La Svezia è un Paese che supera di poco i dieci milioni di abitanti, nulla in confronto alla popolazione cinese, che, secondo le ultime stime, sarebbe superiore all’1.4 miliardi di persone. Eppure, le recenti elezioni legislative tenutesi nella monarchia scandinava hanno suscitato un deciso interesse anche a Pechino e dintorni.
Ad occuparsi della questione svedese è nient’altro che Xinhua News Agency, l’agenzia stampa ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, fondata nel 1931 dal Partito Comunista Cinese: in pratica, stiamo parlando della voce ufficiale del governo nelle questioni internazionali. Per le elezioni, Xinhua ha inviato a Stoccolma ben due corrispondenti, Fu Yiming e Tian Ying, che hanno colto l’occasione dei risultati delle legislative svedesi per lanciare l’allarme sull’ascesa dell’estrema destra europea.
Già nel titolo, i due autori parlano di un “trend preoccupante” in Europa, quello della crescita dei partiti di estrema destra. Certo, come avevamo sottolineato noi stessi in un articolo precedente, i nazionalisti dei Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna, SD) si sono fermati al 17.6% dei consensi, non superando dunque i venti punti percentuali che gli venivano attribuiti in quasi tutti i sondaggi. Dall’altro lato, però, bisogna sottolineare come SD abbia raggiunto il risultato migliore della sua storia. Fondato nel 1988 come federazione di numerose forze della destra nazionalista, questa forza politica è rimasta a lungo ai margini della vita politica, mancando l’ingresso in parlamento per oltre vent’anni.
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La svolta giunse nel 2010, quando SD raddoppiò i propri consensi (dal 2.9% al 5.7%), eleggendo per la prima volta venti deputati, numeri aumentati progressivamente nel 2014 (49 rappresentanti) e nelle ultime legislative, dove i Democratici Svedesi hanno eletto ben 63 deputati al Riksdag, il parlamento unicamerale di Svezia. Il merito politico di questa ascesa va sicuramente al leader Jimmie Åkesson, divenuto segretario del partito nel 2005, che da allora ha saputo modificare le posizioni di SD, abbandonando le vecchie radici neonaziste e la natura settaria, per concentrarsi su temi di interesse nazionale quali l’immigrazione e l’avversione per l’Unione Europea.
Tornando all’articolo apparso sul sito web dell’agenzia stampa cinese, si sottolinea come i risultati delle legislative svedesi siano in linea con quelli registrati in tutto il continente, che hanno visto una decisa crescita delle forze della destra nazionalista e cosiddetta “populista”, riportando anche i recenti fenomeni di estremizzazione a destra della politica tedesca. La Svezia, in particolare, è stato il Paese europeo che ha accolto – in rapporto al proprio peso demografico – il maggior numero di immigrati e rifugiati, fenomeno che naturalmente ha permesso ad Åkesson di cavalcare il cavallo vincente dell’anti-immigrazionismo. I due corrispondenti cinesi in Svezia, tuttavia, riportano come contraddittorio anche il parere del professor Niklas Swanström, direttore dell’Istituto Svedese per la Sicurezza e lo Sviluppo: “Non possiamo dare la colpa agli immigrati nella nostra società solo perché i programmi di integrazione non hanno funzionato. La soluzione è creare posti di lavoro, fornire opportunità ed integrazione, renderli utili alla società. Allo stesso tempo, gli immigrati devono accettare i valori svedesi della democrazia, dell’apertura e della libertà”.
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Fatte queste considerazioni, in Svezia resta ancora aperta la questione della formazione del nuovo governo. Le due coalizioni più importanti, quella Rosso-Verde (De rödgröna) di centro-sinistra e Alleanza (Alliansen) di centro-destra, hanno fatto segnare un sostanziale pareggio, ottenendo rispettivamente 144 e 143 seggi. Nessuno dei due gruppi è dunque in grado di guidare il Paese da solo. Le soluzioni sono dunque due: un accordo tra le due coalizioni principali (o almeno alcuni dei partiti che ne fanno parte) per dare vita ad un governo di “grande coalizione”, oppure il centro-destra potrebbe fare ricorso proprio ai Democratici Svedesi per dare vita al governo più di destra nella storia democratica della Svezia. Quest’ultima soluzione cancellerebbe un tabù, infrangendo la conventio ad excludendum che aveva tenuto SD fino ad ora sempre ai margini delle sfere del potere.
Per la formazione del governo bisognerà probabilmente attendere ancora settimane di contrattazioni tra le forze politiche. Per ora, il primo ministro uscente, Stefan Löfven, del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia (Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, SAP), ed il suo rivale di centro-destra Ulf Kristersson, candidato del Partito Moderato (Moderata samlingspartiet, M), hanno risposto picche alle rispettive proposte, visto che, anche in caso di “grande coalizione” entrambi ambiscono al posto di primo ministro. Åkesson, invece, ha contattato Kristersson per dirsi disponibile alla formazione di un governo. Comunque vada, SD ne uscirà vincente: nella migliore delle ipotesi, per la prima volta della sua storia, entrerà a far parte del governo; in caso di coalizione trasversale tra centro-destra e centro-sinistra, invece, potrebbe autonominarsi unica vera forza di opposizione del Paese.
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