Domanda: se togliamo Meta (con Facebook, Whatsapp ed Instagram), Google ed Amazon, oggi, chi vuole vendere online, di quali aziende monopoliste può essere ospite? Tik Tok? Ebay? Linkedin? Pinterest? O magari “Bing” di Microsoft?
Anche fosse, parliamo sempre di una manciata di realtà che, a livello mondiale, di base posseggono tutta internet. Se vuoi accedere agli strumenti di vendita e promozione, organica o a pagamento che sia, devi rivolgerti per forza ad una delle tre big tech americane citate, che fino ad oggi hanno fatto un po’ come volevano e sfruttato senza troppe noie le loro chiarissime e schiaccianti posizioni dominanti.
Per il giornale indipendente che ho fondato e dirigo da oramai 10 anni, young.it, ho un account bannato da Google per “traffico illecito” addirittura dal 2013. Non ci hanno mai saputo dare prova concreta e chiara di quale fosse questo traffico così illecito da determinare un ban a vita dalla possibilità di monetizzare con Google Ads, sia sul sito che sul canale Youtube. Di fatto, siamo esclusi da chi detiene praticamente il 90% delle pubblicità online per gli editori, senza alcuna motivazione non dico valida, ma almeno espressa nel dettaglio, ergo da noi valutabile.
CONDANNA A VITA SENZA MOTIVAZIONE O APPELLO
Di fatto, è come se domani qualcuno venisse da voi e vi dicesse:”Ciao, hai violato una delle leggi del nostro stato, quindi ti fai l’ergastolo. Non dobbiamo dirti quale e perché, ti basta sapere che a nostro avviso l’hai violata. Ah, non puoi fare neppure ricorso, perché tanto ci limiteremo a confermare la condanna a vita appena ricevuta”.
Nell’esempio di sicuro è tutto più grave, perché assistiamo alla privazione della libertà individuale, ma quello di Google e affini (Facebook ed Amazon non sono da meno, con le loro sospensioni momentanee o definitive ingiustificate e spesso casuali) è di fatto un’esclusione ingiustificata dall’enorme mercato che controllano.
Agli imbecilli/ignoranti che, ancora oggi, ci dicono che “sono aziende private, non devono dare conto a nessuno”, oltre ad una tirata d’orecchi, andrebbe imposto lo studio “matto e disperatissimo” dei manuali di diritto a tutela del consumatore e di tutte le leggi nazionali ed internazionali a tutela del libero mercato, contro gli abusi di pozione dominante, i monopoli ecc.
NO: LE AZIENDE PRIVATE NON POSSONO FARE COME VOGLIONO
Perchè no, loro non possono affatto fare come vogliono, anche se per anni così è stato. E sono ancora meno libere, proprio perché detentrici di oligopoli e monopoli de facto.
LA BALLA DELLA “DIFFERENZIAZIONE”
E gli imprenditori, i piccoli commercianti, non devono certo illudersi di salvarsi grazie alla “differenziazione” dei canali di vendita, come dicono i soliti guru sottuttoio (che spesso neppure hanno aziende vere), sia perché tale differenziazione per essere efficace ha costi e tempi che molte piccole e micro-realtà non posso permettersi, sia poi perché come detto siamo di fatti perennemente ospiti di mega-aziende private con sede negli Stati Uniti, che troppo spesso se ne infischiano delle legge dei paesi dove pure fanno affari da centinaia di milioni di non miliardi dollari. Di conseguenza, differenziare diventa solo un modo per consegnare le chiavi del tuo business a più padri/padroni, invece che ad un solo. Bisogna essere ottusi, ignoranti o in malafede per credere che questa sia la panacea per ognuno dei crescenti mali dell’internet attuale.
DI FATTO, DEGLI STATI PRIVATI
E così è bello/facile: mi prendo i vantaggi di oligopolio e monopolio e divento di fatto una sorta di “stato privato” che decide a chi dare e togliere la cittadinanza senza neppure fornire spiegazioni e reali possibilità d’appello per i “condannati”. Se sono Facebook, posso bannare e di fatto togliere il diritto di replica, critica e cronaca per ben 30 giorni di fila ad un giornalista, per un semplice errore del mio sistema di rilevamento automatico dell’hate speech, incapace di dare contesto, interpretare norme ed offrire una reale possibilità di controllo umano qualificato.
Come si dice: avete voluto la biclicetta? E ora pedalate. Se non vi conviene, scendete e lasciate spazio ad altri, invece di precipitarvi a comprare qualsiasi potenziale competitor si affacci sul mercato, con sempre maggior fatica, visto che voi arrivati primi, in realtà vorreste prendervi tutto e per sempre.
L’EUROPA PUÒ FARE TANTO, SE VUOLE
L’Europa, anche da sola, ha in realtà enorme potere contrattuale con questi colossi. Il nostro mercato è grande e ricco, contando miliardi e miliardi di dollari di indotto per i giganti della Silicon Valley. La sola Australia, impuntandosi, ha costretto Facebook/Meta e Google e a piegarsi e fare qualche passo avanti almeno nei confronti degli editori. E lo ha fatto in tempi brevissimi, nonostante i bluff “lasciamo il paese” delle due multinazionali.
Chi combatte per lo status quo e gioca a far sentire in colpa i piccoli imprenditori locali, è un infame che va contrastato con ogni mezzo, intanto retorico e divulgativo, poi anche legale ed istituzionale.
UNA SITUAZIONE SEMPRE MENO SOSTENIBILE
La situazione è ormai insostenibile e servono leggi e soprattutto organi comunitari e nazionali di vigilanza ed ascolto, che interagiscano con questi giganti in tempi rapidi ed impongano loro nuove regole di trasparenza, comunicazione ed assistenza ai clienti, non tramite prompt pre-impostati, “deficienze artificiali” ed altre idiozie figlie del tecnoutopismo avido, che quando deve raccogliere fondi e bruciare soldi in idiozie chiare come il “metaverso” apre i rubinetti, ma quando deve investire sull’assistenza ai propri clienti fa orecchie da mercante.
Poi, lo ripeto: se ai signori non conviene stare sul mercato prestando la stessa attenzione ai clienti cui sono obbligati i commercianti e gli imprenditori di realtà medio-piccole (ma anche grandi, che rispetto a loro restano comunque minuscole), problemi loro e dei loro modelli di business evidentemente insostenibili se si gioca con le regole che devono seguire quelli che non agiscono nell’olimpo dei prepotenti digitali.
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