L’argomento è passato in sordina. Forse perché è andata nella maniera più scontata quando nella scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, la nuova normativa sulla neutralità della rete.
Il testo è passato nella sua versione originaria, che si conosceva già qualche mese fa. Tutte le proposte di emendamento sono state rigettate. Apparentemente non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi. La legge si limita a rivendicare il principio generale che ogni contenuto che viaggi su internet debba essere trattato allo stesso modo. In teoria, quindi, l’accesso e l’uso del web continuerà a essere uguale per tutti, senza trattamenti di favore. Provider e fornitori di servizi in rete non potranno decidere chi può accedere e chi no, e quali informazioni far passare. Questo, almeno, è quanto ha dichiarato il commissario europeo Günther Oettinger.
Non è così, invece, per il fronte dei critici. Non sono poche le voci di allarme per quello che potrebbe essere lo scenario del web in un prossimo futuro. Il timore principale è che internet possa trasformarsi proprio in un’autostrada digitale a più corsie. Quelle lente adibite al traffico ordinario, quelle più veloci, invece, appannaggio esclusivo di servizi a pagamento. Timori confermati, ad esempio, dalla proposta della Deutsche Telekom, arrivata fresca a distanza di neanche un giorno dall’approvazione della legge a Strasburgo. Il colosso tedesco delle telecomunicazioni preme, guarda caso, per introdurre nel web una sorta di bollino di pedaggio per poter usufruire di una trasmissione dati più veloce. «Non stiamo parlando di una rivoluzione, ma solo di una naturale evoluzione della rete», quindi tanto vale mettersi l’anima in pace, se vogliamo vederla come Timotheus Höttges, il presidente del Cda dell’azienda. Mica tanto. L’ipotesi, infatti, non preoccupa soltanto comuni cittadini e utenti della rete, ma anche le piccole imprese. Si può discutere se siano legittimi o meno dei costi supplementari nei casi in cui siano in gioco enormi quantità di dati. Quel che però inquieta le imprese è che potrebbe avverarsi un regime di oligopolio tra i provider che forniscono l’accesso a internet. I giganti finanziari più forti sul mercato potrebbero infatti accaparrarsi le corsie più veloci a svantaggio dei piccoli fornitori. Un regime che avrebbe ben poco a che fare con la decantata libertà di concorrenza nella rete. Le aziende più giovani, e magari più innovative, avrebbero minori opportunità di superare lo sbarramento e far arrivare i propri prodotti sugli smartphones e sui Pc degli utenti. E’ accettabile che i colossi proprietari delle infrastrutture del web possano “decidere“ quali produttori di informazione privilegiare e quali, invece, no?
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L’altra ipotesi che Deutsche Telekom ha lasciato circolare, è di offrire servizi in rete a giovani imprese e start-up in cambio di una quota del loro fatturato, all’incirca il quattro per cento. Se questo scenario si avverasse, i timori suscitati dalla nuova normativa europea di un web a due corsie sarebbero fondati. Benché rivendicata a parole, il principio della neutralità delle rete lascerebbe il posto a un regime di oligopolio pesantemente condizionato dai grandi proprietari delle infrastrutture digitali. I “trasportatori“ di dati nella rete deciderebbero di fatto quali contenuti e informazioni promuovere. Internet continuerebbe, certo, a essere accessibile da chiunque, ma accerchiato dalla concorrenza di servizi più efficienti e veloci a pagamento. Questo significa che alcuni contenuti potranno essere caricati più velocemente e che l’accesso a particolari siti e servizi online possa essere rallentato o addirittura bloccato.
Fantasie da complottisti? A ben vedere, è nel testo della stessa legge che si annidano le eccezioni alla regola. Tanto per cominciare, l’accesso a un sito può essere bloccato dalle autorità giudiziarie o di polizia nei casi in cui il provider violi le norme europee o di uno stato membro dell’Ue o metta a rischio la sicurezza della rete con virus e attacchi hacker. E, fin qui, nulla di nuovo. Delle misure di limitazione o di blocco dei siti possono però essere intraprese anche in casi di sovraccarichi temporanei della rete, benché queste eccezioni siano rigorosamente disciplinate, stando a quel che dice la Commissione europea. Ma il vero cavallo di troia è lo spiraglio lasciato aperto ai fornitori della rete che potranno includere «servizi specialistici» nelle proprie offerte: la tv-internet ad esempio, ma anche la telechirurgia, vale a dire la possibilità di operare a distanza facendo affidamento su tecnologie di trasmissione dati più efficienti e veloci. Molte altre offerte, però, potrebbero rientrare nella categoria dei servizi online a fruizione veloce in cambio di un corrispettivo pagamento. Potrebbe non essere fantascienza uno scenario in cui un utente, in futuro, dovrà essere costretto a scegliere se pagare un supplemento per far arrivare la propria mail in tempi più rapidi oppure affidarsi a una rete più lenta. La nuova legge prescrive che l’introduzione di servizi online più veloci per alcuni non debba comportare una connessione più lenta per gli altri. Ma questo è quel dicono Strasburgo e Bruxelles.