È oramai circa un mese che le strade di Francia sono travolte dal movimento dei “Gilets Jaunes”, il fronte di protesta nato inizialmente per fronteggiare la minaccia di un aumento delle accise sui carburanti, ma poi allargatosi a rivendicazioni sociali molto più ampie, abbracciando il sistema di tassazione nel suo complesso, nonché la richiesta di retribuzioni più elevate ed in generale perorando la causa di una distribuzione più equa delle ricchezze.
Sul movimento in questione è stato scritto molto, in particolare circa la sua natura esterna ai partiti presenti in parlamento, e la difficoltà nel collocare i “Gilets Jaunes” a destra o a sinistra dello spettro politico. Anche la sua composizione sociale è piuttosto variegata, comprendendo elementi delle classi meno abbienti, ma anche molti rappresentanti delle classi medie proletarizzate dalla crisi economica dell’ultimo decennio e dalle contraddizioni insite nel regime iperliberista.
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Detto questo, in questi giorni si è toccato il punto più basso della storia repubblicana francese, con l’umiliazione pubblica di decine di studenti, prevalentemente minorenni, nel comune di Mantes-la-Jolie, cittadina che sfiora i 45.000 abitanti situata nella provincia dell’Yvelines, ad una cinquantina di chilometri da Parigi. Le immagini di quell’obbrobrio hanno fatto il giro del mondo, con un vero e proprio plotone poliziesco armato a costringere i ragazzi a restare inginocchiati con le mani dietro la nuca, come si trattasse di pericolosi terroristi internazionali.
Sul web si sono sprecati i paragoni con sanguinose dittature del passato, come quelle sudamericane in Cile ed in Argentina, oppure con l’occupazione nazista della Francia nel corso della seconda guerra mondiale, uno dei momenti più umilianti della storia francese. Tuttavia, aggiungiamo noi, non c’è bisogno di ricorrere a scabrosi episodi del passato: l’umiliazione – ed in alcuni casi anche l’arresto – di studenti giovanissimi è praticata tutt’oggi in alcune parti del mondo, come ad esempio accade quotidianamente in Palestina da parte delle truppe d’occupazione israeliane.
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Gli studenti delle scuole e delle università francesi, che nelle ultime settimane si stanno mobilitando con occupazioni e manifestazioni al fianco dei “Gilets Jaunes” ha permesso di mettere in evidenza il carattere reazionario e repressivo della presidenza di Emmanuel Macron, l’uomo che, secondo la narrazione dominante promulgata mass media, avrebbe salvato il Paese dal fascismo di Marine Le Pen. E, invece, l’episodio dello scorso 6 dicembre ci fa conferma l’assenza di differenze sostanziali tra i due: più che erede del generale Charles De Gaulle, Macron andrebbe piuttosto accostato al maresciallo Philippe Pétain.
Come se non bastasse, l’atto repressivo da parte della polizia francese è andato a colpire gli studenti di due istituti che portano nomi importanti per la storia culturale di quel Paese. La prima è infatti intitolata ad Antoine de Saint-Exupéry, l’autore de “Il piccolo principe”, che fu anche aviatore dell’areonautica militare, e che morì in uno scontro con la Luftwaffe del regime nazista; l’altra prende il nome di Jean Rostand, biologo e filosofo, che fu militante femminista ed antimilitarista, fondatore del Movimento per il Disarmo, la Pace e la Libertà (Moumement pour le Désarmement, la Paix et la Liberté, MDPL).
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Forse Macron ed i suoi uomini farebbero meglio a leggere qualche scritto di questi due autori piuttosto che cimentarsi nella repressione dei propri giovani studenti, nel tentativo di sedarne prematuramente l’ardore ed il potenziale rivoluzionario.
“La verità di ieri è morta, quella di domani è ancora da forgiare. Non si intravedono sintesi valide, ed ognuno di noi detiene solamente una parte di verità”. Antoine de Saint-Exupéry
“Fai della tua vita un sogno, e di un sogno una realtà”. Antoine de Saint-Exupéry
“Non vorrei un paradiso dove non si avesse il diritto di preferire l’inferno”. Jean Rostand
“In politica, si abbandona la menzogna di ieri solo per alimentare la menzogna di oggi”. Jean Rostand