Neda Agha-Soltan, studentessa di Filosofia Iraniana, restò uccisa durante una manifestazione dal fuoco delle autorità.
Era il 20 giugno 2009, nove anni fa.
Ah , voi!
Voi che siete restati,
guardate i miei occhi
Come due bacche di mirtillo
Neri
Sul ramo bianco dell’inverno
Appena lì per cadere
Vi prego.
Sono gli occhi di Neda beccati
da uccelli di piombo
che volano portandoseli via.
Compagni di questo infausto giorno
che su di me opprimete il petto
con il massaggio del cuore,
le vostre mani sono pesanti.
Non vedete
che il mio cuore è rotto
che non potete aggiustarlo?
Che hanno ucciso il mio corpo
devo andare via adesso,
perché dimenticate
I miei occhi allora?
Perche non guardate i miei occhi guardare
Lasciandoli soli come fanciulli
tra una danza di spettri
Impauriti nella folla
Ah i miei occhi,
guardate,
implorano la pietà di una carezza
Perché già è morto il fiato per dirlo
Mentre la macchina della vita è distrutta
E annega
Come una nave
con il suo passeggero
Negli abissi più oscuri.
Perché avete dimenticato
Come si abbraccia un morente?
Che nelle sue orecchie con la voce
l’anima prendendo per mano
insieme si va’ fino alla porta dell’Ade
E poi lasciatemi.
Lasciatemi.
Perché avete dimenticato di guardare
fino alla fine della luce
dentro agli occhi di Neda
dicendo –Questa morte è tua e nostra–
Fino al silenzio solenne
di cui non posso parlare?
Ma voi
avete tentato di aggiustarmi
a colpi sul cuore,
come fossi una cosa
soffocando il sorso di vento
che avrei bevuto
per sentire il sapore dell’aria.
Il mio cuore era rotto
e dentro sciolta dilagava
la marea mortale del sangue
ma io,
Neda,
io anima di Neda
ero viva
e nessuno mi parlava.
Nessuno aveva un grembo da offrire alla mia testa
primizia della vita strappata dalle mani della morte
Se voi compagni di lotta
di me sapevate solo l’essere cosa,
quale umana condizione
stavamo mai cercando? Per quale altro mondo
eravamo per strada sfidando il regime,
per quello uguale a dove ora io vado?
Che atroce inganno fu essere qui dunque.
Ecco i miei occhi atterriti
guardanti qualcuno che mi filmava
come una bestia per farmi vedere
all’indignazione del mondo,
occhi urlanti i miei
–Neda vuole l’ultimo amore–
–chiunque tu sia
sii mia madre ora
Nell’ora della morte -supplicanti
Imploranti –prendimi in braccio–
Poi il rosso apostolo
Della fine del tempo
Getta le sue purpuree radici
e funeste e fulminee ombre
sorgono sulla sfera del volto
Bevendo luce per il mondo del buio.
Neda è morta!
Assassini anche voi
che non mi avete abbracciata.
Lontano chi
tra la folla ha sparato
voi invece eravate al mio fianco.
Volevo sentire parole
ansimavo udirle
se la tua carezza dolce
fosse andata sulla mia fronte
Neda avrebbe chiuso i suoi occhi da sola
prima che essi fossero stati fatti cosa
dalla morte
Che cercavate di fare,
assenti uomini che mimavate
il cardiaco massacro del massaggio,
una rianimazione vista al cinema o in televisione?
A chi sta morendo
e non ha altro tempo che quello
a chi è stato ucciso,
non si ripara un corpo:
si saluta l’anima.
per questo Dio ci ha dato parole,
e una carezza, amore,
Con ultimo stacco di mani,
avrebbe detto:
-ci ritroveremo-.
Roma XXX -VI- MMIX