Un mese dopo le elezioni legislative dello scorso 28 ottobre, l’Islanda avrà finalmente un nuovo governo: da giovedì 30 novembre, infatti, Katrín Jakobsdóttir prenderà le redini politiche del Paese, divenendo la seconda donna a ricoprire questo ruolo nell’isola dopo Jóhanna Sigurðardóttir (2009-2013).
ELEZIONI ANTICIPATE
Lo scorso 11 gennaio, Bjarni Benediktsson formava un governo che avrebbe avuto breve durata. A causa del coinvolgimento di suo padre in uno scandalo riguardante la difesa dei pedofili, il Primo Ministro è stato abbandonato da Futuro Luminoso (Björt framtíð), uno dei tre partiti della maggioranza di governo, portando allo scioglimento del Parlamento nazionale (Althing) ed alle conseguenti elezioni anticipate.
Nonostante un crollo dei consensi, il Partito dell’Indipendenza (Sjálfstæðisflokkurinn) di Benediktsson, forza liberale ed euroscettica, ha conservato il posto di prima forza politica del Paese, con il 25.2% delle preferenze, ottenendo sedici seggi sui 63 che costituiscono l’Althing, cinque in meno rispetto alla precedente consultazione elettorale. A pagare le nuove elezioni, invece, è stato proprio Futuro Luminoso, che ha ottenuto solo l’1.2% delle preferenze, perdendo i suoi quattro deputati e venendo così estromesso dal Parlamento.
A crescere, al contrario, sono state soprattutto le forze del centro-sinistra. Il partito Sinistra – Movimento Verde (Vinstrihreyfingin – grænt framboð) ha ottenuto undici seggi con il 16.9% dei consensi, mentre a registrare il maggior incremento è stata l’Alleanza Socialdemocratica d’Islanda (Samfylkingin-Jafnaðarmannaflokkur Íslands), che è passata da tre a sette rappresentanti con il 12.1% delle preferenze.
Tra le novità, emerge il Partito di Centro (Miðflokkurinn), che entra in parlamento con sette seggi, mentre conserva i suoi otto deputati il Partito Progressista (Framsóknarflokkurinn), che a dispetto del nome si colloca sul centro-destra della scena politica. Completano la composizione dell’Althing il Partito Pirata (Píratar), con sei seggi, i socialisti del Partito Popolare (Flokkur fólksins) ed il Partito Rinascita (Viðreisn), quest’ultimo già parte del precedente governo, con quattro deputati a testa.
Da sottolineare l’elevata affluenza alle urne, pari all’81.2% degli aventi diritto (201.000 su 248.000).
UNA COALIZIONE INSOLITA PER IL NUOVO GOVERNO
Subito dopo le elezioni, hanno avuto inizio le discussioni per la formazione del nuovo governo. Nonostante il buon risultato elettorale, è subito apparso chiaro che Bjarni Benediktsson non avrebbe avuto nessuna chance di essere confermato al suo posto. Allo stesso tempo, il Partito dell’Indipendenza avrebbe dovuto far parte della nuova coalizione, in qualità di prima forza politica del Paese. I primi negoziati, che prevedevano la formazione di un governo tra il centro-sinistra ed il Partito Pirata, escludendo il Partito dell’Indipendenza, si sono infatti rivelati poco fruttuosi.
A sorpresa, i liberal-conservatori del partito di Benediktsson hanno trovato un accordo di compromesso con il centro-sinistra, in particolare da Sinistra – Movimento Verde, partito guidato da Katrín Jakobsdóttir, oltre che con il Partito Progressista di Sigurður Ingi Jóhannsson. Saranno infatti proprio questi tre partiti a formare il nuovo governo affidato alla quarantunenne Jakobsdóttir, già Ministro dell’Istruzione dal 2009 al 2013. Una soluzione del tutto insolita che coinvolge dunque due partiti di centro-destra e la forza considerata più a sinistra tra quelle presenti nell’Althing, come non accadeva dagli anni ’40.
Ad ogni modo, con 35 seggi sui 63 che compongono il Parlamento dell’Islanda, la nuova maggioranza non dovrebbe avere troppi problemi a governare il Paese, anche se due dei deputati del partito del nuovo Primo Ministro si sono detti contrari all’alleanza con le forze del centro-destra.
Investita martedì scorso dal Presidente della Repubblica, Guðni Jóhannesson, Katrín Jakobsdóttir entrerà in carica da giovedì, quando annuncerà la composizione del nuovo gabinetto di governo all’Althing.
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