Esistono esattamente due idee educative che ti verranno esposte, spiegate, raccontate, quando nascerà tuo figlio. Quella di essere fin da subito duri e determinati per fargli capire che: qui comando io. E quella che lo lascia libero, lo asseconda, gli permette di scoprire, esprimere, scegliere da solo.
La verità, naturalmente, è sempre nel mezzo ma sarà tutta “teoria” perché quando poi tuo figlio inizierà a crescere capirai che puoi diventare solo un genitore duro e severo o un genitore permissivo e sottomesso.
La prima volta il problema ti si porrà a poche ore di vita del tuo bimbo, quando inizierà a piangere la notte. Il genitore dei “NO”, lo lascia piangere fino allo sfinimento, senza andare da lui, senza porgergli la tetta, senza consolarlo. Perché “deve capire che la notte si dorme, altrimenti confonderà la notte con il giorno e non dormirà più”. Quello dei “Sì”, invece, accorrerà da lui al primo vagito, porgendogli tetta, biberon, coccole, giochini, suoni nuovi e dondolandolo fino all’alba, perché “è troppo piccolo e ha bisogno di me”.
Poi ci saranno le passeggiate in lacrime, che il piccolo passerà incollato alla carrozzina nel caso del genitore “No” e in braccio a mamma e papà per quelli del “Sì”. Arriveranno le prime crisi per lo svezzamento, e il genitore “No” lo lascerà a digiuno se non vuole assaggiare la prima frutta grattugiata, mentre quello del “Sì” dopo averlo implorato in ogni lingua gli regalerà la poppata extra.
E intanto il pupo cresce. Il figlio dei No al parco giochi non potrà sporcarsi con la terra, tirare il pallone in testa alla vecchietta e provare il triciclo del bimbo vicino. Mentre quello del sì costruirà castelli con il fango, si rotolerà nella cacca del cane, salterà sull’altalena e tirerà le trecce alla bimba cattiva.
Quando arriva il gioco con il colori la differenza tra i genitori No e quelli Sì si farà abissale. Il bimbo che vive di No praticamente non potrà toccarli. Dovrà stare seduto al tavolo e usarli solo sul figlio bianco, mentre quello del Sì in 12 secondi avrà già imbrattato i muri della cameretta, la cucina e la scrivania di papà, oltre che mani, viso, piedi e le due gatte di casa. Tutti saranno diventati rosa, verdi e viola.
Quando si esce a cena il figlio dei No non potrà mangiare da solo con le mani, ma dovrà essere imboccato, senza potersi azzardare di bere da solo, perché “rischia di bagnarsi tutto”. Nel tavolo accanto il figlio dei Sì spalmerà risotto ovunque, farà cadere i bicchieri, sbriciolerà il pane e urlerà a più non posso.
E così avanti all’infinito.
Essere genitori è la sfida più complicata del mondo, spesso più per il confronto con gli altri genitori che non con i propri figli. Il miglior equilibrio si ottiene quando mamma e papà formano una squadra perfetta. Ci sono cose alle quali va detto No e altre che devono essere concesse in modo che il piccolo provi, viva, sperimenti da solo. Ci sono regole, come quella di non alzare mai le mani sugli altri bambini o sugli animali e di non colorare i muri di casa, e permessi, come quello di sporcarsi giocando o provare i sapori nuovi usando le mani.
Essere genitori è difficile, ma tutti lo fanno sperando di dare al proprio bambino le basi per un futuro felice, sereno, educato e normale.