Nasso è la trascrizione italiana del nome dell’isola cicladica di Naxos, in antichità chiamata anche Noussa, Nicarìa o Nicsia.
Popolata da millenni, rimane una delle isole più affascinanti e ricche di storia dell’Egeo.
di Loredana de Michelis
“…Teseo, dopo aver sconfitto il Minotauro, non sapeva bene come spendere le energie: una sera in cui a Creta l’aria era torbida per via delle ceneri che continuavano ad arrivare dal vulcano di Santorini, duecento chilometri più a nord, infilzò con il coltello un pezzo di polipo bruciacchiato e prese a masticarlo, pensoso. – Procurami trecento rematori robusti, un paio di navi, delle reti da pesca e molto, molto vino – disse al suo amico armatore – Appena il vento gira, parto verso Nord –L’armatore, che stava ripulendo con le dita un riccio appena aperto, si bloccò con la mano a mezz’aria e un piccolo uovo rosso luccicante che gli colava sul mento.
– Dove diavolo li metti 300 rematori su due navi? – I suoi occhietti infossati nelle guance grasse fissavano ora Teseo con preoccupazione.
– Questo è un problema tuo – disse Teseo alzandosi – Costruiscimi qualcosa di robusto con 50 posti ai remi. Voglio delle vele quadrate, questa volta. Ci vediamo per l’inizio dell’estate. –
E se ne andò buttando un paio di monete sul tavolo.
Quando la flotta fu pronta, Teseo fece imbarcare uno splendido letto per sé e per Arianna, annunciandole che l’avrebbe portata a fare un viaggio.
Fecero sosta a Santorini per rifornire la stiva, fare un po’ di scambi commerciali, e ripartirono.
Le navi così potenziate erano tecnologicamente avanzate rispetto alle precedenti, molto più grandi e veloci. In tre giorni erano a Naxos, ma Arianna pativa la navigazione ed era diventata sonnolenta e capricciosa. Il suo colorito verdognolo aveva fatto riflettere Teseo: forse non era la ragazza robusta che lui aveva creduto. A peggiorare la situazione si erano messi i baldi giovani che si davano il turno ai remi e che la fissavano un po’ troppo.
Teseo sbarcò Arianna a Naxos dicendole che sarebbe tornato presto e proseguì verso nord.
Arianna si ritrovò di punto in bianco sola, su un’isola di sempliciotti. Stava tutto il giorno a piangere con i piedi a bagno nelle vasche di roccia vicino all’isolotto di Palatia – che in seguito sarebbero passate alla storia come i “suoi” bagni – e scrutava l’orizzonte, con le speranze che si affievolivano e la depressione che aumentava.
Un bel giorno le si presentò Dioniso, a bordo di un carro trainato da pantere e con le redini tutte ricoperte di pelliccia di gatto. Arianna trovò la cosa terribilmente plebea e non ne voleva sapere, ma questo dio di provincia possedeva un palazzo con vista sulle messi ed era un romanticone che sprizzava allegria: la corteggiava a suon di buon vino e capretti arrostiti, dicendole che con un po’ di ciccia in più nei posti giusti sarebbe stata ancora più bella.
Quando lei infine cedette e accettò di sposarlo, la gente di Naxos si scatenò in una festa giubilante e irrefrenabile, organizzata dagli amici scapoli di Dioniso. Costruirono un grande tempio di canne nell’allora deserta e bellissima baia di Aghia Anna e illuminarono il percorso con romantiche Kandila di marmo che bruciavano la profumatissima resina di mastika. Affinché tutto filasse liscio, Dioniso aveva piazzato cento guardiani sui promontori, carichi di campanacci pronti a dare l’allarme in caso avessero avvistato qualche nave pericolosa in avvicinamento, ma nel momento più intenso della cerimonia questi si misero a ballare per l’eccitazione, facendo risuonare i campanacci a festa per tutte le valli, come ancora accade nei giorni del carnevale di Filoti.
Arianna si sposò in spiaggia, con una veste bianca e una corona di gioielli che le aveva donato Afrodite. Quando furono soli, lei e Dioniso corsero sul promontorio di Aghia Anna, dove ora c’è la chiesetta di Agio Nikolas e dove al tramonto le coppie che si amano si baceranno per mille anni ancora. Si tolsero le vesti e Dionisio lanciò in cielo la corona di gioielli di Arianna, che lì rimase sospesa, trasformandosi nella Corona Boreale.
A ogni alba e a ogni tramonto Arianna e Dioniso s’immergevano nell’acqua color zaffiro e oro, tenendosi per mano.
Dormirono sulla spiaggia, nel tempio di canne mosse dal vento per tutta la loro luna di miele.”
Tratto da: Naxos Song ebook