici, so per certo che queste domande infastidiscono la maggior parte delle persone. Che voi siate un amico stretto, un genitore, un parente, e che abbiate tutte le buone intenzioni del mondo, non importa: non sono veramente fatti vostri. Chiedetegli, piuttosto, di cosa sono contenti ora…”