Dallo ius sanguinis allo ius soli, seppure temperato, nel giro di una mattinata. E’ stato a suo modo un voto storico, quello dell’aula di Montecitorio di ieri, sebbene non ancora definitivo: l’Italia passa dall’essere uno dei Paesi la cui cittadinanza si assume per diritto di sangue, a uno di quelli (come la Francia o gli Stati Uniti, tra gli esempi più noti) in cui a contare è il diritto di ‘suolo’. Sebbene quello approvato oggi in prima lettura sia, a ben vedere, uno ius soli temperato da diversi vincoli.
LA LEGGE
Secondo la proposta di legge, avrà diritto ad acquisire la cittadinanza italiana chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è legalmente soggiornante in Italia da almeno un anno o è nato in Italia; uno straniero nato o entrato in Italia entro il decimo anno di età, che vi abbia legalmente soggiornato fino al raggiungimento dei 18 anni, diviene cittadino se dichiara di volere acquistare la cittadinanza italiana entro due anni dal compimento della maggiore età; uno straniero minorenne figli di genitori stranieri acquista la cittadinanza italiana, su richiesta dei genitori, se ha frequentato un corso di istruzione primaria o secondaria di primo grado. Inoltre, il coniuge straniero di un cittadino italiano acquista la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risiede legalmente da almeno sei mesi in Italia, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero. Lo straniero maggiorenne adottato da un cittadino italiano acquista la cittadinanza italiana se successivamente all’adozione risiede legalmente nel territorio italiano per almeno due anni.
Acquista la cittadinanza italiana anche il cittadino di uno Stato membro dell’Unione europea che risiede legalmente da almeno tre anni in Italia e lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio della Repubblica da almeno tre anni al quale sia stato riconosciuto lo status di rifugiato, una condizione peraltro che va a toccare un altro tema molto attuale e sensibile come quello dell’immigrazione.
Fa discutere, invece, un’altra norma della legge, che andrà comunque sottoposta anche al vaglio del Senato prima di entrare in vigore: quella che prevede l’acquisizione della cittadinanza per lo straniero che risiede legalmente da almeno cinque anni in Italia, ma con questa postilla: “che è in possesso del requisito reddituale, determinato con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, in misura non inferiore a quello prescritto per il rilascio del permesso di soggiorno europeo per soggiornanti di lungo periodo”. In pratica, si introduce una sorta di diritto di cittadinanza limitato “per censo”.
IL COMMENTO
Dubbi che non scalfiscono comunque la soddisfazione, anzi “l’emozione e la gioia” di Khalid Chaouki, deputato del Partito democratico, italianissimo ma di chiare origini marocchine, nato a Casablanca e poi emigrato in Italia con la famiglia nel 1985, ad appena due anni. Per lui questa legge è “una norma di civiltà che riconosce a chi è nato e cresciuto nel nostro Paese di potersi finalmente riconoscere cittadino a pieno titolo nel Paese che lo ha cresciuto, il cosiddetto ius soli temperato per i bambini che sono nati nel nostro Paese da genitori stranieri ma ormai radicati in Italia e lo ius culturae per coloro che sono arrivati in Italia sotto i 12 anni e che hanno frequentato almeno per cinque anni la scuola italiana. Una riforma attesa da tanti, da troppi anni da una nuova generazione di italiani di fatto ma stranieri per legge, una riforma richiesta e sollecitata attraverso centinaia di iniziative in piccoli e grandi comuni”.