Guerra Nucleare contro gli USA entro 4 giorni, ecco le procedure delle forze strategiche russe che ormai sono in stato di prontezza al combattimento
Sul magazine Russo Affari Militari è uscito oggi un articolo di chiarimento sul tempo di transizione da una fase di percepità minaccia esistenziale dello Stato all’Uso finale delle armi atomiche in una guerra termonucleare con gli USA .
L’articolo molto breve e tecnico a firma Pavel Shishkin, riporta le dichiarazione di Konstantin Sivkov dottore in scienze militari di Mosca.
L’esperto militare Sivkov, scrive Shishkin, ha nominato le fasi della transizione della Russia verso una guerra nucleare con gli Stati Uniti commentando i cambiamenti nella dottrina nucleare della Russia decretati da Putin alcuni giorni or sono, affermando egli che questi cambiamenti sono la risposta della Federazione Russa alla spirale di escalation che viene lanciata dall’Occidente. Allo stesso tempo, riporta Shishkin, l’esperto ha dettagliato tutte le fasi che la Russia seguirà prima di utilizzare le armi nucleari su larga scala.
Noi osserviamo che le cancellerie Europee dovrebbero dare a queste affermazioni, che la Russia sta emettendo ormai continuamente, una priorità politica assoluta.
“Si tratta di una serie di azioni sequenziali” ha spiegato l’esperto militare, come riporta Shishkin, che partono con una dichiarazione diplomatica, da parte delle autorità russe, sull’inammissibilità di certe azioni.“
“Se non si ottiene un risultato positivo, il Paese apporta modifiche dimostrative ai documenti fondamentali, come ha fatto la Russia”. Questa fase, come è evidente, è già stata consumata appunto con la revisione della dottrina nucleare Russa decretata da Putin nei giorni scorsi.
Ciò significa che la sequenza della escalation nucleare de facto è già attivata. Potremmo tranquillamente immaginare un timer con il conto alla rovescia già partito.
A fronte di tali dichiarazione di inaccettabilità di determinate azioni, ad esempio la fornitura di armi a lungo raggio, come ha ufficialmente votato il Parlamento Europeo, in cui c’è stato anche il voto a favore dell’uso delle armi della rappresentante indipendente della Die Linke tedesca , Carola Rackete, che ha sorpreso la stampa italiana, “se il nemico continuasse le sue azioni“, nota ancora l’esperto, “nonostante le misure precedenti, la parte che si difende, in questo caso la Russia, inizia a prendere misure simmetriche o asimmetriche.”
“Se queste azioni non fermano l’avversario“, continua la spiegazione dell’esperto militare russo, e le sue azioni iniziassero “a minacciare la stabilità dello Stato, compreso il lavoro delle forze di deterrenza strategica, il Paese, cercando di evitare un’ulteriore escalation, intraprende un’azione decisiva.”
Questi passi dimostrano che è stata raggiunta una tale soglia critica.
Una di queste azioni potrebbe essere una dichiarazione ufficiale di un capo di Stato, come il Presidente, che sottolinea che un’ulteriore escalation minaccerebbe il territorio del Paese aggressore. E anche questo step, osserviamo, è stato consumato con le reiterate dichiarazioni di Putin rivolte non tanto all’Ucraina ma alla Comunità Europea e soprattutto agli USA, che Putin ha formalmente identificato, qualora giungesse da essi la autorizzazione a usare armi a lungo raggio, come cobelligeranti a tutti gli effetti contro la Russia.
Il passo successivo, secondo l’esperto, potrebbe essere un attacco non nucleare contro il Paese aggressore. Se tale risposta non facesse altro che provocare azioni ancora più dure da parte del nemico, in questo caso l’impatto delle armi convenzionali sarebbe intensificato.
“Se anche questo non è d’aiuto, segue una dichiarazione formale di disponibilità all’uso di armi nucleari. Poi, se l’avversario non è rinsavito, le forze strategiche vengono messe in piena allerta. Poi, se l’escalation non si è fermata” come spiega Sivkov, “la Russia può lanciare un attacco nucleare dimostrativo su una regione in cui nessuno verrà danneggiato”.
“Ad esempio”, scrive Shishkin, “l’esperto militare spiega che per dimostrare la propria determinazione, la Russia potrebbe lanciare un attacco di avvertimento, ad esempio sulla calotta del Polo Nord o del Polo Sud. Se questo non suscita la risposta necessaria, il passo successivo potrebbe essere quello di far esplodere una testata nucleare nello spazio vicino, il che distruggerebbe una parte significativa dei satelliti nemici. Se ulteriormente ignorata, la Russia può colpire le strutture militari nemiche con una presenza minima di personale”
Se anche questo non portasse a una de-escalation, scrive il giornalista di Affari Militari, seguirebbero attacchi a diverse strutture chiave. Come ultima risorsa, se la situazione non cambiasse, sarebbe ordinato un attacco nucleare su larga scala sul territorio del nemico.
L’esperto militare Sivkov, prosegue verso la chiusura l’articolo, ha spiegato che tutte queste fasi sembrano molto lente nella loro descrizione, “ma in realtà esse sarebbero completate, fino all’attacco nucleare su vasta scala fra i due massimo quattro giorni.“
Secondo il dottore in scienze militari, e anche secondo noi che lo abbiamo letto molto attentamente, la Russia ha già compiuto anche il secondo passo per dissuadere il nemico, poiché tutta la diplomazia utilizzata in precedenza, a partire dalla proposta della Federazione Russa il 17 Dicembre 2021 per una architettura di sicurezza condivisa, stracciata da Segretario di Stato Blinken, non ha avuto alcun effetto sull’Occidente, guidato dagli Stati Uniti.
Anche il Bullettin of the Atomic Scientists che aggiorna il famoso Doomsday Clock, dovrebbe aver ormai spostato le lancette della mezzanotte nucleare a pochi secondi dalla catastrofe, da quando a Gennaio le dava a soli 90 secondi dalla fine, dato che non siamo mai stati cosi vicino a questa eventualità nemmeno al tempo della crisi dei missili di Cuba, quando in occidente c’erano politici che avevano ancora in mente cosa significhi la distruzione della guerra totale e la vaporizzazione di Hiroshima e Nagasaki.
Nonostante l’analfabetismo politico delle nostre classi dirigenti, che non definirei dirigenti ma ratificanti altrui decisioni, sia talmente vasto da rendere inutile tutto ciò, vogliamo ricordare che l’ultimo libro di Daniel Ellsberg, scomparso poco tempo fa, a 92 anni, l’uomo che fotocopiò i Pentagon Papers per darli al New York Times e al The post, e che era un esperto di teoria dei giochi della Rand Corporation prestato allo staff del segretario della Difesa McNamara proprio come esperto della teoria del rischio nel pericolo di Mutual Assured Destruction nucleare di quei giorni della incandescente guerra fredda, si intitola LA MACCHINA DEL GIORNO DEL GIUDIZIO Confessioni di un pianificatore di guerra nucleare, un libro importantissimo, che, orrore, non è stato ancora tradotto in Italia, e che proprio poco prima di morire, alla fine della sua lunga vita, ci ammoniva riguardo alla spaventosa minaccia in essere rappresentata dagli arsenali nucleari.
Oggi, di fronte alla escalation in atto, Ellsberg non sarebbe certamente stato con le mani in mano a guardare, ma avrebbe senza meno mobilitato la parte più sensibile e auto conservativa della società americana portandola nelle strade, negli atenei e nelle fabbriche per far sentire la voce di quella pubblica opinione che, come amava sottolineare Chomsky, il New York Times una volta aveva definito la seconda superpotenza mondiale, e la stessa cosa avrebbe fatto Noam Chomsky stesso se fosse stato ancora in pieno possesso delle sue facoltà psico motorie.
Purtroppo questi due giganti buoni americani, due autorità politico-morali assolute e inossidabili, sono voci che sono venute a mancare nel momento peggiore del nostro presente.
E senza coscienze come le loro, senza le loro solenni e pacate voci socratiche, la nostra società è come un corpo colpito dalla gravissima sindrome della mancanza di percezione del dolore, chiamata Analgesia Congenita, una sindrome terrificante che non permette di provare dolore mai, in nessun modo, e i cui portatori muoiono spesso giovanissimi per l’enorme quantità di pericoli a cui li espone questa loro insensibilità fisica, che potrebbe essere quasi simile e confusa per un super potere.
Mi sembra l’esatta condizione ontologica della società occidentale attuale.
Ciò spiegherebbe bene perché, a differenza del 2003, quando, guidate soprattutto dai sindacati, restati vergognosamente e terribilmente muti e assenti in questi tragici quasi mille giorni di guerra, solo a Roma scesero in strada 3 milioni di persone contro l’Invasione dell’Iraq, nonostante i sondaggi diano una ampia maggioranza contraria al sostegno alla guerra, le manifestazioni fisiche contro la guerra, oggi tali manifestazioni, organizzate da parte della ultra frammentata galassia della società civile e delle sue varie espressioni politiche, le quali non riescono a trovare una quadra nemmeno per una sinergia di scopo sulla necessità di evitare la guerra, fanno numeri assurdamente miserabili.
Numeri miserabili della politica dal basso che sono appunto il marcatore esatto di una società che non riesce più a computare, attraverso l’immaginazione, il pericolo che le sta per piombare addosso, lasciandosi così placidamente trasportare come dalla corrente di un cupo fiume verso l’abisso.
Se ne avessimo tempo sarebbe di primaria importanza comprendere sociologicamente e politicamente il modo esatto in cui la nostra società sia stata profondamente disarticolata passando in 20 anni da manifestazioni contro una guerra lontana migliaia di chilometri partecipata da 3 milioni di persone, a manifestazioni per la pace contro una guerra in Europa che minaccia di diventare termonucleare da un momento all’altro, con si e no 3000 persone.
Ma come nelle vite passate, e forse sprecate, sembra che l’Europa non disponga più di quel bene prezioso che è il tempo di capire per poi agire.
La catastrofe nucleare, che non riesce a immaginare come un terrificante pericolo capace di attivare gli istinti di sopravvivenza, potrebbe essere imminente.
Il suo processo intrinseco è già attivo e ha già superato alcune fasi.
Lo stesso articolo di Affari Militari, uscito oggi in Russia e di cui abbiamo appena parlato è parte di questo processo, non essendo altro che uno di questi warning lanciati come impulsi di un timer che corre verso lo zero alle le orecchie di un occidente completamente assordato dai propri obbrobriosi clangori di guerra.
Ecco perché il Bullettin of the Atomic Scientists, chiaramente degli ottimisti della volontà che stanno visibilmente sdrammatizzando dando ancora, a Gennaio 2024 , 90 secondi alla mezzanotte, ha fatto un annuncio che comunque definisce storico, di tragedia nucleare imminente.
Se non si procede urgentemente a un rapido raffreddamento della incandescenza geopolitica, Poi a un certo punto, ci sarà la repentina e brutale sublimazione da potenza ad atto della catastrofe della guerra nucleare.
E non ci saranno strade di ritorni possibili.
Chi non è capace di immaginare questa distruzione che ci pende addosso vive già in una trappola senza uscite di sicurezze ne scale antincendio.
Vi esorto a mobilitarvi e a mobilitare per la de-escalation.
FINE
Le opinioni qui espresse sono strettamente personali e non necessariamente coincidenti con quelle della direzione editoriale
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