A Hiroshima il 6 agosto 2017 si sono ricordati i 72 anni della distruzione, gli ultimi sopravvissuti, che tra qualche anno non vivranno più tra noi, come i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, hanno ricordato quel mattino di 72 anni fa, quando sulla loro città fu lanciato il primo ordigno nucleare della storia, che uccise sul colpo circa 80.000 vite umane (civili), e altre 200.000 nel corso del tempo.
Stavo preparando con calma la recensione di questo libro ma la data inesorabilmente sopraggiunta della ricorrenza di questo evento epocale mi impone di terminarlo e pubblicarlo oggi. Questa commemorazione del 6 agosto 1945 a cui tutta l’umanità deve guardare come il giorno 1 dell’inizio della lugubre Era Atomica, Era nefasta, Oscuro Evo, e nel pieno di una temibilissima recrudescenza, ormai sotto gli occhi di tutti, mi sembra che sia il momento perfetto per entrare in questa vicenda, leggendo questo libro, dal punto di vista della responsabilità di un atto che il filosofo Anders definisce incommensurabile ma che nonostante la sua incommensurabilità, il suo essere arrethon, inafferrabile dalle parole, va comunque misurato e giudicato. Libro che dovrebbe essere messo su tutti i banchi di scuola, che mi auguro ognuno voglia leggere.
Le nostre vite sono appese ad un filo sempre più sottile, e mentre ci facciamo rinchiudere lentamente nel Security State, terrorizzati ad arte dal fenomeno del terrorismo, ben coltivato dal grande circuito della informazione della industria culturale, non riusciamo nemmeno ad immaginare il fatto atroce – vero e proprio cammino dell’umanità sull’orlo del baratro- di vivere tra circa 15.000 bombe nucleari, che in qualsiasi momento potrebbero accendersi e bruciare per sempre la vita sulla terra, (annullando ogni forma di civiltà storica per gli eventuali sopravvissuti e condannandoli all’inferno) né la grande stampa che martella la nostra società da anni con il fattore terrorismo ne fa parola, una parola che, questa sì, dovrebbe essere assordante per spingere il potere politico a smantellare questo incubo, nel modo in cui fa parola soffiando sul fuoco della paura terroristica, giudicando con ciò, da sola, se stessa per la propria mancanza di quel pensare e porsi domande – ponendole- che, come aveva meditato Hannah Arendt, sono l’unica risposta al Male.
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“Non so se la signora Pauling o Gunther Anders Le abbiano raccontato tutta la mia storia. Sono il pilota che ha guidato, nella seconda guerra mondiale, la “Missione atomica Hiroshima”, e da allora la mia coscienza è stata tormentata dai rimorsi”
Sono le parole vergate dal maggiore Claude Eatherly alla American Civil Liberties Union nella lettera 28, del libro “L’ultima Vittima di Hiroshima” curato e magistralmente prefatto con uno straordinario saggio da Micaela Latini, (oltre a esservi nel libro la prefazione alla edizione inglese di Bertrand Russell e la introduzione alla edizione tedesca di Robert Jungk) per i tipi di Mimesis, libro che consiste nel prezioso carteggio Tra il Maggiore della U.S. Air Force Claude Eatherly e il filosofo ebreo tedesco Gunther Anders.
Parole che fanno da monumentale incipit a una storia senza precedenti storici, parole che ci mettono in immediata relazione con la fine di una era e ci introducono in una nuova era, dove, come scrive Anders a Eatherly nei “comandamenti dell’Era atomica” che invia tra le prime lettere della loro corrispondenza “quello che ti circonda è qualcosa che domani potrebbe essere già semplicemente stato e noi, tu e io e tutti i nostri contemporanei, siamo più “caduci” di tutti quelli che finora sono stati considerati tali. Poiché la nostra caducità non significa solo il nostro essere mortali e neppure che ciascuno di noi può venire ucciso. Questo era vero anche in passato. Ma significa che possiamo essere uccisi in blocco, che possiamo essere uccisi come “umanità”. Dove umanità non è solo l’umanità attuale, quella che si estende e si distribuisce attraverso le regioni terrestri; ma anche quella che si estende attraverso le regioni del tempo: poiché se l’umanità attuale sarà uccisa si estinguerà con lei anche l’umanità passata, e anche quella futura.”
La porta davanti alla quale ci troviamo davanti” continuava a scrivere Anders all’uomo che aveva guidato il lancio della prima bomba atomica della storia umana su una città di 200 mila abitanti cancellandola in pochi secondi “reca quindi la scritta -nulla sarà stato- e sull’altro verso le parole -il tempo è stato solo un interludio-. Ma in questo caso sarà stato un interludio fra due nulla, fra il nulla di ciò che, nessuno potendolo ricordare “sarà stato” e il nulla di ciò che non potrà mai essere”.
Sono parole di una lucidità terrificante su quello che ora incombe come possibile destino di tutta la umanità per i secoli a venire, ed evocano quella sacra autorità del logos della veridizione profetica di cui scriverà Foucault verso la fine della sua vita; Anders, sotto forma di un decalogo di principi da seguire nell’Era Atomica, queste tremende parole le manda a Claude Eahterly i cui occhi di pilota da guerra come gli occhi di una creatura mitica avevano davvero, realmente visto quello che Anders descrive solo per immaginazione, da 29.000 piedi di altezza ai comandi del proprio bombardiere ribattezzato scala reale, -Straight Flush-: ovvero Hiroshima cessare di esistere in pochi attimi alle radici infernali del fungo atomico dell’ordigno sganciato dal bombardiere Enola Gay, pilotato dal futuro generale della US Air Force Paul Warfield, Jr. Tibbets che seguiva il suo.
Perché mai ora un filosofo tedesco stava scrivendo queste lettere a uno dei Victory Boys, come erano stati chiamati i membri degli equipaggi dei bombardieri strategici che compirono la prima missione atomica della storia umana su una città di civili? Cosa era successo?
Cosi scrive Micaela Latini nel saggio introduttivo ” Nel 1959 per caso Gunther Anders s’imbatte in un articolo su di lui pubblicato nella rivista americana “Newsweek” e comprende l’importanza mondiale del suo caso (..) la figura di Eatherly si profila ai suoi occhi come il simbolo della condizione dell’umanità nell’epoca degli armamenti di distruzione di massa. Per questo motivo anche sollecitato dalla terza moglie Charlotte Zelka , decise di scrivergli una lettera“
In questa tragedia di energie sovraumane sotto forma di armi di distruzione di massa , energie di classe cosmica, dunque extraterrestri, come lo è la l’energia Atomica, per cui la terra è un troppo piccolo spazio affinché siano liberate senza produrre ingovernabili catastrofi, come dice da qualche parte Hannah Arendt (credo in Vita Activa); questo fato che porta Anders a conoscere il caso del Maggior Eatherly, sembrerebbe essere quasi essere l’entrata in gioco di un un Dio greco in supporto dei fragili uomini nello scontro con esseri titanici.
Eatherly, il maggiore Claude Eatherly, faceva parte della elites della aviazione americana durante la seconda guerra mondiale. A soli 27 anni aveva abbattuto in combattimento aereo 33 velivoli nemici ed era stato decorato della ” Dinstinguished Flying Cross” medaglia che rappresentava la più alta decorazione per piloti vivi. La sua breve ed intensa biografia fino a questo momento ci illustra il profilo di personalità eroica, piena di coraggio, capacità e abnegazione, un uomo dunque capace di assumersi ardue responsabilità e di mantenere il controllo della situazione fin dentro le condizioni estreme dei combattimenti aerei nei cieli della guerra, contro il Nazismo.
Il maggiore Eatherly oltre che pilota era specialista meteorologo, sebbene anche laureato in giurisprudenza, come scoprirà con una certa sorpresa durante il loro carteggio Anders, il suo compito nella missione era dunque quello di determinare l’okay Al lancio dell’ordigno nucleare sulle basi della sua analisi meteorologica dei cieli del Giappone al momento del loro volo, il 6 agosto 1945 e con ciò determinare, tra la rosa di obiettivi candidati, dove sarebbe dovuta essere sganciata la Bomba.
Eatherly con ciò si trovò ad ubbidire ad un comando impartitogli dai suoi superiori, ma nello stesso tempo la sua valutazione era una decisione completamente sua, dipendente non da rapporti gerarchici di potere, ma solo appunto dalla sua valutazione e di cui poi dovrà renderne conto alla propria coscienza.
Una posizione questa diversa da tutti gli altri membri dell’equipaggio di Enola Gay, aereo che lo segue a distanza di alcune decine di minuti, i quali materialmente sganceranno la Bomba si, ma completamente obbedendo agli ordini, poiché nulla è affidato nella loro azione, in quanto militari, a quel libero arbitrio che invece si apre ontologicamente in Eatherly, seppur per un breve attimo, nel decidere valutando le migliori condizioni meteo tra i vari obiettivi, quale città sarebbe stata cancellata dalla faccia della terra.
Prima di virare per tornare indietro a missione compiuta, il Maggiore comunica al bombardiere Enola Gay il seguente messaggio “Stato del cielo su Kokura coperto. Su Nagasaki coperto. Su Hiroshima sereno, con visibilità dieci miglia sulla quota di tredicimila piedi“.
Queste laconiche parole determineranno la fine di Hiroshima.
Per gli oltre duecentomila esseri umani abitanti di Hiroshima -di cui oltre 70.000 moriranno vaporizzati immediatamente e oltre 200.000 nel corso degli anni a causa di ferite ustioni e radiazioni- quel mattino del 6 agosto 1945, nelle spoglie mortali della persona volante sulla loro città del Maggiore Eatherly si incarnò la forza inumana di una nemesi fino a quel momento mai vista sulla faccia della terra, una entità orrida, sembrante uscita dalle profondità infernali, che determinò lo scatenamento di una forza distruttiva sovraumana, come una sfinge divorante la vita tutt’ora dominante l’esistenza della intera umanità.
Alla visione sotto i suoi occhi della distruzione totale di Hiroshima abitata da civili, in conseguenza della sua valutazione meteorologica, necessario semaforo verde al lancio, che fu di fatto uno scegliere -sebbene inconsapevole- chi dovesse essere cancellato dalla faccia della terra, il Maggiore Eatherly, che non sapeva fino in fondo quale fosse la natura dell’ordigno “ad alto potenziale distruttivo” di cui guido la missione, ricevette un trauma da cui non si sarebbe mai più ripreso per tutta la vita.
Tornato negli Stati Uniti con l’anima cauterizzata dalla buia luce della distruzione atomica di cui era stato portatore parzialmente inconsapevole, cosa per cui Anders conierà il concetto di incolpevole colpevole , che ricorda molto l’immondo innocente sofocleo Edipo, il Maggiore Eatherly, a differenza di tutti gli altri membri degli equipaggi della missione, rifiutò la decorazione per la missione, congedandosi dall’aviazione, tentò poi di rifiutare la pensione, ma non essendo possibile per legge la devolvette in beneficenza.
Con questa presa di distanza dalle celebrazioni iniziò per il maggiore un percorso di estraniazione dalla società che intanto celebrava come eroi i suoi compagni di missione avviandoli a folgoranti carriere militari, Eatherly si rese colpevole di tutta una serie di atti che egli stesso definirà in una delle sue lettere antisociali, rapine ma senza prendere possesso del bottino, falsificazioni di assegni di pochi dollari, e altre cose, animato, come egli stesso arriverà a scrivere, attraverso la maieutica di Anders, da una inestinguibile sete di punizione ed espiazione che lo assediava a seguito dell’inaudito crimine contro l’umanità di cui era stato corresponsabile, e per cui la società come in un incubo surreale lo aveva invece voluto premiare e acclamandolo eroe.
Il Maggiore Claude Eatherly per la sua posizione di eroe suo malgrado, che nel suo atroce pentimento diventava il grido della coscienza che gli Stati Uniti non volevano assolutamente sentire levarsi proprio da chi lo aveva compiuto in loro nome, finirà inevitabilmente segregato in un ospedale psichiatrico, isolato, abbandonato dagli amici, abbandonato dalla moglie che divorzierà e gli toglierà persino la patria potestà dei suoi figli. Egli fu «punito», spiega Bertrand Russell “perché aveva aveva fatto una cosa inaccettabile per l’America: pentirsi di aver collaborato al bombardamento.”
Di tutto ciò non ne avremmo però saputo più nulla, il maggiore Eatherly sarebbe stato rimosso dalla storia con una cripto damnatio memoriae che lo voleva rappresentare come caduto nella malattia mentale generata dallo stress da combattimento in cui si erano spente non poche vite psichiche di ex combattenti, invece che come colui che apriva la questione immensa della responsabilità del crimine contro l’umanità che fu il lancio della bomba atomica e che egli si prese sulle spalle invece di rimuoverla come aveva fatto un nazione immensa come gli Stati Uniti, tanto che Anders arrivò a definirlo l’antitesi morale ad Adolf Eichmann – per un fatale caso la cattura e il processo a Eichmann avvennero pressappoco nello stesso periodo del carteggio e quindi i due uomini emersero sull’orizzonte metafisico di Anders quasi come una materia e una antimateria contemporaneamente visibili alla comprensione – il quale aveva giustificato se stesso durante il processo per la sua atroce responsabilità come organizzatore della soluzione finale degli ebrei, come rotellina di un ingranaggio, e che non aveva fatto altro che ubbidire perciò colpevole di nulla.
Non ne avremmo saputo più nulla dicevo se il filosofo Anders un giorno non avesse deciso compiendo una azione capitale di scrivere a Eatherly, avviando maieuticamente un processo di consapevolezza in Eatherly che durante la loro corrispondenza crescerà fino alla piena maturità e per cui Heaterly divenne vero e proprio militante dell’antinuclearismo, fino ad evadere dalla reclusione nell’ospedale psichiatrico dove la US air force aveva sperato di seppellirlo insieme alla immense questioni che la sua vicenda stavano portando alla coscienza mondiale grazie alla corrispondenza con Anders, e oggi l’umanità avrebbe perso l’inestimabile patrimonio di questo carteggio, che a mio avviso deve ancora dare i suoi veri frutti.
Carteggio su cui si potrebbero, anzi si dovranno, aprire delle riflessioni di vasta portata, quelle appunto che vi sono impiantate, per la configurazione del destino futuro della intera umanità, come possiamo comprendere facilmente se solo pensiamo ai recenti test di Pyong Yang di missili balistici intercontinentali, al nervosismo militare quasi fuori controllo degli USA, alla gravissima e immonda non ratificazione del bando delle armi nucleari, ormai legge del mondo, pur senza una forza per farla applicare, da parte degli Stati Uniti e degli altri paesi potenze nucleari, eccezion fatta per la tanto vituperata Russia che lo ha firmato, e che (infinita ed eterna vergogna per chi se si è politicamente reso responsabile di questo mancato atto di vita verso le future generazioni) è stata costretta per servitù politica a non ratificare anche l’Italia, essendo Eatherly come gli scriverà Anders, diventato “un simbolo del futuro” e ” un precursore” (…) perche lei” scrive Anders nella sua prima lettera in cui si presenta “ è uno dei primi che si è invischiato in questa nuova colpa“… intendendo qui Anders la condizione inedita prodotta dalla spaventosa tecnologia discesa tra gli uomini che permette loro “di essere inseriti in azioni di cui non prevediamo gli effetti e che se prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare” (materia dei suoi due volumi capitali ” l’uomo è antiquato“) e che permette loro di fare cose maggiori della loro capacita di immaginarne le conseguenze: rapporto tra filosofo e semi consapevole agente della storia che mi ricorda, su tutt’altri piani, il tentativo Platonico, finito malissimo, di guidare Dione siracusano e tramite lui di temperare la dittatura del tiranno di Siracusa, Dionisio il vecchio e poi il Giovane, e quindi quello scopo di guida del principe, dunque della politica, che la filosofia aveva sperato di avere per secoli, e di cui ci ha appunto magistralmente parlato Michel Foucault nelle lezioni del 1983.
Come potrete leggere innanzi tutto nel bellissimo saggio introduttivo della curatrice del libro, Micaela Latini, per Gunter Anders, primo marito di Hannah Arendt, i cui punti comuni rispetto alla questione dell’Era Atomica, per esempio, emergeranno innumerevoli volte nei loro rispettivi pensieri nel corso delle loro vite, la questione della perdita della consapevolezza nell’utilizzo delle armi prometeiche dell’era tecnologica e poi addirittura nucleare, il fatto di volare a 29.000 piedi di altezza e di poter da lassù distruggere una intera città , l’inimmaginabilità, l’incommensurabilità delle immani conseguenze dei piccoli gesti che la prometeica tecnologia permette, potendo lanciare, premendo semplicemente un bottone, un missile balistico intercontinentale che andrà a cancellare dalla faccia della terra la vita anche di milioni di persone a migliaia di chilometri di distanza, invisibili al loro assassino, oltre che ai suoi occhi persino alla sua immaginazione, diventeranno i temi quasi ossessivi della sua riflessione filosofica di tutta la vita che gli faranno rispondere, come ebbe a raccontare Bobbio, a chi gli rimproverava con questa ossessione di aver abbandonato la versatilità di un tempo: ‘Ma a che serve questa versatilità, quando siete tutti sul treno che corre difilato sul suo binario unico verso la catastrofe?’.
La questione della minaccia del terrorismo da cui è completamente intrisa l’angoscia contemporanea, e che occupa tutte le risorse emotive del presente nella rappresentazione pubblica, non è nulla in confronto alla questione dell’inferno della distruzione bellica nucleare dell’intera esistenza umana sulla terra e della stessa vita animale e vegetale sul pianeta, che si è spalancato, vero lascito dell’incubo nazista che come un orrido seme prima di morire ha fecondato l’umanità di questo progetto di morte universale, e su cui l’umanità cammina come su dei sottili ponti di giunchi, che sono rappresentati dalla tenue volontà e capacità, e nulla di più, degli uomini, fino ad ora, di non aver innescato l’olocausto nucleare
Alla messa in moto letale di questo apparato nucleare di distruzione totale ormai ampiamente dispiegato e al cui possesso anelano le hybris di sempre più Stati, nel generale precipitare in un caos mondiale sempre più allarmante, e che è il vero incubo che rende in questo senso si , il terrorismo una possibile complicazione mortale della malattia che può innescarsi da un momento all’altro, ma di cui dobbiamo sempre ritenere colpevoli coloro che non ascoltando i moniti di uomini come Seymour Melman o Einstein, che di questo li avvertirono da subito, non cessarono di infestare il mondo di ordigni nucleari rendendo con ciò possibile la ridondanza di materiale fissile raggiungibile dal mercato nero e con cui confezionare anche bombe sporche, non si può opporre altro sistema di sicurezza che la sola cultura, perché ciò che farà esplodere il prossimo ordigno nucleare sarà innanzi tutto il desiderio di compiere un tale gesto, desiderio la cui configurazione, dipende solo dalla matrice culturale di chi avrà il potere su queste “cose” chiamate armi atomiche, ma che di fatto non sono nemmeno armi, perché, come annota Anders, non vi è nessuno scopo che potrebbe sopravvivere all’olocausto atomico.
Per questo la cultura è assolutamente l’unico antidoto alla nostra autodistruzione, ovvero alla produzione di desideri distruttivi da parte di persone che avendone il potere tra le mani non riescono però nemmeno lontanamente a vedere con l’immaginazione quello che potrebbero fare , anche tra cinque minuti, scatenando l’inferno e distruggendo la vita storica sulla terra, riportando queste parole di Anders a Eatherly alla loro atroce permanente attualità :
“quello che ti circonda è qualcosa che domani potrebbe essere già semplicemente stato e noi, tu e io e tutti i nostri contemporanei, siamo più “caduci” di tutti quelli che finora sono stati considerati tali. Poiché la nostra caducità non significa solo il nostro essere mortali e neppure che ciascuno di noi può venire ucciso. Questo era vero anche in passato. Ma significa che possiamo essere uccisi in blocco, che possiamo essere uccisi come “umanità”. Dove umanità non è solo l’umanità attuale, quella che si estende e si distribuisce attraverso le ragioni terrestri; ma anche quella che si estende attraverso le regioni del tempo: poiché se l’umanità attuale sarà uccisa si estinguerà con lei anche l’umanità passata, e anche quella futura. La porta davanti alla quale ci troviamo davanti reca quindi la scritta –nulla sarà stato- e sull’altro verso le parole –il tempo è stato solo un interludio-. Ma in questo caso sarà stato un interludio fra due nulla , fra il nulla di ciò che, nessuno potendolo ricordare “sarà stato” e il nulla di ciò che non potrà mai essere”
Leggete assolutamente questo libro, che è un libro oggi di importanza capitale, e a cui anche sicuramente dobbiamo se oltre 100 stati hanno fatto diventare una legge mondiale il bando delle armi atomiche alla votazione all’ONU di poche settimane fa, siate con ciò tra coloro che impediscono la proliferazione del desiderio di distruzione da parte di chi ha accesso ai bottoni che possono realizzare l’inferno sulla terra.
La scelta è assolutamente vigente, e la soluzione incerta, e ci riguarda oggi anzi più che mai tutti, essendo nuovamente destabilizzato l’equilibrio del mondo: essere o non essere. Ed è la questione radicale che ci pone il vivere in un ginepraio di armi atomiche, pericolo più temibile di ogni cosa.
Insieme a questa lettura vi consiglio caldamente quella del libro dello stesso autore –Diario di Hiroshima e Nagasaki– resoconto del viaggio nelle ricostruite Hiroshima e Nagasaki di Anders, nel 1958 in occasione del IV congresso Internazionale contro le armi atomiche e nucleari e per il disarmo.
Buona fortuna a noi tutti. La buona fortuna che sapremo propiziarci solo con il nostro impegno civile e culturale.
6 -7 agosto 2017 tra le ore 18 e le ore 03.30, da Avezzano dei Marsi.
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Micaela Latini , curatrice del Libro insegna Letteratura tedesca presso l’Università di Cassino. Ha pubblicato numerosi articoli e contributi in riviste e volumi internazionali. Tra le sue pubblicazioni: Il possibile e il marginale. Studio su Ernst Bloch (Mimesis, 2005) e due monografie su Thomas Bernhard (La pagina bianca, Mimesis 2010 e Il museo degli errori, Albo Versorio 2011), tradotte in tedesco con il titolo Die Korrektur des Lebens. Studien zu Thomas Bernhard, Königshause & Neumann. Ha curato un’edizione critica degli scritti letterari di Ernst Bloch (Ornamenti. Arte, filosofia, letteratura, Armando 2012), una nuova edizione dell’Uomo senza qualità di R. Musil (Newton Compton 2013), (con T. Griffero) l’edizione italiana del volume di J. Ritter, Estetica e modernità, Marinotti 2013, e (con A. Campo), Dieci anni di estetica tedesca, Aesthetica 2013. Ha infine curato (con A. Meccariello) il volume L’uomo e la sua fine. Studi su G. Anders, Asterios 2014, (con G. Guerra), Gli intellettuali e la guerra. Un abbecedario, Mimesis, 2015, e il testo di G. Anders, L’ultima vittima di Hiroshima, Mimesis 2016
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