Prima la difesa: “Porta a Porta è il programma più autorevole della seconda serata, dove si discutono casi di cronaca e di politica, e il funerale di Vittorio Casamonica, per la sua pacchianeria e per aver messo in mostra il vulnus che ha macchiato l’immagine della Capitale, era sicuramente un fatto di cronaca che Porta a Porta ha deciso di non ignorare”. Poi l’autocritica: “d’altra parte però il fatto che ci siano state così tante critiche aprirà una fase di approfondimento dentro l’azienda, non si può non aprire una riflessione su tutto questo”. A distanza di una settimana dalla contestata puntata di Porta a Porta sulla vicenda Casamomica, il direttore di Rai Uno Giancarlo Leone ci mette la faccia e, convocato alla Camera dalla Commissione di Vigilanza Rai, ricostruisce fatti e particolari della vicenda. Lanciandosi in una difesa quasi d’ufficio dell’operato di Bruno Vespa e della sua redazione, accusati di aver dato gli onori del palcoscenico a Vera e Vittorino Casamonica, rispettivamente figlio e nipote del defunto Vittorio, e perfino di aver riservato loro un trattamento troppo sussiegoso. In una frase sola: di non aver scritto una bella pagina di servizio pubblico.
SAPEVO TUTTO.
“La direzione di Rai Uno era perfettamente al corrente” del tipo di puntata che sarebbe andata in onda l’8 settembre, racconta Leone. E d’altronde “era scontato e doveroso che Rai Uno dovesse occuparsene”: tale era stato il clamore, nazionale e non solo, per il funerale in pompa magna concesso nella parrocchia di Don Bosco a Cinecittà a uno dei ‘capi’ della famigerata fmiglia Casamonica. E allora, ecco come si è arrivati a pensare a quel tipo di puntata: “Sono stati contattati due esponenti della famiglia che non hanno precedenti penali né procedimenti in corso – spiega il direttore di rete – Vespa ha ritenuto che solo una presenza in studio avrebbe garantito la comprensione piena del fenomeno-Casamonica: viceversa il collegamento da casa non avrebbe garantito il contraddittorio”.
FOLKLORE.
Ma non è tanto la presenza in sé dei due Casamonica ad aver fatto infuriare una fetta di spettatori, e anche parte del mondo della politica: a Vespa è stata rimproverata da molti una conduzione troppo morbida dell’intervista. Anche in Commissione di Vigilanza d’altronde sono emerse queste posizioni: per Antonio Scavone “si è concessa una dignità impensabile” a Vera e Vittorino, per Dalina Nesci di M5S la puntata ha prodotto “una legittimazione sociale inaccettabile per il modo di approcciarsi particolarmente accondiscendente” da parte del conduttore, Maurizio Gasparri ha parlato di “descrizione folkloristica che ha finito per mettere in luce positiva i protagonisti. Anche qui Leone respinge le accuse: “Gli ospiti in studio sono stati incalzati mettendo a fuoco tutte le pendenze giudiziarie maturate in questi anni dalla famiglia Casamonica: Vespa ha ricordato i 117 membri inquisiti per reati che vanno dallo spaccio di droga all’usura, e gli 82 che sotto attualmente sotto sorveglianza della Polizia. Non si è affatto nessuna concessione al folklore, e a presenza di Vera e Vittorino Casamonica non ha comportato alcun onere per l’azienda”. Insomma, “la puntata con i due membri della famiglia Casamonica è stata improntata al rigoroso rispetto della cronaca, con il contraddittorio garantito oltre che dal conduttore anche da due autorevoli giornalisti come Virman Cusenza, direttore del Messaggero, e Fiorenza Sarzanini, nota editorialista del Corriere della Sera”.
AUTOCRITICA.
A dire il vero, sin dall’inizio Rai Uno non ha fatto muro dinanzi alle critiche ricevute: “Ci siamo posti il problema di tornare sull’argomento con una intervista a Sabella (l’assessore capitolino alla legalità, in quella che da molti è stata vista però come una puntata riparatoria, ndr) ascoltando il parere dell’amministrazione comunale coinvolta dal funerale. Non ci siamo chiusi a una difesa a oltranza ma ci siamo aperti a ulteriori approfondimento sulle reazioni. Mi pare di capire che in discussione non ci sia il tema, ma il modo. Bisogna che ci sia sempre un contraddittorio e che alcuni personaggi non assumano caratteristiche positive. Il fatto che ci siano state così tante critiche aprirà una fase di approfondimento dentro l’azienda, non si può non aprire una riflessione su tutto questo. Mi pare di capire che in discussione non ci sia il tema, ma il modo. Bisogna che ci sia sempre un contraddittorio e che alcuni personaggi non assumano caratteristiche positive. Il fatto che ci siano state così tante critiche aprirà una fase di approfondimento dentro l’azienda, non si può non aprire una riflessione su tutto questo”.
LA TV E IL RACCONTO.
Gasparri, nel suo intervento, accomuna lo spazio concesso ai Casamonica a quello che tempo, addietro “le trasmissioni di Santoro lasciarono a Ciancimino, le cui rivelazioni si scoprirono poi spudoratamente false”. Ma si potrebbe andare oltre, fino a ricordare certe polemiche sull’opportunità della mitizzazione, anche in questo tutta romana, dei personaggi cattivi di Romanzo Criminale.
E Leone coglie l’occasione per allargare il campo della propria riflessione, per farne uno spunto comunicativo, di matrice quasi semiotica. “La televisione, il racconto di oggi, ha perso il senso di una netta distinzione tra il bene e il male. Se la trama è troppo semplificata e didascalica, il messaggio rischia di non arrivare”. Così, come nel caso dei Casamonica, “probabilmente il solo essere al centro della trama legittima la condizione morale dei personaggi, e qualcuno è portato a pensare che questi siano stati messi sul piedistallo: perciò dobbiamo evitare che la necessaria esposizione di protagonisti di fatti negativi o esecrabili li faccia diventare protagonisti ‘positivi’. Ma non si deve nemmeno dare alla televisione le responsabilità che sono del racconto: è meglio correre questo rischio che impoverire il racconto”.