Per l’anno scolastico 2014-2015 più di 55.000 studenti universitari hanno deciso di conseguire una formazione universitaria in una regione diversa dalla propria. Soprattutto gli studenti del Sud dell’Italia, hanno scelto di spostarsi iscrivendosi ad una facoltà a Roma, Bologna, Milano o in altri atenei del Centro o Nord Italia.
La migrazione delle matricole
L’aspetto più importante è rappresentato dal fatto che questo vero e proprio fenomeno di migrazione da Sud (e Isole) a Nord non è adeguatamente controbilanciato da un movimento contrario. Pochissimi sono, infatti, gli studenti del Nord che scelgono atenei così lontani da casa, in percentuali attorno al 7-10%, contro lo spaventoso 23% delle matricole al Nord provenienti dalle regioni del Sud. A causa di questo spostamento, durante lo scorso anno accademico, regioni come la Puglia e la Sicilia si sono viste sottratte di più di 5.000 studenti universitari, passati a regioni quali il Lazio, l’Emilia Romagna e la Lombardia.
Le cause
I motivi che hanno scatenato questo fenomeno sempre più vasto sono diverse. Prima tra tutte, la straordinaria offerta formativa che è possibile trovare nelle regioni del Centro-Nord.
Prendiamo per esempio Roma, sede di quattro università statali e numerosissimi atenei privati.
Roma ad esempio ospita davvero numerose università. Ci si trova la sede di quattro atenei statali e di più di venti atenei privati (italiani e stranieri). Tra questi ultimi ci sono anche sei università telematiche come l’Università Niccolò Cusano, che offre ben 17 facoltà a Roma.
Ma non è solo questo il motivo che spinge così tanti studenti a sradicarsi dalle proprie terre di origine: le opportunità di inserimento nel mondo del lavoro ed i livelli di salario che il Nord offre, paragonati a quelli del Sud, molto meno allettanti, fanno sì che, ogni anno, le matricole vengano spinte a spostarsi con decisione. Infatti, lo stipendio dei laureati del Nord risulta più alto del 24% dopo solo un anno dalla laurea. La crisi economica che negli ultimi anni ha sfiancato il nostro Paese non ha fatto altro che accentuare il fenomeno, soprattutto in direzione del Piemonte e della Lombardia e un po’ meno verso il Lazio o la Toscana.
Ma anche la qualità della vita nelle città del Nord Italia, paragonata con quella nelle città del Sud, è ben più allettante: servizi pubblici, offerte di svago e di approfondimenti culturali e maggiore efficienza nei trasporti, portano uno studente a propendere per lo spostamento, anche a fronte spese per affitti e tasse universitarie più elevate.
Le conseguenze
Questo spostamento unicamente in una direzione e non in quella opposta crea forti sbilanciamenti nell’economia e nel tessuto sociale del nostro Paese. Il processo di accumulo del capitale umano nelle regioni del Sud ne risulta fortemente indebolito e lo spostamento di un capitale stimabile attorno al miliardo, miliardo e mezzo di euro l’anno, che rappresenta i costi sostenuti durante il periodo degli studi, fa sì che anche l’economia delle regioni del Mezzogiorno ne esca fortemente provata.
Infine, pure i dati finora disponibili per questo anno accademico 2015-2016 confermano grandi differenze tra gli atenei del Centro-Nord e del Sud. E’ stato, infatti, registrato un aumento delle iscrizioni nelle facoltà universitarie quasi nell’intero Paese, con punte pari a +5,2% e +3,7% rispettivamente nel Nord Est e nel Nord Ovest. In controtendenza, invece, con un -2,1% di iscrizioni rispetto all’anno precedente, si configura il Mezzogiorno.
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