Scandali e corruzione hanno sortito il loro effetto in occasione delle elezioni presidenziali del Guatemala: al primo turno, infatti, gli elettori hanno bocciato i candidati dei partiti coinvolti nelle recenti vicende di cronaca, che hanno visto anche l’emissione di un mandato d’arresto per l’oramai ex capo di stato Otto Pérez Molina, e del suo braccio destro Ingrid Roxana Baldetti Elías. Al momento, il Paese è dunque sotto la presidenza ad interim dal vicepresidente Alejandro Maldonado Aguirre, almeno fino a quando non entrerà in carica il nuovo presidente eletto. L’affluenza alle urne di questo primo turno è stata del 69.60% sui circa sette milioni di aventi diritto, e, come previsto, sarà necessario un secondo turno, previsto per il prossimo 20 ottobre, in quanto nessun candidato ha superato il 50% delle preferenze. Da notare che le giornate precedenti le votazioni sono state caratterizzate da numerose proteste nelle strade della capitale, Ciudad de Guatemala, con alcune associazioni che hanno chiesto anche un rinvio delle elezioni, rifiutato però dal Tribunale Supremo Elettorale. “È un processo elettorale nota morto. Sono delle elezioni imposte, immorali, illegali ed illegittime”, ha dichiarato Isabel Juárez, rappresentate di una delle tante associazioni che denunciano ogni giorno la corruzione e le tante attività illegali del mondo politico guatemalteco.
Se le proteste non hanno permesso il rinvio delle elezioni, gli scandali, come detto, hanno certamente modificato le gerarchie tra le forze politiche del Guatemala. Da primo partito del Paese, dunque, il Partido Patriota (PP) ha perso gran parte del proprio elettorato, con il candidato di riserva Mario David García Velásquez – scelto solamente dopo che i principali pretendenti sono stati messi fuori gioco per le sopracitate questioni legali – che ha raccolto solamente il 4.52% dei suffragi. Il candidato di riferimento del centro-destra è diventato così l’attore ed umorista Jimmy Morales, quarantaseienne rappresentante del FCN (Frente de Convergencia Nacional), considerato come un outsider prima delle elezioni, ma premiato proprio dalla situazione che si è venuta a creare nelle ultime settimane prima della consultazione popolare. Morales ha dunque convogliato su di sé il 24.14% dei voti, facendo leva proprio sulla sua notorietà di personaggio televisivo rispetto ad un partito che invece ha raccolto solamente l’8.89% delle preferenze per l’elezione dei membri del Congreso de la República, l’unica camera del parlamento guatemalteco.
L’avversaria di Morales al secondo turno sarà invece Sandra Torres Casanova, considerata già alla vigilia come la candidata più papabile dell’area del centro-sinistra. La sessantenne leader socialdemocratica dell’UNE (Unidad Nacional de la Esperanza) ha conquistato il 19.48% dei voti, grazie anche alla sua popolarità come fist lady tra il 2008 ed il 2012, quando era moglie dell’allora presidente Álvaro Colom, progressista che ha guidato il Paese dal 2008 al 2012, prima di essere sostituito da Pérez Molina. La presidenza di Colom rappresenta per altro un’eccezione nella storia recente del Guatemala, sempre guidato da presidenti di destra o giunte militari dal 1970, data della fine della presidenza di Julio César Méndez Montenegro del Partido Revolucionario, al 2008. L’obiettivo di Sandra Torres sarà dunque quello di riportare il centro-sinistra al potere in Guatemala.
Tra i favoriti della vigilia, il quarantacinquenne Manuel Baldizón Méndez, già sconfitto solamente al secondo turno nella consultazione di quattro anni fa, ha invece solamente sfiorato l’accesso al ballottaggio, con il 19.43% dei voti. L’esponente del partito LIDER (Libertad Democrática Renovada), altra forza di centro-destra, aveva rinunciato alla sua immunità per ingraziarsi gli elettori, nel tentativo di dimostrare la propria innocenza dalle accuse che gli sono state mosse, una decisione che certamente ha sortito i suoi effetti, visto che Baldizón è stato l’unico candidato ad aver raccolto un buon risultato nonostante gli avvenimenti pre-elettorali, ma non abbastanza per portarlo al secondo turno. Hanno superato il 5% delle preferenze anche Alejandro Giammattei Falla di Fuerza (6.58%), Zury Ríos, la figlia dell’ex dittatore Efraín Ríos Montt, candidata di VIVA (Visión con Valores, 5.99%), e Lizardo Sosa, presidente della Banca Centrale dal 2006 al 2010, rappresentante della nuova forza politica da lui fondata Todos (5.35%).
Diversi, come anticipato, i risultati per l’elezione dei membri del Congreso de la República, dove il partito LIDER ha ottenuto il 18.85% dei voti davanti all’UNE (14.65%). Buon risultato anche per Todos (9.82%), mentre il Partito Patriota limita i danni ed ottiene il 9.30% dei suffragi. Abbiamo già detto, infine, dell’8.89% raccolto dal FCN.
L’avvenire politico del Guatemala sarà dunque deciso dal secondo turno delle elezioni presidenziali che, salvo rinvii ed ulteriori scandali, è previsto per il 20 ottobre. Certamente, però, non basterà cambiare il nome del capo di stato per modificare un sistema che, in base agli elementi emersi negli ultimi mesi, appare marcio sin dalle fondamenta.