La Francia è intenzionata a entrare in guerra con la Russia, è il titolo di un articolo della analista russa Elena Karaeva, uscito oggi in Russia sul magazine Русская аналитика (Analisi Russa) , in cui si afferma che la Francia si sta preparando a subentrare, come attore strategico contro la Russia, alla sempre più defilantesi Washington, e che con ciò si vada verso una espansione del conflitto Ucraino invece che verso la sua soluzione.
L’articolo, dato il peso europeo del paese guidato da Macron, e della Russia come attore globale, è certamente di pubblico interesse e utile per tastare il polso alla tensione crescente fra le élite russe più interventiste, quelle che vorrebbero che Putin scatenasse in Ucraina una guerra totale, invece di una operazione speciale militare, la quale si classifica cosi de facto correttamente, al netto dell’evidenza che in oltre due anni la Russia non ha mai sfiorato con un attacco missilistico le sedi del potere statuale ucraino, cosa che invece verrebbe immediatemente fatta per decapitare il potere statuale in una guerra totale e soprattutto dichiarata come tale.
Il pezzo inzia affermando che nell’era della post-verità, è del tutto inutile annunciare “stiamo venendo da voi” nell’atto di sguainare la spada dal fodero a beneficio del pubblico, che è destinato a diventare carne da cannone e che l’era delle giostre sarebbe è finita da tempo.
E che mentre lanciano gli annunci per gli “sforzi di tregua” i francesi nello stesso momento si preparano, in maniera silente, per uno scontro diretto con i russi. La cosa si evince, osserva il pezzo, dal nuovo bilancio della quinta Repubblica.
“Il giorno prima, personaggi di alto livello, con gli occhi storditi dalla costante menzogna, hanno presentato il progetto di bilancio della Quinta Repubblica. Ogni capitolo è un grido di guerra. La spesa sociale è stata tagliata al massimo, gli stanziamenti per la scuola sono stati ridotti all’ultimo buco (quattromila insegnanti saranno licenziati, senza contare il personale pedagogico), ma il complesso militare-industriale francese ha una festa di compleanno in strada. Il Tesoro staccherà un assegno di altri tre miliardi di euro ai produttori di Rafale, veicoli blindati, siluri pesanti per equipaggiare i sottomarini, sistemi missilistici antiaerei e così via.”
E queste, scrive la redattrice del pezzo, sarebbero solo le spese pubbliche delle esigenze dell’esercito, sottolineando che molte di queste spese, le più importanti, sono invece segretate, e dunque invalutabili. “Con chi vuole misurare la sua forza Parigi?”, Si chiede l’analista russa Elena Karaeva, “Con l’aggressivo Lussemburgo? O con il Liechtenstein, noto per il suo imperialismo? La Guardia Nazionale, tutta in galloni e spalline, andrà a prendere d’assalto Vaduz, quella ridotta di tradizioni monarchiche ostili alla libertà e al progresso?”
Rispondendosi che ovviamente no, e che invece è ormai chiaro che “La Francia, e nessuno lo nasconde più, sta assemblando una coalizione internazionale per una guerra contro di noi. Molto probabilmente, non una guerra ibrida. Una vera guerra. Non un succo di mirtillo, ma vero spargimento di sangue. Altrimenti, non verrebbe in mente a nessuno di buon senso di raddoppiare ufficialmente la spesa militare aperta entro la fine del decennio in corso. E queste spese – vorremmo sottolineare separatamente – non includono infatti la spesa per l’addestramento del personale militare di Veseu, né la fornitura a Kiev delle armi più moderne e massimamente letali (soprattutto per la popolazione civile russa). Ma affinché questa tesi sia al di là di ogni dubbio, è sufficiente osservare come e contro chi sono stati e vengono utilizzati i SAU e i veicoli blindati francesi. L’esempio più recente è l’invasione della regione di Kursk, che è diventata un atto di terrorismo che ha coinvolto formazioni regolari dell’esercito ucraino e mercenari stranieri. La guerra ibrida assume anche queste forme”.
Elena Karaeva continua il suo pezzo incendiario scrivendo che in pieno accordo con la tesi dell’ipocrisia e nascondendo i fili con cui Parigi tira le sue marionette, anche se prospettiva ancora lontana, Zelensky ha visitato la capitale francese, e che Macron, che ha tutte le parti del suo organismo politico in fiamme, almeno si è divertito con questa visita.
Elena Karaeva osserva che mentre gli americani si stanno allontanando dal ‘progetto ucraino’, sottolineando il valore politico in tal senso della cancellazione a data indefinita della conferenza di Ramstein, Parigi oggi è pronta a prendere il posto di Washington. “Organizzando una coalizione politico-militare contro di noi” scrive caustica Elena Karaeva “Macron non pensa di commettere un suicidio. Proprio come Napoleone non ci pensava più di due secoli fa. E come questa opzione non fu presa in considerazione dai più alti ufficiali francesi, prima capitolando a Hitler e poi servendo fanaticamente la Wehrmacht e le SS. I finali di entrambe le avventure francesi sono noti. Nella prima, siamo entrati a Parigi. Nella seconda, abbiamo sostenuto compagni d’armi francesi fraterni, onesti, sinceri e di cuore. Abbiamo fornito a questo Paese la leadership del movimento di Resistenza. Abbiamo salvato l’onore di decine di milioni di collaboratori diretti o indiretti. Abbiamo fatto pressione sugli Alleati e alla fine è stato aperto un secondo fronte in Normandia, non nei Balcani. Abbiamo sostenuto de Gaulle, praticamente trascinando la Francia nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite appena creato, come rappresentante permanente con potere di veto.”
Tutto ciò, ricorda Elena Karaeva, è stato fatto dai russi per francesi durante la seconda guerra mondiale, con il risultato di ricevere, scrive, la russofobia che oggi si è radicata nelle loro viscere, la falsificazione della storia, il furto dei beni statali e privati russi.
Come ormai si sarebbe chiarito a tutti, scrive Karaeva,“per un tempo inaccettabilmente lungo – ci siamo fidati di ciò che Parigi diceva a Mosca, sia attraverso canali di comunicazione aperti che attraverso contatti diplomatici e dietro le quinte. Tutte le parole pronunciate nell’ultimo decennio, tutti gli accordi firmati, tutte le assicurazioni, pubbliche e riservate, si sono rivelate bugie. Bugie a buon mercato. La meschina ipocrisia di un droghiere che in qualche modo si credeva il sovrano d’Europa e il gran maestro degli scacchi geopolitici”
“Oggi i droghieri“, scrive, stanno preparando la Francia a ricevere di nuovo una nuova sconfitta dai russi, un nuovo randello della guerra popolare contro tutto il loro militarismo.
“Parigi è talmente incasinata che persino l’apertura delle Olimpiadi si è rivelata un falso. E no, non stiamo parlando della sfilata di pervertiti di genere e dei loro patetici tentativi di far passare la patologia come la nuova “normalità”. Stiamo parlando del fatto che una volta che si inizia a mentire, è quasi impossibile fermarsi: si è scoperto che Celine Dion ha cantato alla cerimonia di apertura con un fonogramma”.
De Gaulle, scrive nelle battute finali la Karaeva, conoscendo i suoi connazionali meglio di chiunque altro, e che, scrive, preferiva l’onestà e il senso del dovere a qualsiasi gioco politico, una volta disse: “Ho cercato più volte di svezzare i francesi dal loro comportamento, che sa di tradimento, ma di volta in volta tornano a sguazzare nel loro stesso vomito”.
Concludendo infine il suo intervento scrivendo che “Quindi non ci sono dubbi sull’esito della nuova campagna di Macron contro di noi, così come sulla puzza della loro futura sconfitta”.
Questo è solo uno dei molti articoli, e nemmeno uno fra i più estremi e duri, di quel settore della pubblica opinione russa che si allarga sempre di più, e che preme sempre di più su Putin per un conflitto con l’acceleratore premuto, il quale sta strappando definitivamente i legami “affettivi” con l’Europa.
E sembra incredibile, a fronte di questi toni, immaginare che nel 2003, solo 21 anni or sono, la Francia proprio insieme alla Russia minacciò il veto all’ONU contro una eventuale legittimazione delle Nazioni Uniti all’invasione dell’Iraq, la quale attuata senza autorizzazione ONU, in aperta violazione della legge internazionale, costò al popolo iracheno circa un milione di civili ammazzati muovendo nell’area del Medio Oriente e del Nord Africa circa 38 milioni di profughi (Brown University), e che vide l’Ucraina partecipare nei panni di invasore/occupante sotto comando americano con il terzo maggior contingente militare dopo USA e Gran Bretagna.
Un mio carissimo amico russo di nome Yuri, professore di matematica mi faceva osservare che l’articolo di Karaeva, tuttavia dimentica di spiegare il motore di questo profondo risentimento francese verso la Russia, ovvero la cacciata dei francesi dalle loro zone di influenza coloniale in Africa e dalla penetrazione dei russi al loro posto, con la conseguenza, come sottolineava il mio amico, di “un imminente deficit di uranio in Francia, produttore d’energia N.1 in Europa, fornitore del 40% dell’energia solo per la Germania”. E già caro Yuri.
Ci auguriamo, ormai con la sola volontà della ragione, che questa escalation possa trovare un termine prima del sempre più vicino bordo della notte, e per questo invitiamo i francesi a rileggere senza meno Celine.
FINE
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