Illustre Direttore e Poeta ho appena pubblicato con una coraggiosa e leale casa editrice (Arianna Editrice-Gruppo Macro), nonché presentato al Salone internazionale di Torino, un libro di 400 pagine che so essere di grande importanza quale strumento da mettere a disposizione della nostra pubblica opinione nel gravissimo frangente che stiamo attraversando.
Per questo ti chiedo formalmente di recensirlo sul Manifesto. Il Titolo di questo libro è “Quando l’Ucraina invase l’Iraq-Le mani del Pentagono sulla storia”. In esso principalmente racconto di un grave fatto storico mai menzionato nel pubblico dibattito in questi due anni di guerra, eppure di capitale rilevanza nei processi di formazione di un corretto giudizio storico-politico sul presente.
Ovvero che l’Ucraina, costrettavi da una cospirazione ai danni di Kuchma, orchestrata dagli USA, fra 2003 e 2008 dovette mandare in Iraq, a spese degli Stati Uniti, il terzo maggior contingente militare dopo quello USA e GB; era composto da circa 7000 uomini per tre brigate meccanizzate, la V, la VI e la VII, a cui avrebbe dovuto serguire una VIII brigata mai partita per sopravvenuti cambiamenti politici, più l’ottantunesimo battaglione speciale separato, composto di circa 800 uomini dei corpi speciali. Vicenda che ricostruisco in dettaglio. Tali soldati morirono e, molto di più, uccisero in Iraq nel corso di quella invasione e occupazione che come ben sai costò al popolo iracheno circa un milione di civili morti.
Come sono arrivato a pensare questo libro? Due anni prima che scoppiasse la guerra Russo/Ucraina, quindi in epoca non definitivamente sospetta, inviai a Carlo Feltrinelli a Vincenzo Ostuni di Ponte alle Grazie, che conosco personalmente, e ad altri importanti editori, per esempio Nave di Teseo, e conosco personalmente anche la Sgarbi, un mio scritto di 1561 cartelle a cui avevo lavorato ben oltre un quinquennio. In questo vasto lavoro, da essi rifiutato e anche disprezzato, intitolato Trattato sulla Classe Armata, teorizzavo due enormi mutazioni genetiche maligne nello stato di matrice illuminista che è lo Stato che fino ad oggi abbiamo conosciuto e che sta per sparire.
Prima mutazione: dopo la seconda guerra mondiale negli USA, divenuti nuovo centro egemonico occidentale, lo smisurato potere personale raggiunto dai militari, intesi come i vertici del Pentagono, grazie alla guerra (Mills, Galbraith, Fulbrigth, Melmam ect), si è velocemente condensato in un quarto potere tout court nello Stato, un potere completamente alieno al progetto illuminista che aveva pensato la forza militare come mero mezzo senza volontà alcuna al servizio dei poteri costituiti, tanto che ai militari, per ovvi motivi, era vietata finanche l’attività sindacale, che oggi, in quanto “lavoratori armati” si sono conquistata dopo alcuni grandi scontri con le istituzioni, come quello del colonnello della Gendarmeria Jean-Hugues Matellì destituito da Sarkozy e poi reintegrato da varie corti, andate in corto circuito, potremmo dire giocando con le parole, trovandosi di fronte militari trasformati in lavoratori, che in quanto tali hanno chiesto diritti che i militari, in quanto militari, non dovrebbero avere, a meno di una grave sfasatura, oggi in essere, della delicatissima ingegneria istituzionale dello Stato di matrice illuminista. Questa prima mutazione patogena era stata già osservata con grande preoccupazione negli USA, fra anni 50-70, da una nutrita schiera di intellettuali che sono colonne portanti della bibliografia di questo lavoro. Ma con la svolta del reaganismo e del thatcherismo tali critiche sono state inghiottite in quella che, rubando un concetto alla geologia, ho definito la grande subduzione culturale degli anni 80.
La seconda mutazione genetica maligna, e questo è il mio contributo al pensiero, è che vista la forte reazione immunitaria della repubblica al loro montante potere, che individuo soprattutto nei moti americani contro la guerra del Vietnam, ma non solo, i militari abbiano sentito la necessità di stabilizzare il loro grande ma ancora fragile potere, e lo abbiano fatto abolendo l’esercito popolare di matrice illuminista per crearne uno interamente professionale, dove la massa critica dei soldati di truppa, al contrario che nell’esercito di leva, condividesse con essi i fondamentali bisogni di riprodursi attraverso il mestiere delle armi, e che da tale processo di professionalizzazione degli eserciti, come da un esperimento faustiano, come ho teorizzato, sia nata questa neo classe sociale, che per essere caratterizzata dal suo rapporto con i mezzi di distruzione, le armi da guerra della nazione, invece che dai mezzi di produzione, ho chiamato Classe Armata.
Tale neo classe sociale, composta dagli eserciti professionali e da tutti i loro ausiliari civili che simbioticamente concorrono alla soddisfazione dei suoi bisogni, in cambio di potere dall’unica istituzione non in liquefazione o in liquidazione, come appunto quella militare, è de facto divenuta padrona del monopolio dei mezzi della Violenza dello Stato, mentre la Borghesia, in cui, dopo la disfatta del comunismo sovietico nel 1989, includo anche la assimilata Classe Operaia, senza averne coscienza si è così disarmata di quelle armi da guerra dello Stato, fondamento della sovranità politica in esso, come ben sapeva anche Lenin, che, solo con esse divenendo padrona della storia, aveva impiegato oltre 6 secoli per conquistare; a tale scopo non erano certo stati sufficienti i soldi e basta, che, finché la Borghesia non è stata padrona anche del monopolio dei mezzi della violenza dello Stato, l’aristocrazia le ha parassitato e saccheggiato per i propri bisogni, come ben illustra la famosa crisi bancaria fiorentina causata dal potere del re d’Inghilterra Edoardo III di non restituire i soldi ai banchieri Peruzzi e Bardi.
Le classi sociali, i soggetti coscienti della storia, per dirla con Lukas, come si evince, agiscono di default sul piano della storia. Anelano con il loro semplice esistere e muoversi per soddisfare i propri bisogni al domino prima, e, subito dopo, per cristallizzarlo, alla egemonia della storia. Bisogni che non sono stabili ma crescono e si sviluppano di pari passo con la potenza della classe sociale che li insegue e li soddisfa. La Classe Armata costituita dalla massa di uomini e donne degli eserciti professionali occidentali, in America per esempio i 18 milioni di veterani, ormai ben il 5% della popolazione americana, soddisfa questi suoi bisogni primari attraverso un processo di continua entropizzazione dello spazio geopolitico, che disordina attivando guerre e conflitti di vario grado, e attraverso cui produce agli occhi dei gruppi produttivi della società, parassitando i quali in nome della difesa dello Stato essa soddisfa i propri bisogni, anche l’evidenza del suo dominio come storicamente necessario.
Questa continua entropizzazione geopolitica è la legge di movimento della neo Classe Armata, e l’espansione della NATO, oggi riconosciuta come causa del conflitto che l’Europa sta attraversando, è un movimento prodotto da questo motore, da null’altro. I bisogni di classe della Classe Armata sono la ratio fondamentale della espansione NATO, che, per fare una sorta di proporzione, sta alla Classe Armata un po come il Comintern stava alla Classe Operaia sovietica, ovvero è l’organo di controllo con cui la Classe Armata governa la politica estera dei governi civili ausiliari, Quindi le necessità di classe di questa neo classe e il suo movimento dotato di straordinari mezzi per soddisfarli, è causa della causa della guerra.
Dunque l’espansione della NATO in realtà non è che la causa secondaria di questa crisi, mentre la causa primaria è un vero e proprio enorme movimento della storia, quali sono quelli che solo la condensazione in classe di un gruppo sociale particolare possono attivare, come ben sappiamo dalle vicende del feudalesimo, e poi dalle rivoluzioni borghese e proletaria. Non potremo mai uscire fuori dalla crisi se non focalizziamo questo fatto, se non comprendiamo quale motore sta muovendo le cose.
Di questo Trattato, dati gli indecenti rifiuti e vista l’urgenza storica, nel 2022 ne ho infine pubblicato da indipendente una sintesi di 317 pagine su Amazon intitolata Lineamenti Generali del Trattato sulla Classe Armata, la quale è stata letta da un discreto numero di persone e ha ricevuto dalla stampa non sistemica una buona copertura, almeno quel tanto che basta a una prima seppur instabile storicizzazione del testo. A passant, devo riconoscerlo, ho ricevuto l’onore di essere stato saccheggiato da Thomas Fazi, figlio dell’editore Fazi, che si era proposto per una traduzione in inglese del libro purché potesse firmare tale versione non solo come traduttore ma anche come co-autore, e che poi ha invece fulmineamente proceduto a saccheggiarne i fondamentali teoretici su due ampi articoli pubblicati uno sulla rivista britannica UnHeard , su cui poi a seguito di un accesso scambio di messaggi sotto la prospettiva di un conflitto personale e legale, come mi ha scritto, ha infine preferito rettificare citandomi., articolo che puoi leggere qui l’altro su un giornale turco anche in inglese, e non ancora rettificato e che puoi leggere qui . Questo episodio lo racconto solo come episodio che testimonia l’importanza della teoria della neo Classe Armata. Reputo Fazi, sebbene un cavernicolo morale, molto intelligente e soprattutto uno che linguisticamente pensa, per fortune di culla, direttamente nella anglosfera, che è sicuramente avanzata rispetto a quella italiana.
Per tornare al perchè ho pensato questo libro, alla deflagrazione del conflitto, il 24 febbraio 2022, ero quindi immerso nella elaborazione di tale teoria sociologica già da quasi un decennio, con le mani negli archivi militari e degli Stati e in vaste bibliografie attinenti al tema. Poiché tale conflitto, come riconoscono soprattutto diverse importanti voci americane, è in gran parte stato provocato dalla espansione della NATO e tale espansione, come appena detto riguarda la soddisfazione dei bisogni della Classe Armata, ecco che tale guerra è rientrata immediatamente nella giurisdizione della mia trattazione e l’ho potuta riconoscere e trattare come un movimento del processo di cui mi stavo occupando da anni.
L’evento che da titolo al libro, la partecipazione ucraina alla missione in Iraq delle forze della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che una vasta porzione di pubbliche opinioni mondiali considera tutt’ora invasione e occupazione, rappresenta molte cose su più piani. Sicuramente ciò che viene svelato è un enorme scheletro nell’armadio della coscienza nazionale ucraina, che solo 20 anni or sono, costrettavi obtorto collo dal potere militare USA, come chiaramente dimostra la seduta della Verkhovna rada del 20 marzo 2003, che nel libro commento per intero, interpretò quel ruolo di invasore che oggi condanna, cercando la solidarietà morale e soprattutto il sostegno economico e miliare dell’occidente: credo fermamente che esserne pubblicamente consapevoli potrebbe essere di enorme importanza per invitare l’Ucraina, ma soprattutto per inchiodare il suo deus ex machina, a scendere dal piedistallo ideologico della irreale purezza morale ove oggi l’Ucraina è tenuta a ergersi, seppur in preda ad atroci crampi, mentre il suo popolo va al massacro, e a sedersi immediatamente al tavolo del negoziato.
O ancora: prendere coscienza che le truppe ucraine per 20 anni sono state presenti in Serbia sotto comando NATO, dopo il bombardamento NATO del 1999 per imporre alla Serbia la secessione del Kosovo, come si ricorda nel libro, mentre contemporaneamente combattevano una guerra civile nel Donbas, per impedire una simile secessione in patria, potrebbe essere estremamente utile alla formazione della consapevolezza pubblica necessaria, che all’Ucraina oggi con il Donbas, accade di perdere quel che, armi in pugno, è andata a imporre a un altro Stato di perdere, e quindi aiutarla ad accettare quella realtà che essa per venti lunghi anni ha contribuito, armi in pugno, a far accettare agli altri. Sembra ragionevole, o no?
Capiamo bene anche come tutto ciò chiarisca, inconfutabilmente come tale, il falso ideologico che la NATO addestri le forze armate ucraine solo dal 2014, come affermato da Stoltenberg alla conferenza stampa a Bucarest il 29 novembre 2022 dichiarazione che ha fatto titolare a caratteri cubitali tutti i giornali che la NATO addestri gli ucraini dal 2014. Lo prova anche la stessa missione irachena del 2003, dato che è essa stessa un addestramento in combattimento che le truppe ucraine hanno ricevuto dal Pentagono, come anche scritto in un documento che citerò a breve.
La verità storica è un altra : la Nato addestrava gli ucraini ben 22 anni prima del 2014 e 12 anni prima della cosiddetta rivoluzione arancione. Questo vuole dire che è impossibile non attribuirle una enorme responsabilità dal 1992 in poi nella direzione della politica , sia estera che interna ucraina , ivi compresa la tragica guerra civile.
Del resto Burns, oggi capo della CIA, allora ambasciatore USA a Mosca, lo aveva scritto a chiare lettere nel cablo segreto a Washington 08moscow265, reso pubblico dal povero Assange.
Ma la missione in Iraq, come quella in Kosovo, che sono solo due fra le molte aggressive missioni, fondamentalmente sotto comando NATO, a cui, con circa 55 mila soldati, dal 1992 a oggi, hanno partecipato le forze armate ucraine, oltre al piano strettamente relativo alla guerra in atto, rappresentò anche un momento di svolta nella qualità del rapporto clientelare e di controllo, infine assoluto, della politica estera ucraina, fra Pentagono e stato maggiore ucraino, come, nel vasto documento che ho scovato e a cui dedico la intera seconda parte del libro, riconosce lo stesso colonnello Polyakov, già vice ministro della difesa nell’anno del colpo di Stato, o “rivoluzione di Euromaidan” alla bisogna , e prima ancora responsabile del gruppo di contatto negli anni 90 fra ufficiali delle neonate forze armate ucraine e ufficiali NATO. Ufficiale a cui l’Ucraina deve anche di essersi lasciata disarmare senza colpo ferire del terzo arsenale nucleare del mondo, contro la volontà dei socialisti ucraini che non volevano una ucraina nuclearmente disarmata.
Mi fermo qui per non rischiare di scrivere il libro del libro.
Ho voluto solo darti uno spaccato del materiale che mi sembra essere auto-evidentemente di grande importanza, e spero che tu, al di la delle tue prospettive ermeneutiche su tutto ciò, che sono complesse, come b ben so leggendoti, sia d’accordo con la necessità di rendere la pubblica opinione italiana edotta del contributo di questo studio, cosi che essa lo possa acquisire fra i suoi forse troppo pochi strumenti di navigazione in questa sempre più pericolosa tempesta, e che per questo tu lo voglia recensire, non per altro.
Sono pronto a portarti i libri in sede al Manifesto in bicicletta, anche lunedì mattina, magari se hai 5 minuti, anche vedendoci per un momento al bar sotto alla redazione, dove sono passato l’altro giorno, per un caffe.
Grazie infinite per avermi dedicato il tempo di leggermi, come sono certissimo che hai fatto.
David Colantoni
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