Poche ore fa sono stati pubblicati i dati ISTAT relativi agli occupati e alla disoccupazione nell’ultimo mese. I numeri diramati, che possono essere interpretati in diversi modi, sono facilmente manipolabili a scopo politico.
I DATI – La stima degli occupati, relativa a giugno 2016, è aumentata dello 0,3% (con 71mila persone occupate in più) e segue il trend positivo degli ultimi mesi.
Su base annuale gli occupati hanno segno positivo (+1,5%) con una crescita attribuibile sia ai dipendenti (+ 246 mila) sia agli indipendenti (+83mila). Per quanto riguarda il tipo di occupazione, la stima dei dipendenti a giugno è stabile, mentre gli indipendenti aumentano dell’1,4%. Da segnalare l’aumento della disoccupazione, che sale all’11,6% (+0,1%) e diminuisce per i giovani dai 15 ai 24 anni (-0,3%), e il minor numero di inattivi (-0,4%) con il tasso di inattività che scende al 35,1%. Nel trimestre aprile-giugno l’aumento degli occupati (+0,6%) è associato ad un calo degli inattivi.
IL TWEET DI RENZI…. – I dati ISTAT sono stati accolti con entusiasmo da Matteo Renzi. Il premier, attraverso Twitter, ha elogiato il tanto criticato Jobs Act. Questo il tweet del Presidente del Consiglio:
Fatti, non parole. Da febbraio 2014 a oggi, ISTAT certifica più 599 MILA posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il #jobsact
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 29 luglio 2016
…E LA REALTÀ – La realtà è ben diversa ed è stata testimoniata dai dati relativi ai primi mesi del 2016. Secondo le rilevazioni del primo quadrimestre di quest’anno, al calare degli incentivi sono calate le assunzioni e il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni è stato di sole 73mila unità, numero esiguo rispetto al saldo dei primi mesi del 2015. I dati che invece leggiamo oggi, sono probabilmente “drogati” dal boom dei voucher e potrebbero essere mal interpretati a causa del significato della parola “occupati”. I voucher, che sono dei buoni dal valore nominale di 10 euro (il cui corrispettivo netto è 7,50 euro), sono stati contestati dai sindacati che affermano a gran voce: “non combattono il precariato”. Per capire la portata dell’utilizzo dei buoni – lavoro, basta leggere che nel primo quadrimestre del 2016 il loro utilizzo è cresciuto del 43,1% rispetto allo stesso periodo del 2015. Questi buoni hanno un peso non indifferente nei dati relativi all’occupazione e non consentono una visione veritiera della situazione attuale. Per quanto riguarda invece la categoria degli occupati, vengono collocate “tutte le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura, che hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente e che sono assenti dal lavoro”.
Una volta capito il vero significato di “occupati”, il quadro che ci viene mostrato dal documento dell’ISTAT diventa molto più chiaro e preoccupante e ci fa vedere come la famosa “ripresa” del mercato del lavoro sia una cosa al momento poco tangibile e lontana.
DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE – Il livello di disoccupazione, nonostante il Jobs Act e i provvedimenti relativi al mercato del lavoro, rimane sempre alto. Non è una novità questo dato, soprattutto per coloro che hanno mosso pesanti critiche alle misure dello Stato e dell’Eurozona. Le politiche di austerità e un rilancio del mercato del lavoro mai attuato hanno causato questa stagnazione dalla quale ora non è più facile uscire.