Oggi è un mese dal crollo del ponte, ho preferito aspettarlo tutto intero prima di pubblicare questa meditazione che ho scritto nei giorni della tragedia.
Guardo la messa per le vittime della Strage prodotta dal crollo del ponte Morandi di Genova, 48 morti. La messa è tenuta dal Cardinale Angelo Bagnasco, che è Arcivescovo Metropolita di Genova. Mi dico subito che sarebbe stolto mettersi in coda alle infinite testate del ridondante giornalismo giudiziario e al casello delle polemiche e delle ricostruzioni minuziose, se sia necessario attendere il verdetto dei magistrati o no e tutte queste cose di cui si occuperanno gli addetti.
Certo è per la mia facoltà intellettiva che la responsabilità penale che in Italia è individuale, ovvero l’anagrafe dei responsabili spetta alla magistratura e anche, si badi bene, agli anni di ricorsi che una potente società come Atlantia potrà affrontare comprandosi le prestazioni di schiere dei migliori avvocati disponibili sul mercato mentre il “popolo dell’abisso”, titolo di un celebre romanzo di London, simile a quello della downtown del film Blade Runner, sopra alle cui case la arroganza mafiosa dell’Italia degli anni 70 costruì un ponte privandoli persino di vedere il cielo, facendo di case umane tane di insetti, vagherà in un limbo fino alla morte . Perché tutti sono di certo uguali di fronte alla legge, si, ma anche in proporzione alle possibilità che hanno di pagarsi il lavoro di un qualche legale senza il cui ufficio davanti alla legge si finisce per essere semplicemente schiacciati senza rimedio.
Ecco penso che per me tutto ciò è stato è un assassinio. Una strage di Stato. Se fossi restato ucciso io transitando per quel ponte sarei stato assassinato dai custodi-appaltatori di quella struttura che con la loro corruzione morale, che per carità è la stessa identica corruzione che ammorba anche gli individui del popolo dell’abisso, solo mossa da appetiti giganti, l’avrebbero trasformata a mia insaputa e contro di me da ponte in trappola per una letale imboscata alle nostre vite. Non ci sono dubbi.
Il giudizio giudiziario che deve svelare le anagrafi esatte di chi rispondeva in quel determinato momento alle figure giuridiche appunto passibili di responsabilità penale diretta, e il giudizio tecnico che ci dirà esattamente come si è sbriciolato il ponte, sono giudizi che non inficiano il giudizio storico politico che ci dice immediatamente e senza alcuna variante che di tutto ciò è responsabile il concessionario, che riceve la responsabilità insieme alla concessione di sfruttamento ( le concessioni si rilasciano non a caso per le miniere e i giacimenti) che doveva controllare e garantire ai cittadini che i suoi delegati al monitoraggio compissero il compito che avevano: il fatto che ciò non sia stato fatto dalle persone anagrafiche tal dei tali non solleva il concessionario, non allevia la sua responsabilità, anzi la aggrava. Il suo compito era monitorare i suoi dipendenti come i suoi dipendenti avrebbero dovuto monitorare il ponte, e che di tutto ciò sia responsabile anche lo Stato che doveva assicurarsi che il gestore monitorasse il lavoro dei suoi tecnici come il gestore doveva assicurarsi costantemente che il lavoro dei suoi tecnici sulla sicurezza fosse portato avanti in maniera impeccabile, anche questa è cosa certa per il mio intelletto.
Il lavoro della magistratura in sostanza non dovrà svelare nulla di eclatante che non sia chiaro da subito, farà solo dei nomi, che sono l’unica cosa che invece noi non dobbiamo fare e non possiamo fare.
[sostieni]
Non esiste evidentemente nessuna altra causa prima alla catastrofe del ponte Morandi che quella che il sociologo americano Charles Wrigth Mills, scomparso nelle foibe spettacolari della industria culturale ormai da decenni, ma che nel 59 fu pubblicato dalla Feltrinelli di Giangiacomo, chiamava “L’irresponsabilità organizzata” (opera citata “Power Elite” C.W.Mills Oxford Universtity Press 1956).
È questa la ragionevole unica causa prima del crollo del Ponte Morandi, unita alla letale mancanza di immaginazione che sta scendendo come un velo di tenebra sulla diversità intellettuale contemporanea entropizzata dai modelli unici che hanno uniformato in una maniera orrenda e criminaloide come da lezione pasoliniana l’antropologia tout court, specialmente quella italiana, come sempre avanguardistica in questo genere di cose fin dai tempi del nihil fascista.
Perché gli “irresponsabili organizzati” dei potentadi economici poi sono anche essi stessi vittime della idiozia usata come arma disseminata a mezzo spettacolare dai mezzi di comunicazione di massa, come militari che esposti alle radiazioni di un ordigno atomico resterebbero certamente uccisi essi stessi dalla stessa arma che avessero maldestramente usato restando a guardarne lo spettacolo, dal fall out, in questo caso idiotogenico della società dello spettacolo in cui sono cresciuti essi stessi figli dei loro padri.
Dunque sono incapaci di immaginare fino in fondo le conseguenze di qualsiasi cosa oltre le loro specifiche competenze e appetiti che sono la speculazione, il business sfrenato. E dunque hanno tirato la corda, in questo caso i tiranti del ponte fino a farla spezzare e stanno precipitando insieme a tutto (in borsa) perché quella corda reggeva anche il ramo del loro nido dorato.
Guardo la povera politica contemporanea, questo triste stadio terminale della organizzazione sociale di matrice illuminista, ove spiaggiano individui sempre più rappresentativi della massa, ormai vecchia di oltre un secolo di storia in quanto massa come soggetto storico politico e come tutti i vecchi divenuta uno spettacolo di malattie e degenerazioni senili, ascolto la Stampa official che oggi ha come unico scopo di lotta ri-conquistare il monopolio delle fake news, che nel frattempo abbiamo capito essere vere armi militari del campo della guerra psicologica, tanto da produrre espulsioni diplomatiche e ritorsioni tra Stati, questi zelanti impiegati, minacciati dal mare aperto della vita se uscissero dall’allevamento che li ospita e li custodisce, che devono dire quello che gli editori gli chiedono di dire semplicemente aspettandosi che lo dicano (controllo interiorizzato), insomma tutte cose che ormai mi sconvolgono ben poco, senza però con ciò ledere l’intensità dello sconvolgimento che provo per la fine atrocemente ingiusta inflitta a coloro che sono precipitati dal ponte Morandi.
Guardo invece con una attenzione maggiore Sua Eminenza il Cardinale Angelo Bagnasco officiare questa messa su un attentato alla vita civile pensando con molta intensità al fatto che lo scenario di questa catastrofe è del tutto simile nella sue conseguenze alle conseguenze di un attacco militare a una infrastruttura civile.
Il mio lavoro mentale, che mi è già capitato di sviluppare in un testo sull’incidente ferroviario di Viareggio che coinvolse giudiziariamente colui che poi divenne A.D. di Leonardo Finmeccanica (polo industriale militare italiano) il Dott. Mauro Moretti, in quanto AD di ferrovie all’epoca dell’incidente, è quello di collegare come un chirurgo le vene e le Disjecta membra della tragedia civile alle mozze membra di un atto di guerra sul tessuto civile stesso.
Mi sovviene nel frattempo che se gli uomini dipendessero dalla cronaca per cui adesso è partita la corsa agli accertamenti opinionistici, l’umanità non sarebbe mai arrivata a sbarcare sulla luna, dove è arrivata per una capacità di anticipare e immaginare gli eventi e di teorizzarli senza necessariamente partire o fondarsi su una esperienza (la teoria della relatività) e anche il fatto che il mondo globale dello spettacolo produce immoralità, una specie di radicale libero della coscienza, che sta erodendo troppo velocemente il mondo delle relazioni storiche umane perché ci costringe ad assistere alle tragedie di tutti e ovunque senza nessun rapporto storico su scala umana con queste stesse tragedie. Piangiamo i morti di Genova con un minimo di senso reale mentre ci scorrono sotto gli occhi inerti, immediatamente dopo, le 900 vittime delle inondazioni nell’estremo oriente, e mentre i morti yemeniti sotto le bombe della NATO non hanno nemmeno diritto di menzione spettacolare, nella sfera dell’infotainment, che ormai c’è solo questo).
Ecco perché la mia vista resta come attaccata sulle vesti di Sua Eminenza il Cardinal Bagnasco con uno strano surplus di energia mentale… lentamente vengo trasportato in un ricordo ormai lontano rispetto alla ipervelocità a cui viaggiamo nel flusso ininterrotto delle informazioni mondiali.
Ma Si, certo! Ora ricordo… fu proprio lui, il cardinal Bagnasco, che nel 2003, quando l’armata achea dell’occidente andò ancora una volta in medio oriente a portare la guerra con le sue micidiali armi che avevano già prodotto decine di migliaia di tragedie come quella che oggi egli celebra officiandone la messa dei funerali solenni, ad essere stato eletto dal soglio pontifico Ordinario Militare, e così, da uomo d’amore cristiano divenne consustanzialmente anche un generale di corpo d’armata, indossando stellette e gradi e percependo persino il soldo del soldato.
La mie mente, la mia coscienza, in questo momento è come una specie di mare inquietantemente piatto dove ora dalle profondità abissali è emerso un oggetto sinistro che beccheggia nel nitore di questa strana desolazione.
Lo schermo dei telegiornali pare come uno sfondo esoterico e incomprensibile, il cui sonoro mi giunge attutito ed enigmatico come in una specie di sogno ad occhi aperti. Vedo nella mia immaginazione apparire questa specie di monolite tranciato da un morso inumano che potrebbe far pensare a un pezzo stesso del mastodontico ponte Morandi rovinato nell’inferno, su cui vedo incise le sanguinanti parole: Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.
Ma la mia mente come una lente deformante in un atroce incubo impartisce alle labbra di sussurrare leggendola una frase diversa: ora comprendi cosa hai fatto agli altri?
Ecco, sto pensando alla fatalità del destino che mi fa vedere questo sacerdote che nel lontanissimo mondo di 15 anni fa officiava messe per assistere spiritualmente i militari della cristianità cattolica occidentale che stavano distruggendo un paese, l’Irak, e destabilizzando gravemente il medio oriente, sulle basi di una abominevole menzogna, le famose mai trovate armi di distruzione di massa, che ormai sappiamo essere state menzogna intenzionale, deliberata, inganno alle sovranità popolari nel frattempo obnubilate da qualsiasi tipo di diversivo, trascinando in questo inferno decine di migliaia di civili non meno innocenti di quelli finiti stritolati, spappolati, schiacciati nel crollo del molosso d’argilla e con ciò ipotecando con una mostruosa ed inestinguibile colpa tutti i milioni di individui i cui Eserciti in nome dei propri Stati si erano mossi a compiere quel delitto contro l’umanità e contro il diritto internazionale.
Guardo nello scenario della mia immaginazione l’oscuro monolite deturpato dai morsi della tragedia che beccheggia ancora in questo oceano che ora mi pare di sangue umano, quella scritta evangelica deformata in “ora comprendi cosa hai fatto agli altri” mi si rivolge, grazie alla libertà onirica, come un ghigno.
Mi sovviene però un dubbio, che forse, spero, mi stia semplicemente sbagliando. Come ormai tutti gli abitanti di questo tempo del presente infinito vado allora a chiedere lumi all’oracolo di Delfi e googlo Angelo Bagnasco , ecco “Il 20 giugno 2003 è stato nominato ordinario militare per l’Italia, ovvero vescovo della struttura religiosa delle Forze armate italiane, carica che ha comportato automaticamente la sua nomina a generale di corpo d’armata dell’Esercito, a norma della legge 512/1961. Ha ricoperto questo incarico in un momento molto delicato per le forze armate della Repubblica, ovvero durante la loro partecipazione alla seconda Guerra del Golfo e alla guerra in Afghanistan. Ha celebrato i funerali di Stato solenni dei vari caduti di quei conflitti, divenendo un volto noto agli italiani”.
Operazione bellica, tra parentesi, quella di cui si parla, che persino in una udienza davanti alle commissioni III e IV è stata riconosciuta da costituzionalisti chiamati a fare una relazione come atto di guerra contro uno Stato sovrano senza dichiarazione e che ha violato palesemente la Costituzione.
Mi dico che allora, sorvolando in volo l’Irak nel 2003 quando andava in missione ad officiare per le truppe, Sua Eminenza deve averne visti tanti di questi ponti Morandi crollati sotto missili e bombe e sulle case su cui devono aver rovinato tranciati dal morso degli ordigni che con la nostra eccellenza tecnologica costruiamo ed esportiamo ovunque per la violenza di innumerevoli eserciti, spessissimo violando la legge nel vederli a Stati Belligeranti, mercato di morte che ci fa essere tra i primi dieci venditore di armi nel mondo: queste armi e queste armate portatrici di tragedia, armi fatte da noi come quelle che proprio il 9 agosto, 5 giorni prima dei viaggi versi la morte delle vittime del Morandi, avevano colpito in Yemen un pullman di 40 bambini sterminandoli come insetti, ponti perfettamente identici al gioiello della ingegneria italiana degli anni 60, con identiche famiglie che vi transitavano sopra, con identici bambini in braccio a un identico genitore come quelli restati stritolati sotto le macerie titaniche del Morandi.
Chissà, mi chiedo tornando presente davanti alla sagra del Morandi iniziata sui notiziari, se al Cardinal Bagnasco, finissimo intellettuale oltre che uomo di chiesa, stiano tornando in mente davanti alla distruzione del nostro ponte le immagini delle distruzioni che l’armata occidentale ha provocato con le magnifiche armi di cui questo paese è uno dei magnifici maggiori produttori mondiali, quando lui era padre e insieme generale di corpo d’armata in Irak. Non avrò mai la risposta, e in men che non si dica la nebulosa di questo interrogativo si dissolve.
Mi dico però che questa tragedia italiana può avere per gli individui che vogliono tentare di salvare un minimo della loro integrità morale e cristiana un solo e unico senso, o non averlo affatto: quello di farci comprendere almeno in parte, con il comprendere quello che ci è capitato, quello che facciamo, anche con la nostra assenza civile, di prassi agli altri, ovvero la atroce corresponsabilità di cui siamo colpevoli per avere la nostra società diretta e consapevole responsabilità nell’infliggere queste atroci sofferenze ad altri esseri umani con l’essere divenuta esportatrice di guerra con il sempre maggiore attivismo bellico che ci connota sempre di più e con la produzione di Stato di armi da guerra che vendiamo in tutto il mondo tanto da essere tra i maggiori mercanti di armi, come denuncia l’osservatorio SIPRI e altre innumerevoli organizzazioni.
Ciò, fatto istituzionalmente, ovvero a nome del paese intero, ci rende degli immondi innocenti, come uno stuolo di edipi ciechi che vagano nella tenebra, assassini inconsapevoli, essendo Leonardo Finmeccanica una partecipata di Stato, da cui dunque tutti indirettamente traiamo profitto, quindi di cui siamo universalmente azionisti, ovvero dei mercanti di morte, per usare l’espressione recente di Papa Francesco. Noi tutti, ivi comprese le vittime adulte perite nelle voragini dell’inferno del Morandi.
Gli antichi romani e i greci ancora di più, con la loro grande libertà intellettuale avevano un loro modo di legare su un piano simbolico quello che facevano a quello che gli capitava a cui sono particolarmente sensibile se non addirittura incline, che mi porta a collegare, con una antica forma di superstizione simile a quella che faceva pensare a Tacito che Roma si stesse attirando la malevolenza degli Dei con la propria degenerazione morale, la disgrazia che ci ha colpito alle disgrazie che noi rendiamo possibili con il commercio mondiale di armi super distruttive e con un sempre maggior attivismo bellico internazionale.
Fino a quando pensiamo che potremmo continuare a rimuovere che di fatto siamo una specie di preistoria barbarica e sanguinaria travestita da civiltà che ora vorrebbe piangere, come solo una immacolata innocenza potrebbe permettersi di fare o che solo una anima profondamente pentita potrebbe permettersi, nonostante i delitti di cui fosse colpevole, in modo straziante e accorato la vita preziosa spenta dei morti di una morte atroce che è la stessa morte che noi tutti come comunità nazionale abbiamo permesso fosse portata nel mondo con le nostre armi e le nostre stesse forze armate, come in Irak nel 2003, addirittura sulle basi di una menzogna infame, quella che disse Colin Powel alle Nazione Unite per farci scendere in guerra, a distruggere centinaia di migliaia di vite come le nostre, senza che queste vite avessero arrecato personalmente a noi o al nostro paese la minima offesa, senza che ciò non ci ammali sempre più gravemente di una ordinaria follia che porterà innumerevoli sfortune e deturperà le nostre anime rendendole assolutamente grottesche, poi, al momento di piangere le proprie sciagure?
Vorrei chiederlo al Presidente della Repubblica di cui ho osservato attentamente lo sguardo arrossato dalla emozione, ricordandomi che fu un Ministro della difesa. Vorrei chiederlo a Papa Francesco che tuona immense parole contro la guerra e i mercanti di morte ma che ancora oggi ordina un suo ministro come Ordinario Militare a mondare e perdonare le anime della guerra e per fare questo a permettergli di essere consustanzialmente -uno e bino-, uomo di Dio e uomo di guerra con il suo essere nomato Generale di Corpo d’Armata e percependo con ciò il soldo del soldato.
A Genova è arrivata la Guerra e nessuno l’ha riconosciuta.
Ma è proprio la guerra che produce su scala industriale questo tipo di morte atroce, producendo non per errore e corruzione ma scientemente e per libero arbitrio il genere di tragedia del Ponte Morandi e consapevolmente la porta nelle terre e sulle case dei civili, e che progetta per questo scopo, pervertendo la scienza al compito di distruggere, i mezzi per produrre sempre maggiori effetti per generare sempre maggior devastazione, la stessa esatta identica devastazione che ha trascinato nell’inferno la vita dei nostri concittadini in transito sul Morandi.
Ecco sono restato incastrato su questo passaggio dell’aver compreso con questa tragedia “quello che facciamo agli altri” come fossi un alpinista restato bloccato su una parete a strapiombo sull’abisso senza ne più poter andar avanti ne poter tornare indietro.
Da qui su, da questo incastro metafisico in cui sono caduto, che si è spalancato con la voragine d’inferno terrestre del crollato Ponte Morandi, e dove a malapena si respira anche, mi sembrano quasi invisibili i formicoli intorno alle diatribe infantili degli spettri della morente politica e le questioni penali e pecuniarie dell’incidente accaduto a causa di incuria, corruzione morale, mancanza di immaginazione e quant’altro e di fango in cui tutti si sono invischiati con le proprie mani, senza nessun bisogno dell’aiuto del tirarselo anche addosso vicendevolmente.
Io nel baratro del Morandi vedo la colpa di un popolo, che non prende coscienza di essere sempre più portatore e latore nel mondo di queste tragedie assassine scientemente perpetrate dalla violenza bellica, lasciando sempre più incontrollato quello che doveva essere il monopolio statuale della violenza che la costituzione vincolava al solo scopo della difesa della patria e giammai a commercio di Armi da Guerra ed esercizio del militare come mestiere, facendo di noi tutti inconsapevoli mercanti di morte, popolo di cui sono uno dei tanti invisibili colpevoli.
E’ questo che mi grida in faccia dolorosamente la rovina insanguinata del ponte Morandi.
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