Lo scorso 7 ottobre 2025, sui canali YouTube e Twitch di Fufflix, il direttore di Young Germano Milite ha ospitato in live Ismael “Emmanuel” Onofaro, ex collaboratore del presunto trader Marco Petralia, nome noto al pubblico di Fuffapedia.
Conosciuto anche come Dr. Crypto, Petralia era già stato segnalato da ex clienti per pesanti perdite di denaro a seguito di promesse di rendimenti irrealistici legati all’attività di copytrading. Nonostante ciò, Petralia aveva ottenuto visibilità su alcune testate giornalistiche italiane, un fatto denunciato anche in diversi servizi di Francesco Mazza per Striscia la notizia. Dopo questi colpi alla sua reputazione, il nome di Marco Petralia si era bruciato nel settore. Ed è qui che entra in scena Emmanuel Onofaro.
Onofaro racconta di essere stato contattato da una presunta società americana, i cui contatti erano gestiti da un certo “Marco”. Solo in seguito avrebbe scoperto che si trattava proprio di Marco Petralia, grazie a un’e-mail in cui compariva il cognome del fratello, anch’egli coinvolto nella società. Gli era stato detto che l’azienda, già attiva all’estero, intendeva espandersi in Italia proprio grazie a lui. A quanto riferisce Onofaro, Petralia gli avrebbe anche mostrato video-tutorial su come comportarsi, apparire e comunicare con i futuri clienti.
Il ruolo assegnato a Emmanuel era quello di frontman della società e di formatore dei clienti: doveva condurre dirette, promuovere i servizi e trasmettere un’immagine di successo e competenza. Tuttavia – ammette – non possedeva alcuna competenza specifica sulle criptovalute, ma soltanto una limitata esperienza amatoriale di trading su piccole somme.
Già nei primi tempi della collaborazione, Onofaro inizia a notare che molte cose non quadrano. Le operazioni di trading mostrate nei canali Telegram ufficiali – racconta – venivano manipolate: le operazioni in perdita (stop loss) erano sistematicamente eliminate, lasciando visibili solo quelle in profitto. In questo scenario distorto, i fallimenti venivano attribuiti al broker utilizzato, anziché ammettere l’andamento negativo del mercato. Per sostenere queste versioni, Petralia e soci diffondevano ai clienti immagini di dashboard e grafici truccati.
Da frontman e formatore, Emmanuel teneva corsi in cui faceva leva sui suoi presunti successi da trader conseguiti in breve tempo. Le presentazioni utilizzate nei corsi, racconta, non potevano essere visionate o modificate da lui: il suo compito era esclusivamente quello di apparire in video. È così che molti lo hanno conosciuto, associando il suo volto a slogan che facevano suonare fortissimo il “fuffometro”: “entrate mensili stabili e consistenti copiando e incollando le operazioni di un ex operaio senza laurea e senza esperienza a Wall Street”, “un sistema che triplica i capitali entro 30 giorni” o “una miscela potente di competenze di trading, potenza di calcolo dell’IA, monitoraggio dei mercati e competenze blockchain”, e così via.
A rendere la vicenda ancora più grave, i tentativi di Petralia e soci di spingere i partecipanti a indebitarsi per ottenere capitale da investire, spesso rivolgendosi a un pubblico privo di reali conoscenze di trading. Inoltre, secondo Onofaro, il fratello di Petralia avrebbe richiesto testimonianze false a persone pagate per seguire le live, tanto che tre quarti degli spettatori sarebbero stati finti.
Con il tempo, Emmanuel diventa sempre più scontento della collaborazione. Il contratto di lavoro è irregolare e vessatorio: tutte le spese per l’attrezzatura sono a carico del collaboratore, non è previsto alcun compenso fisso e viene richiesto di garantire almeno quattro ore di lavoro al giorno, sette giorni su sette, ore che, in realtà, aumentano costantemente.
La rottura definitiva arriva quando gli viene chiesto di raccontare ai clienti di essere diventato milionario grazie al trading. A quel punto Ismael – il vero nome di Emmanuel – decide di interrompere la collaborazione, rendendosi conto del disastro reputazionale in cui sarebbe finito se avesse accettato.
Petralia reagisce vietandogli “di licenziarsi da autonomo” e minacciando ripercussioni legali per la mancata osservanza dei sessanta giorni di preavviso previsti dal contratto, che conteneva anche una clausola di non concorrenza di un anno e mezzo, non retribuita e quindi priva di validità legale. Dopo un mese di lavoro, racconta Onofaro, non ha ricevuto alcun pagamento.
A Fufflix, Ismael dichiara di non aver mai compreso da dove provenissero i reali guadagni di Marco Petralia e dei suoi soci, né quali prodotti o servizi generassero effettive entrate. Nel frattempo, aggiunge, Petralia starebbe cercando un nuovo volto per il suo business.








