Quarta isola più grande al mondo, il Madagascar ha vissuto le proprie elezioni presidenziali su due turni, nelle giornate di mercoledì 7 novembre e mercoledì 19 dicembre. Poiché nessuno dei candidati ha superato il 50% dei consensi, infatti, la scelta del nuovo capo di Stato è stata rimandata al ballottaggio tra i due aspiranti presidenti più votati. L’affluenza alle urne è stata pari al 54.24% per il primo turno, calando al 48.10% nel secondo, mentre al momento sono stati ufficializzati i risultati per il 97% circa delle sezioni elettorali dell’isola. I dati del ballottaggio che riporteremo di seguito, dunque, non sono definitivi, ma saranno soggetti a variazioni minime e non determinanti per l’esito finale.
Le elezioni hanno avuto luogo in vista del termine del mandato di Hery Rajaonarimampianina, in carica dal 2014, dopo aver vinto le elezioni con una lista a lui dedicata (Hery Vaovao ho an’i Madagasikara). Con il suo nome completo di Hery Martial Rajaonarimampianina Rakotoarimanana, l’oggi cinquantanovenne divenne in quell’occasione il capo di Stato con il nome più lungo al mondo. Ex ministro delle Finanze, Rajaonarimampianina ha presentato le proprie dimissioni nel mese di settembre, come previsto dalla Costituzione malgascia, secondo la quale il presidente in carica deve dimettersi almeno due mesi prima delle elezioni se ha intenzione di ricandidarsi. Per questa ragione, Rivo Rakotovao ha assunto l’incarico ad interim, che conserverà fino all’inizio del prossimo mandato.
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In realtà, Rajaonarimampianina aveva dovuto il proprio successo alle precedenti elezioni all’investitura ricevuta per mano di Andry Rajoelina, già presidente dal 2009 al 2014 del governo detto di “alta autorità transizionale”, organizzato per assicurare la transizione dopo l’effimero governo militare, durato solamente un giorno, guidato dal vice-ammiraglio Hyppolite Ramaroson nel marzo del 2009. In quell’occasione, Rajaonarimampianina era entrato nel governo come ministro delle Finanze di Rajoelina, che poi lo aveva scelto per raccogliere la propria eredità allo svolgimento delle prime elezioni dopo la breve presidenza Ramaroson.
Questa volta, però, Andry Rajoelina si è messo in gioco in prima persona con la lista Giovani Malgasci Determinati (Tanora malaGasy Vonona, TGV), raccogliendo ottimi consensi in occasione del primo turno, chiuso al comando con il 39.58% dei suffragi. Il ritorno in prima fila di Rajoelina ha, di conseguenza, sancito la condanna di Rajaonarimampianina, che invece si è fermato all’8.81%.
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Al secondo turno, invece, Rajoelina ha dovuto affrontare un altro ex presidente, Marc Ravalomanana, che ha ricoperto l’incarico dal 2002 al 2009. Il sessantottenne era stato allora eletto e poi riconfermato per un secondo mandato nel 2006, ma era stato successivamente costretto ad abbandonare il timone dell’isola dopo una serie di scandali che lo avevano visto coinvolto. In particolare, Ravalomanana stipulò nel 2008 un accordo con la multinazionale sudcoreana Daewoo Logistics per la cessione della metà delle terre arabili del Paese, da dedicare alla coltura di olio di palma e di mais. Fu questo episodio, classico esempio di accaparramento di terre nei Paesi in via di sviluppo, a decretare la fine della sua presidenza ed il colpo di stato operato da Ramaroson.
Il passato, tuttavia, sembra essere stato parzialmente dimenticato dall’elettorato malgascio, che ha premiato Ravalomanana e la sua lista Io Amo il Madagascar (Tiako I Madagasikara, TIM) con il 34.53% dei consensi. In termini assoluti, poco più di ventimila voti hanno separato Rajoelina e Ravalomanana, lasciando aperta la sfida per il secondo turno.
Arriviamo dunque al ballottaggio di pochi giorni fa, i cui dati non hanno fatto altro che ampliare il divario tra Rajoelina e Ravalomanana. Ad essere stato eletto, infatti, è stato il primo, che ha superato quota 2.5 milioni di voti, ottenendo così il 55.66% dei suffragi, contro il 44.34% del rivale, comunque capace di incrementare i propri consensi e scavalcare la soglia dei due milioni di consensi. Andry Rajoelina entrerà ufficialmente in carica il prossimo 25 gennaio, quando tornerà ad essere il capo di Stato malgascio, ma per la prima volta grazie ad un’elezione popolare.