Ci voleva il rapporto Ecomafie : in Italia teniamo a munnezza nascosta sotto al tappeto. Gli angoli, quelli più facili da sollevare per buttarci sotto lo sporco sono le solite quattro canaglie, la Sicilia, la Puglia, la Campania e la Calabria.
Nel nostro territorio, quello stesso che dovrebbe nutrirci, hanno versato di tutto negli ultimi decenni, per lo più rottami di auto, scarti di gomma, metalli, plastica, rifiuti elettronici e tessili. Oltre ai rebutti, speciali o tossici, di industrie e grandi opere pubbliche.
I personaggi che si prendono cura di questo fruttuosissimo business (3,1 mld di euro nel 2014) sono tipi loschi si, ma finemente organizzati. Impostano “l’azienda” sul modello sinergico, dove le figure dell’imprenditore locale, del politico corrotto, del consulente tecnico e del trafficante di rifiuti contribuiscono in autonomia al raggiungimento dell’obiettivo: fare i soldi a palate. E senza scrupoli. Perchè chi fa business e si fa scrupoli raramente entra nell’olimpo degli industriali che contano.
Confindustria, dopo aver fatto di tutto per insabbiare e snaturare la legge [n. 68 del 22 maggio 2015, quella che finalmente introduce i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale ndr] , ha reagito alla sua approvazione come ad un indegno attacco all’imprenditoria italiana, senza capire che solo una netta separazione tra economia sana ed economia illegale può rilanciare l’indubbio ruolo positivo dell’imprenditoria, e sprecando un’ottima occasione per valorizzare le imprese sane. – Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale Legambiente –
Ci sono voluti 21 anni perchè questa legge fosse approvata. Anni buî, durante i quali, i mafiosi hanno gestito i rfiuti in una zona grigia di quasi legalità. La Puglia, che guida la classifica delle regioni col più alto numero di infrazioni (4.499), conta 4159 denunce e solo cinque arresti per reati ambientali. Eppure in Puglia ci sono stati episodi importanti come il sequestro di milioni di tonnellate di rifiuti speciali che la camorra vi sotterrava (articolo di Repubblica), o le 15 mila tonnellate di fanghi tossici provenienti dal dragaggio del porto di Taranto (articolo de Il Fatto). Anche in Toscana, dove sono avvenuti illeciti ambientali gravissimi durante le perforazioni per la TAV, atti illeciti che hanno inquinato i corsi di acqua sotterranei (quelli rimasti) nel Mugello, ci sono stati solamente 8 arresti. I fanghi tossici seppelliti a pochi chilometri dalla riserva d’acqua del Bilancino, che disseta Firenze e dintorni, la distruzione di ecosistemi preziosi, finora sono state considerate illeciti di poco valore, più da scappellotto che da arresto. Marachella.
Parlare di quali possano essere le conseguenze dei traffici delle Ecomafie sull’ambiente e sulla nostra salute è superfluo. Qualcuno potrebbe urlare al complotto se l’aumento dei casi di tumore venisse assunto ad indicatore dell’effetto che la disattenzione nella gestione delle proprie scorie e scarti, porta. Pare infatti che la volontà divina, i geni predisposti (non si sa da chi) e la sfiga siano le evidenti cause del fatto che siamo una generazione di persone malate.
Bisogna sperare che, ora che questi reati sono punibili, gli organismi di controllo si adoperino con maggiore energia ed efficacia. Per ora sappiamo che il Corpo Forestale dello Stato è stato appena smantellato. E che questo era il corpo che ha rilevato il 48% delle infrazioni ambientali nel 2014.
Qualcosa non torna,
GG