Arrivata alla sua sesta stagione e ormai in dirittura d’arrivo, Game of Thrones scrive un altro importante ed epico capitolo della serie corale più discussa di sempre, che nonostante i numerosi alti e bassi, riesce ancora a coinvolgere e sorprendere.
Quando ci si abitua ad un certo standard qualitativo, non è facile accontentarsi. Ogni piccolo errore salta subito all’occhio, ogni piccola sbavatura diventa importante, compromettendo alla fine l’intera opera. Perché la verità è che Game of Thrones ci ha abituati troppo bene, e dopo una quinta stagione poco convincente, la morte di Jon Snow e il ritardo dell’uscita del nuovo romanzo di George R. R. Martin, l’hype per la sesta stagione non poteva che salire alle stelle. Ma non si può negare che da quando Benioff e Weiss si sono distaccati dai romanzi di Martin, superandoli, la serie non ne abbia risentito inevitabilmente.
Una delle storyline più deludenti è senza dubbio quella di Dorne, costretta a portarsi dietro una zavorra di errori commessi nella precedente stagione. A deludere è anche Meereen, nel quale si muove un Tyrion Lannister troppo opaco, protagonista di una storyline debole che non coinvolge quasi mai. Stesso discorso se ci spostiamo a King’s Landing, che riesce a convincere davvero solo nel magistrale finale di stagione. Sono tanti insomma i fail, le imprecisioni, le forzature e le cadute di stile, che da una serie precisa e studiata come Game of Thrones non ti aspetti. Eppure, la sesta stagione riesce a regalarci anche scene di grande impatto, emozionanti e coinvolgenti. Dal celebre ”Hold the Door” – uno dei migliori episodi di sempre – alla Battaglia dei Bastardi, dal giuramento di Brienne al ritorno di Bran.
Tra colpi di scena, morti violente, battaglie e complotti, D&D (al contrario dello scrittore) procedono veloci – con salti temporali anche inverosimili – svelando allo spettatore molti dei misteri rimasti da tempo in sospeso, insieme alle tante teorie e congetture che non avevano ancora avuto risposta a causa del ritardo di R. R. Martin. I flashback diventano parte essenziale della stagione, grazie ai quali apprendiamo anche le origini di Jon Snow, al centro di una delle più famose teorie della saga. Eppure, proprio l’ex Lord Comandante si rivela uno dei personaggi più deludenti della stagione, fin troppo passivo e inerme, che ritrova se stesso solo negli ultimi episodi di stagione. A rubargli la scena è Sansa Stark che ritroviamo profondamente cambiata, forte e tenace, decisa a riprendersi ciò che le è stato tolto. La vendetta è una grande protagonista di questa stagione, infatti, che anima e muove i protagonisti da nord a sud, da Westeros ad Essos, senza distinzioni, messa in atto soprattutto dalle donne. Da Daenerys ad Arya, fino a Cersei e Yara (impossibile poi non citare la piccola Lyanna), le protagoniste femminili agiscono, forti, risolute e indipendenti, mettendo letteralmente ko gli uomini della serie, sopraffatti dalla determinazione delle donne – si pensi anche alle Serpi delle Sabbie che realizzano il colpo di stato più veloce della storia. Un totale rovesciamento dei ruoli a favore del sesso femminile, che si prende la sua rivincita in una delle serie tv maggiormente accusate di maschilismo.
Questa però è anche la stagione dei grandi ritorni e incontri: rivediamo infatti una serie di personaggi dati per morti o dispersi che si riaffacciano sulla scena, dando vita ad incontri emozionanti, attesi e sperati fin dalla prima stagione. Su tutti gli Stark, che finalmente – dopo ben sei stagioni – iniziano a riscattarsi. Mentre Bran acquisisce maggiore conoscenza insieme al Corvo con tre Occhi, anche Arya è protagonista di una grande crescita, al pari di Sansa. Una delle frasi più celebri della serie ”The Winter is Coming” trova reale compimento in questa stagione, metafora della rinascita di una delle casate più vessate di sempre.
Ma incontri memorabili, che preludono a grandi cambiamenti, avvengono anche in quel di Essos. Daenerys Targaryen riesce a instaurare nuove importanti alleanze, fondamentali per la conquista del Trono di Spade e il ritorno a casa. Religione e mitologia, ai quali viene dato ampio spazio in questa stagione, si mischiano tra profezie annunciate e ancora da compiersi, che segnano un tracciato ben definito e un destino ormai ineluttabile. Il finale di stagione, come anticipato, chiude alla grande una stagione non sempre all’altezza delle – altissime – aspettative tra momenti memorabili e altri dimenticabili, ma che nonostante tutto riesce sempre a far discutere, animare e spiazzare il suo pubblico.
Game of Thrones si avvia dunque alla sua definitiva conclusione (si presume saranno solo altre due le stagioni), pronta a mettere la parola fine a questa lunga e avvincente Canzone del Ghiaccio e del Fuoco. Perché i venti del Nord hanno iniziato a soffiare forte, rapidi e taglienti, ma un altro vento più caldo sta per abbattersi su Westeros, minaccioso e potente, preludio di ”fuoco e sangue”.