Dalla sua prima opera, la silloge “L’uomo solo” (1999, Premio Pirandello), sono trascorsi quasi 20 anni. Da allora si sono susseguite esperienze sempre diverse che hanno accompagnato la sua maturazione e avvalorato il suo talento di scrittore, fino ad approdare, nel 2016, alla “Rivelazione della Vergine alle Tre Fontane” e, oggi, al Progetto dei progetti.
Lui è Lorenzo Laporta, tarantino di nascita e di cuore, autore di “Ikkos, l’atleta di Taranto” (Mandese Editore). Non solo un libro, non solo un romanzo storico, ma anche un punto di partenza che, per un gioco complesso di intenti e collaborazioni sinergiche, si propone di tracciare un ideale punto d’arrivo: la rinascita di Taranto.
La città pugliese, la sua storia e la sua speranza di rinnovamento profondo rivivono attraverso Ikkos, atleta che ha fatto leggenda, di cui è forte anche il valore simbolico, dal momento che rappresenta l’unica testimonianza diretta di chi ha praticato i giochi olimpici nell’antica Grecia.
L’obiettivo primario dell’autore, attraverso questa narrazione, è dare il via ad un percorso di cambiamento virtuoso, sociale e culturale, della sua città, e contestualmente lavorare per la sua attuazione.
Taranto non è infatti solo l’Ilva, i suoi veleni e le difficoltà storicamente legate al territorio. Taranto è anche, e soprattutto, un insieme di risorse che aspettano di essere debitamente utilizzate allo scopo di far fiorire un’economia alternativa, progetti concreti che abbraccino propositivamente scuola, informazione, politica, cultura.
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LA STORIA DI IKKOS
Ikkos è un atleta vissuto intorno al 480 A.C. in riva allo Jonio, proprio a Taranto, un tempo splendente capitale della Magna Grecia. Trionfatore alle gare di Olimpia, ebbe il privilegio di vivere un’altra grande vittoria oltre a quella sportiva. Una donna, una schiava poi liberata dalla prigionia, aprì ad Ikkos un mondo inesplorato, quello dell’amore e della conoscenza dei propri sentimenti.
In background si muoveva però uno scenario politico fortemente segnato da un cambio di regime conseguente ad un grave conflitto. Rientrato nella sua patria, appena rasa al suolo, Ikkos fu costretto ad affrontare la vendetta di un suo rivale. Il destino avverso, dopo la gloria e l’onore, lo consegnò poi direttamente alla leggenda.
Abbiamo intervistato Lorenzo Laporta, cercando di addentrarci meglio nel mondo di Ikkos, ma prioritariamente tra le maglie di quello che, già a primo impatto, ci appare un progetto degno di nota.
Un romanzo storico in una società improntata all’ipertecnologico, dove purtroppo spesso la Storia si ammanta di asetticità, in quanto inevitabilmente distante dal presente, è sempre un azzardo. Quando, come e perché hai deciso di tentare questa (bella) scommessa?
Tutto è iniziato qualche anno fa: al Museo Archeologico Nazionale di Taranto mi trovai di fronte al sarcofago che conteneva le spoglie di un grande atleta del passato, forse il più grande mai esistito, chiamato “L’Atleta di Taranto” perché privo di identità per la scienza ufficiale.
Mi è sembrato un punto di domanda, un uomo ormai privo di parola che mi chiedeva “Chi sono?”. Ed io ho risposto sulla pagina, emozione dopo pensiero, parola dopo emozione, scrivendone un romanzo e scoprendo che lo spirito di quell’uomo è ancora dentro di noi, nei valori positivi che trasmette.
La Magna Grecia richiama istintivamente un universo multisfaccettato di storia e storie, di tradizioni e personaggi. Ma perché proprio la Magna Grecia e la Polis? E perché proprio Ikkos?
Ikkos, come l’Atleta di Taranto e la Magna Grecia, rappresentano i tesori ancora tutti da scoprire della mia terra che troppo spesso viene raccontata in modo sommario e privata della sua vera bellezza. Ho tentato un’operazione di riscatto partendo da un libro, dalla cultura, spesso considerata un bene per epoche di benessere e non un bene che produce benessere.
Una piccola provocazione.
Quando si calano tematiche di questo genere, relative al mondo classico, in una sfera come quella dello sport, che è straordinariamente esposta alla retorica, non si corre il rischio di indulgere nell’archetipizzazione? Secondo te, il fatto di confezionare archetipi costituisce un rischio per un narratore moderno?
Ciò che ci definisce sono le nostre azioni, sfido chiunque a essere come Ikkos, a dare il meglio di sé, a inseguire modelli virtuosi, a credere nelle proprie capacità. Siamo unici ed irripetibili, possiamo assomigliare solo nella volontà di rispondere alle vocazioni a cui siamo chiamati e non c’è archetipo che tenga.
Storia, cultura, sport, simbolismo e leggenda. E Taranto, la tua Taranto. Come si legano nel tuo romanzo? C’è una chiave di lettura prevalente o è possibile rinvenirne di diverse?
Sono le vicende stesse di Ikkos a definire le varie chiavi di lettura, d’altra parte lo scopo del romanzo era proprio dar vita ad una trama che potesse rappresentare per il lettore un vero e proprio viaggio nel passato e nei suoi valori oggi ancora attuali. E poi ci sono i luoghi che, tutt’oggi, mantengono grande magia e bellezza.
Il libro, in ultima analisi, è dunque un pretesto: apre infatti a scenari che affondano in una operazione culturale, oseremmo dire in un sogno culturale ad ampissimo raggio. Cos’è per te Taranto? Come vedi la Taranto del presente e quella del futuro?
È un progetto che punta a sviluppare intorno alla figura dell’Atleta un vero e proprio processo di sviluppo economico. Taranto è il cuore di questa sfida e sappiamo che, senza una sfida, non può esserci nemmeno una vera vittoria. Il presente di questo territorio è molto incerto, ma è proprio nel buio che le luci divengono più evidenti. Ed è verso la luce che dobbiamo dirigerci, per rinascere come collettività. E siamo in tanti a crederci. Ultima, ma non ultima, la Federazione Italiana di Atletica Leggera che ci ha appena concesso il Patrocinio Morale.
Libro e cinema. Sappiamo che più di qualche progetto bolle in pentola. Ci può illustrare in breve cosa? Qualche anticipazione esclusiva per i lettori di YOUng?
Ikkos è un testimonial naturale di bellezza e di valori positivi, è un brand che avvicinerò a realtà importanti, dimostrando che la cultura può trasformarsi in molteplici forme di business anche in assenza di infrastrutture particolari, circostanza che accomuna tutto il Sud, compensata tuttavia da una spiccata e visionaria progettualità. Posso solo confermarvi che uno dei progetti più ambiziosi, non a caso, è vederlo al cinema.
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Paola Pascolini, sceneggiatrice Rai e Mediaset, in un suo recente intervento, ha dichiarato che quando Laporta l’ha contattata, interrogandola sull’opportunità di trasformare il suo libro in un film, si è dedicata volentieri alla lettura. Per la prima volta infatti sentiva parlare in termini positivi di Taranto, la sua città materna, che finora “ha detenuto ogni record negativo di tutto il nostro Paese“.
Andando avanti nella lettura, la Pascolini si è resa conto che dietro c’è uno studio molto accurato al quale subentra una mescolanza di fantasia e invenzione, il cardine principale della letteratura. La testardaggine con cui l’autore le ha chiesto di partecipare al progetto l’ha ricondotta alle qualità che sono tipiche proprio dell’atleta di Taranto. Ikkos era stato condannato dal suo nemico a quello che per gli antichi Greci era il destino più terribile, ben peggiore della morte stessa: l’oblio. Lorenzo Laporta, sottolinea la Pascolini, “ha avuto la passione e la voglia di farlo rivivere, ed è quindi attraverso l’atleta di Taranto e il suo appassionato interprete che la città può avere il primo segnale del suo riscatto“.
Al soggetto cinematografico e ad una pre-sceneggiatura dell’autrice Paola Pascolini, è seguita una lettera d’intenti di Sun Film, la quale crede che il libro possa diventare un’ottima opera filmica con una buona risposta di pubblico, dimostrando dunque di essere interessata ad una futura realizzazione della stessa.
Noi di YOUng restiamo in attesa di sviluppi e auguriamo a Lorenzo un “futuro d’acciaio“, che non sia quello dei mostri ecologici di Taranto, ma quelli ben più propizi della tempra di Ikkos.