Pazienti e medici sono da giorni sul piede di guerra, gli uni al fianco agli altri. I primi accusano il governo e nello specifico il ministero della Salute, di voler cancellare attraverso il decreto ministeriale che regolerà le prescrizioni diagnostiche la possibilità di libero accesso pubblico a tutta una serie di esami specialistici erogati in via gratuita dal Servizio Sanitario Nazionale. I dottori, da parte loro, fanno fronte comune contro “il chiaro intento sanzionatorio” del provvedimento, e tornano a preoccuparsi per il rischio-denunce insito nella mancata prescrizione di esami di approfondimento che potrebbe comportare questa rinnovata battaglia contro il fenomeno della cosiddetta ‘medicina difensiva’. E mentre in molti già chiedono la sua testa, nonostante il provvedimento sia ancora al vaglio del Consiglio Superiore della Sanità, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si presenta direttamente in Commissione Sanità al Senato per tentare di chiarire una volta per tutte l’impronta del decreto e sfatarne tutti i miti. Perché, è la premessa, “sono molto preoccupata di come i contenuti siano stati finora illustrati: si è andati oltre il dibattito tecnico e politico, dover rasserenare 60 milioni di persone che si sono convinte che non potranno più essere curate, e non avranno accesso a esami e screening crea qualcosa di veramente pericoloso. Non possiamo permetterci di ingenerare paure”. E allora, ecco tutte le spiegazioni del ministro.
COSA CAMBIA
Con l’introduzione del provvedimento di appropriatezza delle prescrizioni, si potranno fare meno esami? “Per i cittadini non cambia assolutamente nulla – assicura il ministro Lorenzin – le circa 200 prestazioni che sono ancora all’esame del comitato tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale potranno sempre essere erogate, quello che cambia è che il medico avrà uno strumento in più per decidere quando prescriverle. Gli esperti di ogni specializzazione del Consiglio Superiore della Sanità hanno vagliato le proposte, le hanno riviste, il docuimento non è frutto di una attività burocratica ma tecnico-scientica sulla quale io neanche entro nel merito”.
QUALI ESAMI VENGONO TOCCATI
Spiega il ministro che “lo schema del decreto riguarda circa 200 prestazioni di specialistica ambulatoriale sugli oltre 1700 esistenti. Prestazioni di odontoiatria, di genetica, allergologia, di laboratorio, di colesterolo, di medicina nucleare. E poi quelle molto delicate di Tac e risonanze magnetiche: le linee guida sull’appropriatezza riguarderanno solo quelle per arti e colonna vertebrale per un totale di solo 10 tipi di prestazioni”.
QUAL E’ LA RATIO DELL’INTERVENTO
Spiega il ministro che “abbiamo cominciato con l’applicare il Patto della Salute che prevede di tagliare gli sprechi, che ancora sono tanti. Io ho detto subito che non si potevano fare tagli lineari, e Regioni e ministero hanno convenuto di adottare misure per ridurre le prestazioni inappropriate, di intervenire sull’appropriatezza, proponendo non un approccio solo sanzionatorio, ma segnalando un percorso entro i quali possano muoversi i medici”.
COSA E’ L’APPROPRIATEZZA
Parte dalla definizione dello Zingarelli, la Lorenzin, per spiegare il significato di “appropriatezza”. Ma poi entrando nello specifico, spiega che per i criteri ministeriali “la cura è appropriata se associata a un beneficio netto, se massimizza il beneficio e minimizza il rischio. Ed è possibile fissare un punto prima e un punto oltre il quale un servizio diventa inappropriato. Dobbiamo evitare criticità che sono in grado di minare alle fondamenta l’efficienza del sistema. Il percorso iniziato deve essere compiuto condividendo merito e metodo con pazienti e medici”. In sostanza “si tratta di identificare le priorità, tra cui l’efficienza della cura, che siano la base per scegliere le cure migliori sia per l’utente che per la collettività”.
QUALI SONO I BENEFICI
“La medicina difensiva costa complessivamente 13 miliardi, che sono 13 miliardi di spreco, sottratti ai cittadini italiani: da qualche parte bisogna cominciare” – ricorda Beatrice Lorenzin – uno spreco che finisce per gravare sul Servizio Sanitario Nazionale, perché sottopone i cittadini a esami non utili, fa lievitare costi dell’assistenza togliendo risorse preziose per altri settori, come acquistare macchinari diagnostici e farmaci nuovi, ampliare la gamma degli screening, oltre a far dilatare a dismisura i tempi di attesa”.
QUALI SONO LE SANZIONI
Le sanzioni per i medici che non rispetteranno le linee guida del documento subiranno “una sanzione pecuniaria commisurata a quanto previsto dal contratto nazionale”, anticipa il ministro. Ma l’intento del provvedimento “non è assolutamente sanzionatorio: perché un medico possa essere sanzionato – spiega – ci deve essere un crimine, una azione reiterata: come si vede non c’è scopo punitivo, ma il tentativo di dare una rotta dal punto di vista dell’appropriatezza. Il timore maggiore del medico stesso è essere in balia di una frammentazione della decisione e di chi giudica”. Senza contare che “le sanzioni sono stata una esplicita richiesta da parte delle Regioni, le Asl prenderanno in esame solo reiterata prescrizione da parte di un medico, non il singolo caso. Stiamo parlando solo di comportamenti abnormi e reiterati”.