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“La vendetta di Mab”

Postato il Settembre 14, 2020 Rosanna Gaddi 0

Per leggere questo articolo ti servono: 5 minuti

C’era una volta un orco di nome Freak che viveva da solo in una grande casa. Da quando sua moglie, l’orchessa Alba, era passata a miglior vita, la casa sembrava un rudere abbandonato. L’orco coltivava la terra e allevava maiali che, al momento giusto, sacrificava per farne conserve con le quali si sarebbe sfamato durante l’anno.
Freak era crudele.

Si racconta che torturasse e imprigionasse tutti quelli che osavano varcare il confine delle sua terra.

Così ho immaginato l’inizio della nuova favola da inviare all’editore.
Forse un cliché.
Un orco per antonomasia è cattivo.
Questa idea pare priva di originalità.
Metto via il quaderno su cui appunto ogni cosa e decido di riposare.

Sono le 4 di notte. Credo sia arrivato il momento di dormire.
Il mio sonno è agitato. Ho l’anima inquieta, sarà per via della notizia di cronaca che ho letto sul quotidiano.
Gli orchi esistono nella vita.
L’orrore è dietro l’angolo, mascherato da paradiso.
Riprendo a scrivere, è inutile provare a dormire.

Freak era da sempre stato crudele. Fin da bambino si divertiva a sezionare le lucertole tenendole bloccate sull’erba per staccare le code e vederle sbattersi alla ricerca di un senso. Crescendo aveva alimentato la sua fame di orrore e infliggeva piccoli dolori fisici e interiori a chiunque si imbattesse lungo il suo cammino, facendo dispetti e alimentando fraintendimenti. Certo, era un orco, ma viveva con estrema serietà quel ruolo e non ammetteva debolezze. Solo una persona era riuscita a stargli accanto e aveva provato a tirare fuori qualcosa di buono da quell’essere, Alba e lo aveva addirittura sposato.

Alba era un’orchessa buona e sopportava ogni brutta azione nella speranza che un barlume di bontà potesse farsi spazio in quell’anima così nera e profonda del marito. Quando nacque Cherry le sembrò quasi che potesse realmente cambiare, ma la magia durò poco.
Freak continuava a dare dimostrazione della sua crudeltà e a nulla servì la vicinanza della famiglia di origine di Alba. Nonostante il disappunto di Freak, Cherry crebbe in compagnia della cugina Mab.
Le due ragazze erano di temperamento assai diverso.
Cherry era buona, paziente, rispettosa, timida, fragile e silenziosa; Mab era l’esatto contrario, forte, arrogante, sicura di sé.
Freak non perdeva occasione per denigrare e rimproverare la figlia.
Era duro nell’educazione, se si può definire così, ed egoista. Per lui ogni essere vivente doveva essere sfruttato fino all’ultima goccia di sangue e poi eliminato. I sentimenti e le emozioni erano inutili e un ostacolo al raggiungimento dei propri scopi.
Quando Alba morì la situazione precipitò ulteriormente e Cherry si trovò a sostituire la madre in ogni aspetto della vita, anche nei meno nobili e nei più raccapriccianti.
Nessuno poteva immaginare cosa stesse accadendo tra quelle quattro mura.
Pian piano Cherry si isolò e si spense, fino a chiudersi in un totale mutismo. Mab tentò a lungo di comprendere quanto stava accadendo, ma lo zio le impediva di avvicinarsi a loro.
Un giorno Mab si appostò davanti casa di Cherry e attese. Appena Freak andò nei campi, lei si presentò alla cugina.

La casa era ordinata e pulita. Ogni cosa al suo posto, anche i “reperti archeologici” dei nonni: gli antichi piatti, le vecchie pistole, i trofei di caccia, i ricami.

Cherry era magra da fare spavento, livida di paura e logora nei vestiti. Non alzava lo sguardo e aveva la voce tremula.

Riuscì a dire solo poche parole: “Va via, se torna e ti trova, ti uccide. Aiutami. Portami via”.

Mab non avrebbe mai voluto abbandonare sua cugina in quella situazione,ma pensò che sarebbe stato meglio organizzare un piano d’attacco e chiedere aiuto. Si fece promettere che sarebbe stata molto attenta e che avrebbe provato in ogni modo a stare lontana da lui. Era palese che quell’essere le aveva fatto del male.

Mab poteva solo lontanamente immaginare cosa stava patendo Cherry.

Uscì di casa promettendole che sarebbe ritornata a salvarla.

Aveva un nodo alla gola.

Lo stomaco si era aggrovigliato.

Arrivò a casa sua.

Era sola.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto.

Le pesava la testa.

Vomitò.

Doveva aiutarla.

Doveva tirarla fuori da quella casa.

“Lo uccido” – pensava.

 

Questa nuova favola sta diventando troppo dura.

Non sembra più una favola per bambini.

Come si fa a spiegare a un bambino che gli adulti che dovrebbero proteggerli potrebbero essere cattivi e fare azioni malvagie?
Gli orchi
, i mostri, esistono nella vita.
L’orrore
può celarsi dietro un sorriso, dietro un abbraccio, dentro casa.

 

Mab doveva agire e doveva farlo in fretta.

Scrisse una lettera per spiegare tutto ai suoi genitori.

La lasciò sul tavolo della cucina.

Andò nella stanza delle armi del padre.

Era un collezionista.

Mab fino a quel momento era sempre stata poco attenta a tutto quello che poteva procurare dolore.

Scelse l’arma. Prese la scimitarra con lama ricurva e uscì.

Lungo il percorso da casa sua alla casa dell’orco fu vista dai soldati del regno che, insospettiti da quell’oggetto pesante nelle mani di una giovane donna, iniziarono a seguirla.

Arrivata a destinazione Mab sentì le urla soffocate di Cherry. Suonò più volte, ma nessuno aprì, così decise di scavalcare l’alto cancello e si incamminò verso la casa. Quando riuscì a varcare la porta di ingresso vide che la cugina era a terra mentre quell’orco immondo le era sopra e cercava di tenerla ferma. Mab gli urlò di lasciarla andare, ma Freak si mise a ridere dicendo che era di sua proprietà e lui poteva fare qualsiasi cosa e che, appena finito, avrebbe fatto lo stesso anche con lei. Mab lo scongiurò di lasciare andare Cherry, ma a nulla servirono le sue preghiere. Allora strinse la scimitarra con entrambe le mani e colpì. Freak emise un urlo stridulo e si girò di scatto verso di lei. Lo sguardo di Mab cadde su Cherry. Era immobile con gli occhi aperti, sgranati, impietriti. Freak si alzò. Il sangue gli usciva a fiotti dal braccio destro. Si scagliò sulla giovane che cadde all’indietro battendo la testa. La scimitarra volò oltre la panca del tavolo di cucina. Freak era ferito. Cherry….era immobile. Mab riuscì a trascinarsi verso la porta rimasta aperta. Lì accanto c’era una mensola e sopra una vecchia pistola appartenuta al padre della buona Alba.

Mab riuscì a prenderla.

Si allontanò e uscì in cortile. Freak la seguì.

Nel frattempo arrivarono i soldati.

Mab puntò la pistola contro lo zio, ma i soldati non sapendo cosa stesse realmente accadendo, intimarono alla ragazza di mettere giù l’arma.

Mab provò a spiegare la realtà dei fatti ai gendarmi, ma loro erano troppo attenti ai propri distintivi.

Le urlarono di gettare l’arma altrimenti avrebbero dovuto colpirla.

Non compresero la potenza dell’atto coraggioso della ragazza.

Mab diede un ultimo sguardo a Cherry: non respirava, non si muoveva, non era più viva. Scelse di vendicarla.

Senza distogliere lo sguardo dalla bestia, puntò l’arma, sparò e colpì Freak.

Dopo qualche secondo fu in una pozza di sangue lei stessa, con gli occhi increduli di chi spera che tutto possa risolversi nel migliore dei modi.

 

Finisco questa storia drammatica, chiamarla favola potrebbe essere un ossimoro.

La realtà supera la fantasia.

#racconto breve

Pubblicato da

Rosanna Gaddi

Laureata in Storia & Filosofia. Insegnante di Scuola dell’Infanzia. Scrive favole per bambini, racconti e romanzi. Sindacalista per vocazione, chitarrista per passione, cura rassegne di cortometraggi e collabora con critici e artisti. Ha pubblicato una raccolta di favole “Un Totem da Favola” e un romanzo intimista “Diario Terapeutico del Male”.

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