L’eutanasia di Dj Fabo ha riaperto il dibattito.
Vorrei partecipare, con il mio milionesimo di cittadinanza, alla questione dell’Eutanasia. Siccome la questione della fede e della libertà individuale, il diritto alla propria esistenza come il diritto alla propria morte sono già ampiamente discussi per ogni dove in questi giorni, e per quanto mi riguarda anche molto chiari, ovvero sia che è indiscutibile la legittimità del desiderio di possedere non solo la propria vita ma anche la propria morte nel caso il vivere diventi una atroce tortura a causa di una malattia, come indiscutibili trovo anche le istanze della fede dei cristiani nel credere ai propri dogmi, voglio solo ricordare una questione che non ho letto finora da nessuna parte.
La questione della Eutanasia investe principalmente tre grandi sfere che sono rispettivamente quella quella della sfera Privata, della sfera Religiosa e quella della sfera della dimensione Politica delle sue implicazioni.
Quella del Politico è quella che mi interessa di più, perché i primi due casi investono la sfera privata della vita umana, mentre il politico riguarda le azioni che noi in quanto individui intraprendiamo in mezzo agli altri e delle conseguenze che esse hanno non solo su noi che le abbiamo intraprese ma anche sugli altri.
Il fatto è che sulle basi del desiderio personale di morire di alcune persone, colpite da gravissimi mali che trasformano il vivere in un unico soffrire, si chiede una legge, che invece è universale e riguarda tutti, che potenzialmente permetta di porre termine medicalmente alla vita di qualsiasi individuo: ciò trascendente la sfera del privato, la loro libertà individuale diventa un elemento che vuole condizionare la libertà di milioni e milioni di individui, diventando questione di immensa portata politica, le cui conseguenze potrebbero andare molto oltre le intenzioni o la consapevolezza degli “architetti”.
Allora io credo che cosi come si discutono tutte le declinazioni possibili della sfera religiosa e del diritto di proprietà su noi stessi di questa condizione della eutanasia, ovvero della rapporto privato con la propria morte, egualmente vadano discusse anche quelle politiche o meglio bio-politiche.
A me ad esempio non va che lo Stato in cui vivo , visto che i precedenti storici del potere degli Stati verso gli individui sono costellati di orrori ( per esempio essere torturati e uccisi in stato di fermo in una prigione o in una caserma, tanto per dirne di recenti e che ci riguardano) abbia il potere di uccidermi legalmente, e il dolore di alcuni malati, di cui non sono certo responsabile o colpevole io ma il destino, non può diventare la pistola morale puntata alla mia tempia, e alla tempia di una nazione intera, per farmi accettare il fatto di dover dare questo potere tremendo allo Stato un domani di praticarmi l’eutanasia perché, chissà, capito nelle mani di un pazzo, o perché magari la mia famiglia ha deciso di sbarazzarsi di me, cose insomma queste che sono sempre state abbondantemente presenti nella pessima e violentissima storia dell’umanità. Potrei ritenere che il beneficio di relativamente pochi malati di sfuggire a terribili destini comporterebbe una tremenda minaccia potenziale per una intera popolazione di milioni di individui inaccettabile, per esempio.
Sono tutte cose queste che vanno discusse molto seriamente, non si possono saltare a piedi pari schiacciati solo sul lato pietoso del dolore dei malati terminali che non hanno la forza di sopportare il destino, un destino che non devo pagare io cittadino con l’esporre la mia vita al pericolo di essere uccisa un domani da un medico pazzo con l’eutanasia, perché non ho nessuna colpa di quel destino.
Sono sicuro che a cercarle si possano trovare soluzioni che permettano a questi malati di morire senza dare allo Stato nessun potere di farlo d’ufficio, a volerle trovare, ma se ci si fa travolgere dal sentimentalismo mass mediatico gonfiato anche per motivi di audience dalla stampa si rischia seriamente una catastrofe politico giuridica.
E soprattutto bisogna stare attenti a mio modo di pensare, a quei politici di professione, professionisti della politica, che fanno del desiderio di morire di alcuni malati e nel cercare di ottenere una legge di eutanasia , il proprio cavallo di battaglia ma che in questo rischiano su basi completamente irrazionali, emotive, di trascinare una nazione, dove una volta andati non si torna indietro. Costoro desiderando con una legge che vada incontro ai desideri dei malati dare un potere di morte nelle mani dello Stato trattano anche con la materia della potenziale minaccia alla vita e alla libertà di milioni di cittadini oltre che con il diritto individuale di chi vuole morire: oggi lo Stato non può uccidere nessuno in maniera legale se ci fosse l’eutanasia di fatto lo potrebbe, si tratta di due dimensioni biopolitiche completamente diverse, e il passaggio dall’una all’altra non dovrebbe essere fatto sulla base dei consensi di massa, manipolati emotivamente dai mezzi che da sempre si occupano di governarlo questo consenso, no, mi dispiace, il populismo non funziona solo quando lo fa Trump. Funziona anche in questi fenomeni.
Il problema politico è che una legge dell’eutanasia in uno Stato dovrebbe avere dei sistemi di controllo molto avanzati, anzi estremi, ovvero, che come per il bottone rosso della valigetta nucleare, debba essere un potere condiviso tra poteri diversi, e abbia bisogno di una società molto matura, responsabilizzata e non violenta, perché l’eutanasia di Stato, in qualsiasi momento, potrebbe diventare, se cadesse nelle mani di un governo autoritario che suscitasse una disperata resistenza, anche la facile via per far sparire avversari politici, come anche strumento nelle mani di un malvagio. Vorrei che non dimenticaste per esempio che nel XXI secolo lo Stato Italiano si è macchiato della più grave sospensione dello stato di diritto in Europa dalla seconda guerra mondiale come ci ha spiegato Amnesty International, con il massacro della scuola Diaz e le torture a Bolzaneto.
E ovviamente scrivendo ciò io vorrei solo garantirmi che una simile discussione, cruciale, perché riguarda assolutamente la vita di tutti, fosse fatta in chiaro nella sfera pubblica e non lasciata semplicemente d’ufficio all’ingegneria oscura di qualche addetto come dettaglio secondario.
Nella resistenza politica spontanea che si presenta nella forma di difficoltà a fare un passo del genere, in qualsiasi società, verso la eutanasia, va considerato questo aspetto. E proprio a partire da quello che è accaduto nella storia: basti pensare solo a pochi decenni fa cosa ha potuto fare il potere tirannico argentino con l’uccisione dei dissidenti lanciati dagli aerei militari nell’oceano, migliaia di persone che oggi avrebbero 60-70 anni se fossero ancora tra noi, i tristemente noti desaparecidos, per comprendere quanto il bisogno di eliminazione fisica da parte del Potere dei propri avversari sia quanto mai vitale.
Eutanasia inoltre è politicamente e storicamente sempre dialogante con eugenetica, ovvero con la tentazione di dominio assoluto sulla vita biologica degli individui, il grande progetto nazista, il famigerato programma T4. Non possiamo fare finta o dimenticare o rimuovere che non dialoghi con questa declinazione. Eugenetica infatti necessitava di Eutanasia di Stato delle persone considerate imperfette, e l’una si può trasformare nell’altra, è perciò una questione veramente complessa e di importanza capitale da dirimere. Eutanasia di Stato che fu uno dei maggiori crimini nazisti contro l’umanità. Il male radicale come lo definisce Hannah Arendt, che ne si può condannare ne perdonare, perché trascendente persino la possibilità che sia compreso.
Perché se sul diritto individuale a morire non ci sono dubbi, non ci sono nemmeno dubbi sul fatto che questo diritto trasformandosi nella richiesta di una legge e diventato poi una legge che permettesse de facto allo Stato di uccidere chiunque, potrebbe trasformarsi in arma di omicidio politico di massa, omicidi politici che con il consenso di medici corrotti e compiacenti, come quelli che in Argentina anestetizzavano i dissidenti che poi gettavano nell’oceano, potrebbero essere con estrema facilità camuffati appunto da Eutanasia, come anche in arma di eliminazione dei deboli, dei malati senza nessuno, e via dicendo. Nessuno sa politicamente cosa ci riserva il domani, se si conosce la storia umana si dovrebbe sempre dormire con un occhio solo, dunque lasciare sul tavolo della stanza dei bottoni dove potrebbe arrivare non sappiamo chi, un mezzo per uccidere legalmente chiunque spacciando questa uccisione per eutanasia, non mi sembra il massimo della saggezza.
Quando poi sei morto ucciso in una solitaria clinica sei morto e basta e non hai più una voce, non puoi testimoniare per te stesso e tutto ciò che farà fede saranno le carte, un rapporto, un certificato medico falsificabili in men che non si dica; ebbene io pretendo che la società queste cose le discuta, che esplori questi scenari e lo faccia sotto l’attenzione della pubblica opinione prima di varare una legge del genere.
Ad esempio un testamento biologico può essere estorto in molti modi a un essere umano, a partire dalla falsificazione della sua firma al ricatto di uccidere un suo caro se non lo firmasse, con in mezzo a questi scenari tutta una serie di varianti ( scenario di un governo criminale o simile) e da solo, questo testamento, per quanto mi riguarda, non basta per attivare le procedure di omicidio legalizzato spazzando via ogni possibilità di sospetto che sia manipolato.
Potete anche credere che ciò sia esagerato ma un progettista se vuole costruire un palazzo con un sistema di sicurezza efficiente, che permetta ai suoi abitanti di salvarsi, deve immaginare il peggior incendio, il peggior sisma, o altrimenti il palazzo sarà una trappola al primo problema, alla prima crisi che si presenterà.
Ora siccome le democrazie sono sempre minacciate di derive totalitarie, come un corpo sano rischia sempre la malattia, essendo la deriva totalitaria la malattia mortale della democrazia, ci sono parecchie cose da capire molto molto bene prima di innescare una simile macchina, che se non è pensata attraverso una riflessione che prenda in considerazione questa problematica, e in maniera pubblica, coinvolgendo quanti più intelletti possibile, può essere costruita completamente mancante di tutta una serie di sistemi di massima sicurezza che ci garantiscano che né un erede avido dei nostri pochi beni legati a noi, ad esempio, dal sottile filo di una malattia, nel migliore dei casi, nè un potere ansioso di liberarsi di dissidenti o di rivali politici, con estrema facilità e con la connivenza di un qualche medico immorale, come lo fu Mengele o Karl Brandt , possa usarla poi potenzialmente su qualsiasi cittadino, come sarebbe di fatto possibile dal momento che l’eutanasia diventasse una legge dello stato senza essere stata progettata attentamente valutando il suo pericolosissimo potenziale in questo senso.
Mi vengono in mente le immagini di tanti ospizi degli orrori dove anziani abbandonati potrebbero essere dotati di fogli in bianco per eutanasia, anziani senza nessuno, perché non siamo in una società cosi meravigliosa in cui tutti hanno delle famiglie e per lo più anche dotate della necessaria forza sociale per difendersi dai già tanti abusi di potere che incontrano sulla loro strada, due condizioni queste familiari che spessissimo o non si trovano affatto o non si trovano insieme.
Un incidente medico, un abuso su un debole senza nessuno, un trattamento esagerato in una caserma di un prigioniero, potrebbero essere sofisticati come attuazioni di eutanasia. Discutiamo pubblicamente come ciò sarà assolutamente reso impossibile. Discutiamo di come un barbone dimenticato persino da Dio, non possa diventare oggetto di una eutanasia che non ha mai richiesto, per esempio, voglio sentire dire in pubblico come si pensa che ciò possa essere impedito strutturalmente. Si ritorni con la mente alla storia dell’uomo ucciso poco tempo fa durante un Trattamento Sanitario Obbligatorio legato per tre giorni fino alla morte, atroce, al letto dell’ospedale, il maestro di scuola elementare Francesco Mastrogiovanni, sulla cui tragica vicenda Costanza Quatriglio ha realizzato il film documentario 87 ore
Voglio sentire questi argomenti caro Roberto Saviano oltre alle facili bordate come la tua contro lo Stato indegno che non è capace di assistere le persone nella morte, perdonami. Il nazismo e i campi di concentramento sono ancora caldi e fumanti dei fuochi dei forni e la mia fiducia nel genere umano è assai scossa sinceramente.
Non tutti sono personaggi conosciuti e amati dal pubblico, come per esempio lo era Dj Fabo. Molti non hanno in questo mondo null’altro che la legge a difendere la inviolabilità della loro vita e bisogna riflettere molto bene con un vasto dibattito in cui si disegnino tutti peggiori scenari possibili rappresentati da ciò che accadrebbe nel caso di abuso della possibilità dell’eutanasia, per poter approntare una macchina sociale sanitaria della bella morte tale da non rivelarsi una micidiale ghigliottina utilizzabile con il minimo di potere necessario contro qualsiasi indifeso .
Una simile legge e organizzazione atta alla sua pratica dovrebbe essere costruita in modo tale da richiedere il massimo potere necessario condiviso dal maggior numero di diversi poteri separati per metterla in moto, perchè ciò che potenzialmente è in gioco, è una forma di pena di morte comminabile d’ufficio in pochi passaggi, e Il fatto che non se ne discuta è già un inizio tremendamente inquietante, se a ciò dovessi aggiungere poi la riflessione che questo paese è come un individuo pregiudicato per omicidio, in quanto paese con un passato totalitario , la questione diventa ancora più urgente.
L’eutanasia, questo tipo di azione, anche se richiesta espressamente dall’individuo, determinerebbe una conseguenza immensa per tutti e ciò costituirebbe di fatto un pericolo potenzialmente letale in caso di un ribaltamento politico, sempre possibile come la storia ci ha dimostrato fino alla nausea, in un governo nemico dei cittadini, come lo è la tirannia: tutto ciò rientra sotto la determinazione della BIOPOLITICA ed è una cosa estremamente delicata, la eutanasia non si limita solo a un mero fatto di fede o non fede e di libertà personali di poter morire se gravemente malati, perché questa libertà di morire, di sottrarsi al dolore, richiede una legge dello Stato e in quanto tale si sottrae immediatamente alla sfera del privato investendo come l’onda d’urto di una esplosione tutto ciò che esiste intorno a se stessa e potrebbe rappresentare una letale minaccia alla libertà politica di un intero paese, radice di una possibilità di male radicale, per dirlo con Hannah Arendt, bisogna capire molto attentamente se la pluralità particolare che noi siamo, gli italiani, e non gli olandesi, con il nostro passato che non è il passato degli Olandesi per esempio, possa permettere questa cosa al singolo desiderio di liberarsi dal male di una malattia rispetto alla condizioni necessarie alla libertà politica della pluralità, ricordandoci che la sacralità della vita è base sostanziale alla civiltà del diritto.
Attenzione per favore, non sto dicendo che ciò non debba essere fatto ma solo che non può essere fatto senza passare da una pubblica discussione sul punto più importante della questione nel suo riguardare tutti e non solo l’individuo in particolare, il malato, perché poi una legge che permettesse l’eutanasia la renderebbe possibile su tutti nessuno escluso.
Noi non apparteniamo solo completamente a noi stessi, ma in parte anche agli altri, ci apparteniamo dunque, e nel momento che la realizzazione di una libertà particolare modifica la condizione universale della intera società, come sarebbe per una legge del genere, spostando i limiti del potere fino a darci la morte, sulla base di un presunto o concreto desiderio di fuggire da una malattia che può essere vera ma può facilmente diventare presunta, ad esempio, allora ciò non può avvenire solo sulla base di una onda emotiva, rispetto a vicende personali, ne sulla base della libertà individuale o della questione religiosa ma deve necessariamente passare anche, soprattutto, una volta compresa la necessita di affrontare questo problema, per un dibattito, il più ampio possibile, interdisciplinare e specificatamente biopolitico che comprenda esattamente in che modo sarebbe possibile affidare allo Stato il potere di uccidere teoricamente qualsiasi cittadino basandosi sulla richiesta di morire di qualcuno.
La mia proposta, in attesa di una lunga ed esauriente riflessione pubblica sulla questione, è che sia approvata una legge che finanzi con soldi dello Stato, su base di reddito personale , chi l’eutanasia vuole andarla a ricevere in Svizzera o altri paesi che la praticano, riconoscendo ciò come facente parte del diritto alla salute che già esiste ( in quanto sottrazione al dolore devastante), dunque senza abbandonare nessuno, e che qui in Italia si avvii un ampio dibattito, che non abbia nessuna fretta di essere concluso per capire come rispondere a questa esigenza di alcuni individui che non sopportano una condizione di dolore data dal destino di una malattia e che chiedono una legge che permetta allo Stato di ucciderli ma giocoforza coinvolgendo in questa possibilità di essere uccisi medicalmente potenzialmente qualsiasi altro cittadino .
Ci si dovrebbe sentire non molto tranquilli a vivere in uno Stato dove fosse attivata la condizione di possibilità –per qualsiasi cittadino della repubblica– di essere “assassinati” o “terminati” in un ambulatorio medico per legge, come una qualsiasi prassi sanitaria legale. Soprattutto se questa legge non sia pensata in modo tale da tutelare in maniera assoluta da una deriva criminale di questa stessa legge, per questo penso che sia necessario avviare un dibattito di estremo rigore sulla dimensione biopolitica della Eutanasia.
Un piano della riflessione questo che sembra colpito da un vero e proprio tabù sociale, come se le problematiche politiche del dominio tramite la violenza totale e di cui l’eutanasia fu uno strumento tremendo nella storia recente, non esistessero e non fossero mai esistite, tabù a discutere e rimozione del problema le cui conseguenze possono essere veramente gravi, tragiche per la vita comune degli esseri umani.
Aggiungo : non dico prima, ma insieme almeno ad aiutare a morire, credo, inoltre, che uno Stato abbia il dovere di aiutare a vivere. Le nostre città sono pullulanti di esseri a cui lo Stato nega la vita, la buona vita, ben prima della buona morte, gente che vive nella malattia, negli escrementi, nell’indigenza, anche molto anziane, e che non hanno nessuno sulla terra, le cui sofferenze sono vistose talvolta come le piaghe che hanno sulla pelle che nessuno cura, sofferenze di umani terminali che sub vivono come in una specie di campo di concentramento all’aperto sotto agli occhi di noi tutti e non muovono una minima parte della commozione civile e dell’indignazione che ha mosso in questi giorni Dj Fabo, perché? Come mai? Volevo dire anche questa cosa.