La cosa che, nella mia vita, mi ha fatto soffrire di più in assoluto, è stata la scoperta di non poter fare un figlio naturalmente, nel mio letto. Non esiste, ne sono quasi certa, dolore più grande per una donna.
Le reazioni possono essere due. Talvolta si susseguono, altre volte ne vivi sono uno, altre ancora invertite rispetto alla norma. Inizialmente ti convinci che in fondo potrai vivere anche senza figli, che ti basterà l’amore del tuo uomo, che se non verrà non verrà. Poi decidi e senti che non è così e che vuoi andare contro il destino e lottare fino a quando non ce l’avrai fatta, sul serio. Fino a quando non avrai realizzato il tuo sogno e quello dell’uomo che ti vive al fianco, e che magari dice di non volerlo, ma in fondo lo vuole davvero tanto.
In alcune donne scatta così una forza sovrumana, che le fa lottare come gladiatori. Ho visto donne fortissime nelle sale d’attesa dei centri di fecondazioni assistite, donne che avrebbero potuto distruggere una armata intera con il loro cuore pieno di desiderio di maternità. Ho conosciuto e vissuto il vero dolore. Per tale ragione quando lo leggo, mascherato dietro un “mi va bene così”, lo riconosco sempre.
L’ho trovato nel blog di Deborah Dirani, sull’Huffington post. Lei scrive questo articolo con la rabbia di una donna ultra 40 enne che deve affrontare la faccia della gente quando lei dice di non essere madre. Inizialmente il post parte con la decisione di “non avere figli”. Quasi una scelta, per aver avuto altre priorità “Vuoi perché prima non era il momento giusto, vuoi perché i miei livelli medi di stress ubriacano i miei ormoni di stanchezza, vuoi perché lavorando mediamente 12 ore al giorno 360 giorni l’anno da non so più quanti anni è facile che il tempo mi scivoli tra le dita“. Poi leggendo, capisci bene che non si tratta porprio di una scelta: “Ho sempre pensato di volere dei figli, ma ho anche sempre pensato che non mi sarei accanita per averne (…) se la sventura volesse che a questo mondo non riuscissi a farcene entrare anche uno partorito da me, pazienza, amen, è andata così.”
Nessuna donna, secondo il mio vedere, nasce dicendo “io non voglio diventare madre”. Non è possibile. Non esistono bambine che non hanno mai giocato con le bambole. Ci sono poi quelle che decidono che se non diventano madri non saranno mai vive, e quelle che non la vivono come una priorità e se non viene si rassegnano e mollano.
Ma non si può parlare di scelte. Lei, io, nessuno ha scelto di “non” diventare madre. Tutte lo vogliono, e se non arriva devono cambiare l’idea che avevano del proprio futuro, della propria idea di sé. Per alcune questo è accettabile, per altre inaccettabile.
Non si può criticare, però, per rabbia, chi alla ricerca del figlio dedica la propria vita, perché se vuoi sia rispettata la tua scelta di mollare devi darne a chi sceglie di non farlo e insegue il sogno più altruista che ci sia. Non posso accettare frasi tipo: “Un bambino è una bella cosa, ma non può essere la sola cosa che dà un senso alla vita”.
Se ad una frase così non aggiungi il “per me”. Non lo può accettare chi ha deciso di sacrificare tutto a questa ricerca: la sua salute, il suo conto in banca, il suo lavoro, la sua vita.
Il punto da cui partire e dove terminare è sempre uguale: non siamo tutti uguali e le nostre vite prendono strade diverse. Importante è rispettare il percorso che ognuno sceglie di seguire, senza giudicare, senza pensare di capire…perché non capirai mai!