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Elena e Paride , tragedia in un solo atto per genti senza nome

Postato il Novembre 15, 2016 David Colantoni 0

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Elena e Paride ,

tragedia in un solo atto per genti senza nome.  Dunque oggi la mensa Cultura di Young, di cui sono il cuoco in prima, passa un po’ di  teatro  minore del 900  fatto in casa: Premetto che scrissi questo testo anni e anni or sono, ero ancora appena ventenne. Accadde prima della fine del XX° secolo. Stavano riaccendendosi allora lentamente e ovunque i fuochi delle guerre, feroci più di prima,  il testo, inedito, ha dormito per lustri e lustri nei cassetti:   essendo  testo giovanile ha ingenuità da vendere, accomodatevi, perché io ve le regalo.

Oggi crepitano armi in ogni dove, e si uccidono gli uni con gli altri i miserabili della terra che in guerra ci vanno da sempre fratelli contro fratelli, sorelle contro sorelle, chissà che un giorno dicano : basta! noi in guerra non ci andiamo più  !  Con questa speranza lo dedico a loro che poi siamo noi. 

ELENA E PARIDE 

AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA. DOPO IL DUELLO CHE PARIDE INTRAPRENDE CON MENELAO AL FINE DI PORRE TERMINE AL CONFLITTO DECIDENDONE LE SORTI CON LA SFIDA.

 

La scena

La stanza nuziale di Elena e Paride. Entra il coro che si dispone in due ali ai lati del letto.

 

CORO

I° CORIFEO

Intorno a loro c’è una triste storia. È la storia della guerra degli Atridi. Che duci di genti, con mille navi cariche, gli Elleni, alle mura di Ilio e sotto il monte Ida, tra le foreste, dove i Teucri abbattevano i frassini per le lance e per i riti le querce, il cui fuoco per le carni è il migliore di tutti, ai Troadi mossero contro. Intorno alle città stanno accampati i greci, stanno nelle trincee esposti al freddo degli inverni, in umide pelli avvolte di rugiada;  e al caldo estivo afoso stanno,  quando viene a togliere  il sonno.

 

II° CORIFEO

E dentro le mura della città sotto grigi cieli, ecco bianche dimore vuote d’uomini decimati dalle armi, dove solo mesti servitori, timorosi di cadere nelle sconosciute mani di nuovi padroni, attendono a poche mansioni, che numerosi riti né banchetti né stranieri ospiti Ilio ormai accoglie. Onde tutti intenti stavano, prima della guerra, invece gli schiavi a preparare nei bagni gli olii e, numerosi alle pareti, accendendo i lumi, a lucidare crateri e coppe, intarsiati vassoi d’oro sui quali la ricca selvaggina dell’Ida si portava: erano cinghiali  feriti dai giovani nella caccia con lo spiedo e molte stirpi d’uccelli e i cervi da corti giavellotti abbattuti, mentre in ricche vesti adorni giungevano gli uomini recando i doni. Per ascoltare dall’ospite  i canti giungevano: così infatti di altri popoli si conoscevano i costumi,  e di Troia, da essi dipartiti, nel mondo la fama si spandeva.

III° CORIFEO

Un tempo assai gioiosa, ecco adesso  la città: silenziose e buie le case, le strade riecheggiano al mattino di tristi passi in corteo: in singhiozzi passano le donne e dei vecchi abituati al fato amaro, amari sono i sospiri: come ali stanche di feriti uccelli si levano nel cielo. E  il parlare segreto d’armati si sente,  quando improvviso per poco cessa il vento, che stimando tra di essi le vicende della guerra, ansiosi s’avviano alle torri della guardia, E queste sono le madri , eccole passano, che partoriti i rari figli nell’assedio, del loro incerto destino al cielo ne fanno un pietoso lamento.

IV° CORIFEO

Ecco quelli per cui svuotate le città achee d’uomini gloriosi, di Ilio ora stanno le mura da quegli uomini accerchiate!

(CON UN GESTO INDICA UNA PORTA. ENTRANO PARIDE ED ELENA E SI METTONO UNO SDRAIATO NELLA SUA ARMATURA SUL LETTO E L’ALTRA IN PIEDI AL SUO FIANCO RESTANDO COSI’ IMMOBILI)

Elena e Paride! Che appartati se ne stanno dopo il duello come fantasmi che non vogliono vedere i Teucri, onde non rammentare per quale male, tanto male su di essi è caduto,  più lugubre delle piogge del nascente inverno, quando una giornata luminosa di sole improvvisa, come un sepolcro che si chiude,  dopo l’ultimo saluto si fa scura.  E dalle finestre, ricca di presagi, gelida aria odorosa di bosco rattrista le stanze, mentre sale lunga un’ombra alle pareti al giovane recando  angoscia e melanconici pensieri, al vecchio passata troppo in fretta invece rammenta l’irripetibile giovinezza!

 

I° CORIFEO

Sfuggito per volere di Cipride, che tremenda gli ha inculcato, come mai l’ebbe uomo in Ilio, paura della morte decretata dalle parche, scampato al  duello con sortilegio, ecco del re Priamo, suo padre, il figlio Paride;  che tornando indietro con la mente, alla quale sola è concesso di risalire  alle sorgenti dell’errore, ragiona e ripensa dell’atride e di sé e di Leda la figlia Elena, e come fu che per le effimere illusioni d’una dea lui  uomo nobilissimo , si fosse fatto un volgare predone .

II° CORIFEO

Fuori sconvolti ci sono i Teucri davanti agli Argivi, che stanno  senza corazze seduti a terra e sconvolti i Danai stessi innanzi ai Troadi ancora in armi: tutti  guardano Menelao furioso  e sconvolto contro l’immagine dissolta del nemico brandire l’arma. Intanto nella stanza per oscuro consiglio d’Afrodite Elena interroga Paride e lui Elena interroga.

CORO

E tra loro, come fuori tra le schiere, monta e s’agita un cupo risentimento, pregno di inferi auspici, fertile terra di semi fatali e agli uni e agli altri, in amore come in guerra, consiglia di scoccare i suoi  mortali strali.

ELENA E PARIDE SI ANIMANO

 

ELENA

Allora è vero! Sei fuggito!

Di bocca in bocca lo sussurravano  le donne…

Menelao, pare, stava per ammazzarti, no?

 

PARIDE

(TRAFELATO) Non sono fuggito…

mi ha rapito avvolto di nube e coperto di vergogna!

Maledetto il giorno in cui per lei

mi inimicai dee più potenti

Atena e la vittoria perdendo…

Ma che ci posso fare?

Da piccolo spiavo mia madre che faceva il bagno

sotto le ampie tuniche vedendo apparire

i gonfi seni delle ancelle, ah…

(TRASOGNATO) …i loro meravigliosi corpi

disegnati dagli spruzzi d’acqua che bagnando i tessuti

li faceva trasparenti…

mi tremavano le gambe!

i loro capelli sciolti, lunghi sulle agili spalle,

i vapori profumati di pelle…

 

ELENA

(ACCATIVANTE) seni come questi?

(SI SCOPRE IL SENO E SI ACCAREZZA)

 

PARIDE

(CON DESIDERIO) Elena, Elena mia…

 

 

ELENA

Vieni qui amore mio…muori qui sopra

(INDICANDO IL PROPRIO SENO)

questo è il teatro della tua gloria,

non sei fatto per le armi

che distruggono ciò che è bello,

non con la spada ma con l’amore

fa che si disfi il tuo ventre.

Sciogli l’acre cuoio della corazza

(SEDUCENTE) e le mie vesti…

vieni bambino mio…

 

PARIDE SI GETTA SU DI LEI, LA BACIA, LA MORDE

 

PARIDE

Amore…amore mio, dea! Montagna!

Ciclope!

Mai ti ho desiderata come in questo momento.

Che importa se fuori infuria la mischia polverosa,

se violente cozzano le infiammate corazze,

muoiano anche i Teucri

purchè questa stanza crolli per ultima

e le nostre grida d’amore su quelle della guerra

come il tuono sulla pioggia già cessata

per ultime si spengano!

 

LA SVESTE STRAPPANDOLE LA TUNICA E LA ROVESCIA SUL LETTO SI TOGLIE LA CORAZZA E SI SDRAIA CON LEI DA UNA TENDA IRROMPE ETTORE ARMATO, IL VOLTO STRIATO DI SANGUE E TERRA, ANSIMANTE PER LA BATTAGLIA. PARIDE ISTINTIVAMENTE CERCA UN RIPARO COME UN BAMBINO NEL CORPO DI ELENA CHE INVECE SI ERGE SUL BUSTO

ETTORE

A-ah! Eccoti!

Sono venuto direttamente qui,

dove altro cercarti

se non in una camera

su un letto ben tornito

tra le braccia di una donna consenziente?

 

ELENA

GRIDANDO SDEGNATA  MA CON UNA SOTTILE AMMIRAZIONE PER ETTORE

Come ti permetti di entrare nelle nostre stanze reali?

 

 

ETTORE

Allo stesso modo in cui senza chiederti il permesso

faccio versare in tua difesa sangue ai teucri!

( A PARIDE) Vigliacco stramaledetto!

Hai macchiato l’onore di tutto il nostro popolo

per la seconda volta!

(A ELENA DI NUOVO)

Proprio per lui hai lasciato il valoroso Menelao?

Ti comprendo sempre meno (UNA SOTTILE INVIDIA  PER PARIDE SI DISEGNA TUTTAVIA SUL SUO VOLTO)

 

ELENA

Questo è necessario e sufficiente

che lo comprenda io e nessun altro!

 

ETTORE

Infatti non mi preoccupo di questo

ma di  chi la fuori aspetta qualcuno

che invece è nascosto in un letto!

Or vado. Gli Achei attendono ed è

chiaro che la vittoria del duello è greca

visto che il nostro campione

ha ben usato l’arma della fuga.

Esultano tutti i greci perché costui

insieme ai tesori di Troia

mettendoti in palio per sanare la contesa

ti ha ben perduta! ( ELENA SI GIRA OFFESA A GUARDARE PARIDE MA è SOLO UN ATTIMO)

(A PARIDE)

Mi conviene non denunciarti

tanto l’odio ti circonda dentro e fuori le mura.

Dirò che non ti si trova

ma solo perché non ricada su noi

la vergogna di saperti tra le braccia di una donna!

Tra gli schiavi ci sono uomini

più valorosi di te!

 

ESCE FURIOSO

 

ELENA

Non dargli ascolto amore

(ACCAREZZANDO UN PARIDE TURBATISSIMO)

…sei un amante focoso, sei forte,

le tue braccia mi spezzano,

il tuo ventre mi soffoca…

non ho mai provato la stessa cosa

con quell’assassino!

 

PARIDE

(SCONFORTATO ED UMILIATO)

Ettore ha ragione (ALLONTANANDOLE CAREZZE DI ELENA)

non valgo nulla,

Menelao mi avrebbe ucciso

senza il miracolo di Afrodite!

 

ELENA

Questo non significa nulla…

(QUASI DICENDOLO A SE STESSA CON LO SGUARDO LONTANO)

Che uno sia più forte di un altro!

il toro è più forte del lupo

eppure ne è la vittima!

E per chi si mosse la schiera greca?

Per chi combattono infiniti popoli

da nove anni?

Per chi stanno lontani dalle case e dalle spose

se non per noi che siamo i più deboli?

E di chi canteranno i poeti?

 

PARIDE

Se canteranno di noi

allora diranno che ero un vigliacco!

Quando tu tornerai alla sua reggia

questo di me dirai!

 

ELENA

Come puoi dire queste cose Paride?

Questo non accadrà mai e se Ilio

dovesse soccombere ed io supplice

mi getterò ai piedi di Menelao,

quand’anche Troia fosse cancellata

e tu consumato dalla scura pira,

le tue ceneri lontane portate dal vento,

anche allora avrai avuto ragione del mondo:

rivoltandosi nel letto accanto a me

Menelao non farà che chiedersi

perché mai io ti scelsi a lui

grande re di un invincibile popolo!

 

PARIDE

(SEMPRE PIU’ SCONFORTATO)

No! Non io! Tu!…Voi, le donne

come sempre avrete vinto!

Nulla può l’aratro

contro l’inclemenza della terra

e anche se ben piantato e inflitto nella terra

è il seme nel campo

poi la terra da un altro frutto

che nessuno si aspettava!

 

ELENA

(RISENTITA) parli come quelli li fuori adesso!

Allora vai! 

Vestiti, prendi le armi

e cerca quella gloria

che qui non riesci a trovare!

Maledetta cagna che sono!

Avrei dovuto capirlo che sei uguale…

E se sei uguale allora si, sei un vigliacco!

 

PARIDE

Infatti! È come dici!

 

ELENA

Anni sprecati , maledizione!

Ti avevo fatto diverso!

 

PARIDE

Noi uomini siamo tutti uguali!

Ci fanno uguali doni quando siamo ragazzi

e ci insegnano uguali desideri e l’un l’altro

per questo ci emuliamo cercando di essere i migliori.

Menelao, che tu lo sappia infine, l’ho sempre ammirato

sentendomene ferocemente inferiore

e tu scegliendomi hai armato la mia frustrazione

di una atroce vendetta contro la sua superiorità

quando ospite vostro a Sparta

lo vedevo ammirato da tutti.

Tu mi guardavi stare in silenzio e in disparte,

il mio sguardo basso…chissà cosa immaginavi,

il silenzio inganna, disegna cose che non sono…

 

ELENA

Non ero io a guardarti Paride, ricorda bene.

Tu eri silenzioso , è vero,

mentre gli altri non parlavano

che di guerre, armi e spedizioni.

Nessuno però tra loro osava

rivolgermi lo sguardo

ospiti da lontane terre straniere

anche se lo desideravano come io sentivo.

Mentre tu lo facevi. Tu mi guardavi

con occhi come quelli dei fanciulli dolcissimi,

scavando in me quella breccia

che i greci cercano invano in Troia.

Sembrava che nulla ti interessasse di quei discorsi odiosi

uguali da sempre da che ne ho memoria.

Non ti sentii mai elencare le tue gesta, le tue ricchezze,

le tue navi o il tuo esercito.

Tra quei discorsi che unici accendevano di passione i commensali

eri l’unico a mostrare di interessarti a me

e quando io cercavo di indagare il tuo sguardo

svelandoti il mio pudore

i tuoi occhi fuggivano agitandomi il cuore.

Avesse taciuto di più Menelao

ed osservato meglio

oggi non starebbe furioso

Sotto queste mura!

 

PARIDE

Tacevo…mi ricordo.

Ma ricordo anche che avrei voluto parlare,

essere tra loro come loro.

Solo che non avevo nessuna impresa

degna di essere rappresentata

nel teatro delle parole

poiché il mio tempo tutto lo trascorsi a palazzo

lontano dalle insidie e dai pericoli.

Mentre i miei coetanei con la caccia al cinghiale

si addestravano alla guerra

io trascorrevo intere giornate

a raccogliere sguardi dalle donne,

negli specchi godendo di me stesso

che nacqui bellissimo e mi innamorai

dell’amore che tutti mi concedevano

e quando fui tra gli spartani

mi rifugiai nel silenzio

perché non di bellezza essi si vantavano

ma del coraggio, della forza

E del resistere al dolore.

Intanto ti guardavo donna bellissima

come mai ne avevo viste

e ti desideravo.

Conquistar donne,

queste erano le mie gesta!

 

ENTRA ANSIMANTE E STRAVOLTA L’ANCELLA DI ELENA

 

ANCELLA

Oh dei inclementi che volete di Troia la rovina!

 

PARIDE

(SPAVENTATO) Parla! Cosa succede? Parla!

 

ANCELLA

Oh Elena!, Paride!

 

ELENA

Poverina è sconvolta..

 

PARIDE

Se non parli ti giuro…

 

ANCELLA

La tregua è rotta! La tregua è rotta!

Si muovono i teucri avanzando con gli scudi

e veloci con orrende urla

gli achei si riallacciano le corazze !

Pandaro reso folle da un dio

ha scagliato un acuto dardo nel ventre di Menelao

mentre gli uni e gli altri ancora parlavano di patti…

 

ELENA

(DI SOPRASSALTO) Menelao…

 

ANCELLA

…Ora gridano le schiere

Menelao a terra giace tra i suoi

e il sangue nero gli scorre sulle bianche cosce!

 

PARIDE

Menelao dunque! (GUARDA CON IRA ELENA)

 

ELENA

(A DISAGIO) Amore perché mi guardi

in quel modo torvo?

 

PARIDE

Non sono cieco! E delle donne

Conosco ogni tono,

almeno di questo vorrai riconoscere

che sono un esperto!

E tu, tu.. mi è ben sembrato,

hai esclamato il nome del greco

con amore!

 

ELENA

(IMBARAZZATA) No…io…

 

PARIDE

Forse già da tempo ne sentivi la mancanza…

È molto ormai che te ne vai sulle mura

ad assistere alla battaglia,

chissà sperando che presto Troia cada!

Sai benissimo che contro la tua bellezza

Menelao non alzerà la mano!

Gli ucciderai la memoria

mostrandogli il bel seno!

Immagino già le vostre notti future…

i tuoi racconti “mi ha rapita!”

“mai ho provato piacere”

questo gli dirai!

 

ELENA

(DECISA) Non dire sciocchezze Paride!

Ho solo avuto paura…

 

PARIDE

Si, che sia morto!

 

ELENA

(COME TURBATA DA QUESTE PAROLE)

No…no! al contrario…che sia ancora vivo!

Tremenda ti ricadrebbe addosso la sua rabbia!

Se egli giace in un corpo senza anima

gli Achei ormai stanchi

non vorranno più combattere,

sulle concave navi allora li vedremo

prendere per sempre il mare…

ma se egli è vivo, se male ha colpito Pandaro

come leoni feriti male dal cacciatore

accesi d’odio per il tradimento dei patti

gli Argivi abbatteranno le mura…

chi viola i giuramenti si sa

attira funesti destini.

Già una volta questo accadde per mano tua

E vedi da nove anni quali sciagure

Sui tuoi teucri caddero.

O Paride !, mai fosti venuto a turbarmi.

 

PARIDE

(PENSIEROSO) Forse è come tu dici!

Vado ad accertarmi dei fatti.

Aspettami qui e non muoverti,

temo che i troiano esasperati dalla guerra

possano consegnarti agli Achei

sai bene quanto odio ci portano

i due popoli!

 

PARIDE ESCE GUARDINGO

 

ELENA

(CON UN GESTO CHIAMA A SE L’ANCELLA)

Presto…vai sulle mura,

prima che torni Paride devo sapere

se Menelao è morto.

Forse ti sembrerà una cosa ignobile

Ma io, sola nell’odio di tutti,

soltanto così potrò sopravvivere:

devo sapere chi mi avrà

e quando ciò sia stabilito

con accorte parole allontanare da me

il rancore del passato nel vincitore.

Se Menelao vive, ne sono certa,

Troia presto cadrà!

Vai e se egli è morto me ne farai cenno

Con un gesto adesso convenuto,

Affinché Paride non si avveda

Di quanto ti ho chiesto.

Verserai dell’acqua in un cratere,

farai così se egli è morto.

Adesso vai, ho brutti presentimenti.

 

L’ANCELLA ESCE MENTRE PARIDE FURTIVO RIENTRA

SI GUARDANO PER UN MOMENTO

 

PARIDE

Non sono riuscito a raggiungere le mura.

Mentre camminavo ho inteso drappelli di armati

perlustrare le abitazioni chiedendo di me…

Vogliono consegnarmi Elena! Vogliono

darmi in mano Greca!

Ettore deve averli persuasi di non cercarmi qui

e sono dovuto tornare a nascondermi.

Pare comunque che Menelao…

 

ELENA

Cosa?

 

PARIDE  (GUARDANDOLA COME PER CARPIRNE LE  PIU’ PROFONDE EMOZIONI) …Sia morto!

 

ELENA (CHE SI E’ AVVEDUTA DELLA PROVOCAZIONE) Vogliano gli dei che sia così!

 

PARIDE

(SARCASTICO) Anche loro, soprattutto loro, ci odiano…

 

ELENA

Tutti, tutti ci odiano,

eppure non riescono a trovare un accordo.

Sarebbe semplice consegnarci agli Achei

e finirla con questa guerra che non conviene a nessuno

come tutti dicono.

Il diritto greco reclamato con armi e sangue

è evidente a tutti, a noi come a loro , come del resto

La nostra colpa.

Eppure  l’odio acceso come un fuoco di pece

non si spegne se non quando non c’è più nulla da ardere.

Tutti ci odiano ma anche tra loro

brucia questo incendio ormai e non se ne viene a capo!

Teucri e Greci ormai hanno troppi morti

e  non sanno più fermarsi….

A meno che.. la nostra colpa

non sia che un espediente

a cose che non sappiamo vedere

ne immaginare..

 

PARIDE

(DI NUOVO IN PREDA ALLO SCONFORTO)

Elena…ti pentirai di avermi seguito!

 

ELENA GUARDA ANSIOSA VERSO LA PORTA DALLA QUALE DEVE RIENTRARE L’ANCELLA CON LE NOTIZIE SU MENELAO

 

PARIDE

Forse devo consegnarmi ai greci…

finirla con questa storia che mi distrugge…

mi consegnerò a Menelao.

 

ELENA

(DISTRATTA) Si proprio a quello la!

 

PARIDE

Non sono certo meglio di lui….anzi!

E se con te mi sono sempre comportato in modo

diverso da come ero solito comportarmi con le altre donne,

credo sia soltanto perché li fuori il suo dolore,

La sua rabbia di nove lunghi anni,

ti hanno resa preziosa ai miei occhi.

Forse il vero unico amore di questa storia,

attraverso te,

è quello da anni ci ha uniti,

me e lui,

un funesto amore di uomini!

 

ELENA

Vedi Paride anche questo è coraggio,

un coraggio di cui Menelao

forse non sarebbe mai capace.

Un coraggio forse più tremendo

Di quello che gli uomini hanno in guerra!

Tu mi hai amata

e quale che siano state le ragioni

è cosa vana dirla,

oscuro è il cuore,

cosi a me pare,

ma in questi nove anni

ti ho avuto sempre accanto,

un fedele compagno.

Se anche fosse vero quello che tu ora dici

se non fosse l’angoscia

che si nutre di te

a farti parlare in questo modo…

per me nulla cambierebbe.

Così dicendo ti esponi nudo,

potrei strapparti il cuore con le parole

con cui lo hai esposto

e per questo ti ammiro:

gli dei t’hanno fatto uomo per tempi a venire

in un mondo invece ancora non pronto

per gente come te.

Per questo ti ho seguito,

per questa differenza che sentivo

parlare nella tua anima.

 

PARIDE

Quanto ti ho detto Elena

non è un fantasma creato dall’angoscia

piuttosto l’angoscia

viene da questa verità!

 

ELENA

Non è il Paride che io conosco

quello di queste parole,

sei sconvolto, non ragioni!

 

ENTRA L’ANCELLA

 

ANCELLA

Figlia di Zeus,

gli eserciti si battono in nubi di polvere

in cui scintillano orrende le corazze

e come onde di una buia tempesta marina

si agitano gli alti cimieri nelle schiere.

Da un lato gli Achei avanzano seminando lutto

Dall’altro i Teucri rispondono con la strage:

un orribile fragore di bronzo

si leva alto insieme alle grida dei feriti

e cadono i guerrieri dai carri tra le ruote

e questi  tra boati e clamore  a terra rovinano rovesciandosi .

La sorte è incerta,

gli Dei non si decidono.

Questo ho visto dalle alte mura!

 

ELENA GUARDA ATTENTAMENTE L’ANCELLA CHE NON VERSA L’ACQUA. LE DUE DONNE SI FISSANO INTENSAMENTE IN VOLTO POI L’ANCELLA ESCE LASCIANDO ELENA ALQUANTO TURBATA.

 

PARIDE

Strano il vostro modo di guardarvi!

 

ELENA

Che hanno di strano due donne

che preoccupate si guardano

temendo per la propria sorte?

 

PARIDE

Non so Elena…

mi pare come certi complici

di crimini segreti che tra la folla si guardano

e prima di ogni giudice

incolpano se stessi! Cosi direi!

 

ELENA

Nascondo solo il timore

che questa nuova strage mi incute!

 

PARIDE

Solo questo?

 

ELENA

La fuori muoiono i giovani di Troia

senza aver vissuto nemmeno una stagione d’amore

svezzati col ferro e col sangue,

i giovani greci cadono

senza aver vissuto della vita i piaceri:

gli uni e gli altri

quelli del tuo popolo e del mio

versano sangue senza avere colpe

mentre solo noi abbiamo il privilegio

di dormire sui candidi lini

il sonno del piacere, non ti basta?

 

PARIDE

Mi basta a capire

come tu pieghi dove spira il vento!

Comunque basterebbe una tua apparizione

per fermare il massacro,

nessuno mai ti ha trattenuta ed Ecuba

molte volte, ora posso confessarti di averlo

sempre saputo, ti ha pregato offrendoti

la possibilità di fuggire di andartene

per non vedere morire i suoi figli per te

se solo lo avessi voluto!

Ma tu sempre rifiutasti.

Forse troppo preziose ti sembravano

le sfarzose stanze di Ilio

al ricordo delle camere di pietra

Di Sparta!

 

ELENA

(CON SGUARDO TREMENDO)

Mi accusi forse di questa guerra

tu che fuggi dai campi di battaglia?

 

PARIDE COLPITO DA QUESTE PAROLE ESCE IN PREDA AD UN SINGULTO MANDANDO ALL’ARIA CON UN CALCIO UN TRIPODE.

 

 

CORO

Quasi miglior destino è il mio.

Che resa schiava agli uomini da guerre e predoni

la mia gente persi insieme alla libertà

ma quale libertà?

Quella tremenda dei ceppi dell’amore

c come così chiamano i mortali

dei bisogni e delle necessità dell’anima

la voce?

Che vuole che un altro sia

dalla propria angoscia il nume protettore

o di quella il demone consigliere?

In questo amore infatti

troppo spesso l’uomo si rifugia,

un cieco cammino conducendo

e con esso si copre

come fosse di lana

una spessa veste

quando egli ancora vivo

sente sulla propria pelle

i brividi freddi che dall’ade soffiano.

Così gran farmaco

Amore allevia della vita le sofferenze

e con gran canto

dell’angoscia assorda il lamento.

Ma se a causa di tale medicina

non è tagliato alla radice il male

ecco che ciò che alleviò

meglio e peggio del morbo da cui si fuggì

uccide.

Ecco ora questi due,

liberi, cosi si dice, da ceppi, come i miei di ferro,

ma incatenati da catene che io non ho;

e ribollono nei loro intestini

guaste medicine,

avvelenate sostanze

dalle bocche con cui si diedero baci

essi ora si soffiano negli animi

e già soffocata si contorce la fiamma dell’amore

presentandosi ai loro occhi

una tremenda solitudine

che col terribile ghigno della vendetta,

come chi esiliato un tempo

viene richiamata in potere

dall’avversa sorte del nemico

e a duplice vittoria si presenta.

Innanzi ad essi ecco arriva

l’ombra nera dell’odio distruttore!

 

ELENA

Dunque Menelao è vivo

e io so che presto dentro le mura

accompagnato da fobos

perlustrerà le strade diTroia

e insieme ai suoi achei

si sazierà d’orrore: 

stuprate le donne,

sgozzati i fanciulli,

fango calpestato dai soldati

si mischierà a sangue sotto le soglie delle case

e , arsi i templi e le sacre vergini assassinate e violate,

nulla rimarrà di questa città

se non la memoria della sua immensa sciagura.

Meglio dunque che tra me e Paride

si rompa ogni rapporto,

meglio che Menelao lo trovi verso di me

con lo sguardo del rancore:

questo sarà il testimone che io invocherò

insieme alla sua clemenza.

D’ora in poi sarò per Paride

un amaro calice di insulti!

 

ESCE ANCHE ELENA

 

ANCELLA

Povera figlia di Leda

mai vidi abitare sotto il cielo degli uomini

creatura così sola, chiusa nel proprio cuore

ne mai vidi donna più arguta

tirare con abilità le redini della sorte.

Seguendo Paride ora rivuole Menelao!

Un uomo vale l’altro come un padrone per lo schiavo

se in mezzo la nuda vita indifesa si contorce..

 

RIENTRA ELENA SEGUITA DA PARIDE

 

 

PARIDE

Elena…Elena ti prego!!

 

ELENA

(VOLTANDOSI IRATA VERSO PARIDE)

Vedi gli uomini si battono

per una cosa che non li riguarda

e i popoli per questo perdono

ciò che di più prezioso hanno: i propri giovani!

Così ora le terre non hanno uomini che le nutrono

e gli schiavi abbandonati i campi

arano nei letti delle loro donne.

Fossero stati tutti come te mio caro Paride

oggi qui non ci sarebbe un solo uomo

con lancia e scudo!

 

PARIDE

Adesso mi umili!

ELENA

(SARCASTICA) no no!

Dico solo che non per te è la guerra!

Quando mi portasti via come una preda

con la nera nave

nella notte furtivo

fuggendo da chi ti aveva accolto

come un sacro ospite

non pensavi, non credevi possibile

che Menelao avrebbe armato gli argivi

perché guardando in te stesso

hai pensato che, come tu avresti fatto

al posto suo,

tacendo il fatto sarebbe rimasto in Sparta

inventando una storia fantastica

per giustificare la mia assenza,

perché questo, sempre secondo il tuo modo d’agire,

essere abbandonato dalla propria moglie

con un altro fuggita, avrebbe significato

dichiarare il proprio fallimento

come marito e come uomo.

Ma Menelao ben lontano dall’assomigliarti

affrontò il fatto

e levò l’insopportabile  grido di dolore

facendolo udire a tutta la Grecia che ne riecheggiò

poiché tu facesti una cosa che spavento tutti gli uomini

colpendo non uno ma tutti!

E la tua immagine si moltiplicò

nei loro incubi: ovunque videro i Greci

arrivare nelle loro regge uno come te,

ospite sacro a cui ospitalità è dovuta.

Taciturno, umile, bellissimo nei tratti del volto.

apparentemente innocuo, figlio di Re tra i Re

che senza alcun vanto esaltava col il proprio silenzio

il valore altrui: e così nel medesimo tempo

adulatore di uomini e incantatore di donne,

devastatore di stirpi,

ti videro nella notte fuggire carico di tesori e madri

e cosi scomparire nel mare:

un brivido d’angoscia li scosse!

Ciò che più amano gli uomini

e specialmente i greci, la stirpe del proprio seme,

tremo sulle fondamenta, che è nelle donne

la fedeltà certa, e minacciò di rovinare

tal quale ad una potente città sconquassata

da un cataclisma lasciandoli senza casato

e con un nome senza certa discendenza

ormai come la vita umana vano!

 

PARIDE

Il mio amore per te non nacque con questo scopo!

 

ELENA

Quando ti conviene

la tua memoria è corta Paride!

 

PARIDE

Non capisco, a cosa alludi?

 

ELENA

Mi sembra che dicesti

che non mi amavi ma che amavi

il dolore che davi a Menelao!

 

PARIDE

Lo dissi per liberarti dalla colpa

perché pensavo che avessi una anima di donna

ma vedo bene che peggiore

delle streghe tessaliche tatuate col cervo sulla spalla

tu sai come con le erbe loro

Dalle parole distillare veleni!

 

L’ANCELLA IRROMPE BRUSCAMENTE NELLA STANZA

 

ANCELLA

Figlio di Priamo, fuggi!

Nasconditi presto!

Ettore non ha più potuto trattenere

i Troadi dal recarsi in questa stanza

a cercarti e veloce un manipolo di guerrieri

ha disceso le attorte scale delle torri:

i Greci hanno invocato giustizia agli dei

contro chi ha rotto i patti

e questo è avvenuto con solenni canti

e agghiaccianti incantesimi

e non hanno animo i nostri guerrieri di battersi

sapendosi empi!

Per questo ti vogliono consegnare

per scongiurare la sorte di Ilio!

 

PARIDE

Ora basta fuggire per gli Dei!

Che sappia il popolo acheo e gli alleati

con esso giunti

per cosa beve la terra il loro sangue:

trascinato schiavo dall’atride parlerò, 

i Lacedemoni innanzi alle altre tribù

sapranno chi fu veramente la loro regina!

 

ELENA

(ANGOSCIATA E SPIRITATA)

Non avrai nessuna udienza Paride,

povero illuso!

Nessuno ascolterà dalla tua bocca

uscire parole umane poiché ne spireranno

solo strazianti grida: prima i Troadi stessi

mentre da due guerrieri sarai trascinato

tra la folla delle vedove e delle madri

ti strapperanno le vesti di dosso

e dalla testa i bei capelli

poi, dato agli Achei,

come nostra è l’usanza,

sarai nel corpo lacerato con ferite da taglio

affinché copioso

ne sgorghi a fiotti il caldo sangue

ed ecciti nei cani la fame, cani tenuti

crudelmente senza cibo per giorni,

come sempre ne hanno con se

gli eserciti greci in guerra,

ancora vivo e cosciente allora

sarai cosi dato in pasto alla muta

mentre ridendo gli argivi

vedranno il tuo corpo lacerato

e ingoiato negli osceni sepolcri dei loro stomaci, 

onde mai la tua anima trovi riposo.

Questo conoscerai Paride

se qui ti troveranno!

PARIDE TURBATO GUARDA ELENA COME SE VEDESSE LA SCENA DEL PROPRIO ECCIDIO

 

ANCELLA

Presto dunque figlio di Ecuba!

Già sono giunti i guerrieri

Alle porte del palazzo

E gettato scompiglio tra i servi

Ne frugano le sale!

 

ELENA

(SPREZZANTE) Veloce Paride!

Abbiamo altro ancora da dirci

e tempo quanto ne vorrai per farti

schiavo e vittima dei Greci,

ora non farti trovare da un destino

che nemmeno al peggiore dei nemici

io auspico, presto vattene, vattene!

So bene che quella che ti ho descritto

Sarebbe la tua fine nelle mani

Dell’odio di Menelao!

 

SI ODONO VOCI CONCITATE DI GUERRIERI CHE SI AVVICINANO, PARIDE VINTO DAL PANICO FUGGE

 

ANCELLA

Cosa diremo ai Troiani?

 

ELENA

Di che di qui presto ci levammo,

prima che ammantata di pepli aurora

sorgesse sui nostri destini.

Ora vado anche io, meglio non

Incontrare questi cani rabbiosi;

quando saranno lontani

ed il palazzo di nuovo sicuro

farò ritorno!

 

ELENA ESCE CONTEMPORANEAMENTE AI GUERRIERI CHE DA UN’ALTRA PORTA IRROMPONO.

 

I GUERRIERO

Donna se ami dentro le mura questa città

e i templi nelle cerimonie ti sono cari,

se i tuoi occhi piangono la morte dei teucri

dicci dove sono i due che ci maledicono!

 

ANCELLA

Quando ancora sotto le tende

stavano gli argivi e le nostre guardie

sulle torri ne controllavano il campo,

prima ancora che aurora

svegliasse le schiere

concedendo invece riposo

alla sentinella notturna,

si levò Paride e da allora,

io che fui sempre in questa stanza

per ordine della sua sposa,

nulla ne seppi

se non più tardi dai servi della casa

che egli si batteva nel campo

contro il greco Menelao

ed Elena saputo che un tale duello

tratteneva silenziose le schiere

stravolta e con lamenti

se ne usci anch’essa e ancora,

come vedete, non è tornata.

Questo videro i miei occhi

e seppero le mie orecchie

come è vero che seppur nata in terre lontane

parlo la lingua di Troia e adoro i suoi Dei

 vorrei perciò sconfitto il nemico

E la città adorna di suoi trofei !

 

II GUERRIERO

Se ne starà nascosto tra i porci

nudo nel fango su quattro zampe

e come una scrofa gli starà accanto la greca:

tale è la vigliaccheria di Paride

che per non affrontare ciò che gli spetta

si sarà persino liberato delle sue umane sembianze!

 

L’ANCELLA SI LASCIA SFUGGIRE UNO SGUARDO VERSO LA PORTA

 

III GUERRIERO

Perché guardi con spavento quella porta?

Forse è di li che sono usciti?

O forse sai dove sono nascosti

e fedele alla greca lo trattieni

Tra le tue labbra?

In fondo, lo hai detto tu stessa,

non di  sangue sei troiana!

 

 

ANCELLA

Non vi nascondo nulla, anzi

mi è parso di udire un rumore proprio di là

ma è stato soltanto frutto dell’impressione

controllate comunque,

fossero tornati a mia insaputa?

Conducessero qui segrete vie

che io non conosco?

Guardate in ogni angolo

perlustrate ogni possibile nascondiglio guerrieri

sebbene chi sarebbe tanto stolto

da nascondersi in casa propria?

Io al posto loro ben lontano

cercherei riparo dai cacciatori

 

II GUERRIERO

La lepre dopo un lungo giro

inseguita dai cani

torna alla tana che non ama

luoghi estranei!

 

III GUERRIERO

E l’abile cacciatore le reti a dodici fili

e quelle lunghe a sedici e quelle da nove

in tre trefoli

proprio li le mette!

 

I GUERRIERO

Magari fossero lepri

quelli che cerchiamo e noi allegri cacciatori

e non uomini in questa tristissima guerra…

Subito avrei sciolto i miei cani castori

E pure gli alopécidi,

ma ben altra razza di fuggitivi cerchiamo

molto più scaltra di un animale…

nessuno comprese con quale stratagemma

oggi Paride davanti a noi tutti

riuscì a sfuggire Menelao vincente

e a far perdere di se ogni traccia.

Un Dio certo contro di noi

gli fece ricca la mente di consigli!

Presto, ha ragione la donna,

qui non scoveremo nulla,

anche Ettore irandosi

ha insistito di non perder tempo

perché ogni momento che ce ne stiamo

lontani dalla battaglia

è come se tre nuovi greci

scendessero in campo!

 

II GUERRIEO

Forse è vero.. ma anche  è vero

che  spesso l’uomo giunto

alla meta vicino d’un soffio

ne è distolto da vane considerazioni

e proprio accanto al frutto della sua fatica non stende

Il braccio per coglierlo!

Voi scendete, io non verrò

prima di essere sicuro che affannata

la lepre non respiri accanto al cacciatore!

 

III GUERRIERO

Giusto! Meglio non portarsi

ingombranti dubbi in battaglia!

 

I GUERRIERO

Ben detto! Scendiamo presto!

E con te ci vediamo tra poco alla porta Scea!

 

I DUE GUERRIERI ESCONO , IL II° GUERRIERO COMINCIA A PERLUSTRARE ATTENTAMENTE LA STANZA TASTANDO LE PARETI PER SCOVARVI EVENTUALI PASSAGGI SEGRETI E QUANDO STA PER AVVICINARSI ALLA PORTA DA DOVE SONO FUGGITI ELENA E PARIDE L’ANCELLA  SI SCIOGLIE LE VESTI E NUDA LO RICHIAMA A SE

 

ANCELLA

Mai come oggi giunsero fin qui

Le orrende grida di chi , trafitto di lancia

si spegne  mentre  le grida strazianti delle donne

che si vedono sposi e figli baciati dalla morte

fanno rabbuiare la mente.

Mai come oggi temetti per me essere

L’ultimo giorno…

Concedimi della vita questo dolce frutto guerriero

Di essere amata da un Teucro

Prima che di me, schiava per la seconda volta,

abusino con vendetta per il disonore della mia schiavitù,

poichè libera io fui achea  orrendamente i greci!

Confortami tu che  mi difendi in battaglia!

Presto prima che ti richiami

La violenza della battaglia!

 

L’ANCELLA SI STENDE SUL LETTO DI ELENA MENTRE IL GUERRIERO, DISTOLTO DAL SUO COMPITO, LE SI AVVICINA LENTAMENTE , ANCORA INCERTO, MA IRRESISTIBILMENTE ATTRATTO

 

II GUERRIERO

Già … triste pensiero

Che mi nasce ora nell’anima!

Che non ancora per moglie

fui fatto soldato

e tu ora d’incanto mi rammenti

quanto in questi lunghi anni

mi sia mancato il dolce conforto dell’amore

e che forse senza discendenza

un dardo acuto mi spegnerà sul campo

e morti i miei genitori

di questo dolore

nessuno mi onorerà di memoria:

triste destino donna

quello dell’uomo

quando null’altro che violenza

ha per compagna!

 

L’ANCELLA SI ALZA DAL LETTO E LO PRENDE PER MANO MA IL GUERRIERO SI ACCASCIA APPOGGIANDOSI LUNGO UNA PARETE, L’ANCELLA CHINA SU DI LUI SFILANDOGLI L’ELMO LO ACCAREZZA SCIOGLIENDOGLI LA LUNGA CHIOMA

 

ANCELLA

Zitto

taci troade

sciogli nel pianto silenzioso di maschio

l’angoscia

chiudi negli occhi i bui ricordi.

qui adesso sul mio caldo ventre

dimentica che non per te

nè per gli altri nel campo di morte,

questa notte,

accanto al talamo,

si accenderà il fuoco

né sarai di profumati oli cosparso

né sussurri dolci d’amore

la bocca dell’amante

ti verserà nei lobi.

Dimentica che soltanto

i figli della terra

pagano le colpe dei Re

ed io e te fratelli

di questa amara madre siamo i figli.

Dormi giovane e bellissimo guerriero

senza nome

sotto le volte sacre del mio seno

mentre le mie dita fresche

sciacquano dalle tue palpebre

la febbre dell’odio.

Cosa cerchiate voi nella lotta è cosa oscura.

Non per difendere i campi

maturi di spighe d’oro

né  le mandrie minacciate

ma per distruggere l’amore di Elena e Paride

voi sottratti all’amore ve ne state,

da anni e notti e infinite aurore,

morti nell’abbraccio del fuoco sulle pire,

straziate le fiamme

dalle acutissime grida delle donne!

Senti come brucia il tuo volto

di questo sempre acceso incendio

senti le tue labbra riarse da una sete

di compassione mai saziata

senti la tua pelle che scotta

di segreti desideri mai appagati…

Comprendo il furore

con cui vendichi la vita tua mancata  nella guerra!

Baciami adesso teucro

bacia le mie labbra generose d’amore per te,

ricche di pietà

come mature uve sui tralci

per il tuo angosciante futuro,

dovere di Stato uccidere e morire

diritto divino vivere ed amare!

 

IL GUERRIERO BACIA L’ANCELLA CHE PIANGE SILENZIOSAMENTE. RIENTRA IL TERZO GUERRIERO INSANGUINATO DI STRAGE E FURIOSO E VEDE INNANZI A SE IL SUO COMPAGNO AVVINTO IN UN INTENSO BACIO CON L’ANCELLA

 

III GUERRIERO

Maledetta stanza che cambia

il cuore degli uomini!

Dimora stregata e mille e mille volte maledetta!

Anche tu che combattesti fianco a fianco con me

giurata fedeltà la nostra

da quando fummo fanciulli

come Paride incantato da Afrodite

hai dimenticato qual’è dell’uomo

la cui città assediata soffre il dovere!

 

II GUERRIERO

(IRATO) Amare era il nostro dovere

e ne fummo distolti con l’inganno!

 

III GUERRIERO

Che non si ammalino i Teucri di questo morbo!

Io prego Apollo che di tale malattia non cada

sconfitta più che dalle armi Troia!

Devi morire fratello

come si uccide e si brucia

l’uomo colpito dalla peste!

 

IL TERZO GUERRIERO UCCIDE IL SECONDO CHE NON OPPONE RESISTENZA MA CHE ANZI NE ACCAREZZA IL VOLTO MENTRE QUELLO LO TRAFIGGE  CON IL PUGNALE, POI  FERITO SI ACCASCIA TRA LE BRACCIA DELL’ANCELLA E MUORE. IL TERZO GUERRIERO TRASCINA PER I CAPELLI LA DONNA AL CENTRO DELLA STANZA.

 

III GUERRIERO

Tu cagna invece vivrai e che sia d’angoscia

ad Elena il tuo guaire immondo!

Sappia così anche Paride

cosa lo attende. (CHIAMA I SERVI DA UN’ALTRA STANZA

CON UN GESTO)

Portate questo empio cadavere sulle mura.

Indegno di rito è colui che per la bocca di una donna

lasciò al bacio della morte

ll compagno nella lotta.

Innanzi alla schiera ne sia annunciata

la colpa,  sappiamo i nostri e i greci

che qui non si gioca.

 

I SERVI TRASCINANO FUORI IL CADAVERE  MENTRE L’ANCELLA CHE TENTA DI ABBRACCIARLO VIENE TRATTENUTA DAL GUERRIERO

 

Buona cagna, fa la cuccia

e riferisce ai tuoi padroni!

 

ESCE. L’ANCELLA NUDA GIACE ACCANTO ALLA POZZA DI SANGUE LASCIATA DAL GUERRIERO FISSANDOLO COME IN STATO DI TRANCE.

 

CORO

Come diventa lugubre l’uomo

quando d’improvviso,

 vista di sè l’immagine intenta a cose altrui

come sono guerra è servitù

ha l’idea chiara

che la vita senza un senso sfugge!

E come

quando ravvisa la propria fine

o credendola vicina

si accanisce su ciò che ogni momento

gli fu accanto senza che egli

mai pensò di goderne:

così , quando è ben troppo tardi,

egli succhia da un bacio

quella linfa che della vita non ha bevuto.

Perciò pur sapendo che su di lui

una grave responsabilità pesa

proprio egli che tutta una vita ha speso

nell’adempierla senza mai una domanda

con un gesto di follia ora

provando l’ebbrezza di smentire la tirannica

forza della ragione

si da a questo insensato attimo di passione

che tutta l’opera sua passata distrugge

tutto rovina del suo operato, tutto…

Ma forse solo cosi egli

può morire felice   !

 

ANCELLA

Questo era il suo destino

hanno spezzato le parche il filo,

d’amore e di guerra muore

Come tra amore e morte

ne è triste sposalizio questa storia!

 

IL CORO INTONA UN CANTO  VOCALICO CUPO E LAMENTOSO MENTRE L’ANCELLA COMINCIA UN RECITATIVO SIMILE AD UN LENTO CANTO

ANCELLA

Erinni  erinni ..sorgi lieta

Sorgi Ati della famiglia

Maledizione tremenda….

 

O Dei, Dei

Inferi e superi signori

Ecco qua sulla dolce terra

Il nettare  spanso  della giovinezza

come è dolce ..

 

L’ANCELLA SI BAGNA LE MANI NEL SANGUE E COMINCIA A TINGERSI LENTAMENTE IL CORPO E IL VISO

 

ANCELLA

Rossa libagione

Frutto aurorale

Tramutato mattino

In  notte eterna

Il canto intona

Il peana incanta

Sui sacri altari

Screziate offerte

Di vittima umana

 

O Dei, Dei…

Da quale terra giunsi

Non ricordo

Ai tristi ceppi schiava

In questa città

Ormai dalla vera vita lontana…

 

O Dei, Dei…

Calda seta questa

Mi scalda il ventre

Liquida bevanda

Mi agita la mente

Fluida voce

Antico canto

Della vita giunta alla foce del fiume….

 

CONTINUA FUORI DI SE A TINGERSI IN MODO QUASI EROTICO, COME SE TRAMITE IL SANGUE POTESSE CONTINUARE AD AMARE IL GUERRIERO MORTO. RIENTRA ELENA CHE SEMBRA NON ACCORGERSI DELLA TRAGEDIA. LE DUE VOCI DI DONNE SI SOVRAPPONGONO

ELENA                                                                                   ANCELLA

Brava! Non ti facevo cosi abile                            brava…brava diceva mio padre

hai ben distolto quei cani e nulla                         oh…si..è vero avevo un cane

di quanto è accaduto mi è ignoto                         un tempo..ora ricordo che mi uccise

che trepidante e pronta al peggio                        mio fratello…che mi uccise un

stavo accostata a spiare dietro la                          guerriero venuto da lontano….

tenda insieme a Paride che di là                           o Dei, Dei…

stà ancora in lacrime!                                            Dolce linfa della vita

Meglio per il giovane guerriero                            dolce sciroppo di melassa…

aver stretto per l’ultima cosa                                (L’ANCELLA SI LECCA IL SANGUE SULLE  MANI)

nella vita i tuoi profumati  capelli                         come caldo seme

invece che nel morso della polvere                        sgorgato rosso

morire calpestato dal feroce branco                     dal ventre sciolto

degli uomini!                                                             nella buia notte….

 

 

RIENTRA PARIDE SCIOCCATO

 

PARIDE

Ecco Elena ben ti si addice questo presagio:

donna di sangue versato

tinta come ultima alba sulla città di Ecuba!

Orrenda femmina

incubatrice d’ogni male nel mondo,

tu sei una velenosa pianta

che l’uomo coltiva nel suo giardino

e prima o poi nel suo cibo

ne cade un petalo fatale!

 

ANCELLA

O Dei, Dei…

petali della vita

gli uomini stillano

miele e fiele

e al vento

staccandosi

nell’ade vanno….

 

ELENA

Due pazzi!

 

PARIDE

Follia del tuo ventre!

 

ELENA

Attento Paride..

la giornata volge al termine!

 

PARIDE

Su di te infatti è scesa tremenda la notte!

 

ELENA

Ettore non sragionava dunque…

 

PARIDE

Che intendi?

 

ELENA

Proprio per te lasciai Menelao…

 

PARIDE

Meglio sarebbe stato infatti

che tu gli fossi rimasta acanto!

ignota sposa come tutte ignota:

contesa con furia dai popoli

ora conosci una funesta gloria

che mai donna ebbe,

cosa comune rapita ai giorni

uno dopo l’altro uguali

e per questo sei diventata superba!

non sei certo quella

che credi di essere!

 

ELENA

Menelao sa’ ciò che sono:

da nove anni mi reclama sotto le mura!

 

PARIDE

Reclama un oggetto che gli fu rubato,

splendido trofeo tra i trofei…

gli fossi rimasta nella reggia

divorata  dalla ruggine del tempo

il gran Re t’avrebbe da tempo capita

e ripudiata!

 

ELENA

Povero Paride, così glorioso

a parole!

 

PARIDE

Ebbene sono un vigliacco si…

ma oggi ubriaco di vino puro

essendomi infuso d’ardore

stavo per riscattarmi !

Fossi morto così avrei l’onore dei guerrieri

e sulla mia urna

cadrebbero strappati da dolore

i capelli delle troiane,

le mie armi appese a Sparta come trofeo

t’avrebbero fatta lacrimare!

 

ELENA

Povero illuso! Mai ti piangerò

Paride, come non piansi Menelao,

come non piangerò queste mura o quelle!

Ovunque io sarò dirò “questa è casa mia”. E saprò

abitare ogni luogo piegandolo dolcemente

finche comanda l’uomo

non avrò di questi pensieri!

 

PARIDE

Maledetta! Vorrei portartici io

adesso tra le sue braccia e innanzi a tutti

dirgli a voce alta “riprenditi questa donna

e vedrai quando di nuovo sdraiato

tornerai al suo fianco sotto il gioco della

sua bellezza come rimpiangerai

della guerra i giorni e come vorrai

non averla mai riavuta!”

 

ELENA

Ah! Potessi ora riabbracciare lo sposo!

Il vero uomo ha la vera donna!

 

PARIDE

Che aspetti? Vai!

Farai felici due popoli, una moltitudine!

E nessuno si sognerà di fermarti

con canti solenni anzi i teucri

stringeranno i patti con gli argivi

accompagnandoti a chi porto funesta

la guerra ad Ilio!

Facilmente potrai dimostrare poi 

che contro la tua volontà fosti rapita,

che sempre desiderasti il ritorno a Sparta…

nessuno, stanco com’è di tutto ciò, vorrà negare…

potessero però parlare le donne di Ilio….

ma questa è una faccenda da uomini

e sapranno accordarsi come meglio conviene!

 

ELENA

(ANNOIATA) Non sopporto più di vedere

un uomo parlare come una vecchia senza marito

tale mi sembri Paride!

 

PARIDE

Quanto sarebbe stata cosa gradita agli dei

se con Menelao avessi allora stretta una

indissolubile amicizia,

se tornando indietro con le navi

gli avessi detto che il tuo rapimento

era un inganno col quale avevo inteso

smascherare il falso amore con cui tu

lo raggiravi: ora dormiresti il sonno delle

schiave rimpiangendo per la vita la

tua audacia!

Invece così l’uomo temerà sempre l’uomo

e l’ospite sarà accolto da un calore mendace

guardato con sospetto, indagato da occhi attenti

a scoprirne nel sorriso del convivio

l’insidia di cui io fui modello e nume!

Certo…ora capisco me stesso troppo tardi

l’amore che ebbi per te era l’amore

per le parole con cui tu deridevi

come fai con me adesso

Menelao, parole che mi facevano illuminare

sulla tenebra che a lui avvolgevi intorno

come una torcia sulla notte.

Di questo godevo e non potevo farne a meno

perché Menelao fu l’uomo in cui scorsi

una bellezza superiore ad ogni mia maschera

perché era come un animale mai altro da se stesso!

Avrei dato mille vite

per essere io quell’uomo

che non era prigioniero degli specchi,

delle altrui lusinghe

e credendo nelle tue parole ti facevo

per un verso uguale a lui

ma ora Elena vedo bene

che tu piuttosto sei come me:

mai te stessa! E nulla di ciò che dici

ha valore come nulla che io dico:

parole le nostre dettate da un cieco

e misterioso dolore originato da una vita

che amata dagli altri noi non appagò mai !

Gli dei vogliano che gli argivi versino

dei teucri tutto il sangue

e che troia data alle fiamme con i suoi templi

arda le nostre misere spoglie!

È colpevole questa città di aver troppo a lungo

tollerato due infelici come noi,

complice del nostro orrore!

 

ELENA

(CON DISPREZZO ) Troppe parole Paride…

uomini di fatti incendiano le città!

 

ELENA ESCE, ALTEZZOSA, SPREZZANTE

 

PARIDE

Già, uomini di fatti…belli come animali!

 

PARIDE FA UN CENNO AD UN SERVO APPENA ENTRATO

DI AVVICINARSI

 

PARIDE

Toante da nove anni ormai sei prigioniero

di questo incubo, essendo per primo caduto

tra i greci nelle nostre mani…eri appena fatto

Ragazzo, adesso per te è giunto il tempo

di ritrovare la tua libertà e per me la pace. Questa

notte tornerai nel campo acheo

seguendo un passaggio che solo io e cassandra

conosciamo  che passando sotto la terra

sbocca al monte Ida nel folto di una foresta

dove vanno le sacerdotesse per le magiche erbe.

Giunto al campo andrai dal re di Itaca

portandogli questo messaggio: che costruisca egli  una gran cavallo

di legno cavo dove riposti nel ventre

i greci aspettando la notte

in Troia porteranno la strage.

Io farò in modo che fra qualche tempo

tale inganno come un dono di pace

 entri in Ilio.

Adesso vai e se ti preme di tornare

tra i tuoi uomo libero

non fare parola con nessuno,

questa notte ti insegnerò

la strada della fuga.

 

IL SERVO ANNUISCE ED ESCE ANCHE PARIDE ESCE DA UN’ALTRA PORTA. L’ANCELLA CONTINUA A GIOCARE CON IL SANGUE DEL GUERRIERO

 

ANCELLA

Eterna che non trasmuta aurora in giorno

questo rosso lago

dove giunchi i miei capelli

d’estremo dolore ondeggiano

che non si fa cenere

questo eterno fuoco

questa incandescente fiamma che mi incendia

 

SI GUARDA LE MANI E POI NOTA A TERRA IL COLTELLO CON CUI  E’ STATO UCCISO IL  GUERRIERO, LO PRENDE E COMINCIA A GIOCARCI

 

Ha grumi neri il sangue

versato fuori le mura

per mano di strage

questo invece non si secca

finché al suo non leghi il mio l’anima

…scura terra vorace…

…ci accerchia nutrita d’odio…

spruzzi di rugiada insanguinata

sui fiori della vita…

oh è freddo il mio ventre

pallida la faccia

gelide membra le mie

freddate dall’inganno che seminò l’amore

a me , a me lo chiamai !! il mio amore aspettato una vita

nuda lo vendetti per una trama…

per difendere una donna

che viveva ciò che per me avrei voluto…

povero guerriero che li cercava quei due

per punirli d’averci sottratto tutto  il nostro tempo:

cadde sotto il ferro d’un morto

che uccise un vivo

risvegliato dal sinistro incanto del dovere

e lo getto nell’ade….nell’ade…nell’ade…

(RIDENDO PIANGENDO DELIRANDO)

L’amavo…io lo amavo…ormai lontana dall’inganno

Mio amor (CULLA IL COLTELLO

COME UN BAMBINO) amor mio innominato…

 

IL CORO INTONA DI NUOVO UN CANTO SU CUI L’ANCELLA RECITA LENTA

 

O rossa, rossa voce, voce rossa

Cantilena screziata

Vermiglia nenia…

Da quale terra giunsi

Non ricordo

Ai tristi ceppi schiava

In questa città lontana dalla vita umana

 

CON IL PUGNALE SI RECIDE LENTAMENTE LA GOLA MENTRE IL CORO SCIVOLA FUORI DALLA SCENA, SI  SPENGONO LE LUCI, ULTIME PAROLE AL BUIO LENTISSIMAMENTE DETTE

 

O dolce,

rossa

calda bevanda…

fluida voce d’antico canto….

 

rossa….rossa…rossa…

 

LA VOCE IMPERCETTIBILE QUASI SUSSURRATA

 

Rossa libagione….

                       Rossa lacrima…..

                                            Rosso pianto….

 

 

 

FINE

( Roma 1994)

 

 

Autore

  • David Colantoni
    David Colantoni

    David Colantoni è poeta, scrittore, saggista pittore e artista visivo. E' autore della rivista Nuovi Argomenti, fondata da Alberto Moravia, della rivista Fermenti, e altre testate. Ha fondato e diretto il mensile di pensiero e letteratura Lettere dalla Frontiera. Insieme ad Aldo Rosselli, figlio dello storico del risorgimento Nello Rosselli e Nipote di Carlo Rosselli, di cui è stato amico e allievo per quasi 30 anni, ha fondato nel 1999 il quadrimestrale di cultura Inchiostri.  Per il cinema ha sceneggiato "Io, l'altro" 2007 , di Moshen Melliti. distribuito da 20th Century Fox. La sua Ultima esposizione come artista è avvenuta al Moscow Museum of Modern Art a giugno del 2015

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#elena e paride#Guerra#teatro del 900

Pubblicato da

David Colantoni

David Colantoni è poeta, scrittore, saggista pittore e artista visivo. E' autore della rivista Nuovi Argomenti, fondata da Alberto Moravia, della rivista Fermenti, e altre testate. Ha fondato e diretto il mensile di pensiero e letteratura Lettere dalla Frontiera. Insieme ad Aldo Rosselli, figlio dello storico del risorgimento Nello Rosselli e Nipote di Carlo Rosselli, di cui è stato amico e allievo per quasi 30 anni, ha fondato nel 1999 il quadrimestrale di cultura Inchiostri.  Per il cinema ha sceneggiato "Io, l'altro" 2007 , di Moshen Melliti. distribuito da 20th Century Fox. La sua Ultima esposizione come artista è avvenuta al Moscow Museum of Modern Art a giugno del 2015


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