Per chi oggi ha raggiunto la mezza età o anche più, è facile fare un confronto tra la tv del passato e quella attuale: alle Fiction si alternano decine di trasmissioni di approfondimento, i cosiddetti Talk show, a carattere politico o sportivo nei quali, quasi sempre, dopo poche battute la discussione si accende, i toni si innalzano, volano parole grosse e in alcuni casi si arriva anche alle mani o all’abbandono dello studio da parte dei protagonisti. A dar man forte è la programmazione pomeridiana delle reti generaliste che pare diventata una sezione distaccata dei Tribunali, dal momento che si raccontano in modo concitato e con particolari scabrosi i delitti di turno. Il tutto sotto gli occhi e le orecchie del pubblico partecipante in studio e di quello a casa che si trova trascinato in una dimensione assolutamente nociva per la propria salute. Diversi studi affrontati dai Movimenti consumatori elencano infatti gli effetti dannosi che una tv urlata può produrre nello spettatore: innalzamento della pressione sanguigna, sudorazione, accelerazione del battito cardiaco, disorientamento…quanto è giusto tutto ciò o meglio, può la tv spingersi al punto da ledere la quotidiana tranquillità dei telespettatori, specie di determinate categorie protette come bambini, anziani e persone affette da malattie cardiache o di natura psichica?
Una rapida cronistoria della nostra TV può chiarirci le idee: nel nostro Paese i pionieri del genere Talk show sono stati Giuliano Ferrara, Michele Santoro e Gianfranco Funari. Quest’ultimo in particolare nei primi anni Ottanta aveva per primo capito che la gente voleva entrare nella tv ed esprimere la propria opinione e così è stato : A bocca aperta, trasmesso prima da Telemontecarlo e poi dalla Rai, è stato il primo Talk di successo della nostra tv dove, dal conduttore che usava spesso espressioni in romanesco alla gente comune, tutti discutevano di politica, economia e inconvenienti quotidiani senza freni sulla lingua, accendendo i dibattiti, scatenando la rissa. Il problema quindi risiede proprio nella trattazione degli argomenti che non permette a chi segue da casa di capire bene ciò che sta seguendo; a volte confonde anche il conduttore dello “show” che è costretto a mandare la pubblicità per calmare gli animi.
La delusione sta nel fatto che questa degenerazione ha incontrato l’apprezzamento del grande pubblico e ciò ha probabilmente indotto registi e autori a modellare le trasmissioni in modo da far innalzare lo share. Tornando ai giorni nostri infatti assistiamo al grande successo di Amici, L’Isola dei famosi, Il Grande Fratello, C’è posta per te ove i protagonisti, spesso gente comune, mettono in scena le proprie debolezze, i propri dissapori familiari, pilotati in qualche modo da una tv che deve fare leva sul pubblico e che suggerisce o fomenta la discussione accesa. Eppure non tutto è così, ci sono programmi che fanno informazione in modo garbato ed efficace come Chi l’ha visto, Report, rendendo un servizio pubblico di grande importanza ma il resto è tutto in caduta libera; anche il Varietà difatti non è più il contenitore di cantanti e comici di una volta che incollava milioni di telespettatori ammirati dal talento degli ospiti.
Non è un caso che molti artisti di quella tv a un certo punto abbiano optato per altri palcoscenici come il Teatro, non sentendosi più a proprio agio o non trovando giusta collocazione; alcuni dal carattere dirompente come il critico Vittorio Sgarbi e la presentatrice Alba Parietti ad esempio, sono opinionisti molto ricercati perchè più consoni a questo mood. E’ chiaro che questa TV non è più compatta nel suo ruolo principale che è quello di informare, educare e poi divertire.
Un noto regista francese Jean Luc Godard ha detto: La televisione fabbrica l’oblio,il cinema fabbrica dei ricordi e non possiamo dissentire, visto che è ormai una specie di frullatore nel quale vi finisce di tutto senza lasciare traccia. Rassegniamoci, la tv oggi è specchio delle abitudini del Paese: noi amiamo il bisticcio, il torbido, il mistero, l’inciucio ed essa ci accontenta, facendo il suo gioco in termini pubblicitari. Ma a nessuno sembra interessare che lo spettatore assonnato dopo una giornata di lavoro, quando accende la tv cerchi solo un momento di svago . Recentemente si avverte una certa stanchezza verso questo genere ma è un rischio troppo alto provare a fare diversamente, soprattutto per le reti commerciali che non beneficiano del canone Rai. Aggiungiamo che la “telerissa” nell’era di Internet dilaga nel canale Youtube attraverso filmati tratti dalle trasmissioni incriminate che vengono condivisi nei Social a ripetizione avvalorando le conclusioni di cui sopra.
E’ il caso di dire quindi “A mali estremi, estremi rimedi”: possiamo sempre spegnere questa tv e leggere un buon libro, coccolare il nostro cane o la persona amata o accendere la vecchia amica radio che anche di notte regala trasmissioni interessanti o, se proprio vogliamo, fare zapping tra le tante offerte televisive che il digitale terrestre o le paytv propongono.. qualcosa di più soft si trova sempre. Una reale controtendenza tarda a venire e la tv, nel bene e nel male, fa ormai parte della nostra vita.