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Tutte le versioni sulla morte di Bin Laden

Postato il Settembre 3, 2015 Stefano Iannaccone 0

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Ucciso dai Navy Seals, anzi per l’esattezza da un 38enne militare. Anzi no catturato dai pakistani. O chissà, forse ancora vivo.  Il destino di Osama Bin Laden, a oltre 4 anni dalla sua morte, alimenta ancora le ipotesi più disparate, nonostante la struttura Al Qaeda sia in disfacimento in favore dell’ascesa dell’Isis, il gruppo Stato islamico che ha scippato miliziani e comandanti alle truppe qaediste.

In questo clima, negli ultimi giorni si è diffusa una notizia ‘bomba’, che tale non è: Edward Snowden, l’ex funzionario della National Security Agency (Nsa), avrebbe rivelato che lo ‘Sceicco del Terrore’ è vivo e vegeto alle Bahamas, prezzolato dalla Cia. Una scena da film, tanto da emanare l’odore di una bufala. E così è, o meglio: si tratta di satira del sito worldnewsdailyreport.com. Qualcuno, all’estero come in Italia, nella foga di copiare non ha compreso l’intento grottesco della pubblicazione, rilanciando la news come se fosse vera. Eppure sarebbe bastato leggere che in quel sito “tutti i personaggi che compaiono negli articoli  – anche quelli basati su persone reali – sono del tutto inventati e qualsiasi somiglianza tra di loro e qualsiasi persona, vita, morte, o non morti è puramente un miracolo“, come spiegano i curatori del portale.

La diffusione dell‘ennesima patacca informativa, però, ha un spunto reale: la scomparsa di Osama Bin Laden anima di tanto in tanto il dibattito, con nuovi elementi. O addirittura tesi alternative proposte da persone del calibro del giornalista vincitore del Premio Pulitzer nel 1970, Seymour Hersh, dato in avvicinamento alla galassia complottista dai suoi detrattori, ma con un curriculum da grande reporter. Secondo il suo racconto, infatti, il leader qaedista sarebbe stato catturato addirittura nel 2006 dagli agenti dell’Isi, i servizi segreti pakistani, che non avrebbero diffuso la notizia per evitare tensioni, accettando nel frattempo i finanziamenti dell’Arabia Saudita per la detenzione del terrorista

Quindi, solo nel 2010 il Pakistan avrebbe consegnato Bin Laden agli Stati Uniti, ottenendo in cambio aiuti militari e di una crescente collaborazione sul territorio afghano. Quindi l’eliminazione fisica del leader di Al Qaeda, secondo Hersh, è avvenuta senza alcun blitz: banalmente i militari sono andati a ucciderlo sapendo dov’era, in quanto già prigioniero da tempo. Il giornalista sostiene inoltre che Obama voleva prima comunicare che l’operazione era stata condotta da un drone, salvo poi ripensarci. E il nome di Edward Snowden, seppure in maniera ‘laterale’, rientra in questa vicenda: dalle sue rivelazioni sull’attività della Nsa non sono state rinvenuti elementi di smentita ufficiale della tesi firmata da Hersh. D’altra parte non è spuntata alcuna conferma, se non quella che Bin Laden svolgeva un ruolo di capo spirituale più che militare. Quindi l’articolo di Hersh è molto affascinante, ma non ha fornito adeguate fonti per convincere tutti.

La storia ufficiale ha una versione ben precisa. Che, fino a prova contraria, resta la più credibile. È il Primo Maggio 2011, mancano pochi mesi prima del decimo anniversario dell’11 settembre. Scatta l’Operation Neptune Spear in un compound di Abbottabad, in Pakistan, con il via libera diretto dal Commander in Chief, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che segue il blitz in diretta. L’obiettivo è il Ricercato Numero Uno, Osama Bin Laden, fondatore di Al Qaeda e ispiratore degli attentati alle Torri Gemelle. Il nemico dell’America. Nel blitz il leader terrorista viene ucciso, in circostanze mai chiarite effettivamente. La decisone del presidente statunitense, Barack Obama, di non mostrare il cadavere, gettato in mare, ha funzionato da acceleratore alle tesi alternative. A cominciare da quella che parla della morte di Bin Laden avvenuta anni prima e negata solo per continuare la guerra al terrorismo.

La storia ha anche un altro protagonista, spuntato fuori dal nulla. Nel 2014 era salito alla ribalta il 38enne Robert O’Neill, trasformatosi nell’uomo che ha detto di aver ucciso Bin Laden. Nel caso specifico non c’è stata nessuna smentita della versione ufficiali ma solo l’intestazione dell’omicidio. “C’era Bin Laden, lì in piedi (nella sua camera, ndr). Teneva le mani sulle spalle di una donna, spingendola avanti. Nonostante la stanza fosse buia, lo potevo vedere perfettamente tramite il mio visore notturno. Sembrava confuso, era più alto di quanto mi aspettassi. Aveva un cappello addosso e non sembrava ferito“, ha affermato nell’intervista in cui si fa vanto di aver assassinato l’ideatore degli attentati alle Torri Gemelle. Nessuno, però, ha confermato. Dai vertici militari è trapelata solo l’irritazione per questi protagonismi. Che finiscono per rendere sempre più cinematografica l’uccisione di Osama Bin Laden.

Autore

  • Stefano Iannaccone
    Stefano Iannaccone

    Giornalista, nato in Irpinia nel 1981. Mi occupo principalmente di politica, esteri e sport, ma anche di comunicazione, avendo conseguito la tanto (secondo me ingiustamente) vituperata Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione nell'ormai lontano 2005. Vivo a Roma con alterni sentimenti verso la città e frequento spesso - per lavoro più che per piacere - i corridoi di Montecitorio. Scrivo per Ilfattoquotidiano.it, Gli Stati Generali, il Journal ed Excite per gli argomenti di cui sopra. Insomma sono quello che si definisce un freelance e credo fermamente, nonostante i mio pessimismo, che il giornalismo non è destinato a morire. Ma solo a rinascere. Ho pubblicato un romanzo, dal titolo 'Andrà tutto bene'. E conto di scriverne altri, perché la vita non può essere formata solo da notizie reali. Serve la fantasia, sempre.

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#Al Qaeda#Osama Bin Laden#terrorismo

Pubblicato da

Stefano Iannaccone

Giornalista, nato in Irpinia nel 1981. Mi occupo principalmente di politica, esteri e sport, ma anche di comunicazione, avendo conseguito la tanto (secondo me ingiustamente) vituperata Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione nell'ormai lontano 2005. Vivo a Roma con alterni sentimenti verso la città e frequento spesso - per lavoro più che per piacere - i corridoi di Montecitorio. Scrivo per Ilfattoquotidiano.it, Gli Stati Generali, il Journal ed Excite per gli argomenti di cui sopra. Insomma sono quello che si definisce un freelance e credo fermamente, nonostante i mio pessimismo, che il giornalismo non è destinato a morire. Ma solo a rinascere. Ho pubblicato un romanzo, dal titolo 'Andrà tutto bene'. E conto di scriverne altri, perché la vita non può essere formata solo da notizie reali. Serve la fantasia, sempre.


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