Il 25 giugno si sono tenute le elezioni generali in Pakistan, il quinto Paese al mondo per popolazione, con i suoi oltre 212 milioni di abitanti. In programma c’era il rinnovo dei 342 seggi della camera bassa, l’Assemblea Nazionale, oltre alle quattro assemblee provinciali di Punjab, Sindh, Balochistan and Khyber Pakhtunkhwa.
IL SISTEMA ELETTORALE PAKISTANO
Vista la complessità della società pakistana, il sistema elettorale prevede diversi cavilli per cercare di raggiungere una composizione della camera bassa che sia il più possibile rappresentativa del Paese. Dei 342 seggi, 272 vengono assegnati sulla base degli altrettanti collegi elettorali con il metodo del first-past-the-post. In seguito, vengono assegnati sessanta seggi riservati alle donne e dieci riservati alle minoranze etniche e religiose, con un metodo proporzionale con sbarramento al 5%.
In occasione delle elezioni di quest’anno, inoltre, due seggi non sono stati assegnati a causa della morte di due candidati, e dovrebbero essere attribuiti in seguito con lo svolgimento di una nuova tornata elettorale solo per i collegi interessati.
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Il Pakistan è dotato anche di una camera alta, il Senato (Aiwan-e Bala), la cui composizione non viene stabilita mediante le elezioni generali. Come previsto dall’articolo 59 della Costituzione pakistana, infatti, ogni provincia dispone di quattordici senatori indipendentemente dalla popolazione, ed ogni area tribale ha diritto ad otto seggi. Il Senato viene rinnovato parzialmente ogni tre anni, con l’elezione della metà dei senatori (di fatto, dunque, un mandato dura sei anni), e non può mai essere sciolto (le ultime elezioni per il Senato si sono tenute lo scorso 3 marzo).
LA VITTORIA DI IMRAN KHAN
Alla tornata elettorale si è arrivati con un clima tutt’altro che disteso: nel solo election day, infatti, si sono registrati diversi incidenti, alcuni anche con conseguenze gravi. A Quetta, durante le operazioni di voto, è esplosa una bomba che ha causato trentuno morti e trentacinque feriti, mentre si sono registrati un morto a testa nelle città di Swaby e Khanewal, oltre a numerosi feriti in tutto il Paese.
L’Election Commission of Pakistan (ECP) ha comunque riconosciuto la validità delle operazioni di voto, pubblicando i risultati dei 272 seggi scelti con il first-past-the-post, al netto dunque di quelli riservati a donne e minoranze etnico-religiose. Il responso delle urne, presso le quali si è registrata un’affluenza abbastanza bassa (51.7%, contro il 55% di cinque anni fa), ha premiato Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI – Movimento per la Giustizia del Pakistan), la forza politica di centro-destra guidata dal sessantacinquenne Imran Khan, ex giocatore della nazionale di cricket campione del mondo nel 1992, che ha ottenuto 116 seggi con il 31.89% delle preferenze complessive.
A perdere nettamente è invece la Lega Musulmana del Pakistan Nawaz (PML-N – Pakistan Muslim League-Nawaz), il partito che aveva trionfato alle elezioni del 2013. In quell’occasione, il PML-N aveva portato al governo Nawaz Sharif, poi travolto dagli scandali e coinvolto anche nel caso dei Panama Papers. Di conseguenza, la Corte Suprema lo sollevò dall’incarico nel luglio dello scorso anno, ed il posto di primo ministro fu assunto da Shadiq Khaqan Abbasi. La PML-N, tuttavia, ha scelto di presentarsi alle elezioni guidato dal fratello di Nawaz Sharif, il sessantaseienne Shehbaz Sharif, decisione che si è rivelata poco indovinata, visto che l’ormai ex forza di governo ha ottenuto solo 64 seggi, con il 24.40% delle preferenze su scala nazionale.
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Il Partito Popolare Pakistano (PPP), forza di centro-sinistra che promuove la socialdemocrazia islamica, ha visto l’aumento dei propri consensi, piazzandosi in terza posizione con il 13.06% dei suffragi. La forza guidata dal giovane Bilawal Bhutto Zardari, non ancora trentenne, si è garantita così 43 seggi.
Tra gli altri partiti politici, i conservatori di Muttahida Majlis–e–Amal (MMA – Consiglio Unito d’Azione) hanno ottenuto dodici seggi, il Movimento Muttahida Qaumi (MQM) sei, la Lega Musulmana del Pakistan Quaid e Azam (PML-Q) quattro come il Balochistan Awami Party (BAP), il Partito Nazionalista del Balochistan (Megal) tre, la Grande Alleanza Democratica (GDA) due, ed, infine, hanno conquistato un seggio a testa il Partito Nazionale Awami (ANP), la Lega Musulmana Awami e lo Jamhoori Wattan Party. A questi vanno aggiunti i tredici deputati eletti come indipendenti.
VERSO UN GOVERNO KHAN TRA LE PROTESTE
In seguito alla pubblicazione dei risultati elettorali, non sono mancate le proteste e gli ulteriori incidenti. Gli esponenti del principale partito sconfitto, la Lega Musulmana del Pakistan Nawaz, hanno dichiarato di non riconoscere la legittimità del responso delle urne, ma, probabilmente anche con il fine di calmare le acque, hanno poi deciso di non opporsi alla formazione di un governo guidato da Imran Khan, in quanto esponente del partito più votato.
Imran Khan ha subito convocato gli esponenti principali dei partiti minori più vicini alle posizioni del Pakistan Tehreek-e-Insaf, nonché i tredici deputati indipendenti. Il PTI, inoltre, è già certo dell’appoggio della Lega Musulmana Awami, il cui leader ed unico deputato eletto, Sheikh Rasheed Ahmed, aveva già assicurato il proprio appoggio a Khan ancor prima delle elezioni.
Secondo le ultime dichiarazioni del candidato alla guida del governo, il PTI avrebbe già incassato l’appoggio di almeno otto deputati indipendenti, inoltre anche i quattro eletti della Lega Musulmana del Pakistan Quaid e Azam dovrebbero votare a favore del governo Khan, visto che la PML-Q ha già stretto un’alleanza con il PTI all’interno dell’assemblea provinciale del Punjab. Tra gli altri partiti disponibili alla formazione del governo, ci sarebbe poi il Movimento Muttahida Qaumi, con i suoi sei deputati.
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Nonostante le proteste e le migliaia di persone scese in piazza a sostegno dei partiti sconfitti, Imran Khan sembra dunque non avere più ostacoli tra sé ed il posto di primo ministro. Il leader del PTI si sta prodigando in queste ore per raccogliere gli ultimi seggi necessari al raggiungimento della maggioranza: “Considerando anche i seggi da assegnare alle donne ed i partiti della coalizione, abbiamo attualmente l’appoggio di 168 membri dell’Assemblea Nazionale”, ha dichiarato Khan, ricordando che sono necessari 172 seggi per ottenere la maggioranza assoluta. “Stiamo ancora discutendo con gli altri candidati indipendenti, che potrebbero aggiungersi a noi nei prossimi giorni”. Una volta terminato l’esercizio aritmetico, sarà poi compito del capo di Stato, Mamnoon Hussain, affidargli ufficialmente l’incarico.