Premessa: è da quando sono ragazzino che mi immagino padre e che nutro quindi il desiderio di avere uno o più figli. L’idea mi riempie il cuore di gioia, mi commuove e mi fa pensare: “Non vedo l’ora che accada”. Da anni immagino le grandi difficoltà e la felicità immensa che regala il diventare genitore, il sentirsi chiamare “papà” o “babbo” ed il crescere quella creatura insieme alla donna che ami. Ma, oltre che inguaribile romantico/sentimentale, cerco anche di essere un lucido realista, concependo anche l’esistenza di pratiche come l’aborto, considerate (anche a grande ragione) una cruciale conquista per i diritti e l’emancipazione delle donne. Se poi siete contrari all’aborto sempre e comunque, allora potete anche smettere di leggere questo editoriale e passare oltre, visto che il suo contenuto è sicuramente molto “progressista” e potrebbe scandalizzarvi in maniera irreparabile.
LA RIDICOLIZZAZIONE DEL PADRE INVOLONTARIO
Dicevamo, comunque: la legge n° 194 del 22 maggio 1978 rientra tra i sacrosanti diritti delle donne che non vogliono diventare madri per le più disparate ragioni. A quanto pare, però, questi diritti sono previsti esclusivamente per l’universo femminile. E sì perché, nella società odierna, il padre è oggettivamente considerato sempre più un essere inferiore un po’ su tutti i livelli. Ne ho avuto conferma violenta quanto superflua guardando il (penoso) scherzo fatto al cantante Moreno dalla nota trasmissione “Le Iene”. Tutto il servizio è difatti incentrato sulla ridicolizzazione estrema dei sentimenti del maschio diventato padre a sua insaputa, definito letteralmente “un coglione” che dovrà banalmente versare il suo contributo mensile di paternità anche se non aveva alcuna intenzione di mettere al mondo dei pargoli.
Perché, alla fine, quando si parla di diritti degli uomini, di “violenza sugli uomini” e di altre tematiche legate a disparità che non riguardano il sesso femminile, il clima è sempre un po’ goliardico, cazzaro; addirittura parodistico. “Mia moglie mi lancia bicchieri e piatti in faccia quando litighiamo”. Reazione standard ”Ahahah, e tu riesci a schivarli tutti?”. A ruoli invertiti, giustamente, i toni sarebbero solenni e grevi e nessuno si sognerebbe mai di ridere vedendo una donna con l’occhio nero o con un grosso livido sul braccio.
Ma torniamo ai dettagli dello “scherzo” fatto dalle Iene: in pratica, una ragazza, fingendo di essere stata messa incinta dal più o meno noto cantante, gli chiedeva di “prendersi le sue responsabilità” ed esigeva un lauto “mantenimento” mensile per lei e per il futuro bambino.
ESISTONO SOLO I DIRITTI DELLE MADRI INVOLONTARIE?
Moreno, probabilmente non proprio una cima dal punto di vista intellettuale, non sapremo mai se per finta o realmente, si disperava e piangeva per quella paternità indesiderata. Sembrava effettivamente devastato dall’idea di diventare papà senza averlo voluto, tra l’altro sapendo che la madre di suo figlio o sua figlia sarebbe stata una perfetta sconosciuta, della quale neppure ricordava il nome. E qui arriviamo al punto dolente della mia “provocazione”: abbiamo tanto combattuto (in maniera sacrosanta) per l’aborto, per dare alle donne la possibilità di scegliere di non diventare madri. Non solo: alle donne è concesso anche di partorire in totale anonimato, dando poi in adozione il figlio e di fatto rinunciando appunto alla maternità e ad ogni responsabilità annessa e connessa. Lo prevede la legge, da tempo, per tutelare proprio le signorine e le signore che non si sentono pronte a mettere al mondo e/o crescere un figlio. Ripeto: concepiamo la negazione della maternità, anche se i movimenti anti-abortisti non sono certo spariti e sulla pratica il dibattito è (a mio avviso in parte anche giustamente) ancora aperto e rovente.
E’ doloroso? E’ straziante? Ti segna per la vita? Non è per niente una scelta facile? Sicuramente nella grande maggioranza dei casi è così: l’aborto è spesso un’esperienza orribile e potenzialmente devastante, così come può esserlo l’affidamento in adozione subito dopo il parto. Nessuno sano di mente sostiene infatti che tale scelta sia una passeggiata (anche se ultimamente ci sono sempre più donne pronte a portare avanti un’intera gravidanza, per poi vendere i propri figli per qualche decina di migliaia di euro). Ma perché diamo per scontato che una donna, essere a quanto pare superiore anche per diritti genitoriali acquisiti, possa decidere di interrompere una gravidanza indesiderata o di far adottare suo figlio subito dopo averlo messo al mondo, mentre per un futuro padre involontario (magari incastrato poiché facoltoso ed ingenuo) tale possibilità non solo è preclusa, ma non viene neppure lontanamente discussa ed immaginata?
SE ANCHE GLI UOMINI POSSONO RIFIUTARE LA PATERNITA’
Ripeto: personalmente un figlio lo terrei in ogni caso, anche se fossi stato raggirato e “incosciente” nel concepirlo; ergo anche se fosse involontario e per nulla programmato. Sarei di quelli che convincerebbe la futura madre eventualmente pronta ad abortire a tenerlo ad ogni costo. Le statistiche tra l’altro sembrano suggerire che questa tendenza vale per la maggioranza dei padri e della madri. E allora, perché non è proprio contemplata la possibilità di dire: “Non volevo questo figlio, sono stato ingannato/incauto/ingenuo/ ed esigo sia rimanere anonimo che evitare di provvedere al suo mantenimento?”. Vi sembra una cosa mostruosa? Brutta? Allora torniamo alla domanda principale: perché questa possibilità è già prevista dalla legge per le donne che non vogliono essere madri? E perché la scelta di non maternità è vista positivamente o comunque compresa da sempre più persone, mentre un uomo che si rifiuta di riconoscere suo figlio è in ogni caso un mostro senza cuore? Se io sono un cantante facoltoso e tu una giovane “furba” che si fa ingravidare per poi ottenere un mantenimento/vitalizio (la nostra storia recente è straripante di esempi simili), perché non posso chiederti formalmente di abortire o di dare il figlio in adozione? Perché come futuro padre involontario ho zero diritti e solo doveri, mentre tu in quanto futura madre puoi disporre della mia vita e di quella mio figlio come desideri?
TROPPO “PROGRESSISTA” ANCHE PER LA SVEZIA?
Un uomo che ha contribuito a generare una gravidanza indesiderata è difatti, sempre ed in ogni caso, “un pirla” (o, per dirla come nel servizio delle Iene, “un coglione”) che dovrà come minimo trasformarsi in un bancomat.
Il fatto che un dibattito simile sia considerato folle e “misogino” persino in paesi come la Svezia, dove pure si è tentato di abbozzare proposte di legge a tutela dei padri involontari, conferma in maniera lampante che, a parte i soliti strali da facili applausi sulla “società maschilista e patriarcale”, l’uomo ed in particolare proprio il padre è invece sempre discriminato, soprattutto quando si parla di genitorialità.
Al contempo è concepito ed assolutamente tollerato che un padre facoltoso versi 2000 euro al mese di “alimenti” alla ex moglie magari risposatasi che poi lo “punisce” (magari per un presunto tradimento subito 10 anni prima) non facendogli vedere i figli e descrivendolo come un viscido mostro al loro cospetto. La giurisprudenza, come ogni avvocato matrimonialista, psicologo e giudice coinvolto nelle cause di divorzio (soprattutto in Italia) confermerà, è tendenzialmente a favore delle donne e soprattutto generalmente penalizzante per le persone buone, oneste e non abbastanza ricche di entrambi i sessi.
UNA PROPOSTA DI LEGGE POSSIBILE?
Presupponendo comunque che, così come per il rifiuto alla maternità, occorrerebbe introdurre controlli e limiti che stronchino sul nascere ogni abuso di tale possibilità, si potrebbero ad esempio introdurre dei limiti quantitativi all’esercizio del diritto. Ad esempio: nel corso della propria vita, un uomo potrebbe fare domanda per il rifiuto di paternità al massimo due volte e solo con il ricorrere di particolari condizioni, verificate da apposite commissioni (esempio: la madre ha portato avanti la gravidanza senza informarlo in tempo). Importante sarebbe naturalmente anche la valutazione sul suo reddito e sui rapporti effettivamente esistenti tra lui e la madre ecc. Insomma: il percorso legale e burocratico necessario per svincolarsi dalla responsabilità paterna non dovrebbe consistere in un semplice modulo da compilare, ma comporterebbe in ogni caso una serie di passaggi pensati per tutelare quella che è sempre la parte più debole (ed innocente), ovvero il nascituro. Al momento, la procedura per l’interruzione di gravidanza, è resa abbastanza agevole, comprende un’ampia gamma di motivazioni (da quelle legate alla salute del feto e della madre fino a quelle collegate invece a problemi sociali, psicologici e familiari della futura madre) e può essere avviata in poco più di una settimana presentandosi presso un consultorio. Non esistono limiti quantitativi ed una donna può abortire in teoria anche infinite volte (esistono casi di di aborti multipli, sui quali a mio avviso andrebbero scritti approfondimenti a parte) nel corso della propria vita.
E dunque, anche a fronte delle riflessioni fin qui esposte, sono sempre più convito che occorra fondare un vero e forte movimento per la (reale) parità tra i sessi, senza odio di genere, senza “ismi” e senza “vendette” portate avanti da femministe accecate dall’odio verso il maschio. Se è la libertà di scelta della genitorialità il tema, allora tale libertà deve essere concepita per entrambi sia per le madri che per i padri e non prevedere esclusivi doveri per l’uno e diritti (sacrosanti) per l’altra.
Certo, il tema è delicato e giuridicamente non risulterebbe semplice stabilire in che misura un “padre involontario” può chiedere risarcimenti o rifiutarsi legittimamente di non riconoscere il figlio, suggerendo l’aborto o l’adozione qualora riuscisse a dimostrare di essere stato raggirato. Tuttavia, se pensiamo che per una donna è possibile interrompere una gravidanza indesiderata, oppure come detto portarla a termine e chiedere l’adozione o addirittura vendere il bambino che ha tenuto in grembo per 9 mesi, non vedo perché non dovremmo iniziare a concepire almeno le prime due possibilità per i padri involontari, invece di ritenerli tutti automaticamente dei poveri ebeti che hanno l’abitudine di ingravidare random chiunque.
I figli sono anni d’amore e si concepiscono in due. Non possono essere estorti dietro ricatto morale, né tanto meno usati come merce di scambio da madri e padri che non dovrebbero mai essere genitori.