Jihadismo e Kossovo. Lettera dal passato. Se ne parla. E il Kossovo sembra essere diventato lo stato Trojan per infiltrare jihadismo in Europa. Almeno cosi gridano molte voci, soprattutto dopo la cattura a Venezia della cellula di jihadisti Kossovari. Subito mi è tornato alla mente che per fondare uno stato kossovaro e musulmano, la NATO, usando il casus belli della ingerenza umanitaria, e mettendo mano con uno stato d’eccezione alla giurisprudenza internazionale, senza dunque dichiarla come tale, fece guerra alla Serbia. Sono andato a cercare nei miei archivi una cosa che scrissi allora proprio su questo “progetto di Stato kossovaro nei territori strappati alla Serbia patrocinato a suon di bombe dalla NATO“, per rileggerlo oggi a distanza di tutti questi anni ma soprattutto di questi eventi. Chiedendomi se non fosse in prospettiva visibile agli artefici di quella guerra che il kossovo stato musulmano impiantato nella Serbia, per tutta una serie di Ragioni la cui genealogia potremmo far risalire fino al conte Vronski di Anna Karenina che va a combattere i Turchi in Serbia, sarebbe finito per diventare uno Hub del terrorismo jihadista, terrorismo che gia nel 1999 con Al Qaida, mostruoso animale sfuggito dai laboratori geopolitici occidentali che si giustificavano con il mito delle necessità supreme della guerra fredda, verrebbe da dire, era in piena attività.
Il testo che segue lo scrissi tra il 1999 e il 2000, ed è restato 17 anni in una scatola. Ero un giovane italiano, come Nicola Chiaromonte al tempo della sua lettera dall’Italia, e guardavo a quanto mi accadeva interloquendo con gli eventi scrivendone, dal carcere invisibile di un sfera pubblica già da decenni decimata da presenze intellettuali ma anche morali, capaci di ascoltare anche le nuove voci, e ormai amministrata dalla industria culturale perfettamente sincronizzata con le necessità delle forze egemoni della società, che in quanto tali, appunto detenevano i mezzi della produzione culturale di massa. All’epoca si poteva ancora pensare a uno scrivere per la posterità, non tanto come destinazione di una gloria o riconoscimento postumi del proprio valore oltraggiato dal potere della mediocrità, cosa che aveva sostenuto nei secoli sempre le dissidenze intellettuali di ogni genere, ma piuttosto nel senso di sentire la responsabilità con una scrittura di lasciare testimonianza, documento, traccia per il futuro di una screziatura nel tessuto compatto senza principio ne fine, come in un incubo, del pensiero unico, dell’uomo a una sola dimensione, del presente.
Il sorgere dell’orizzonte digitale ha però velocemente distrutto questa fede, con la inondazione ingovernabile di contenuti di massa, la possibilità di un recupero postumo di documenti di capitale importanza culturale e politica si è fatta via via cosa sempre più improbabile e questa consapevolezza ha minato profondamente qualcosa nella psiche dei dissidenti e delle resistenze culturali irradiando la percezione di uno scompenso metabolico irrecuperabile dell’organismo sociale, situato proprio nella sua funzione dialettica, in cui il tempo è divenuto un presente permanente e permanentemente controllato dai revisori del passato che cosi generano il futuro che vogliono.
Adorno, che all’epoca della scrittura di dialettica dell’illuminismo, iniziato durante la seconda guerra mondiale, era una esistenza in sospeso, in quanto ebreo e dunque oggetto di un progetto di sterminio totale ancora in corso, non potendo con certezza stabilirsi che il Nazismo sarebbe stato sconfitto, e come ebreo ebreo ancora senza uno stato, quindi impossibilitato per definizione a definirsi borghese, per totale mancanza di possibilità costituzionale di possedere una proprietà in quanto apolide e pariah, era come una sonda mandata nel futuro del mondo anomico, che dal futuro della catastrofe antropologica umana ci mandava i dati, scrivendo, poi, che “L’ampliamento si dimostra in molte dimensioni una contrazione” dandoci con questa definizione, intorno all’arte come antitesi sociale alla società stessa, una formula quasi esatta della impossibilità oggi di fare fronte attribuendo un significato ., non solo in senso metafisico ma anche scientifico, a una inondazione di contenuti espressivi di massa senza precedenti, i quali vorrebbero applicato il principio dell’eguaglianza al valore della propria espressione, di qualsiasi espressione, per cui solo per essere espressa, ogni espressione ne varrebbe un’altra, senza altro fondamento che questa presunzione di diritto, e questo uso contundente e letale del principio di eguaglianza avvenendo ancora dopo aver già fatto cadere ideologicamente l’eguaglianza come principio, dalla sua unica dimensione possibile a priori , quella politica ( ovvero l’eguaglianza di tutti davanti alla legge) a quella sociale.
Cosi come l’eguaglianza sociale generata in modo automatico per ideologia non può che portare a regimi, è evidente quali tipi di scompensi strutturali possa portare il fatto di ritenere per statuto uguali tutte le cose che liberamente possiamo esprimere, confondendo il valore del contenuto con il fatto di poterlo esprimere, sia come libertà sia come possibilità, quando questa eguaglianza la si vorrebbe far diventare il principio regolatore della espressione e quando la possibilità di questa diffusione non è progetto di cui l’istruzione diventa il momento sine qua non, ma semplice effetto collaterale di mezzi che sono mezzi di consumo e guadagno prima ancora che di espressione, dove quindi esprimersi rappresenta la prassi dell’uso del mezzo come fine e non lo scopo per cui un mezzo serve (parlo delle tecnologie che permettono la comunicazione immediata, universale e globale, social e quant’altro).
Ma questa è una digressione che va da tutt’altra parte e dunque sentiero che abbandoniamo. Invece il testo che segue, scritto da un giovane italiano, quale io fui, senza indirizzi, è l’archeologia di una flebile “biodiversità” intellettuale destinata a scomparire completamente nei prossimi decenni e che credo sia interessante da spiluccare nel tempo apparentemente infinito e divertente del nostro precipitare nella catastrofe entropica culturale.
Per quanto riguarda il coinvolgimento militare dell’italia in quella guerra che dava l’inizio alla lunga serie di effrazioni distruttive del diritto internazionale, 15 anni dopo diversi costituzionalisti riconobbero che fu un atto di guerra vera e propria e che l’italia tecnicamente fu aggressore militare della Serbia, violando gli articoli 11 e 78 della costituzione. Ecco dunque questa archeologia di un pensiero di un giovane italiano sulla questione di quella guerra con cui la NATO bombardando la serbia con l’operazione Allied Force volle de facto impiantare lo stato del Kossovo. Gli eccessi anche retorici che troverete nel testo sono eccessi di gioventù, per cui vi si chiede comprensione e clemenza. Chi leggerà il testo troverà alcune cose interessanti perché dopo 17 anni alcuni scenari allora probabili si sono realizzati, decidete voi in che senso.
La domanda fondamentale, di cui la archeologica pubblicazione del mio testo giovanile è solo pretesto, e che ancora resta sospesa unendo il passato di questa guerra al presente destabilizzante dei nostri giorni, è se quella guerra, illegale ed illegittima, che la NATO scatenò contro la Serbia, che ben sappiamo fu strenuo difensore dell’Europa dall’espansione ottomana, per impiantarle dentro uno stato Kossovaro, non fu’ atto di lungimirante strategia della tensione mondiale ordita dagli arcana imperi della nostra era. Ognuno mediti.
https://www.youtube.com/watch?v=5ubGsqPh5Cs
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Slobodan Milosevic, il Kossovo e la nuova categoria della ingerenza umanitaria( 1999)
Slobodan Milosevic va fermato: non ci sono dubbi. Ma nel momento stesso in cui si è pensato di gettare ordigni sulla nazione serba per ottenere questo scopo, mettendo in conto che da questa azione ne sarebbero derivate numerose vittime innocenti, è stato detto il minimo possibile, fisiologico, dal momento che si è considerato plausibile che qualcuno, sebbene innocente, dovesse essere sacrificato a questa nobile missione, sarebbe stato meglio inviare in Serbia un commandos di agenti ad ucciderlo direttamente.
Sebbene un commandos di giustizieri sia una visione cruda e oscena ritengo più crudo e osceno nella realta’ che persone impotenti contro il potere di Milosevic stiano perdendo la loro vita uccise da armi impugnate in nome dell’umanità e della giustizia. Ma ormai la guerra è esplosa e mi auguro che possa velocemente determinare la sconfitta di Slobo.
Ernest Nolte fa un osservazione cruciale nel suo articolo su liberal, ecco il passaggio: “l’opposizione all’intervento NATO è giustificata se è il primo passo sulla via di un mondo ipocrita e pieno di conflitti, mentre è ingiustificata se l’intervento da il via a un miglior ordine mondiale”.
Nella seconda ipotesi di Nolte, dopo questa guerra, la cui giustificazione è stata appunto quella della ingerenza umanitaria e che perciò si manifesterebbe come una paradossale rivoluzione mondiale insorta contro le proprie strutture giuridiche, noi cominceremmo a vedere spostarsi le telecamere dei media mondiali dal circuito aperto dei profughi da una nazione all’altra, ai circuiti chiusi dei profughi interni ad una stessa etnia , a una stessa nazione, a uno stesso popolo.
Vedremmo (secondo i principi della seconda ipotesi Nolte)gli aiuti umanitari spostarsi, dopo il ripristino dell’armonia e della pace nel Kossovo, e la sua probabile fondazione come Stato, negli stati uniti d’america dove milioni e milioni di persone vivono senza casa, senza assistenza sociale, senza tendopoli issate dai vari volontariati mondiali. Le telecamere seguiranno gli itinerari degli extrasociali entro gli ambiti di una sola nazione di una umanità senza diritti e per la quale non è nemmeno lontanamente immaginabile il pensiero di organizzarsi in un partito di liberazione armato come l’UCK.
Sulle televisoni di tutto il mondo , su sfondo nero, vedremmo(se la seconda tesi di Nolte avesse fondamento) battere drammatiche lettere bianche che ci inviteranno all’emergenza sugli stermini che le società occidentali perpetrano silenziosamente contro milioni di esseri umani. L’America cambierà completamente quel volto che vede un sesto della sua popolazione ridotto alla fame e alla miseria, all’olocausto atomizzato che arde accasciato fuori dalle mura umanitarie. I proprietari di due , quattro o anche dieci case saranno, appena finita la guerra, immediatamente convocati ad un nuovo ministero dell’umanità e costretti a cedere tutto ciò che eccede il loro puro bisogno.
Il nostro ministro degli interni inviera’ pulman di aiuti e tende sulle grandi roads americane per radunare le nazioni degli indigenti , le navi della marina militare non affonderanno più battelli di albanesi seppellendoli nell’adriatico, ma , sempre per errore, coleranno a picco gli yacth dei ricchi patrioti intestati a società residenti nei paradisi fiscali.
I francesi a loro volta invieranno aiuti umanitari e reporter sulle strade italiane a seguire le sorti delle quasi due milioni di persone in miseria e dei sei milioni e mezzo che la rischiano seriamente, le troupe di canal 2 gireranno la capitale dove riprenderanno i profughi nostrani da e verso il nulla. Nel frattempo i nostri supermercati straripanti di ogni ben degli altri saranno svuotati e faranno la spola tra le ricche città dell’occidente e gli stati del mondo dove ci sono bambini che a parità di eta pesano un terzo di quelli che le nostre televisioni ci mostrano camminare lungo le strade dell’esodo kossovaro.
Bambini condannati a morte e alla tortura, perche morire di fame non è solo morte ma anche tortura, senza nessun Milosevic alle loro calcagna, bambini che non hanno bisogno di raid aerei per essere salvati ma di un litro di acqua al giorno, un litro di quei cinquanta litri necessari ogni giorno per lavare e far splendere l’ultima berlina che ha cambiato la nostra famiglia italiana, un litro sottratto agli ettolitri clorati delle nostre migliaia di piscine private, un litro sottratto ai miliardi di litri che fuggono mentre sciacquiamo una tazzina da caffè.
Bambini divorati da mosche e parassiti, arsi e disidratati.
Tutto ciò finalmente sta per finire non appena cadrà Milosevic. Coloro che prendono miliardi per le loro apparizioni televisive si troveranno di nuovo ad avere a che fare con buste paghe da normali impiegati. I campioni di calcio saranno immediatamente costretti a devolvere i loro patrimoni miliardari in aiuti umanitari, e anche per loro comincierà una stagione di stipendi ragionevolmente uguali a chi suda negli altiforni delle acciaierie per otto o dieci ore al giorno. Considerato che una bottiglia di acqua minerale costa nei nostri discount meno di trecento lire nessuno sara più giustiziato sommariamente a tre anni a morte per disidratazione.
E tutto ciò ruotava genialmente, una fenomenale legge cosmica, intorno a Slobo Milosevic: finché lui non si era manifestato il mondo dei governi occidentali non aveva avuto la salvifica catarsi. Ingerenza umanitaria! Come non averci pensato prima! Incredibile ma vero. Sempre secondo la seconda ipotesi di Nolte.
Grazie a milosevic possiamo annunciare che è iniziata la rivoluzione mondiale.
Se invece fosse la prima ipotesi di Nolte, che lui dà al banco delle scommesse cinquanta a cinquanta, e cioè che chi sta combattendo Slobodan è della sua stessa pasta, se non migliore, nel senso che è in ciò di lui molto più in gamba, allora per il mondo al posto della rivoluzione umanitaria non ci sarà che un acuirsi estremo della sua tragedia.
Andrè Glucksmann, sempre su Liberal, ci parla del diritto di ingerenza umanitaria: “(…) i diritti umani europei (solo europei? NdA) si elevano in nome della civiltà europea, senza dipendere dal consenso preventivo delle grandi potenze mondiali (…) chi porta soccorso ai massacrati, vittime di queste strategie anticivili, non viola alcun “diritto internazionale” al contrario, contribuisce a costituirlo(…). Insomma questa guerra potrebbe essere valutata come una pseudomorfosi (che è un processo di mutazione chimica dei minerali cristallini che però lascia intatta la forma esterna dei cristalli stessi). In apparenza sembra una guerra invasiva che viola e lo statuto difensivo della NATO e la giurisprudenza internazionale con l’aggressione senza dichiarazione di guerra a uno stato sovrano ma in realtà la sua composizione chimica sarebbe cambiata: credendo al postulato della NATO i calendari umani andrebbero azzerati, sarebbe cioè cominciata l’era dell’uomo a discapito di quella degli stati nazionali e della globalizzazione mercantile.
Malauguratamente e sicuramente per distrazione Glucksmann non riesce ne sembra voler definire da che punto e da quale condizione umana debba partire il diritto di ingerenza e soprattutto non ha chiarito se questo diritto debba rimanere una facoltà oppure debba assurgere ad imperativo categorico, se debba cioe essere messo in tensione in quanto DIRITTO con il suo opposto che è il DOVERE di ingerenza umanitaria, perchè si sa che un diritto che non sia un dovere diventa immediatamente un privilegio, e allora siamo improvvisamente balzati in aerea di giurisprudenza medioevale , quella per intenderci del giudizio di Dio che da ragione a chi con la forza vince un duello.
Ma Glucksmann Pilato alludendo sottilmente a questo problema ci dice che se ne lava le mani”il giudice, in ultima istanza, del carattere insopportabile degli abomini resta la coscienza del cittadino(…)”.
Vero forse, ma quale cittadino ci chiediamo guardandoci intorno trasversalmente, forse il filosofo, se non è di quelli occupati a teorizzare dottrine dello sterminio, forse il medico, se non è di quelli distratti dagli esperimenti su cavie umane profumataemente pagate da potenti ditte farmaceutiche come avviene nell’inghilterra dei nostri tempi e chissa ovunque nel civile occidente ( mentre altrove le cavie non vengono nemmeno pagate), forse è il prete se non è distratto dall’eccitazione che gli suscita una ragazzina o un ragazzino che sta catechizzando e che di li a poco palperà e chissà cos’altro, forse le madri e i padri se non sono arruolati nell’esercito della violenza familiare? Quale cittadino? Insomma se queste e simili categorie sociali appena scorse potrebbero a buon diritto assurgere a questo ruolo cosa dire invece di quelle coscienze cittadine polarizzate, come loro essere nella sfera pubblica, intorno agli eventi del calcio per cui l’appartenente all’altro club non è che l’auspicabile destinatario delle potenziali coltellate ancora racchiuse nell’apriori di una mano stretta intorno a un coltello ancora nella tasca di un pantalone? Oppure di quelle migliaia di cittadini , senza un nome, che ogni anno decidono di dedicare alla vita activa l’azione dello stuprare altrettante cittadine, o di quei cittadini che un giorno decidono di sprangare al cranio il proprio vicino o di quegli altri che rivendicano lo jus prime nocti con le proprie figlie o di quelli che investiti di autorità e potere esercitano come prassi l’abuso, la violenza privata, le malvessazioni, la tortura (ricordo soltanto i cittadini poliziotti della uno bianca e le numerose denunce presso amnesty contro i crimini delle autorità italiane). A Gluksman l’ardua sentenza.
Insomma quali tra questi e altri cittadini secondo l’illustre filosofo dovrebbero assurgere in ultima istanza a giudice del carattere insopportabile dell’abominio, Gluckmann non ce l’ha detto, forse alludeva al cittadino Bush junior e i suoi texani, insuperabili esecuzionisti della pena capitale? Forse intendeva quelli cianotizzati dall’odio a trecentossesanta gradi contro qualsiasi altra forma di vita che non sia se stessi che viaggiano quotidianamente sulle linee dei bus di tutte le capitali del mondo? Tutto ciò rimane nel problema dell’ingerenza umanitaria un vero e proprio enigma.
“…perciò l’azione della NATO si espone al sospetto di fungere da strumento dell’unica potenza mondiale ancora rimasta che interviene o meno secondo il suo orizzonte di interessi e non in nome di un principio comune ed evidente. Ma nessuna viaouò ricondurre al principio della sovranità degli Stati e alla norma della non ingerenza. Se questa è una cosa buona o funesta lo può dire solo un profeta, non uno storico” così Nolte chiude il suo articolo inserito nella costellazione ampia di interventi che l’illustre settimanale ha dedicato, con una implicita confessione teleologica nel titolo del numero –quanto costa la vita di un kossovaro- e non una vita e basta, alla guerra umanitaria che in nome dell’ingerenza ha demolito la giurisdizione planetaria.
D’accordo con Nolte per quanto la cecità dello storico ciò non mi impedisce di vestire il panno del profeta che cieco alle evidenze vede ciò che è nascosto: non credo assolutamente nel motivo di questa guerra.
Stanotte inoltre ho fatto questo sogno: il presidente degli Stati Uniti parla a uno stretto numero di collaboratori
“molto presto la Cina comincerà a catalizzare l’oriente intorno a se stessa e sappiamo che quella parte del mondo, unita allo sviluppo tecnologico di cui sono capaci, ne farà la nostra vera antagonista mondiale. Inoltre stiamo perdendo l’Europa, lentamente ma irreversibilmente, la quale si sta confederando stavolta sul serio e ciò significherebbe che in futuro dovremo smantellare le nostre basi militari: invadendo la Serbia e costituendo uno stato musulmano noi potremmo ottenere importantissimi risultati strategici: rallentiamo ulteriormente il processo di unione europea e allo stesso tempo creiamo le basi per spostare il nostro asse di alleanze ai paesi arabo musulmani facendoci perdonare il conflitto con l’Irak e coinvolgendo Saddam Hussein nel fatale errore di allearsi con il popolo serbo che la nostra propaganda sta disegnando come un popolo che sta tentando la pulizia etnica contro un popolo musulmano, questo gli toglierà’ ogni possibile e concreta solidarietà araba ( tra i nostri cari amici petrolmonarchici s’intende). Dobbiamo quindi chiedere pazienza al nostro paese e fargli comprendere che stiamo combattendo in realtà per l’interesse del popolo americano del futuro prossimo.
Con questa guerra abbiamo inferto all’immagine del comunismo di vecchio stampo il colpo di grazia, allo stesso tempo coinvolgendole in questo delitto contro il diritto internazionale abbiamo prodotte le premesse del prossimo collasso delle sinistre europee sotto il cui governo si stava costruendo la federazione UE, abbiamo messo in crisi l’istanza antiamericana su cui si reggeva il fondamentalismo islamico lottando noi stessi per difendere un popolo musulmano, abbiamo inoltre armato un perverso meccanismo per cui da questa guerra in poi tutti gli stati Europei sono ricattabili grazie ai problemi che essi stessi hanno da sempre con le loro minoranze separatiste indipendentiste . La Francia con la Corsica, La Spagna con i Baschi, L’inghilterra con l’Irlanda e la Scozia, l’italia con i Sardi e i Padani e via dicendo. Grazie al precedente dell’ingerenza umanitaria ci sarà consentito in qualsiasi momento di sposare qualsiasi causa indipendentista scatenando, come ben sappiamo fare una reazione di odi e faide etniche armando le fazioni più radicali di questi movimenti: il resto viene da se, starà solo al comportamento economico e politico della nazione in causa nei nostri confronti se noi decideremo di appoggiare i ribelli o se invece li condanneremo come bieco terrorismo come è per i curdi in Turchia, nostro fedele alfiere.
Finita e vinta la guerra gioco forza il nostro prestigio sara’ altissimo come altissime saranno le spese di guerra dei paesi europei cui spetta l’onere di questa guerra mentre l’Europa stessa dovrà faticosamente contenere la crisi delle decine e decine di migliaia di profughi che non vorranno mai più tornare nel Kossovo optando per le ricche società in cui hanno messo piede e questo risarcirà comunque la Serbia che di fatto avrà svuotato il Kossovo dagli albanesi” a questo punto del sogno i collaboratori del presidente esplodevano in un cupo applauso mentre il presidente si accingeva a terminare il discorso” è davvero iniziata una nuova era del dominio americano, l’America dell’umanità, soprattutto l’America sull’umanità, God bless America!“.
Mi sono svegliato davanti alla televisione in cui scorrevano le immagini ormai trite dei profughi albanesi in colonna e in fuga dal Kossovo accompagnati da struggenti colonne sonore made in Rai.
Avrà avuto ragione Vitalij Tretjakove dalla Nezavisimaja gazeta scrivendo alla fine del suo articolo che “l’Europa presto si spacchera’ , la Russia troverà sicuramente degli alleati. Bisogna solo armarsi di pazienza e aspettare“?
Solo un profeta può dirlo.
(Roma 1999)
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