Baltimora, 1951: la giovane afroamericana Henrietta Lacks sta morendo per un tumore particolarmente aggressivo alla cervice uterina. Il medico che la cura preleva un campione del tessuto malato e per l’ennesima volta i ricercatori tentano di coltivare cellule umane in vitro, studiando un modo per farle sopravvivere. Le cellule di Henrietta iniziano inaspettatamente a riprodursi senza sosta, dando vita, per la prima volta nella storia della scienza, a una linea di cellule immortali, denominata HeLa.
di Loredana de Michelis
Le cellule HeLa si sono riprodotte da allora miliardi di volte: distribuite ai laboratori di tutto il mondo, sono state testate per qualunque cosa, sono state spedite sulla luna, bombardate da radiazioni, utilizzate per produrre il vaccino contro la Polio. Hanno regalato enormi progressi scientifici, hanno contaminato altre coltivazioni cellulari, sono state fondamentali per la mappatura definitiva del DNA umano. HeLa, che racchiude le iniziali e tutto il codice genetico di Henrietta Lacks, è ancora, a 60 anni di distanza, la linea di cellule umane più utilizzata dai laboratori di ricerca in tutto il mondo. Ha fruttato miliardi di dollari.
I figli di Henrietta scoprirono tutto questo soltanto anni dopo, quando alcuni ricercatori si presentarono chiedendo loro campioni di sangue e annunciando che la loro mamma, che li aveva lasciati orfani in tenerissima età, era in qualche modo ancora viva, famosa, immortale, e a lei si doveva la maggior parte delle nuove cure ora a disposizione dell’umanità. I figli di Henrietta, però, vivevano ai limiti della sussistenza, non potevano permettersi un’assicurazione sanitaria ed erano privi di assistenza medica.
Rebecca Skloot, nel 2009, ha scritto un libro straordinario e pluripremiato, nel quale ricostruisce con sensibilità una parte di storia americana, la storia biografica di Henrietta Lacks e dei suoi figli, il progredire delle scoperte scientifiche e i problemi etici legati alla ricerca su tessuti umani, che rimangono tutt’ora irrisolti.
Ogni volta che facciamo un esame del sangue, ci facciamo asportare l’appendice o togliere un neo, i nostri tessuti, marchiati con la nostra indelebile impronta genetica, possono diventare oggetto di ricerca scientifica e il loro destino, così come il loro utilizzo, ci è sconosciuto. In molti casi i nostri tessuti e le nostre cellule sono comuni, ma in altri possono risultare particolari, come quelli di Henrietta, e fruttare una fortuna a chi li commercializza. In generale la quantità e la varietà di tessuti e di cellule è importante per la ricerca scientifica e tutto viene conservato, venduto e utilizzato per studi e sperimentazioni, comprese quelle sulle armi di distruzione di massa. La regolamentazione del caso è complicata dal punto di vista etico e commerciale e al momento non ci sono leggi chiare. Molti sostengono che dare ai pazienti il diritto di avere un riconoscimento economico sull’utilizzo dei loro tessuti, asportati con il loro consenso e magari persino in emergenza, rallenterebbe il progresso scientifico, ma proprio questo è accaduto con le case farmaceutiche, che in alcuni casi hanno acquistato l’esclusiva della ricerca su tessuti umani in alcuni ambiti, come quella del cancro al seno, limitando e rendendo esoso il progresso degli studi in quel settore.
Alcuni gruppi di pazienti, negli Stati Uniti, hanno “brevettato” i loro tessuti e li vendono a caro prezzo, una madre ha ottenuto i diritti sul DNA del proprio figlio, che soffre di un’alterazione genetica, e ora decide quale e quanta ricerca si possa fare su di esso. Una nipote, in Islanda, ha ottenuto la cancellazione del DNA di suo nonno dagli archivi ospedalieri.
Rebecca Skloot, che grazie al successo di questo libro ha potuto inaugurare una fondazione dedicata al sostegno dei discendenti di Henrietta Lacks e alla sua stessa memoria, svela con grande onestà e neutralità molti dei risvolti umani, scientifici ed etici di un mondo solitamente poco conosciuto, sebbene alla base di molte delle nostre speranze per un futuro migliore. Il libro lascia il lettore con il fiato sospeso, molta conoscenza scientifica in più e tante domande a cui è difficile dare una risposta. Da leggere.
Qui il libro di Rebecca Skloot