Le elezioni legislative in Mauritania hanno avuto luogo con un doppio turno che si è tenuto tra il 1° ed il 15 settembre. I risultati, seppur ancora provvisori, confermano il predominio del partito di governo.
Paese che supera di poco i quattro milioni di abitanti su una gigantesca superficie prevalentemente desertica (più di un milione di chilometri quadrati), la Mauritania è una repubblica islamica di tipo semi-presidenziale, dove il ruolo di capo di Stato è ricoperto attualmente dal sessantunenne Mohamed Ould Abdel Aziz, in carica dal 2009.
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Le elezioni legislative delle ultime settimane hanno confermato il suo primato politico, vista la schiacciante vittoria del partito da lui fondato, l’Union pour la République (UPR). Rispetto ai risultati di cinque anni fa, infatti, UPR aumenterà il proprio contingente da 75 a 97 deputati, su un totale di 157 seggi, permettendo dunque al partito di governo di avere la maggioranza assoluta senza bisogno di stringere alleanze. L’abolizione del Senato, avvenuta in seguito al referendum dello scorso anno, lo stesso con il quale è stata approvata la nuova bandiera nazionale, ha ridotto la composizione del parlamento alla sola Assemblea Nazionale, i cui seggi sono stati aumentati di undici unità (da 146 ai 157).
Per quanto riguarda le frammentate forze dell’opposizione, la più credibile resta il Rassemblement national pour la réforme et le développement (TAWASSOUL), che però perde due seggi, passando da sedici a quattordici rappresentanti. L’elevato numero di forze politiche minori riduce inoltre la forze d’impatto dell’opposizione al presidente Mohamed Ould Abdel Aziz e della macchina del potere da lui creata approfittando della transizione successiva al colpo di stato del 6 agosto 2008, che rimosse dalla massima carica Sidi Ould Cheikh Abdallahi, eletto appena un anno prima.
[sostieni]
Pur nella schiacciante vittoria elettorale, Mohamed Ould Abdel Aziz non ha raggiunto uno degli obiettivi prefissati, ovvero quello dei due terzi del parlamento. La maggioranza qualificata dei due terzi è infatti richiesta per operare modifiche costituzionali, ed il presidente Abdel Aziz ne avrebbe bisogno per prolungare il proprio potere: stando alla legge attuale, il capo di Stato in carica non potrebbe più candidarsi al termine del suo secondo mandato, che scadrà il prossimo anno. Staremo a vedere se l’UPR troverà degli alleati per permettere la modifica costituzionale, oppure se Abdel Aziz cederà lo scettro scegliendo uno dei suoi uomini più fidati come erede.
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