Riccardo Pirrone, ANSMM e KirAcademy: un triangolo di conflitti d’interesse sul tavolo dell’AGCM
PREMESSA DEL DIRETTORE
Ritengo doveroso, in apertura di questa corposa e ben documentata inchiesta, per garantire la massima trasparenza a chiunque la leggerà, raccontare che conosco Riccardo Pirrone da anni, che con lui in passato ho avuto anche modo di collaborare a livello professionale e che, nel 2021, ho anche registrato un modulo di formazione per uno dei suoi corsi. Capirete, quindi, perché ho ritenuto opportuno affidare questo primo e delicato lavoro di indagine alla collega Elerdini, riservandomi naturalmente ogni futuro commento e lasciando già in questa occasione un sintetico parere su tutto il materiale che abbiamo ricevuto, con condotte che ritengo sia inconfutabilmente gravi che meritevoli di essere raccontate, considerando anche il (forse un po’ troppo) pretenzioso obiettivo di proporre “una nuova morale digitale”, comunicato a gran voce con interviste sui giornali ed anche in occasione di eventi al Senato, alla presenza della Vicepresidente del Senato Maria Domenica Castellone.
Da visibilità crescente, derivano infatti responsabilità sempre più importanti. Porsi come faro della morale online e dell’etica in generale, richiede un esercizio costante di estrema ed inattaccabile coerenza, che chi scrive conosce molto bene. Esercizio che ritengo totalmente inconciliabile con tutto ciò che potrete leggere di seguito. Il mio auspicio è che, resosi conto dei tanti e reiterati errori commessi, nonché dell’evidenza schiacciante delle prove raccolte, Riccardo possa rispondere alle nostre (ed altrui) legittime domande ed agire per sanare ciò che deve essere sanato“.
Germano Milite
Dopo il caso Ferragni e il Pandoro-gate, i riflettori si sono improvvisamente accesi sulle figure che popolano i social italiani: creator digitali, guru e social media manager. Aspetti potenzialmente discutibili delle loro attività sono diventati oggetto di svariate indagini. C’è un nome piuttosto conosciuto nel settore che di recente è finito sul tavolo dell’AGCM, dopo aver accesso numerose polemiche, negli ultimi anni. Di chi si tratta? Basta dire Taffo, per richiamare automaticamente il nome di Riccardo Pirrone. A portarlo all’attenzione dell’Autorità Garante per la concorrenza e il Mercato sarebbero stati alcuni associati all’ANSMM, (Associazione Nazionale Social Media Manager), di cui Pirrone è fondatore e presidente. Molteplici le criticità sollevate, collegate non solo alle attività dell’associazione, ma anche alla KirAcademy, la scuola di formazione fondata dallo stesso Pirrone.
Le accuse riguardano chiari conflitti di interessi, con relative violazioni del codice etico dell’associazione, nonché dichiarazioni poco chiare sul numero degli iscritti e comunicazioni commerciali potenzialmente ingannevoli.
Nello specifico, le condotte che sarebbero contestate all’ANSMM riguarderebbero:
- Ingannevolezza sui servizi offerti
- False dichiarazioni sul numero di iscritti
- Prezzi promozionali non veritieri
- Mancata verifica degli iscritti
Le condotte contestate alla società di Riccardo Pirrone riguarderebbero:
- ingannevolezza sui corsi
- Pratiche di pubblicità aggressiva
A tutto ciò si sommano comportamenti che, a detta degli stessi associati dell’ANSMM, sono contrari al Codice Etico annunciato dalla stessa associazione.
Tutte, comunque, meritevoli di approfondimento e – auspichiamo – di risposte puntuali con dati chiari e inequivocabili, dal diretto interessato. Per accompagnarvi con la dovuta obiettività, in questo lungo viaggio, tra luci e ombre del modus operandi di Pirrone, utilizzeremo un filtro speciale: il codice etico dell’ANSMM creato con l’ambizioso e forse finanche pretenzioso obiettivo di “promuovere una nuova morale digitale”.
Conflitti di interesse
Di conflitti di interesse si parla praticamente da quando è nata l’associazione, più di due anni fa. Proprio nel giorno in cui è stata presentata ufficialmente l’ANSMM, Riccardo Pirrone, con un tempismo perfetto, ha lanciato nelle stories il suo corso per social media manager. Eppure il codice etico parla chiaro: “Tutti gli associati devono evitare le situazioni in cui gli interessi personali potrebbero entrare in contrasto con gli interessi dell’associazione”.
Sono in tanti a domandarsi, noi compresi, se il fatto di mescolare in un unico fritto misto la promozione dei corsi per social media manager della KirAcademy con la firma “SMM di Taffo Funeral Services e presidente dell’ANSMM”, e quindi sostanzialmente sfruttare la carica di presidente per aumentare la propria autorevolezza, non sia un eclatante di conflitto di interessi. Non si tratta peraltro di un episodio isolato, ma di un vero e proprio metodo: è stato infatti utilizzato per svariate campagne pubblicitarie, su cartellonistica e persino su un tram, oltre che per la continua ricerca di interviste e apparizioni televisive.
Non solo: l’utilizzo dell’associazione per portare visibilità, traffico (e fatturati) alla società di formazione di Pirrone e promuovere corsi agli iscritti dell’ANSMM (a quanto pare anche senza il loro esplicito consenso), apre anche un altro scenario: quello di una presunta violazione della legge sulla privacy. Ma tenete a mente questo punto, perché ne parleremo più avanti.
Chi controlla l’operato?
Se vi state domandando chi avrebbe dovuto verificare l’esistenza di eventuali conflitti di interessi e chiederne immediato conto, la risposta corretta è semplice: il consiglio direttivo. Ma tra i nomi che lo compongono, si nasconde una sorpresa: troviamo Riccardo Pirrone, il suo collaboratore/consulente, che è responsabile di tutta la parte di formazione della sua azienda (Renato Scattarella), poi ancora Tania Varone, impiegata amministrativa della società di Riccardo Pirrone (KirWeb) e l’Avv. Alberta Antonucci (che pure, notoriamente, ha Pirrone come assistito).
In pratica, a giudicare l’idoneità e la correttezza dell’operato di Riccardo Pirrone, sarebbero lo stesso Pirrone e i suoi stretti collaboratori. Oggettivamente, non proprio il miglior indizio di trasparenza e credibilità.
In uno scenario come quello descritto, tenuto conto di quanto sancito dal codice etico (“chiunque si trovi in questa situazione è obbligato ad astenersi dal continuare nel rapporto con l’associazione fino a quando il predetto organo non gli abbia comunicato le decisioni in merito alla sua situazione“) e delle testimonianze incluse nell’istanza presentata all’AGCM, ci chiediamo:
Il presidente e i suoi stretti collaboratori non sarebbero tenuti a dimettersi, nell’attesa che un nuovo consiglio direttivo, del tutto scevro da conflitti di interesse, possa valutare l’intera situazione in maniera indipendente?
La status quo è stato più volte denunciato pubblicamente anche da voci illustri e autorevoli del settore, eppure nulla è cambiato.
Solo di recente, c’è stato un cambiamento nello statuto: è stato inserito un nuovo organo (il Collegio dei Probiviri), al quale delegare anche il controllo del rispetto del codice etico. Di questo e della sua composizione però, non c’è alcuna visibilità esterna: nella versione pubblica del sito, infatti, non viene menzionato da nessuna parte. I soci riferiscono che non è facilmente reperibile neanche internamente.
E’ forse più un tentativo di rimediare ai problemi evidenti che sono emersi? Se così fosse però, non sembra fatto con la trasparenza che il codice etico richiede. Inoltre è stata introdotta una regola singolare per l’elezione, in futuro, di un nuovo consiglio direttivo: si possono candidare soltanto gli iscritti da non meno di 20 mesi. In pratica, per un’associazione con due anni di vita significa dare la possibilità solo a chi l’ha fondata o è entrato alla sua nascita.
Associati e dintorni: nessun criterio d’iscrizione?
Spostando la lente di ingrandimento sugli associati, si evidenziano diverse zone d’ombra. Il primo aspetto, che ha lasciato perplessi in molti, riguarda l’assenza di criteri di selezione e controllo per l’iscrizione all’associazione, che da sempre ha l’ambizione di “certificare” i “social media manager professionisti”.
A distanza di pochi giorni dalla costituzione dell’ANSMM, Pirrone aveva dichiarato che si erano registrati centinaia di Social Media Manager, tuttavia sul sito non era presente alcun form o test che potesse permettere di controllare che gli iscritti fossero “reali SMM”. Quindi i social media manager si autodefiniscono tali? Questa modalità “approssimativa di selezione” ha generato non poche critiche tra i professionisti italiani tanto che, poco tempo dopo, l’associazione è corsa ai ripari, inserendo un flag col quale i nuovi iscritti si auto-dichiaravano SMM ordinario o Socio sostenitore, che “potrebbe non essere un SMM”.
Ok, corretti i primi grossolani errori di “primi passi”, resta comunque un dubbio legittimo quanto grosso: i criteri di controllo su chi si autodichiarava SMM di professione. Nuovamente, nessuna traccia di definizione chiara: in buona sostanza, bastava pagare 12 euro, per ricevere la tessera cartacea, questo nonostante da statuto dovrebbe esserci una verifica dei requisiti e dell’aggiornamento delle competenze ogni anno solare (e di questo andrebbe ovviamente fornita prova per tutto il 2023). Pare quindi bastasse pagare nuovamente per rinnovare l’iscrizione.
Una situazione piuttosto confusa, persino per gli stessi associati, tanto che alcuni di loro, subito dopo l’iscrizione, hanno pubblicato la foto della propria tessera dell’associazione, con tanto di messaggio entusiasta, “Sono ufficialmente un Social Media Manager riconosciuto” e una combo di tag che la dice lunga: all’ANSMM, a Kirweb (la società di Riccardo Pirrone) e a Riccardo Pirrone.
Ma l’associazione non nasceva proprio con l’obiettivo, in primis, di far sì che la categoria del social media manager venisse riconosciuta ufficialmente? E soprattutto fosse costituita da veri professionisti, come del resto la campagne di comunicazione dell’ANSMM hanno sempre rimarcato? Emblematico a tal proposito è anche l’invito di Pirrone alle aziende che lo seguono (fatto utilizzando i social dell’associazione per rilanciare i post del suo profilo), “a fidarsi SOLO dei SMM iscritti all’ANSMM perché, come regola di associazione, si devono aggiornare ogni anno”.
Quindi, non è contemplato alcun requisito per associarsi, ma esiste il vincolo, post iscrizione, di partecipare annualmente a dei corsi di aggiornamento (almeno in teoria). A quanto pare, tutto bastevole per far invitare ad ignorare chiunque non sia iscritto all’associazione, perché gli unici sul serio aggiornati e professionalmente validi sarebbero appunto i tesserati dell’ANSMM!
Quanti sono realmente gli SMM associati?
Un’altra zona d’ombra riguarda il numero effettivo degli associati. Come potete leggere nello screen sotto, Riccardo Pirrone ha dichiarato in molteplici occasioni che il numero degli iscritti è di circa “2000 Social Media Manager italiani“. Sono soci ordinari, quindi SMM autodichiaratisi? E i soci sostenitori?
Da un controllo nel registro pubblico degli associati all’Associazione, si scopre che il numero effettivo degli iscritti (sia ordinari, che sostenitori) è molto più basso. Lo abbiamo controllato puntualmente più volte durante i mesi: ad oggi risultano essere 676, mentre 6 mesi fa erano 844 (ergo in calo). Qual è, dunque, il numero reale?
Considerato quanto stabilito dal codice etico dell’associazione, in particolare al punto inerente alla Trasparenza dei Dati,
Sarebbe interessante poter accedere all’elenco dei circa 2000 soci ordinari, dichiarati da Pirrone e a quello degli altri soci sostenitori. E’ evidente che un numero dichiarato di iscritti superiore del 100% rispetto al reale può trarre facilmente in inganno gli utenti, facendo loro credere che l’iscrizione all’associazione garantisca il privilegio di appartenere a un’organizzazione rappresentativa degli interessi di questa categoria professionale, quando in realtà attualmente è ben lontana dal poter vantare una posizione del genere. Se tutto ciò dovesse essere confermato dai dati che chiediamo formalmente all’ANSMM e dall’AGCM, ci troveremmo dinanzi non solo a una violazione del codice etico, ma anche una potenziale pratica commerciale scorretta ex art. 21 del Codice del Consumo.
Sconti su prezzi mai aumentati
Ma la potenziale pratica commerciale scorretta si estende anche ad altre promozioni usate da Riccardo Pirrone e dall’ANSMM, come ad esempio quella dove si invitava ad iscriversi all’associazione dicendo che il prezzo sarebbe aumentato da 12€ a 40€. Cose che poi, a distanza di più di due anni, non è avvenuta. Hanno semplicemente cancellato (quasi) ogni traccia di quella offerta commerciale che però, come si può desumere, potrebbe aver indotto molti ad aderire per non perdere l’occasione, con la classica “fake urgency” tipica proprio di un certo tipo di “fuffa purissima” (cit) che tanto contrastiamo su questa testata. Qui di seguito qualche esempio
In verità, l’opera di “pulizia” non è stata come detto impeccabile, tanto che ancora in questo preciso momento su alcune aree del sito, tipo questa, è presente la dicitura promozionale che potete vedere anche nello screen di seguito. Domanda semplice quanto lecita: dopo due anni, qualcuno ha mai pagato i 40€ annuali di quota, che dovrebbero rappresentare il prezzo fisso standard al di fuori di quello lancio?
“La miglior accademia per SMM d’Italia“: chi lo ha stabilito?
Se riguardo agli associati e ai criteri di selezione per iscriversi all’ANSMM gli aspetti da chiarire sono tanti, la situazione non migliora se si prende in esame la comunicazione utilizzata dalla scuola di formazione di Riccardo Pirrone, per promuovere i corsi. Per citare alcuni esempi, nelle varie campagne pubblicitarie si legge: “KirAcademy è l’unica scuola italiana creata e gestita da veri social media manager in grado di insegnarti cosa significa fare questo lavoro”; “La migliore accademia in Italia per diventare Social Media Manager”; “Il corso per social media manager più completo d’Italia”; e ancora, “Il corso più consigliato”.
Il codice etico torna utile anche in questo caso. Al punto “Pubblicità e il Marketing” recita testualmente: “Dobbiamo garantire che tutto il materiale pubblicitario e promozionale sia basato su fatti dimostrabili e verificati” – il tutto attraverso processi di convalida interna.
Le domanda sono dunque lecite quanto necessarie: esistono attestati e/o documenti di altro genere che supportino puntualmente tali dichiarazioni? Possiamo avere la documentazione alla base di queste specifiche comunicazioni pubblicitarie?
Pubblicità e grafiche ambigue
Restando in questo contesto, vale la pena aggiungere un tassello: le grafiche delle campagne pubblicitarie sui social riportano ben in evidenza le 5 stelle tipiche delle recensioni su Google e immediatamente sotto la scritta “Corso scelto da 11mila studenti“. Le 5 stelle sono quindi basate sul parere degli 11.000 studenti? Così costruita l’immagine potrebbe indurre automaticamente ad attribuire una grande autorevolezza al prodotto, che pare aver ricevuto ben 11.000 recesioni autentiche a 5 stelle. Un risultato che sarebbe a dir poco incredibile.
Guardando però le recensioni su Google della KirAcademy si scopre che sono soltanto 63 e, come di consueto per le recensioni sulle pagine My Business di Google, non verificate.
Quanti SMM professionisti ha formato la KirAcademy?
A proposito di “numeri da chiarire”, c’è un altro punto oscuro: quanti social media manager, in totale, sono stati formati dalla scuola? Pirrone, nelle varie pubblicità asserisce: “Unisciti al corso che ha formato oltre 10.000 professionisti di successo”. Come possiamo sapere se sono veri SMM affermati, o semplicemente utenti che hanno acquistato il corso, senza nemmeno seguirlo? Ci sono informazioni su chi siano, i loro impieghi in grandi aziende e i loro successi?
SMM certificati… da una dicitura non conforme
Infine c’è un ultimo elemento che contribuisce chiaramente ad aumentare l’autorevolezza e il valore formativo dei corsi: la dicitura “social media manager certificato”, oltre a “certificazione con valore legale a livello Europeo”. Questo è un aspetto di cui Fufflix si era già occupata in una precedente indagine, che aveva coinvolto anche “Marketers” e che vi invitiamo a leggere qui.
Già in quella circostanza, infatti, era emerso che si trattava di una dicitura non corretta. Nonostante una nota ufficiale mandata dall’ente Alteredu, che ne richiedeva la rimozione, Riccardo Pirrone e la Kiracademy hanno continuato comunque a utilizzarla per settimane. C’è forse qualche ragione che non conosciamo?
Violazione della GDPR?
Ma torniamo ora alla presunta violazione della normativa sul trattamento dei dati personali, di cui vi abbiamo accennato all’inizio. A tal proposito, nel fascicolo in mano al AGCM, risultano testimonianze di email mandate dall’associazione a tutti gli associati – senza autorizzazione, pare – per promuovere i corsi di Riccardo Pirrone e della sua KirAcademy. Esempi eclatanti riguardano il corso di aggiornamento su Meta Business Suite, riservato ai membri dell’associazione., e il corso di aggiornamento social 2023.
Sempre secondo le testimonianze raccolte, pare che gli stessi dati degli associati potrebbero essere in mano ad una o più società di Riccardo Pirrone. Diffatti, dando un’occhiata alle privacy policy presenti sul sito, la situazione fino a poco tempo fa era tutt’altro che chiara: a volte sembrano fare riferimento a Riccardo Pirrone Srl, altre volte alla sua società Webself srl, altre volte ancora viene citata www.failastoria.it. Di recente viene citata anche l’associazione.
Lo scenario diventa ancor più surreale, quando Pirrone annuncia la sua partecipazione al GDPR Forum, in duplice veste di CEO di Kirweb e Presidente dell’Associazione Nazionale Social Media Manager, per parlare di “come essere dei SMM e influencer nel rispetto delle regole per non rischiare grosso” (sic).
Dal black humor alla lotta contro l’hate speech
Infine, c’è un ultimo aspetto meritevole di chiarimenti: la volontà di Riccardo Pirrone di contrastare l’odio online (per evitare nuovi casi come quello della pizzeria di Lodi). Ne aveva parlato in occasione della sua partecipazione al Senato, in veste di presidente dell’Associazione Nazionale Social Media Manager: “Nel nostro nuovo codice etico deontologico, che raccoglie diritti e doveri dei social media manager, abbiamo inserito delle linee guida che riguardano il linguaggio inclusivo, la verifica delle fonti, il fact checking e il rifiuto totale per l’hate speech, il linguaggio offensivo, tutte questioni che oggi sono diventate un’urgenza nazionale”.
Fin qui tutto bene, se non fosse che tra la teoria e la pratica c’è di mezzo l’ironia tagliente che da sempre contraddistingue (legittimamente) il registro comunicativo di Pirrone e che molto spesso è stata criticata, in quanto ritenuta poco rispettosa delle sensibilità altrui. Un esempio inequivocabile di questa incoerenza tra ciò che Pirrone liberamente è e ciò che dice di voler essere, risale a novembre 2022, quando nel corso della prima Assemblea Nazionale dell’associazione, alla presenza della Vicepresidente del Senato Maria Domenica Castellone, aveva annunciato la nascita del codice etico, finalizzato principalmente a sensibilizzare il mercato con una nuova “morale digitale”.
Poco prima di quell’annuncio, sui social Pirrone aveva scritto: “Non bastava il terremoto, domani arrivo anche io nelle Marche”. Un commento che per molti sembra tutt’altro che empatizzare con le vittime, che da un minuto all’altro si sono ritrovare in strada, senza un’abitazione o con danni ingenti a cui far fronte. Questo è un mero esempio, ma potremmo citarne diversi altri noti: uno su tutti, quello in cui Taffo, neanche troppo tra le righe, augura la morte a Feltri.
Ulteriore esempio su un tema di assoluta attualità che riguarda la guerra in Palestina ed Israle. Sotto ai post personali di Riccardo Pirrone sul tema, c’è chi infatti commenta “Se fossi ebrea metterei like a questo post. Se fossi ebrea testa di cazzo mi indignerei”. E poco dopo arriva un bel cuore di sostegno e approvazione da parte dell’autore.
Ora, lungi da noi voler giudicare a livello morale determinate scelte stilistiche e contenutistiche di comunicazione, che anzi per tanti potranno rientrare nel black humour o comunque nel novero dei commenti dissacranti e provocatori. Il problema, come dicevamo, è ancora una volta la coerenza, ovvero la differenza tra ciò che si dice di voler fare e poi si fa concretamente. Questa cifra comunicativa, ripetiamo ancora una volta per noi assolutamente legittima, cozza inesorabilmente con la volontà di contrastare l’hate speech e favorire al contempo il rispetto di ogni sensibilità?
Non puoi fare stand up comedy dissacrant, quando proponi un codice etico che vieta termini offesivi/volgari e stili che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno.
Aggiornamento: attestati “fake” e… modifiche al sito
A seguito di questo nostro primo approfondimento, ci sono arrivate altre segnalazioni che riteniamo doveroso dover condividere e che riguardano due aspetti fondamentali per la gestione (e la trasparenza) dell’associazione: la selezione all’ingresso, che ancora una volta presenta difformità rispetto a quanto stabilito nello statuto e…la certificazione di superamento del corso di aggiornamento. Prima, però, un altro elemento interessante merita un veloce approfondimento: sul sito l’ANSMM, subito dopo la nostra inchiesta, ha apportato delle modifiche anche significative. Qui un esempio: è comparso (finalmente) un flag per accettare comunicazioni commerciali.
Peccato che, fino ad oggi, a chi si iscriveva, come dimosotra in maniera ineludibile lo screen più in basso, arrivassero promozioni anche per i corsi di KirAcademy. Ovviamente, come appurato, senza alcuna autorizzazione pregressa anche solo richiesta.
Una social media manager senza profili social attivi
Tornando ai primi due punti, dobbiamo riferire che ci è appena arrivata la mail dal figlio di una donna di quasi 70 anni, che si è iscritta all’associazione possedendo un diploma di terza media come titolo di studio e senza nessuna competenza o esperienza anche minima come social media manager. Non solo: la signora non ha neppure dei profili social a proprio nome sulle principali piattaforme.
Alla settantenne, è arrivata comunque approvazione e tessera d’iscrizione, identica a quella ricevuta da chi, come abbiamo visto, poi si definiva “social media manager riconosciuto”.
Eppure, sempre da statuto (e da indicazione sul sito), si precisa che il requisito fondamentale per potersi associare prevede l’avere almeno un diploma di scuola superiore, o una qualifica professionale della durata di almeno tre anni. La signora non ha nessuna delle due, né profili social attivi ma è stata riconosciuta dall’associazione come “social media manager”.
E va bene l’inclusività, ma qui probabilmente stiamo cadendo nella pesca a strascico della “qualunque”.
Quei test intermedi inesistenti sul corso KirAccademy
Ma tra gli elementi più gravi posti alla nostra attenzione, c’è di sicuro la facilità con la quale Kiracademy, l’altra realtà di Pirrone suggerita in questo caso direttamente dall’ANSMM, permette ai propri iscritti di ottenere un certificato di superamento del corso di aggiornamento. Come ci hanno dimostrato, infatti, non solo è possibile simulare la visione degli appena 36 minuti di corso ritenuti bastevoli per l’attestato, semplicemente andando avanti con il player fino alla fine, ma è addirittura certo che chiunque potesse ricevere il documento di superamento di fantomatici “test intermedi”, che in realtà non risultano essere mai esistiti.
Esatto: avete letto bene. Per poter ottenere il certificato da Kiraacademy, bastava semplicemente entrare in piattaforma, cliccare su CONTINUA e poi “OTTIENI IL TUO CERTIFICATO”, per avere un documento/attestato di frequenza la cui validità è, per usare un eufemismo, alquanto dubbia.
Il documento ufficiale rilasciato dalla KirAcademy, e con tanto di loghi di altri certificatori importanti esterni come quelli UNI EN ISO 9001-2015, dichiara formalmente quanto riportato in basso:
“Dopo aver seguito tutte le lezioni e superato tutti i test intermedi, si attesta che la studente ha completato con successo il corso di AGGIORNAMENTO SOCIAL 2023”.
Il problema è che non c’è nessun test intermedio, come detto. E nessun controllo che possa accertare che le lezioni siano state anche solo seguite. Ricapitolando, insomma: l’associazione di cui è presidente Riccardo Pirrone, suggerisce a tutti i suoi scritti di tenersi aggiornati e seguire un corso specifico per farlo. Questo corso, ovviamente per puro “caso”, è tenuto sempre da Riccardo Pirrone tramite l’altra sua realtà, KirAcademy.
Al corso, però, sembrerebbe mancare sia la verifica dell’effettiva visione dei 36 minuti di video, che quella sulle competenze acquisite dopo averlo seguito.
Altre due domande lecite, dunque: che valore ha questo certificato/attestato di frequenza?
Cosa pensano ACCREDIA, ISO 9001 e Dasa-Ragister di queste modalità di “non verifica” delle competenze, accompagnate dai loro loghi?
In conclusione e…la nostra live dedicata
Tenuto conto di quanto detto sinora, se le testimonianze sul tavolo dell’AGCM dovessero essere accolte, in quanto ritenute veritiere, l’unica mossa coerente del direttivo dell’associazione, con il codice etico della stessa, non dovrebbe essere quella delle dimissioni? Ancora: al di là di ciò che l’AGCM deciderà, data la mole considerevole di prove autoevidenti emerse fin qui, Riccardo Pirrone non dovrebbe dimettersi comunque, o almeno trovare un modo concreto per risolvere alla base il chiaro conflitto d’interessi praticamente “fondativo” dell’associazione che presiede? Rispodendo a questa inchiesta ed alle domande che sono state poste?
AGGIORNAMENTI SUCCESSIVI
Di seguito linkeremo tutti gli eventuali aggiornamenti successivi a questa nostra prima inchiesta. Intanto, qui potete leggere il primo, che riguarda la smentita secca del Ministero delle Imprese e del Made in Italy alle parole di Pirrone, con tanto di segnalazione di alcune irregolarità connesse all’operato dell’ANSMM.
LIVE DEDICATA AL PIRRONE GATE, CON CONTRIBUTI ESCLUSIVI
Di seguito potete vedere la live dedicata al Pirrone Gate, già divisa in capitoli, dove mostriamo diverse prove esclusive, ad ulteriore sostegno di questo già solido lavoro d’inchiesta
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