Se cerchi sulla Treccani, ti viene spiegato che con ‘gaffe’ si intende
“atto, comportamento, espressione e simili, commessi o detti per goffaggine, inesperienza o anche semplice distrazione, che creano comunque imbarazzo negli altri
Ci ho voluto controllare dopo aver letto i titoli che avevano dato i giornalisti alla notizia del manifesto di ‘Fratelli d’Italia’ affisso a Trento.
I titoli dei giornali più autorevoli (o seguiti?) in Italia, sono questi:
“La foto non è anti gender gaffe di Fratelli d'Italia” (Repubblica.it)
“Gaffe a Trento, manifesti 'antigender' con la foto per la vittima di omofobia” (Corriere.it)
Ora, io capisco che il linguaggio politicamente corretto sia un valore imprescindibile per la stampa, specialmente per quella italiana (abituata ad essere pappa e ciccia con chi gestire il potere nelle sue varie forme).
E sai mai che domani al governo ci siano gli stessi che erano all’opposizione ieri e quindi conviene trattare un po’ tutti con i guanti di velluto per non aver problemi.
Però ci sono delle volte in cui i giornalisti delle testate più autorevoli dovrebbero prendere il coraggio a due mani e gettare la penna oltre l’ostacolo. Riuscirebbero senza dubbio a spingersi un pochino oltre descrivendo meglio la realtà.
Ci sono quattro cose da sapere su questo manifesto.
Prima cosa: la foto.
La foto non appartiene a Fratelli d’Italia ma a Rose Morelli . Quindi questi fascistelli si sono presi una foto dal web, l’hanno tagliata e hanno deciso di farne uno strumento politico. Praticamente si presentano agli eventuali elettori con un manifesto rubato. Chapeau!
Seconda cosa: l’autrice di quella foto.
La foto che questi ladri (digitali) si sono arrubbati apparteneva, come detto, a Rose Morelli che però – sfortunatamente per gli amici della Meloni – oltre ad essere una fotografa, è anche un’attivista per il movimento LGBT e ha preso piuttosto male l’uso che è stato fatto della sua opera (ha annunciato che denuncerà ‘Fratelli d’Italia’).
Terza cosa: il significato di quella foto.
Quella foto è stata scattata per onorare la memoria di Leelah Alcorn (all’anagrafe Joshua Ryan Alcorn), non per essere messa in un manifesto omofobo.
Quarta (e ultima) cosa: chi era Leelah Alcorn e cosa voleva.
Leelah era una giovane transessuale che si è suicidata lo scorso 28 Dicembre, ad appena 17 anni, dopo che i genitori l’avevano costretta a “frequentare un gruppo di terapia di conversione” (che è la traduzione politicamente corretta dell’espressione “finire nelle mani di folli bigotti che ti imbottiranno di loro interpretazioni di testi sacri fino a quando non crolli in un senso o nell’altro”).
Per chi non conoscesse Leelah riporto alcuni stralci della lettera/post d’addio che ha lasciato su Tumblr prima di suicidarsi.
Quando avevo 14 anni ho imparato cosa volesse dire la parola “transessuale” e ho pianto di gioia. Dopo dieci anni di confusione avevo finalmente capito chi ero. L’ho detto subito a mia mamma e lei ha reagito molto negativamente, dicendomi che era una fase, che non sarei mai stato davvero una ragazza, che Dio non fa errori e che ero io a essere sbagliata. Se state leggendo questa lettera: cari genitori, non dite così ai vostri figli. Anche se siete cristiani o siete contro i transessuali, non dite mai questa cosa a nessuno: specialmente ai vostri figli. Non otterrete niente a parte far sì che odino se stessi. È esattamente quello che è successo a me. […] Quando avevo 16 anni mi sono resa conto che i miei genitori non mi avrebbero mai aiutata, e che avrei dovuto aspettare di compiere 18 anni per iniziare qualsiasi terapia e intervento di transizione, cosa che mi ha davvero spezzato il cuore. Più aspetti, più la transizione è difficile. Mi sono sentita senza speranze, sicura che avrei passato il resto della mia vita con le sembianze di un uomo. Quando ho compiuto 16 anni e ho capito che i miei genitori non avrebbero dato il loro consenso per farmi iniziare la transizione, ho pianto finché non mi sono addormentata. […] Per quel che riguarda le mie volontà, voglio che il 100% delle cose che possiedo sia venduto e che il denaro (più i soldi che ho da parte in banca) siano donati a un movimento per il sostegno e per i diritti delle persone transessuali, non importa quale. L’unico momento in cui riposerò in pace arriverà quando le persone transessuali non saranno più trattate come sono stata trattata io: quando saranno trattate da esseri umani, con sentimenti validi, sinceri e legittimi, e con dei diritti umani. Le questioni di genere devono essere insegnate a scuola, prima è e meglio è. La mia morte deve significare qualcosa. La mia morte dev’essere contata tra quelle dei transessuali che si sono suicidati quest’anno. Voglio che qualcuno guardi a quel numero e dica “questa cosa è assurda”, e si occupi di sistemarla. Sistemate la società. Per favore.
Addio,
(Leelah) Josh Alcorn
Ora che abbiamo chiaro di fronte quello di cui stiamo parlando, direi che il termine “gaffe” appare quanto meno riduttivo. A tal proposito citerei una massima di Gianfranco Funari che ci ricorda che…
Se uno è stronzo non je poi dì ‘stupidino’, si crea delle illusioni: je devi dì stronzo.
Quindi, per favore, non parlate di ‘gaffe’ quando raccontate questa storia, raccontate ciò che sono, ovvero inutili e banalissimi stronzi.