Mi sento incredibilmente vicina a tutte le donne che si trovano a dover affrontare il percorso della fecondazione assistita. A quelle che devono affrontare la “classica” pma e a quelle che devono prendere il percorso dell’eterologa. Forse perché mio figlio è nato così. Forse perché io devo tutto alla scienza e niente ad un Dio o ad un essere superiore. Il mio “essere superiore” sono stati i medici e gli scienziati, che hanno permesso a me e mio marito, vittime di problemi di fertilità, di diventare genitori e mettere al mondo un bambino perfetto.
Per tale ragione, ogni volta che leggo la storia di una donna che sta sperando, lottando, correndo per questo difficilissimo percorso, mi commuovo, mi emoziono e spero tanto che arrivi alla realizzazione del desiderio più sano e naturale del mondo: avere un figlio.
Lo auguro ad una coppia, ad un uomo ed una donna, ma anche a due donne o due uomini. Perché per me non esiste differenza. Anzi, credo sia ancora più difficile sapere che il 50% della coppia non sarà nei geni del figlio, ma dovrà “accettare” di essere un genitore solo di cuore e non biologico.
E’ così che leggendo questa mattina il Blog su Vanity Fair di Alessia Arcolaci mi sono sentita partecipe. Ancora di più perché lei e la sua compagna per “andare a prendere” il seme del donatore sono atterrate a Barcellona, proprio lì dove è stato concepito mio figlio. Ho risentito i profumi, le ansie, le emozioni e le paure di quei giorni. Io giorni più importanti della vita mia e di mio marito. Tutto era in salita, tutto era difficile, tutto era delicato come un vaso in porcellana. Ogni scelta era determinante e ogni angolo della città parlava già del nostro futuro, di lui, che poi si è attaccato in me ed è diventato la nostra discesa, la nostra luce, il nostro tutto.
Dopo aver letto la sua storia, la sua attesa per sapere se questa volta sarà un “sì”, ho commentato, di pancia, il post su Facebook, augurandole tutta la “fortuna” che abbiamo avuto noi.
Solo dopo mi sono messa a leggere il commento delle altre lettrici e sono rimasta basita.
Il primo commento era quello di una “donna” che le augurava la sterilità, per evitare che quella vita nascesse in una famiglia, a suo dire, “non normale”. Mi sono chiesta quale donna, quale essere umano potesse augurare una cosa del genere ad una persona che sogna solo di dare alla luce un bambino per amarlo e crescerlo. Per fortuna ben presto quel commento è stato cancellato. Ma ne sono seguiti altri, altrettanto brutti:
“Chissá fra 200 anni come si riprodurrà la specie…donne e donne… uomini e uomini… sento odore di estinzione…” o ancora “Ah sono le due che sognano un donatore bello, biondo, occhi azzurri, alto e intelligente. Non condivido.” e “Qualcuno ravveda le vostre menti contorte e salvi questa nuova creatura figlia di qualcuno di cui resterà per sempre ignara”.
Mi sono chiesta come si sia potuta sentire questa donna che, nelle due settimane più delicate, fisicamente e psicologicamente, della sua vita, avesse letto tutte queste cattiverie, tutte queste persone completamente estranee che le auguravano di fallire. La cosa più incredibile, che noto anche nei commenti ai mie pezzi, è che le più cattive sono sempre le donne, quelle che dovrebbero invece esserci più vicine!
Mi sono chiesta se in Spagna, America, Germania o altro Paese, se fosse stato pubblicato lo stesso articolo, avrebbe avuto lo stesso tipo di commenti cattivi e crudeli. E poi mi sono chiesta se tutta questa gente va in chiesa la domenica, se crede in Dio, se contempla il Papa, e se hanno figli, figli fatti comodamente in un letto, con il proprio maritino che magari poi la sera va a trans.
A leggere certe cose si diventa cattivi come loro. E credo che tutti dovrebbero vivere il lutto di sapere di non poter avere figli naturalmente prima di permettersi di dire “io sono contrario”, “non devi farlo”, “se Dio vuole così…”.
Auguro a me, all’autrice del Blog, a tutte le donne che conosco e a quelle che non conosco che si trovano a dover affrontare il percorso della Fivet, di riuscire a realizzare il proprio progetto di vita. Contro il mondo, contro il destino, contro la crudele percentuale di fallimenti. Mano nella mano con il proprio compagno, compagna, amore, marito, moglie…in due per diventare tre, in tre per diventare quattro…in qualsiasi modo lo si voglia o lo si desideri!