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Il ‘club’ dei parlamentari assenteisti, il resoconto a metà legislatura

Postato il Agosto 27, 2015 Stefano Iannaccone 0

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Qualcuno è un vero e proprio introvabile, con quasi il 100% di assenze, altri saltano più di una votazione su tre. Molti lasciano vuoto il proprio banco almeno il 50% delle volte. È questo l’identikit, al giro di boa della metà legislatura, dei parlamentari assenteisti.

Nel calcio si parlerebbe di Campione d’Inverno, in questo caso il primato non è proprio un titolo di cui fregiarsi. Parlando in ottica di squadra, Forza Italia non conosce concorrenza: vince per distacco con autentici campioni. Grazie ai dati di OpenPolis è possibile stilare la classifica di chi è stato eletto per rappresentare i cittadini, ma non sembra preoccuparsi molto di tale attività in Parlamento. Per carità, gli impedimenti sono molteplici nella vita di un politico, magari alle prese anche una professione. Ma i numeri sono numeri, e YOUng li ha messi in ordine. Ricordando che lo stipendio viene regolarmente accreditato tranne una piccola decurtazione sulla diaria di 3.503 euro. Il taglio è di “206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato dalle sedute dell’Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico. È considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30% delle votazioni effettuate nell’arco della giornata”. Ma l’indennità non viene toccata.

Il podio azzurro

Nella top ten svetta un nome altisonante come quello di Nicolò Ghedini portabandiera degli assenteisti con 99,32% di assenze. Il senatore, abile avvocato di Silvio Berlusconi nei processi più delicati, ha partecipato solo a 72 votazioni su 10.569. Meno dell’1%. A un’incollatura, c’è il deputato forzista, Antonio Angelucci, noto come il “re” delle cliniche, che vanta un 99,27% di assenze. “Per i cronisti della Camera è una notizia quando viene avvistato”, si ironizza in Transatlantico. Mentre per la prima posizione c’è un quasi ex aequo, il podio è completato da Marco Martinelli, ex Alleanza nazionale, che ha disertato il 96,28% delle votazioni in Aula. Eppure meno di un mese fa ha affermato che “prima di essere parlamentare, facevo la politica da volontario”. Una passionaccia, dunque. E anche un auspicio che alla ripresa dei lavori i tre assenteisti possano farsi vedere in Parlamento, determinati a portare il loro contributo con maggiore presenza.

Volti noti

Il club di chi supera il 90% di assenze non è composto solo dalla triade Ghedini-Angelucci-Martinelli. Subito fuori dal podio c’è l’ex sottosegretario allo Sport, Rocco Crimi. Per lui la percentuale di assenze è del 92.26%. La top five vede un nome di spicco del panorama italiano: Denis Verdini, l’ex braccio destro di Berlusconi ora affascinato da Matteo Renzi, tanto da aver fondato un gruppo parlamentare per puntellare i traballanti numeri della maggioranza a Palazzo Madama. Ma al momento preferisce fare politica fuori dall’Aula del Senato con l’88,90% di votazioni saltate.

Piero Longo, altro deputato di Forza Italia nonché altro storico legale di Silvio Belrusconi, è sul sesto gradino degli assenteisti di metà legislatura. La percentuale di volte che ha lasciato il banco vuoto è pari all’84,31%. Alle sue spalle, ma sostanzialmente fuori classifica, va segnalato Francantonio Genovese, il deputato del Partito democratico assurto agli onori della cronaca per il voto favorevole della Camera al suo arresto risalente allo scorso anno. Le assenze all’83,71% sono facilmente spiegabili.

La settima posizione spetta così a un ex campione della politica italiana, scivolato in secondo piano nelle cronache. Parliamo di Giulio Tremonti, a lungo ministro dell’Economia nei governi Berlusconi. Terminata l’esperienza di governo non ha brillato per la partecipazione dei lavori al Senato, dove è iscritto al Gruppo Grandi Autonomie e Libertà (Gal). A metà legislatura ha totalizzato l’82,25% di assenze. Il deputato Filippo Piccone del Nuovo Centrodestra (confluito nel gruppo Area Popolare) è all’ottavo posto. L’imprenditore abruzzese, a lungo dirigente di Forza Italia e del Popolo delle Libertà, sta vivendo la sua terza legislatura. Intanto ha all’attivo il 78,70% di assenze al momento della votazione. La nona piazza è occupata da una star del talk show, Daniela Santanchè. Tanto è presente negli studi televisivi, tanto è assente a Montecitorio, dove non ha preso parte al 74,63% delle votazioni. La top ten è chiusa dall’ennesimo volto noto della politica italiana: l’ex ministro (prima dell’Ambiente, poi delle Infratrutture e dei Trasporti), Altero Matteoli con il 73,63% di assenze a Palazzo Madama, dove è stato eletto.

Assenze di gruppo

Tra i gruppi che hanno attirato maggiormente l’attenzione nella prima parte di legislatura, c’è quello del Movimento 5 Stelle. Da sempre in battaglia contro la casta, hanno una buona partecipazione ai lavori. La deputata Giulia Di Vita è la più assenteista con il 61,47% di volte che è mancata alle votazioni. Dietro di lei Laura Castelli (42,64%)e Riccardo Nuti (41,53%). Nel Pd spicca il 73,19% dell’ex segretario Pier Luigi Bersani, che ha come motivazione il problema di salute che lo ha tenuto lontano dalla politica attiva per qualche mese. Non passa inosservato, infine, il 53,10% di assenze del vicesegretario dem, il renzianissmo Lorenzo Guerini. Anche lui forse più impegnato a tessere tele politiche lontano dal Transatlantico, saltando più di una votazione su due.

Autore

  • Stefano Iannaccone
    Stefano Iannaccone

    Giornalista, nato in Irpinia nel 1981. Mi occupo principalmente di politica, esteri e sport, ma anche di comunicazione, avendo conseguito la tanto (secondo me ingiustamente) vituperata Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione nell'ormai lontano 2005. Vivo a Roma con alterni sentimenti verso la città e frequento spesso - per lavoro più che per piacere - i corridoi di Montecitorio. Scrivo per Ilfattoquotidiano.it, Gli Stati Generali, il Journal ed Excite per gli argomenti di cui sopra. Insomma sono quello che si definisce un freelance e credo fermamente, nonostante i mio pessimismo, che il giornalismo non è destinato a morire. Ma solo a rinascere. Ho pubblicato un romanzo, dal titolo 'Andrà tutto bene'. E conto di scriverne altri, perché la vita non può essere formata solo da notizie reali. Serve la fantasia, sempre.

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#assenteisti#assenze di gruppo#classifica#parlamento

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Stefano Iannaccone

Giornalista, nato in Irpinia nel 1981. Mi occupo principalmente di politica, esteri e sport, ma anche di comunicazione, avendo conseguito la tanto (secondo me ingiustamente) vituperata Laurea specialistica in Scienze della Comunicazione nell'ormai lontano 2005. Vivo a Roma con alterni sentimenti verso la città e frequento spesso - per lavoro più che per piacere - i corridoi di Montecitorio. Scrivo per Ilfattoquotidiano.it, Gli Stati Generali, il Journal ed Excite per gli argomenti di cui sopra. Insomma sono quello che si definisce un freelance e credo fermamente, nonostante i mio pessimismo, che il giornalismo non è destinato a morire. Ma solo a rinascere. Ho pubblicato un romanzo, dal titolo 'Andrà tutto bene'. E conto di scriverne altri, perché la vita non può essere formata solo da notizie reali. Serve la fantasia, sempre.

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