Elena e Paride ,
tragedia in un solo atto per genti senza nome. Dunque oggi la mensa Cultura di Young, di cui sono il cuoco in prima, passa un po’ di teatro minore del 900 fatto in casa: Premetto che scrissi questo testo anni e anni or sono, ero ancora appena ventenne. Accadde prima della fine del XX° secolo. Stavano riaccendendosi allora lentamente e ovunque i fuochi delle guerre, feroci più di prima, il testo, inedito, ha dormito per lustri e lustri nei cassetti: essendo testo giovanile ha ingenuità da vendere, accomodatevi, perché io ve le regalo.
Oggi crepitano armi in ogni dove, e si uccidono gli uni con gli altri i miserabili della terra che in guerra ci vanno da sempre fratelli contro fratelli, sorelle contro sorelle, chissà che un giorno dicano : basta! noi in guerra non ci andiamo più ! Con questa speranza lo dedico a loro che poi siamo noi.
ELENA E PARIDE
AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA. DOPO IL DUELLO CHE PARIDE INTRAPRENDE CON MENELAO AL FINE DI PORRE TERMINE AL CONFLITTO DECIDENDONE LE SORTI CON LA SFIDA.
La scena
La stanza nuziale di Elena e Paride. Entra il coro che si dispone in due ali ai lati del letto.
CORO
I° CORIFEO
Intorno a loro c’è una triste storia. È la storia della guerra degli Atridi. Che duci di genti, con mille navi cariche, gli Elleni, alle mura di Ilio e sotto il monte Ida, tra le foreste, dove i Teucri abbattevano i frassini per le lance e per i riti le querce, il cui fuoco per le carni è il migliore di tutti, ai Troadi mossero contro. Intorno alle città stanno accampati i greci, stanno nelle trincee esposti al freddo degli inverni, in umide pelli avvolte di rugiada; e al caldo estivo afoso stanno, quando viene a togliere il sonno.
II° CORIFEO
E dentro le mura della città sotto grigi cieli, ecco bianche dimore vuote d’uomini decimati dalle armi, dove solo mesti servitori, timorosi di cadere nelle sconosciute mani di nuovi padroni, attendono a poche mansioni, che numerosi riti né banchetti né stranieri ospiti Ilio ormai accoglie. Onde tutti intenti stavano, prima della guerra, invece gli schiavi a preparare nei bagni gli olii e, numerosi alle pareti, accendendo i lumi, a lucidare crateri e coppe, intarsiati vassoi d’oro sui quali la ricca selvaggina dell’Ida si portava: erano cinghiali feriti dai giovani nella caccia con lo spiedo e molte stirpi d’uccelli e i cervi da corti giavellotti abbattuti, mentre in ricche vesti adorni giungevano gli uomini recando i doni. Per ascoltare dall’ospite i canti giungevano: così infatti di altri popoli si conoscevano i costumi, e di Troia, da essi dipartiti, nel mondo la fama si spandeva.
III° CORIFEO
Un tempo assai gioiosa, ecco adesso la città: silenziose e buie le case, le strade riecheggiano al mattino di tristi passi in corteo: in singhiozzi passano le donne e dei vecchi abituati al fato amaro, amari sono i sospiri: come ali stanche di feriti uccelli si levano nel cielo. E il parlare segreto d’armati si sente, quando improvviso per poco cessa il vento, che stimando tra di essi le vicende della guerra, ansiosi s’avviano alle torri della guardia, E queste sono le madri , eccole passano, che partoriti i rari figli nell’assedio, del loro incerto destino al cielo ne fanno un pietoso lamento.
IV° CORIFEO
Ecco quelli per cui svuotate le città achee d’uomini gloriosi, di Ilio ora stanno le mura da quegli uomini accerchiate!
(CON UN GESTO INDICA UNA PORTA. ENTRANO PARIDE ED ELENA E SI METTONO UNO SDRAIATO NELLA SUA ARMATURA SUL LETTO E L’ALTRA IN PIEDI AL SUO FIANCO RESTANDO COSI’ IMMOBILI)
Elena e Paride! Che appartati se ne stanno dopo il duello come fantasmi che non vogliono vedere i Teucri, onde non rammentare per quale male, tanto male su di essi è caduto, più lugubre delle piogge del nascente inverno, quando una giornata luminosa di sole improvvisa, come un sepolcro che si chiude, dopo l’ultimo saluto si fa scura. E dalle finestre, ricca di presagi, gelida aria odorosa di bosco rattrista le stanze, mentre sale lunga un’ombra alle pareti al giovane recando angoscia e melanconici pensieri, al vecchio passata troppo in fretta invece rammenta l’irripetibile giovinezza!
I° CORIFEO
Sfuggito per volere di Cipride, che tremenda gli ha inculcato, come mai l’ebbe uomo in Ilio, paura della morte decretata dalle parche, scampato al duello con sortilegio, ecco del re Priamo, suo padre, il figlio Paride; che tornando indietro con la mente, alla quale sola è concesso di risalire alle sorgenti dell’errore, ragiona e ripensa dell’atride e di sé e di Leda la figlia Elena, e come fu che per le effimere illusioni d’una dea lui uomo nobilissimo , si fosse fatto un volgare predone .
II° CORIFEO
Fuori sconvolti ci sono i Teucri davanti agli Argivi, che stanno senza corazze seduti a terra e sconvolti i Danai stessi innanzi ai Troadi ancora in armi: tutti guardano Menelao furioso e sconvolto contro l’immagine dissolta del nemico brandire l’arma. Intanto nella stanza per oscuro consiglio d’Afrodite Elena interroga Paride e lui Elena interroga.
CORO
E tra loro, come fuori tra le schiere, monta e s’agita un cupo risentimento, pregno di inferi auspici, fertile terra di semi fatali e agli uni e agli altri, in amore come in guerra, consiglia di scoccare i suoi mortali strali.
ELENA E PARIDE SI ANIMANO
ELENA
Allora è vero! Sei fuggito!
Di bocca in bocca lo sussurravano le donne…
Menelao, pare, stava per ammazzarti, no?
PARIDE
(TRAFELATO) Non sono fuggito…
mi ha rapito avvolto di nube e coperto di vergogna!
Maledetto il giorno in cui per lei
mi inimicai dee più potenti
Atena e la vittoria perdendo…
Ma che ci posso fare?
Da piccolo spiavo mia madre che faceva il bagno
sotto le ampie tuniche vedendo apparire
i gonfi seni delle ancelle, ah…
(TRASOGNATO) …i loro meravigliosi corpi
disegnati dagli spruzzi d’acqua che bagnando i tessuti
li faceva trasparenti…
mi tremavano le gambe!
i loro capelli sciolti, lunghi sulle agili spalle,
i vapori profumati di pelle…
ELENA
(ACCATIVANTE) seni come questi?
(SI SCOPRE IL SENO E SI ACCAREZZA)
PARIDE
(CON DESIDERIO) Elena, Elena mia…
ELENA
Vieni qui amore mio…muori qui sopra
(INDICANDO IL PROPRIO SENO)
questo è il teatro della tua gloria,
non sei fatto per le armi
che distruggono ciò che è bello,
non con la spada ma con l’amore
fa che si disfi il tuo ventre.
Sciogli l’acre cuoio della corazza
(SEDUCENTE) e le mie vesti…
vieni bambino mio…
PARIDE SI GETTA SU DI LEI, LA BACIA, LA MORDE
PARIDE
Amore…amore mio, dea! Montagna!
Ciclope!
Mai ti ho desiderata come in questo momento.
Che importa se fuori infuria la mischia polverosa,
se violente cozzano le infiammate corazze,
muoiano anche i Teucri
purchè questa stanza crolli per ultima
e le nostre grida d’amore su quelle della guerra
come il tuono sulla pioggia già cessata
per ultime si spengano!
LA SVESTE STRAPPANDOLE LA TUNICA E LA ROVESCIA SUL LETTO SI TOGLIE LA CORAZZA E SI SDRAIA CON LEI DA UNA TENDA IRROMPE ETTORE ARMATO, IL VOLTO STRIATO DI SANGUE E TERRA, ANSIMANTE PER LA BATTAGLIA. PARIDE ISTINTIVAMENTE CERCA UN RIPARO COME UN BAMBINO NEL CORPO DI ELENA CHE INVECE SI ERGE SUL BUSTO
ETTORE
A-ah! Eccoti!
Sono venuto direttamente qui,
dove altro cercarti
se non in una camera
su un letto ben tornito
tra le braccia di una donna consenziente?
ELENA
GRIDANDO SDEGNATA MA CON UNA SOTTILE AMMIRAZIONE PER ETTORE
Come ti permetti di entrare nelle nostre stanze reali?
ETTORE
Allo stesso modo in cui senza chiederti il permesso
faccio versare in tua difesa sangue ai teucri!
( A PARIDE) Vigliacco stramaledetto!
Hai macchiato l’onore di tutto il nostro popolo
per la seconda volta!
(A ELENA DI NUOVO)
Proprio per lui hai lasciato il valoroso Menelao?
Ti comprendo sempre meno (UNA SOTTILE INVIDIA PER PARIDE SI DISEGNA TUTTAVIA SUL SUO VOLTO)
ELENA
Questo è necessario e sufficiente
che lo comprenda io e nessun altro!
ETTORE
Infatti non mi preoccupo di questo
ma di chi la fuori aspetta qualcuno
che invece è nascosto in un letto!
Or vado. Gli Achei attendono ed è
chiaro che la vittoria del duello è greca
visto che il nostro campione
ha ben usato l’arma della fuga.
Esultano tutti i greci perché costui
insieme ai tesori di Troia
mettendoti in palio per sanare la contesa
ti ha ben perduta! ( ELENA SI GIRA OFFESA A GUARDARE PARIDE MA è SOLO UN ATTIMO)
(A PARIDE)
Mi conviene non denunciarti
tanto l’odio ti circonda dentro e fuori le mura.
Dirò che non ti si trova
ma solo perché non ricada su noi
la vergogna di saperti tra le braccia di una donna!
Tra gli schiavi ci sono uomini
più valorosi di te!
ESCE FURIOSO
ELENA
Non dargli ascolto amore
(ACCAREZZANDO UN PARIDE TURBATISSIMO)
…sei un amante focoso, sei forte,
le tue braccia mi spezzano,
il tuo ventre mi soffoca…
non ho mai provato la stessa cosa
con quell’assassino!
PARIDE
(SCONFORTATO ED UMILIATO)
Ettore ha ragione (ALLONTANANDOLE CAREZZE DI ELENA)
non valgo nulla,
Menelao mi avrebbe ucciso
senza il miracolo di Afrodite!
ELENA
Questo non significa nulla…
(QUASI DICENDOLO A SE STESSA CON LO SGUARDO LONTANO)
Che uno sia più forte di un altro!
il toro è più forte del lupo
eppure ne è la vittima!
E per chi si mosse la schiera greca?
Per chi combattono infiniti popoli
da nove anni?
Per chi stanno lontani dalle case e dalle spose
se non per noi che siamo i più deboli?
E di chi canteranno i poeti?
PARIDE
Se canteranno di noi
allora diranno che ero un vigliacco!
Quando tu tornerai alla sua reggia
questo di me dirai!
ELENA
Come puoi dire queste cose Paride?
Questo non accadrà mai e se Ilio
dovesse soccombere ed io supplice
mi getterò ai piedi di Menelao,
quand’anche Troia fosse cancellata
e tu consumato dalla scura pira,
le tue ceneri lontane portate dal vento,
anche allora avrai avuto ragione del mondo:
rivoltandosi nel letto accanto a me
Menelao non farà che chiedersi
perché mai io ti scelsi a lui
grande re di un invincibile popolo!
PARIDE
(SEMPRE PIU’ SCONFORTATO)
No! Non io! Tu!…Voi, le donne
come sempre avrete vinto!
Nulla può l’aratro
contro l’inclemenza della terra
e anche se ben piantato e inflitto nella terra
è il seme nel campo
poi la terra da un altro frutto
che nessuno si aspettava!
ELENA
(RISENTITA) parli come quelli li fuori adesso!
Allora vai!
Vestiti, prendi le armi
e cerca quella gloria
che qui non riesci a trovare!
Maledetta cagna che sono!
Avrei dovuto capirlo che sei uguale…
E se sei uguale allora si, sei un vigliacco!
PARIDE
Infatti! È come dici!
ELENA
Anni sprecati , maledizione!
Ti avevo fatto diverso!
PARIDE
Noi uomini siamo tutti uguali!
Ci fanno uguali doni quando siamo ragazzi
e ci insegnano uguali desideri e l’un l’altro
per questo ci emuliamo cercando di essere i migliori.
Menelao, che tu lo sappia infine, l’ho sempre ammirato
sentendomene ferocemente inferiore
e tu scegliendomi hai armato la mia frustrazione
di una atroce vendetta contro la sua superiorità
quando ospite vostro a Sparta
lo vedevo ammirato da tutti.
Tu mi guardavi stare in silenzio e in disparte,
il mio sguardo basso…chissà cosa immaginavi,
il silenzio inganna, disegna cose che non sono…
ELENA
Non ero io a guardarti Paride, ricorda bene.
Tu eri silenzioso , è vero,
mentre gli altri non parlavano
che di guerre, armi e spedizioni.
Nessuno però tra loro osava
rivolgermi lo sguardo
ospiti da lontane terre straniere
anche se lo desideravano come io sentivo.
Mentre tu lo facevi. Tu mi guardavi
con occhi come quelli dei fanciulli dolcissimi,
scavando in me quella breccia
che i greci cercano invano in Troia.
Sembrava che nulla ti interessasse di quei discorsi odiosi
uguali da sempre da che ne ho memoria.
Non ti sentii mai elencare le tue gesta, le tue ricchezze,
le tue navi o il tuo esercito.
Tra quei discorsi che unici accendevano di passione i commensali
eri l’unico a mostrare di interessarti a me
e quando io cercavo di indagare il tuo sguardo
svelandoti il mio pudore
i tuoi occhi fuggivano agitandomi il cuore.
Avesse taciuto di più Menelao
ed osservato meglio
oggi non starebbe furioso
Sotto queste mura!
PARIDE
Tacevo…mi ricordo.
Ma ricordo anche che avrei voluto parlare,
essere tra loro come loro.
Solo che non avevo nessuna impresa
degna di essere rappresentata
nel teatro delle parole
poiché il mio tempo tutto lo trascorsi a palazzo
lontano dalle insidie e dai pericoli.
Mentre i miei coetanei con la caccia al cinghiale
si addestravano alla guerra
io trascorrevo intere giornate
a raccogliere sguardi dalle donne,
negli specchi godendo di me stesso
che nacqui bellissimo e mi innamorai
dell’amore che tutti mi concedevano
e quando fui tra gli spartani
mi rifugiai nel silenzio
perché non di bellezza essi si vantavano
ma del coraggio, della forza
E del resistere al dolore.
Intanto ti guardavo donna bellissima
come mai ne avevo viste
e ti desideravo.
Conquistar donne,
queste erano le mie gesta!
ENTRA ANSIMANTE E STRAVOLTA L’ANCELLA DI ELENA
ANCELLA
Oh dei inclementi che volete di Troia la rovina!
PARIDE
(SPAVENTATO) Parla! Cosa succede? Parla!
ANCELLA
Oh Elena!, Paride!
ELENA
Poverina è sconvolta..
PARIDE
Se non parli ti giuro…
ANCELLA
La tregua è rotta! La tregua è rotta!
Si muovono i teucri avanzando con gli scudi
e veloci con orrende urla
gli achei si riallacciano le corazze !
Pandaro reso folle da un dio
ha scagliato un acuto dardo nel ventre di Menelao
mentre gli uni e gli altri ancora parlavano di patti…
ELENA
(DI SOPRASSALTO) Menelao…
ANCELLA
…Ora gridano le schiere
Menelao a terra giace tra i suoi
e il sangue nero gli scorre sulle bianche cosce!
PARIDE
Menelao dunque! (GUARDA CON IRA ELENA)
ELENA
(A DISAGIO) Amore perché mi guardi
in quel modo torvo?
PARIDE
Non sono cieco! E delle donne
Conosco ogni tono,
almeno di questo vorrai riconoscere
che sono un esperto!
E tu, tu.. mi è ben sembrato,
hai esclamato il nome del greco
con amore!
ELENA
(IMBARAZZATA) No…io…
PARIDE
Forse già da tempo ne sentivi la mancanza…
È molto ormai che te ne vai sulle mura
ad assistere alla battaglia,
chissà sperando che presto Troia cada!
Sai benissimo che contro la tua bellezza
Menelao non alzerà la mano!
Gli ucciderai la memoria
mostrandogli il bel seno!
Immagino già le vostre notti future…
i tuoi racconti “mi ha rapita!”
“mai ho provato piacere”
questo gli dirai!
ELENA
(DECISA) Non dire sciocchezze Paride!
Ho solo avuto paura…
PARIDE
Si, che sia morto!
ELENA
(COME TURBATA DA QUESTE PAROLE)
No…no! al contrario…che sia ancora vivo!
Tremenda ti ricadrebbe addosso la sua rabbia!
Se egli giace in un corpo senza anima
gli Achei ormai stanchi
non vorranno più combattere,
sulle concave navi allora li vedremo
prendere per sempre il mare…
ma se egli è vivo, se male ha colpito Pandaro
come leoni feriti male dal cacciatore
accesi d’odio per il tradimento dei patti
gli Argivi abbatteranno le mura…
chi viola i giuramenti si sa
attira funesti destini.
Già una volta questo accadde per mano tua
E vedi da nove anni quali sciagure
Sui tuoi teucri caddero.
O Paride !, mai fosti venuto a turbarmi.
PARIDE
(PENSIEROSO) Forse è come tu dici!
Vado ad accertarmi dei fatti.
Aspettami qui e non muoverti,
temo che i troiano esasperati dalla guerra
possano consegnarti agli Achei
sai bene quanto odio ci portano
i due popoli!
PARIDE ESCE GUARDINGO
ELENA
(CON UN GESTO CHIAMA A SE L’ANCELLA)
Presto…vai sulle mura,
prima che torni Paride devo sapere
se Menelao è morto.
Forse ti sembrerà una cosa ignobile
Ma io, sola nell’odio di tutti,
soltanto così potrò sopravvivere:
devo sapere chi mi avrà
e quando ciò sia stabilito
con accorte parole allontanare da me
il rancore del passato nel vincitore.
Se Menelao vive, ne sono certa,
Troia presto cadrà!
Vai e se egli è morto me ne farai cenno
Con un gesto adesso convenuto,
Affinché Paride non si avveda
Di quanto ti ho chiesto.
Verserai dell’acqua in un cratere,
farai così se egli è morto.
Adesso vai, ho brutti presentimenti.
L’ANCELLA ESCE MENTRE PARIDE FURTIVO RIENTRA
SI GUARDANO PER UN MOMENTO
PARIDE
Non sono riuscito a raggiungere le mura.
Mentre camminavo ho inteso drappelli di armati
perlustrare le abitazioni chiedendo di me…
Vogliono consegnarmi Elena! Vogliono
darmi in mano Greca!
Ettore deve averli persuasi di non cercarmi qui
e sono dovuto tornare a nascondermi.
Pare comunque che Menelao…
ELENA
Cosa?
PARIDE (GUARDANDOLA COME PER CARPIRNE LE PIU’ PROFONDE EMOZIONI) …Sia morto!
ELENA (CHE SI E’ AVVEDUTA DELLA PROVOCAZIONE) Vogliano gli dei che sia così!
PARIDE
(SARCASTICO) Anche loro, soprattutto loro, ci odiano…
ELENA
Tutti, tutti ci odiano,
eppure non riescono a trovare un accordo.
Sarebbe semplice consegnarci agli Achei
e finirla con questa guerra che non conviene a nessuno
come tutti dicono.
Il diritto greco reclamato con armi e sangue
è evidente a tutti, a noi come a loro , come del resto
La nostra colpa.
Eppure l’odio acceso come un fuoco di pece
non si spegne se non quando non c’è più nulla da ardere.
Tutti ci odiano ma anche tra loro
brucia questo incendio ormai e non se ne viene a capo!
Teucri e Greci ormai hanno troppi morti
e non sanno più fermarsi….
A meno che.. la nostra colpa
non sia che un espediente
a cose che non sappiamo vedere
ne immaginare..
PARIDE
(DI NUOVO IN PREDA ALLO SCONFORTO)
Elena…ti pentirai di avermi seguito!
ELENA GUARDA ANSIOSA VERSO LA PORTA DALLA QUALE DEVE RIENTRARE L’ANCELLA CON LE NOTIZIE SU MENELAO
PARIDE
Forse devo consegnarmi ai greci…
finirla con questa storia che mi distrugge…
mi consegnerò a Menelao.
ELENA
(DISTRATTA) Si proprio a quello la!
PARIDE
Non sono certo meglio di lui….anzi!
E se con te mi sono sempre comportato in modo
diverso da come ero solito comportarmi con le altre donne,
credo sia soltanto perché li fuori il suo dolore,
La sua rabbia di nove lunghi anni,
ti hanno resa preziosa ai miei occhi.
Forse il vero unico amore di questa storia,
attraverso te,
è quello da anni ci ha uniti,
me e lui,
un funesto amore di uomini!
ELENA
Vedi Paride anche questo è coraggio,
un coraggio di cui Menelao
forse non sarebbe mai capace.
Un coraggio forse più tremendo
Di quello che gli uomini hanno in guerra!
Tu mi hai amata
e quale che siano state le ragioni
è cosa vana dirla,
oscuro è il cuore,
cosi a me pare,
ma in questi nove anni
ti ho avuto sempre accanto,
un fedele compagno.
Se anche fosse vero quello che tu ora dici
se non fosse l’angoscia
che si nutre di te
a farti parlare in questo modo…
per me nulla cambierebbe.
Così dicendo ti esponi nudo,
potrei strapparti il cuore con le parole
con cui lo hai esposto
e per questo ti ammiro:
gli dei t’hanno fatto uomo per tempi a venire
in un mondo invece ancora non pronto
per gente come te.
Per questo ti ho seguito,
per questa differenza che sentivo
parlare nella tua anima.
PARIDE
Quanto ti ho detto Elena
non è un fantasma creato dall’angoscia
piuttosto l’angoscia
viene da questa verità!
ELENA
Non è il Paride che io conosco
quello di queste parole,
sei sconvolto, non ragioni!
ENTRA L’ANCELLA
ANCELLA
Figlia di Zeus,
gli eserciti si battono in nubi di polvere
in cui scintillano orrende le corazze
e come onde di una buia tempesta marina
si agitano gli alti cimieri nelle schiere.
Da un lato gli Achei avanzano seminando lutto
Dall’altro i Teucri rispondono con la strage:
un orribile fragore di bronzo
si leva alto insieme alle grida dei feriti
e cadono i guerrieri dai carri tra le ruote
e questi tra boati e clamore a terra rovinano rovesciandosi .
La sorte è incerta,
gli Dei non si decidono.
Questo ho visto dalle alte mura!
ELENA GUARDA ATTENTAMENTE L’ANCELLA CHE NON VERSA L’ACQUA. LE DUE DONNE SI FISSANO INTENSAMENTE IN VOLTO POI L’ANCELLA ESCE LASCIANDO ELENA ALQUANTO TURBATA.
PARIDE
Strano il vostro modo di guardarvi!
ELENA
Che hanno di strano due donne
che preoccupate si guardano
temendo per la propria sorte?
PARIDE
Non so Elena…
mi pare come certi complici
di crimini segreti che tra la folla si guardano
e prima di ogni giudice
incolpano se stessi! Cosi direi!
ELENA
Nascondo solo il timore
che questa nuova strage mi incute!
PARIDE
Solo questo?
ELENA
La fuori muoiono i giovani di Troia
senza aver vissuto nemmeno una stagione d’amore
svezzati col ferro e col sangue,
i giovani greci cadono
senza aver vissuto della vita i piaceri:
gli uni e gli altri
quelli del tuo popolo e del mio
versano sangue senza avere colpe
mentre solo noi abbiamo il privilegio
di dormire sui candidi lini
il sonno del piacere, non ti basta?
PARIDE
Mi basta a capire
come tu pieghi dove spira il vento!
Comunque basterebbe una tua apparizione
per fermare il massacro,
nessuno mai ti ha trattenuta ed Ecuba
molte volte, ora posso confessarti di averlo
sempre saputo, ti ha pregato offrendoti
la possibilità di fuggire di andartene
per non vedere morire i suoi figli per te
se solo lo avessi voluto!
Ma tu sempre rifiutasti.
Forse troppo preziose ti sembravano
le sfarzose stanze di Ilio
al ricordo delle camere di pietra
Di Sparta!
ELENA
(CON SGUARDO TREMENDO)
Mi accusi forse di questa guerra
tu che fuggi dai campi di battaglia?
PARIDE COLPITO DA QUESTE PAROLE ESCE IN PREDA AD UN SINGULTO MANDANDO ALL’ARIA CON UN CALCIO UN TRIPODE.
CORO
Quasi miglior destino è il mio.
Che resa schiava agli uomini da guerre e predoni
la mia gente persi insieme alla libertà
ma quale libertà?
Quella tremenda dei ceppi dell’amore
c come così chiamano i mortali
dei bisogni e delle necessità dell’anima
la voce?
Che vuole che un altro sia
dalla propria angoscia il nume protettore
o di quella il demone consigliere?
In questo amore infatti
troppo spesso l’uomo si rifugia,
un cieco cammino conducendo
e con esso si copre
come fosse di lana
una spessa veste
quando egli ancora vivo
sente sulla propria pelle
i brividi freddi che dall’ade soffiano.
Così gran farmaco
Amore allevia della vita le sofferenze
e con gran canto
dell’angoscia assorda il lamento.
Ma se a causa di tale medicina
non è tagliato alla radice il male
ecco che ciò che alleviò
meglio e peggio del morbo da cui si fuggì
uccide.
Ecco ora questi due,
liberi, cosi si dice, da ceppi, come i miei di ferro,
ma incatenati da catene che io non ho;
e ribollono nei loro intestini
guaste medicine,
avvelenate sostanze
dalle bocche con cui si diedero baci
essi ora si soffiano negli animi
e già soffocata si contorce la fiamma dell’amore
presentandosi ai loro occhi
una tremenda solitudine
che col terribile ghigno della vendetta,
come chi esiliato un tempo
viene richiamata in potere
dall’avversa sorte del nemico
e a duplice vittoria si presenta.
Innanzi ad essi ecco arriva
l’ombra nera dell’odio distruttore!
ELENA
Dunque Menelao è vivo
e io so che presto dentro le mura
accompagnato da fobos
perlustrerà le strade diTroia
e insieme ai suoi achei
si sazierà d’orrore:
stuprate le donne,
sgozzati i fanciulli,
fango calpestato dai soldati
si mischierà a sangue sotto le soglie delle case
e , arsi i templi e le sacre vergini assassinate e violate,
nulla rimarrà di questa città
se non la memoria della sua immensa sciagura.
Meglio dunque che tra me e Paride
si rompa ogni rapporto,
meglio che Menelao lo trovi verso di me
con lo sguardo del rancore:
questo sarà il testimone che io invocherò
insieme alla sua clemenza.
D’ora in poi sarò per Paride
un amaro calice di insulti!
ESCE ANCHE ELENA
ANCELLA
Povera figlia di Leda
mai vidi abitare sotto il cielo degli uomini
creatura così sola, chiusa nel proprio cuore
ne mai vidi donna più arguta
tirare con abilità le redini della sorte.
Seguendo Paride ora rivuole Menelao!
Un uomo vale l’altro come un padrone per lo schiavo
se in mezzo la nuda vita indifesa si contorce..
RIENTRA ELENA SEGUITA DA PARIDE
PARIDE
Elena…Elena ti prego!!
ELENA
(VOLTANDOSI IRATA VERSO PARIDE)
Vedi gli uomini si battono
per una cosa che non li riguarda
e i popoli per questo perdono
ciò che di più prezioso hanno: i propri giovani!
Così ora le terre non hanno uomini che le nutrono
e gli schiavi abbandonati i campi
arano nei letti delle loro donne.
Fossero stati tutti come te mio caro Paride
oggi qui non ci sarebbe un solo uomo
con lancia e scudo!
PARIDE
Adesso mi umili!
ELENA
(SARCASTICA) no no!
Dico solo che non per te è la guerra!
Quando mi portasti via come una preda
con la nera nave
nella notte furtivo
fuggendo da chi ti aveva accolto
come un sacro ospite
non pensavi, non credevi possibile
che Menelao avrebbe armato gli argivi
perché guardando in te stesso
hai pensato che, come tu avresti fatto
al posto suo,
tacendo il fatto sarebbe rimasto in Sparta
inventando una storia fantastica
per giustificare la mia assenza,
perché questo, sempre secondo il tuo modo d’agire,
essere abbandonato dalla propria moglie
con un altro fuggita, avrebbe significato
dichiarare il proprio fallimento
come marito e come uomo.
Ma Menelao ben lontano dall’assomigliarti
affrontò il fatto
e levò l’insopportabile grido di dolore
facendolo udire a tutta la Grecia che ne riecheggiò
poiché tu facesti una cosa che spavento tutti gli uomini
colpendo non uno ma tutti!
E la tua immagine si moltiplicò
nei loro incubi: ovunque videro i Greci
arrivare nelle loro regge uno come te,
ospite sacro a cui ospitalità è dovuta.
Taciturno, umile, bellissimo nei tratti del volto.
apparentemente innocuo, figlio di Re tra i Re
che senza alcun vanto esaltava col il proprio silenzio
il valore altrui: e così nel medesimo tempo
adulatore di uomini e incantatore di donne,
devastatore di stirpi,
ti videro nella notte fuggire carico di tesori e madri
e cosi scomparire nel mare:
un brivido d’angoscia li scosse!
Ciò che più amano gli uomini
e specialmente i greci, la stirpe del proprio seme,
tremo sulle fondamenta, che è nelle donne
la fedeltà certa, e minacciò di rovinare
tal quale ad una potente città sconquassata
da un cataclisma lasciandoli senza casato
e con un nome senza certa discendenza
ormai come la vita umana vano!
PARIDE
Il mio amore per te non nacque con questo scopo!
ELENA
Quando ti conviene
la tua memoria è corta Paride!
PARIDE
Non capisco, a cosa alludi?
ELENA
Mi sembra che dicesti
che non mi amavi ma che amavi
il dolore che davi a Menelao!
PARIDE
Lo dissi per liberarti dalla colpa
perché pensavo che avessi una anima di donna
ma vedo bene che peggiore
delle streghe tessaliche tatuate col cervo sulla spalla
tu sai come con le erbe loro
Dalle parole distillare veleni!
L’ANCELLA IRROMPE BRUSCAMENTE NELLA STANZA
ANCELLA
Figlio di Priamo, fuggi!
Nasconditi presto!
Ettore non ha più potuto trattenere
i Troadi dal recarsi in questa stanza
a cercarti e veloce un manipolo di guerrieri
ha disceso le attorte scale delle torri:
i Greci hanno invocato giustizia agli dei
contro chi ha rotto i patti
e questo è avvenuto con solenni canti
e agghiaccianti incantesimi
e non hanno animo i nostri guerrieri di battersi
sapendosi empi!
Per questo ti vogliono consegnare
per scongiurare la sorte di Ilio!
PARIDE
Ora basta fuggire per gli Dei!
Che sappia il popolo acheo e gli alleati
con esso giunti
per cosa beve la terra il loro sangue:
trascinato schiavo dall’atride parlerò,
i Lacedemoni innanzi alle altre tribù
sapranno chi fu veramente la loro regina!
ELENA
(ANGOSCIATA E SPIRITATA)
Non avrai nessuna udienza Paride,
povero illuso!
Nessuno ascolterà dalla tua bocca
uscire parole umane poiché ne spireranno
solo strazianti grida: prima i Troadi stessi
mentre da due guerrieri sarai trascinato
tra la folla delle vedove e delle madri
ti strapperanno le vesti di dosso
e dalla testa i bei capelli
poi, dato agli Achei,
come nostra è l’usanza,
sarai nel corpo lacerato con ferite da taglio
affinché copioso
ne sgorghi a fiotti il caldo sangue
ed ecciti nei cani la fame, cani tenuti
crudelmente senza cibo per giorni,
come sempre ne hanno con se
gli eserciti greci in guerra,
ancora vivo e cosciente allora
sarai cosi dato in pasto alla muta
mentre ridendo gli argivi
vedranno il tuo corpo lacerato
e ingoiato negli osceni sepolcri dei loro stomaci,
onde mai la tua anima trovi riposo.
Questo conoscerai Paride
se qui ti troveranno!
PARIDE TURBATO GUARDA ELENA COME SE VEDESSE LA SCENA DEL PROPRIO ECCIDIO
ANCELLA
Presto dunque figlio di Ecuba!
Già sono giunti i guerrieri
Alle porte del palazzo
E gettato scompiglio tra i servi
Ne frugano le sale!
ELENA
(SPREZZANTE) Veloce Paride!
Abbiamo altro ancora da dirci
e tempo quanto ne vorrai per farti
schiavo e vittima dei Greci,
ora non farti trovare da un destino
che nemmeno al peggiore dei nemici
io auspico, presto vattene, vattene!
So bene che quella che ti ho descritto
Sarebbe la tua fine nelle mani
Dell’odio di Menelao!
SI ODONO VOCI CONCITATE DI GUERRIERI CHE SI AVVICINANO, PARIDE VINTO DAL PANICO FUGGE
ANCELLA
Cosa diremo ai Troiani?
ELENA
Di che di qui presto ci levammo,
prima che ammantata di pepli aurora
sorgesse sui nostri destini.
Ora vado anche io, meglio non
Incontrare questi cani rabbiosi;
quando saranno lontani
ed il palazzo di nuovo sicuro
farò ritorno!
ELENA ESCE CONTEMPORANEAMENTE AI GUERRIERI CHE DA UN’ALTRA PORTA IRROMPONO.
I GUERRIERO
Donna se ami dentro le mura questa città
e i templi nelle cerimonie ti sono cari,
se i tuoi occhi piangono la morte dei teucri
dicci dove sono i due che ci maledicono!
ANCELLA
Quando ancora sotto le tende
stavano gli argivi e le nostre guardie
sulle torri ne controllavano il campo,
prima ancora che aurora
svegliasse le schiere
concedendo invece riposo
alla sentinella notturna,
si levò Paride e da allora,
io che fui sempre in questa stanza
per ordine della sua sposa,
nulla ne seppi
se non più tardi dai servi della casa
che egli si batteva nel campo
contro il greco Menelao
ed Elena saputo che un tale duello
tratteneva silenziose le schiere
stravolta e con lamenti
se ne usci anch’essa e ancora,
come vedete, non è tornata.
Questo videro i miei occhi
e seppero le mie orecchie
come è vero che seppur nata in terre lontane
parlo la lingua di Troia e adoro i suoi Dei
vorrei perciò sconfitto il nemico
E la città adorna di suoi trofei !
II GUERRIERO
Se ne starà nascosto tra i porci
nudo nel fango su quattro zampe
e come una scrofa gli starà accanto la greca:
tale è la vigliaccheria di Paride
che per non affrontare ciò che gli spetta
si sarà persino liberato delle sue umane sembianze!
L’ANCELLA SI LASCIA SFUGGIRE UNO SGUARDO VERSO LA PORTA
III GUERRIERO
Perché guardi con spavento quella porta?
Forse è di li che sono usciti?
O forse sai dove sono nascosti
e fedele alla greca lo trattieni
Tra le tue labbra?
In fondo, lo hai detto tu stessa,
non di sangue sei troiana!
ANCELLA
Non vi nascondo nulla, anzi
mi è parso di udire un rumore proprio di là
ma è stato soltanto frutto dell’impressione
controllate comunque,
fossero tornati a mia insaputa?
Conducessero qui segrete vie
che io non conosco?
Guardate in ogni angolo
perlustrate ogni possibile nascondiglio guerrieri
sebbene chi sarebbe tanto stolto
da nascondersi in casa propria?
Io al posto loro ben lontano
cercherei riparo dai cacciatori
II GUERRIERO
La lepre dopo un lungo giro
inseguita dai cani
torna alla tana che non ama
luoghi estranei!
III GUERRIERO
E l’abile cacciatore le reti a dodici fili
e quelle lunghe a sedici e quelle da nove
in tre trefoli
proprio li le mette!
I GUERRIERO
Magari fossero lepri
quelli che cerchiamo e noi allegri cacciatori
e non uomini in questa tristissima guerra…
Subito avrei sciolto i miei cani castori
E pure gli alopécidi,
ma ben altra razza di fuggitivi cerchiamo
molto più scaltra di un animale…
nessuno comprese con quale stratagemma
oggi Paride davanti a noi tutti
riuscì a sfuggire Menelao vincente
e a far perdere di se ogni traccia.
Un Dio certo contro di noi
gli fece ricca la mente di consigli!
Presto, ha ragione la donna,
qui non scoveremo nulla,
anche Ettore irandosi
ha insistito di non perder tempo
perché ogni momento che ce ne stiamo
lontani dalla battaglia
è come se tre nuovi greci
scendessero in campo!
II GUERRIEO
Forse è vero.. ma anche è vero
che spesso l’uomo giunto
alla meta vicino d’un soffio
ne è distolto da vane considerazioni
e proprio accanto al frutto della sua fatica non stende
Il braccio per coglierlo!
Voi scendete, io non verrò
prima di essere sicuro che affannata
la lepre non respiri accanto al cacciatore!
III GUERRIERO
Giusto! Meglio non portarsi
ingombranti dubbi in battaglia!
I GUERRIERO
Ben detto! Scendiamo presto!
E con te ci vediamo tra poco alla porta Scea!
I DUE GUERRIERI ESCONO , IL II° GUERRIERO COMINCIA A PERLUSTRARE ATTENTAMENTE LA STANZA TASTANDO LE PARETI PER SCOVARVI EVENTUALI PASSAGGI SEGRETI E QUANDO STA PER AVVICINARSI ALLA PORTA DA DOVE SONO FUGGITI ELENA E PARIDE L’ANCELLA SI SCIOGLIE LE VESTI E NUDA LO RICHIAMA A SE
ANCELLA
Mai come oggi giunsero fin qui
Le orrende grida di chi , trafitto di lancia
si spegne mentre le grida strazianti delle donne
che si vedono sposi e figli baciati dalla morte
fanno rabbuiare la mente.
Mai come oggi temetti per me essere
L’ultimo giorno…
Concedimi della vita questo dolce frutto guerriero
Di essere amata da un Teucro
Prima che di me, schiava per la seconda volta,
abusino con vendetta per il disonore della mia schiavitù,
poichè libera io fui achea orrendamente i greci!
Confortami tu che mi difendi in battaglia!
Presto prima che ti richiami
La violenza della battaglia!
L’ANCELLA SI STENDE SUL LETTO DI ELENA MENTRE IL GUERRIERO, DISTOLTO DAL SUO COMPITO, LE SI AVVICINA LENTAMENTE , ANCORA INCERTO, MA IRRESISTIBILMENTE ATTRATTO
II GUERRIERO
Già … triste pensiero
Che mi nasce ora nell’anima!
Che non ancora per moglie
fui fatto soldato
e tu ora d’incanto mi rammenti
quanto in questi lunghi anni
mi sia mancato il dolce conforto dell’amore
e che forse senza discendenza
un dardo acuto mi spegnerà sul campo
e morti i miei genitori
di questo dolore
nessuno mi onorerà di memoria:
triste destino donna
quello dell’uomo
quando null’altro che violenza
ha per compagna!
L’ANCELLA SI ALZA DAL LETTO E LO PRENDE PER MANO MA IL GUERRIERO SI ACCASCIA APPOGGIANDOSI LUNGO UNA PARETE, L’ANCELLA CHINA SU DI LUI SFILANDOGLI L’ELMO LO ACCAREZZA SCIOGLIENDOGLI LA LUNGA CHIOMA
ANCELLA
Zitto
taci troade
sciogli nel pianto silenzioso di maschio
l’angoscia
chiudi negli occhi i bui ricordi.
qui adesso sul mio caldo ventre
dimentica che non per te
nè per gli altri nel campo di morte,
questa notte,
accanto al talamo,
si accenderà il fuoco
né sarai di profumati oli cosparso
né sussurri dolci d’amore
la bocca dell’amante
ti verserà nei lobi.
Dimentica che soltanto
i figli della terra
pagano le colpe dei Re
ed io e te fratelli
di questa amara madre siamo i figli.
Dormi giovane e bellissimo guerriero
senza nome
sotto le volte sacre del mio seno
mentre le mie dita fresche
sciacquano dalle tue palpebre
la febbre dell’odio.
Cosa cerchiate voi nella lotta è cosa oscura.
Non per difendere i campi
maturi di spighe d’oro
né le mandrie minacciate
ma per distruggere l’amore di Elena e Paride
voi sottratti all’amore ve ne state,
da anni e notti e infinite aurore,
morti nell’abbraccio del fuoco sulle pire,
straziate le fiamme
dalle acutissime grida delle donne!
Senti come brucia il tuo volto
di questo sempre acceso incendio
senti le tue labbra riarse da una sete
di compassione mai saziata
senti la tua pelle che scotta
di segreti desideri mai appagati…
Comprendo il furore
con cui vendichi la vita tua mancata nella guerra!
Baciami adesso teucro
bacia le mie labbra generose d’amore per te,
ricche di pietà
come mature uve sui tralci
per il tuo angosciante futuro,
dovere di Stato uccidere e morire
diritto divino vivere ed amare!
IL GUERRIERO BACIA L’ANCELLA CHE PIANGE SILENZIOSAMENTE. RIENTRA IL TERZO GUERRIERO INSANGUINATO DI STRAGE E FURIOSO E VEDE INNANZI A SE IL SUO COMPAGNO AVVINTO IN UN INTENSO BACIO CON L’ANCELLA
III GUERRIERO
Maledetta stanza che cambia
il cuore degli uomini!
Dimora stregata e mille e mille volte maledetta!
Anche tu che combattesti fianco a fianco con me
giurata fedeltà la nostra
da quando fummo fanciulli
come Paride incantato da Afrodite
hai dimenticato qual’è dell’uomo
la cui città assediata soffre il dovere!
II GUERRIERO
(IRATO) Amare era il nostro dovere
e ne fummo distolti con l’inganno!
III GUERRIERO
Che non si ammalino i Teucri di questo morbo!
Io prego Apollo che di tale malattia non cada
sconfitta più che dalle armi Troia!
Devi morire fratello
come si uccide e si brucia
l’uomo colpito dalla peste!
IL TERZO GUERRIERO UCCIDE IL SECONDO CHE NON OPPONE RESISTENZA MA CHE ANZI NE ACCAREZZA IL VOLTO MENTRE QUELLO LO TRAFIGGE CON IL PUGNALE, POI FERITO SI ACCASCIA TRA LE BRACCIA DELL’ANCELLA E MUORE. IL TERZO GUERRIERO TRASCINA PER I CAPELLI LA DONNA AL CENTRO DELLA STANZA.
III GUERRIERO
Tu cagna invece vivrai e che sia d’angoscia
ad Elena il tuo guaire immondo!
Sappia così anche Paride
cosa lo attende. (CHIAMA I SERVI DA UN’ALTRA STANZA
CON UN GESTO)
Portate questo empio cadavere sulle mura.
Indegno di rito è colui che per la bocca di una donna
lasciò al bacio della morte
ll compagno nella lotta.
Innanzi alla schiera ne sia annunciata
la colpa, sappiamo i nostri e i greci
che qui non si gioca.
I SERVI TRASCINANO FUORI IL CADAVERE MENTRE L’ANCELLA CHE TENTA DI ABBRACCIARLO VIENE TRATTENUTA DAL GUERRIERO
Buona cagna, fa la cuccia
e riferisce ai tuoi padroni!
ESCE. L’ANCELLA NUDA GIACE ACCANTO ALLA POZZA DI SANGUE LASCIATA DAL GUERRIERO FISSANDOLO COME IN STATO DI TRANCE.
CORO
Come diventa lugubre l’uomo
quando d’improvviso,
vista di sè l’immagine intenta a cose altrui
come sono guerra è servitù
ha l’idea chiara
che la vita senza un senso sfugge!
E come
quando ravvisa la propria fine
o credendola vicina
si accanisce su ciò che ogni momento
gli fu accanto senza che egli
mai pensò di goderne:
così , quando è ben troppo tardi,
egli succhia da un bacio
quella linfa che della vita non ha bevuto.
Perciò pur sapendo che su di lui
una grave responsabilità pesa
proprio egli che tutta una vita ha speso
nell’adempierla senza mai una domanda
con un gesto di follia ora
provando l’ebbrezza di smentire la tirannica
forza della ragione
si da a questo insensato attimo di passione
che tutta l’opera sua passata distrugge
tutto rovina del suo operato, tutto…
Ma forse solo cosi egli
può morire felice !
ANCELLA
Questo era il suo destino
hanno spezzato le parche il filo,
d’amore e di guerra muore
Come tra amore e morte
ne è triste sposalizio questa storia!
IL CORO INTONA UN CANTO VOCALICO CUPO E LAMENTOSO MENTRE L’ANCELLA COMINCIA UN RECITATIVO SIMILE AD UN LENTO CANTO
ANCELLA
Erinni erinni ..sorgi lieta
Sorgi Ati della famiglia
Maledizione tremenda….
O Dei, Dei
Inferi e superi signori
Ecco qua sulla dolce terra
Il nettare spanso della giovinezza
come è dolce ..
L’ANCELLA SI BAGNA LE MANI NEL SANGUE E COMINCIA A TINGERSI LENTAMENTE IL CORPO E IL VISO
ANCELLA
Rossa libagione
Frutto aurorale
Tramutato mattino
In notte eterna
Il canto intona
Il peana incanta
Sui sacri altari
Screziate offerte
Di vittima umana
O Dei, Dei…
Da quale terra giunsi
Non ricordo
Ai tristi ceppi schiava
In questa città
Ormai dalla vera vita lontana…
O Dei, Dei…
Calda seta questa
Mi scalda il ventre
Liquida bevanda
Mi agita la mente
Fluida voce
Antico canto
Della vita giunta alla foce del fiume….
CONTINUA FUORI DI SE A TINGERSI IN MODO QUASI EROTICO, COME SE TRAMITE IL SANGUE POTESSE CONTINUARE AD AMARE IL GUERRIERO MORTO. RIENTRA ELENA CHE SEMBRA NON ACCORGERSI DELLA TRAGEDIA. LE DUE VOCI DI DONNE SI SOVRAPPONGONO
ELENA ANCELLA
Brava! Non ti facevo cosi abile brava…brava diceva mio padre
hai ben distolto quei cani e nulla oh…si..è vero avevo un cane
di quanto è accaduto mi è ignoto un tempo..ora ricordo che mi uccise
che trepidante e pronta al peggio mio fratello…che mi uccise un
stavo accostata a spiare dietro la guerriero venuto da lontano….
tenda insieme a Paride che di là o Dei, Dei…
stà ancora in lacrime! Dolce linfa della vita
Meglio per il giovane guerriero dolce sciroppo di melassa…
aver stretto per l’ultima cosa (L’ANCELLA SI LECCA IL SANGUE SULLE MANI)
nella vita i tuoi profumati capelli come caldo seme
invece che nel morso della polvere sgorgato rosso
morire calpestato dal feroce branco dal ventre sciolto
degli uomini! nella buia notte….
RIENTRA PARIDE SCIOCCATO
PARIDE
Ecco Elena ben ti si addice questo presagio:
donna di sangue versato
tinta come ultima alba sulla città di Ecuba!
Orrenda femmina
incubatrice d’ogni male nel mondo,
tu sei una velenosa pianta
che l’uomo coltiva nel suo giardino
e prima o poi nel suo cibo
ne cade un petalo fatale!
ANCELLA
O Dei, Dei…
petali della vita
gli uomini stillano
miele e fiele
e al vento
staccandosi
nell’ade vanno….
ELENA
Due pazzi!
PARIDE
Follia del tuo ventre!
ELENA
Attento Paride..
la giornata volge al termine!
PARIDE
Su di te infatti è scesa tremenda la notte!
ELENA
Ettore non sragionava dunque…
PARIDE
Che intendi?
ELENA
Proprio per te lasciai Menelao…
PARIDE
Meglio sarebbe stato infatti
che tu gli fossi rimasta acanto!
ignota sposa come tutte ignota:
contesa con furia dai popoli
ora conosci una funesta gloria
che mai donna ebbe,
cosa comune rapita ai giorni
uno dopo l’altro uguali
e per questo sei diventata superba!
non sei certo quella
che credi di essere!
ELENA
Menelao sa’ ciò che sono:
da nove anni mi reclama sotto le mura!
PARIDE
Reclama un oggetto che gli fu rubato,
splendido trofeo tra i trofei…
gli fossi rimasta nella reggia
divorata dalla ruggine del tempo
il gran Re t’avrebbe da tempo capita
e ripudiata!
ELENA
Povero Paride, così glorioso
a parole!
PARIDE
Ebbene sono un vigliacco si…
ma oggi ubriaco di vino puro
essendomi infuso d’ardore
stavo per riscattarmi !
Fossi morto così avrei l’onore dei guerrieri
e sulla mia urna
cadrebbero strappati da dolore
i capelli delle troiane,
le mie armi appese a Sparta come trofeo
t’avrebbero fatta lacrimare!
ELENA
Povero illuso! Mai ti piangerò
Paride, come non piansi Menelao,
come non piangerò queste mura o quelle!
Ovunque io sarò dirò “questa è casa mia”. E saprò
abitare ogni luogo piegandolo dolcemente
finche comanda l’uomo
non avrò di questi pensieri!
PARIDE
Maledetta! Vorrei portartici io
adesso tra le sue braccia e innanzi a tutti
dirgli a voce alta “riprenditi questa donna
e vedrai quando di nuovo sdraiato
tornerai al suo fianco sotto il gioco della
sua bellezza come rimpiangerai
della guerra i giorni e come vorrai
non averla mai riavuta!”
ELENA
Ah! Potessi ora riabbracciare lo sposo!
Il vero uomo ha la vera donna!
PARIDE
Che aspetti? Vai!
Farai felici due popoli, una moltitudine!
E nessuno si sognerà di fermarti
con canti solenni anzi i teucri
stringeranno i patti con gli argivi
accompagnandoti a chi porto funesta
la guerra ad Ilio!
Facilmente potrai dimostrare poi
che contro la tua volontà fosti rapita,
che sempre desiderasti il ritorno a Sparta…
nessuno, stanco com’è di tutto ciò, vorrà negare…
potessero però parlare le donne di Ilio….
ma questa è una faccenda da uomini
e sapranno accordarsi come meglio conviene!
ELENA
(ANNOIATA) Non sopporto più di vedere
un uomo parlare come una vecchia senza marito
tale mi sembri Paride!
PARIDE
Quanto sarebbe stata cosa gradita agli dei
se con Menelao avessi allora stretta una
indissolubile amicizia,
se tornando indietro con le navi
gli avessi detto che il tuo rapimento
era un inganno col quale avevo inteso
smascherare il falso amore con cui tu
lo raggiravi: ora dormiresti il sonno delle
schiave rimpiangendo per la vita la
tua audacia!
Invece così l’uomo temerà sempre l’uomo
e l’ospite sarà accolto da un calore mendace
guardato con sospetto, indagato da occhi attenti
a scoprirne nel sorriso del convivio
l’insidia di cui io fui modello e nume!
Certo…ora capisco me stesso troppo tardi
l’amore che ebbi per te era l’amore
per le parole con cui tu deridevi
come fai con me adesso
Menelao, parole che mi facevano illuminare
sulla tenebra che a lui avvolgevi intorno
come una torcia sulla notte.
Di questo godevo e non potevo farne a meno
perché Menelao fu l’uomo in cui scorsi
una bellezza superiore ad ogni mia maschera
perché era come un animale mai altro da se stesso!
Avrei dato mille vite
per essere io quell’uomo
che non era prigioniero degli specchi,
delle altrui lusinghe
e credendo nelle tue parole ti facevo
per un verso uguale a lui
ma ora Elena vedo bene
che tu piuttosto sei come me:
mai te stessa! E nulla di ciò che dici
ha valore come nulla che io dico:
parole le nostre dettate da un cieco
e misterioso dolore originato da una vita
che amata dagli altri noi non appagò mai !
Gli dei vogliano che gli argivi versino
dei teucri tutto il sangue
e che troia data alle fiamme con i suoi templi
arda le nostre misere spoglie!
È colpevole questa città di aver troppo a lungo
tollerato due infelici come noi,
complice del nostro orrore!
ELENA
(CON DISPREZZO ) Troppe parole Paride…
uomini di fatti incendiano le città!
ELENA ESCE, ALTEZZOSA, SPREZZANTE
PARIDE
Già, uomini di fatti…belli come animali!
PARIDE FA UN CENNO AD UN SERVO APPENA ENTRATO
DI AVVICINARSI
PARIDE
Toante da nove anni ormai sei prigioniero
di questo incubo, essendo per primo caduto
tra i greci nelle nostre mani…eri appena fatto
Ragazzo, adesso per te è giunto il tempo
di ritrovare la tua libertà e per me la pace. Questa
notte tornerai nel campo acheo
seguendo un passaggio che solo io e cassandra
conosciamo che passando sotto la terra
sbocca al monte Ida nel folto di una foresta
dove vanno le sacerdotesse per le magiche erbe.
Giunto al campo andrai dal re di Itaca
portandogli questo messaggio: che costruisca egli una gran cavallo
di legno cavo dove riposti nel ventre
i greci aspettando la notte
in Troia porteranno la strage.
Io farò in modo che fra qualche tempo
tale inganno come un dono di pace
entri in Ilio.
Adesso vai e se ti preme di tornare
tra i tuoi uomo libero
non fare parola con nessuno,
questa notte ti insegnerò
la strada della fuga.
IL SERVO ANNUISCE ED ESCE ANCHE PARIDE ESCE DA UN’ALTRA PORTA. L’ANCELLA CONTINUA A GIOCARE CON IL SANGUE DEL GUERRIERO
ANCELLA
Eterna che non trasmuta aurora in giorno
questo rosso lago
dove giunchi i miei capelli
d’estremo dolore ondeggiano
che non si fa cenere
questo eterno fuoco
questa incandescente fiamma che mi incendia
SI GUARDA LE MANI E POI NOTA A TERRA IL COLTELLO CON CUI E’ STATO UCCISO IL GUERRIERO, LO PRENDE E COMINCIA A GIOCARCI
Ha grumi neri il sangue
versato fuori le mura
per mano di strage
questo invece non si secca
finché al suo non leghi il mio l’anima
…scura terra vorace…
…ci accerchia nutrita d’odio…
spruzzi di rugiada insanguinata
sui fiori della vita…
oh è freddo il mio ventre
pallida la faccia
gelide membra le mie
freddate dall’inganno che seminò l’amore
a me , a me lo chiamai !! il mio amore aspettato una vita
nuda lo vendetti per una trama…
per difendere una donna
che viveva ciò che per me avrei voluto…
povero guerriero che li cercava quei due
per punirli d’averci sottratto tutto il nostro tempo:
cadde sotto il ferro d’un morto
che uccise un vivo
risvegliato dal sinistro incanto del dovere
e lo getto nell’ade….nell’ade…nell’ade…
(RIDENDO PIANGENDO DELIRANDO)
L’amavo…io lo amavo…ormai lontana dall’inganno
Mio amor (CULLA IL COLTELLO
COME UN BAMBINO) amor mio innominato…
IL CORO INTONA DI NUOVO UN CANTO SU CUI L’ANCELLA RECITA LENTA
O rossa, rossa voce, voce rossa
Cantilena screziata
Vermiglia nenia…
Da quale terra giunsi
Non ricordo
Ai tristi ceppi schiava
In questa città lontana dalla vita umana
CON IL PUGNALE SI RECIDE LENTAMENTE LA GOLA MENTRE IL CORO SCIVOLA FUORI DALLA SCENA, SI SPENGONO LE LUCI, ULTIME PAROLE AL BUIO LENTISSIMAMENTE DETTE
O dolce,
rossa
calda bevanda…
fluida voce d’antico canto….
rossa….rossa…rossa…
LA VOCE IMPERCETTIBILE QUASI SUSSURRATA
Rossa libagione….
Rossa lacrima…..
Rosso pianto….
FINE
( Roma 1994)