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Le complicate elezioni della Bosnia-Erzegovina

Postato il Ottobre 11, 2018 Giulio Chinappi 0

Per leggere questo articolo ti servono: 2 minuti

Domenica 7 ottobre, si sono tenute le elezioni generali in Bosnia-Erzegovina, Paese che presenta uno dei processi elettorali e delle organizzazioni politiche più complicati al mondo, tant’è che le operazioni di calcolo non sono ancora state completate del tutto.

L’ORGANIZZAZIONE POLITICA DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA

L’organizzazione politica della Bosnia ed Erzegovina nasce in seguito al sanguinoso conflitto jugoslavo, che portò alla nascita della nuova entità. Il Paese fu allora suddiviso, secondo una logica federale, tra la Federazione di Bosnia ed Erzegovina, comprendente le comunità bosniaco-musulmana e croata, e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (o Republika Srpska), abitata dalla comunità serba. Nel 2000, a seguito di lunghe dispute, fu poi istituito il distretto di Brčko, appartenente ad entrambe le entità federate, per permettere la continuità territoriale della Republika Srpska.

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Da allora, si istituì inoltre una triplice presidenza, con ognuna delle tre comunità (bosniaco-musulmana, croata e serba) che ha il diritto di eleggere un proprio rappresentante come capo di Stato: gli elettori della Republika Srpska si esprimono sul rappresentante dell’etnia serba, mentre nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina vengono votati il candidato croato e quello bosniaco-musulmano. I tre presidenti eletti, poi, si alternano nel corso del mandato per l’esercizio effettivo della funzione.

Per quanto riguarda il parlamento unicamerale, i 42 deputati vengono eletti con un metodo proporzionale, venendo così suddivisi: 28 nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina e 14 nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.

L’ELEZIONE DEI TRE PRESIDENTI

Nella comunità bosniaca, si conferma la supremazia del Partito d’Azione Democratica (Stranka demokratske akcije, SDA), che ha ottenuto la vittoria con Šefik Džaferović (36.48%). Quest’ultimo, infatti, succederà a Bakir Izetbegović, altro esponente del SDA, impossibilitato a ricandidarsi per aver già ricoperto l’incarico per due mandati consecutivi. Džaferović ha avuto la meglio sul suo principale avversario, Denis Bećirović, candidato del Partito Socialdemocratico di Bosnia ed Erzegovina (Socijaldemokratska Partija BiH, SDP), che si è fermato al 33.66%.

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Sconfitta, invece, per il presidente uscente della comunità croata, Dragan Čović. L’esponente conservatore dell’Unione Democratica Croata di Bosnia ed Erzegovina (Hrvatska demokratska zajednica Bosne i Hercegovine, HDZ) ha ottenuto il 34.75%, ma è stato nettamente sconfitto da Željko Komšić, che aveva ricoperto l’incarico tra il 2006 ed il 2014. Il cinquantaquattrenne del Fronte Democratico (Demokratska fronta; Демократски фронт; DF) tornerà dunque alla presidenza forte di una maggioranza assoluta dei consensi nella sua comunità (53.98%).

Nella Republika Srpska, il responso delle urne non ha favorito neppure l’altro presidente in carica, Mladen Ivanić. Membro del Partito del Progresso Democratico (Партија Демократског Прогреса РС, ПДП; Partija demokratskog progresa RS, PDP), ma sostenuto da una coalizione di ben sei forze politiche, l’Alleanza per la Vittoria, Ivanić si è fermato al 43.01% dei consensi, superato da Milorad Dodik, candidato dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (Савез независних Социјалдемократа, СНСд; Savez nezavisnih socijaldemokrata, SNSD) che ha ottenuto 53.82% delle preferenze. Presidente della Republika Srpska dal 2010, Dodik ricoprirà dunque la carica più importante da novembre, quando inizierà il nuovo corso della presidenza bosniaca.

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Non essendo i dati ancora definitivi, le percentuali saranno destinate a variare leggermente, ma non gli esiti finali (al momento è stato conteggiato più del 98% dei voti).

Proprio per via della lentezza delle operazioni di spoglio e di calcolo, non è ancora possibile dare l’esatta composizione del prossimo parlamento della Bosnia ed Erzegovina. Ad ogni modo, SDA ha confermato anche in questo caso il primato nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina, con il 25.68% delle preferenze, davanti ad HDZ (14.45%) ed a SDP (14.44%). Nella Republika Srpska, invece, SNSD ha conquistato il 39.12% delle preferenze, superando il Partito Democratico Serbo (Српска демократска странка, СДС; Srpska demokratska stranka, SDS) (24.96%), che alle presidenziali sosteneva Ivanić, ed il PDP dello stesso presidente uscente (13.07%).

di GIULIO CHINAPPI

#Bosnia-Erzegovina#elezioni Bosnia#elezioni Bosnia-Erzegovina

Pubblicato da

Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato in "Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale" all'Università "La Sapienza" di Roma, e successivamente in "Scienze della Popolazione e dello Sviluppo" presso l'Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate online. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, "Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam", Paese nel quale risiede tuttora.

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