Una delle (poche) cose belle che ti capiterà di apprezzare portando tuo figlio piccolo al ristorante durante le feste, è che non sarai tu a dover pulire tutto il casino che ha combinato. Briciole di grissini ovunque, risotto alla marinara sui capelli della bisnonna, acqua che gocciola dalle tovaglie che, prima del suo arrivo, erano immacolate e macchinine lanciate sulle tavolate altrui.
Provaci tu a dire ad un bimbo di 2 anni di stare fermo, seduto, composto e magari anche zitto per tre ore, le maledette tre ore, di media, che dura un pranzo in famiglia durante le feste, al ristorante.
Dopo un lungo viaggio in auto, dopo avergli detto che dovrà rinunciare al suo sonnellino quotidiano, dopo averlo costretto ad entrare in un seggiolone troppo stretto per lui, ecco che, alle 12,30, quando di solito lui è in sonno profondo e ha ancora in bocca il sapore del latte, gli piazzano davanti un risotto fumante. Temperatura media 220 gradi. Non solo. La chiccheria del ristorante richiede che il risottino venga mangiato con la forchetta e non quella di plastica che lui può tranquillamente ficcarsi in una guancia, bensì quella in simil argento che potrebbe cecare la nonnina la quale, inconsapevolmente, ha scelto di sedersi accanto al più piccolo della tavolata. Dall’altra parte c’è la mamma, ovvero io, naturalmente. Papà, nonni e altri si tengono a distanza e a fine pasto, quando tu sembri uscita da un campo di concentramento, loro con un sorriso rilassato, ti diranno “si è comportato bene però”.
Del risotto, naturalmente, non ne vorrà sapere nulla. Proverai con i tagliolini, con la bruschetta inzuppata di olio, con un gamberetto che, dopo essere stato usato tipo pongo, verrà lanciato sull’orata della signora del tavolo di lato. E poi arriverà la verdura, la quale verrà guardata e toccata con schifo, proprio come tutto il resto che gli proporrai, a parte, è ovvio, ai mitici grissini, quelli fini fini che trovi solo al ristorante. Ne mangerà più o meno un migliaio, e tu, pur di evitare urla e tragedie, glieli darai uno dopo l’altro, tipo signore compulsivo davanti alla macchinetta delle slot.
Alla fine tuo figlio scoprirà il calice in cristallo. E sarà la morte. Dopo aver rischiato di frantumarlo in mille pezzi deciderà che è più divertente svuotarlo, ogni volta, sui suoi pantaloncini e sull’abito in lana della bisnonna, che, nonostante i 35 gradi reali e i 45 prodotto dall’agitazione per la situazione, ammetterà di “avere un po’ freschino, no?”.
Tra primo e secondo ti darai alla fuga nel parco giochi più vicino, ma, passando per la sala strapiena di famigliole perfette, ti chiederai perché quei marmocchi della stessa età di tuo figlio stanno seduti composti, mangiando il loro piattino di pasta, con una polo bianca immacolata e il tovagliolo sulle ginocchia. Tutto questo mentre il tuo di figlio avrà appena fatto la cacca, proprio dopo che gli hai appena cambiato il pannolino…olè.
Il momento più tragico arriverà quando tornerai a tavola e, nonostante le tre del pomeriggio, ti diranno che “stiamo aspettando il bis del secondo”. In quell’istante avrai la prova fisica e tangibile che: Dio non esiste.
E allora di nuovo, a farlo giocare con le macchinine, ad intrattenerlo con le molliche di pane, a convincerlo che può bere da solo senza bagnarsi completamente.
Ma il momento del sorbetto e del caffè prima o poi arriva, e quella porta d’uscita sarà sempre più vicina, vicina, vicina!!!
E’ finita. Ora datemi 365 giorni di tregua, sperando che l’anno prossimo Pasqua non arrivi mai più!
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