Nel 2015, un referendum costituzionale ha modificato la forma di governo dell’Armenia, passata da dall’essere una repubblica presidenziale a diventare una repubblica parlamentare. Solamente il 2 aprile 2017, però, i cittadini del piccolo stato caucasico sono stati chiamati alle urne per rinnovare la composizione dello stesso parlamento, con un’affluenza registrata del 60.86%.
I RISULTATI
I risultati hanno dato ancora una volta ragione al partito di governo, il Partito Repubblicano Armeno (Hayastani Hanrapetakan Kusaktsutyun, HHK), generalmente abbreviato nella stampa internazionale in RPA, utilizzando la denominazione inglese. Si tratta in effetti della forza che domina la vita politica del Paese dal 2003, e della quale fanno parte sia il presidente Serzh Sargsyan che il capo del governo Karen Karapetyan. L’RPA / HHK ha così ottenuto il 49.17% dei consensi, aggiudicandosi 55 dei 101 seggi che compongono il parlamento armeno.
Tra le forze di opposizione, solamente l’Alleanza Tsarukyan, cartello elettorale capeggiato dall’oligarca Gagik Tsarukyan, ha ottenuto un buon successo, ottenendo il 27.35% dei voti e 30 seggi. Entrano in parlamento anche l’Alleanza “Uscita” con nove seggi (7.78%) e la Federazione Rivoluzionaria Armena (ARF) con sette rappresentanti eletti (6.58%). Ridotto allo 0.75%, invece, il Partito Comunista Armeno (Hayastani Komunistakan Kusaktsutyun, HKK), forza erede del partito egemone ai tempi dell’Unione Sovietica.
LE QUESTIONI INTERNE
Sia le opposizioni che gli osservatori internazionali non hanno mancato di sottolineare le irregolarità nelle operazioni di voto. A preoccupare è soprattutto il futuro politico del Paese: secondo le opposizioni, infatti, il presidente Sargsyan, in carica dal 2008, avrebbe spinto per la modifica della forma di governo sapendo che la costituzione non gli consente di candidarsi per un terzo mandato nel 2018. Il sessantaduenne capo di stato avrebbe allora puntato a spostare il centro del potere per poi proporsi come nuovo primo ministro, nel tentativo dunque di mantenere la carica di fatto più importante nelle sue mani. Il posto di presidente della Repubblica potrebbe invece finire nelle mani dell’attuale primo ministro Karapetyan, o essere destinato ad un altro uomo fedele allo stesso Sargsyan, mantenendo di fatto invariato l’apparato di governo in mano al Partito Repubblicano.
Per leggere la vita politica armena, del resto, bisogna tenere conto del fatto che nessuno dei principali partiti è in realtà legato ad ideologie o posizioni ben precise. Pur proponendo politiche vagamente di destra ed avendo qualche slancio nazionalista, l’RPA / HHK resta infatti un grande partito piglia-tutto, che riesce a raccogliere ogni tipo di consenso proprio grazie a questo suo modo di rimanere vago su molte questioni. La vita politica armena è invece molto legata al carisma dei singoli uomini politici, come Sargsyan o Tsarukyan, e può essere vista come uno degli esempi più spiccati di personalizzazione della politica, dove a farla da padrone sono soprattutto gli interessi personali.
IL CONFLITTO CON L’AZERBAIJAN
Se desta non poche perplessità la vita politica interna del Paese, non meno importanti sono le questioni internazionali che vedono coinvolta l’ex repubblica sovietica. Non va dimenticato, infatti, che fin dall’indipendenza l’Armenia è in conflitto con il vicino Azerbaijan per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, area che si trova all’interno del territorio azero ma popolata quasi unicamente da armeni, e che si è autoproclamata indipendente con il nome di Repubblica del Nagorno Karabakh o dell’Artsakh, pur restando fortemente legata all’Armenia. Questa situazione ha portato Erevan a stringere rapporti più stretti con la Russia, in contrasto con il governo di Baku, piuttosto in buoni rapporti con gli Stati Uniti.
Il conflitto si è oltretutto riacutizzato proprio nell’ultimo anno, e non ha certamente lasciato indifferenti le grandi potenze occidentali, visto che la regione caucasica è di fondamentale importante per l’approvvigionamento di petrolio e gas da parte dell’Europa. Secondo gli osservatori, il governo azero spera in una destabilizzazione della vita politica armena in seguito a queste elezioni ed al cambiamento della forma di governo, per sfruttare la situazione a proprio vantaggio.