Dopo una lunga attesa, sono stati finalmente pubblicati i risultati delle elezioni presidenziali in Camerun, svoltesi domenica 7 ottobre con un’affluenza alle urne del 53.50% (circa tre milioni e mezzo di votanti su sei milioni e mezzo di aventi diritto).
IL CONTESTO: IL CAMERUN, PAUL BIYA ED IL RDPC
Le elezioni presidenziali camerunensi si sono tenute in un clima difficile dovuto alle numerose violenze di cui è vittima il Paese. Nella zona settentrionale del Camerun, infatti, le autorità si trovano a fronteggiare quotidianamente il gruppo jihadista Boko Haram, dopo che quest’ultimo ha varcato il confine con la Nigeria, mentre nella regione meridionale stanno assumendo sempre più spessore i movimenti per la restaurazione del Camerun del Sud, che vorrebbero l’indipendenza di quella parte del Paese che fu colonia britannica e la cui popolazione è prevalentemente anglofona (mentre la lingua ufficiale del Camerun è il francese). Alle tensioni interne, si aggiungono poi gli importanti flussi di rifugiati provenienti dalla vicina Repubblica Centrafricana.
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In carica dal 1982, l’ottantacinquenne Paul Biya è oggi uno dei capi di Stato più longevi al mondo. Primo ministro dal 1975 al 1982 nel corso della presidenza di Ahmadou Ahidjo, Biya assunse il potere dopo le dimissioni di quest’ultimo, venendo poi confermato alle elezioni del 1984 e del 1988, dove però era l’unico candidato in corsa in quella che fu a lungo una dittatura monopartitica liberista. Nel 1992, si aggiudicò le prime elezioni multipartitiche nella storia del Paese, e successivamente fece passare un emendamento costituzionale per limitare i mandati presidenziali a due. Nel 2008, tuttavia, lo stesso Biya fece eliminare l’emendamento dall’Assemblea Nazionale, mantenendo così il potere fino ad oggi.
Biya è ad oggi il leader del Movimento Democratico del Popolo Camerunense (Rassemblement démocratique du peuple camerounais – RDPC), il partito nazionalista e liberista fondato nel 1960, all’epoca dell’indipendenza, da Ahmadou Ahidjo, all’epoca con la denominazione di Unione Nazionale Camerunense (Union nationale camerounaise – UNC). Nel 1985, Biya modificò il nome del partito, all’epoca egemone, da UNC a RDPC. Anche dopo l’apertura ufficiale al multipartitismo, la macchina del potere di Biya e del RDPC è rimasta di fatto intatta.
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I RISULTATI DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI
Dopo una lunga attesa durata più di una settimana, la commissione elettorale (ELECAM), presieduta da Émile Essombe, ha pubblicato i risultati definitivi delle elezioni presidenziali, assegnando a Biya il 71.09% delle preferenze, con solamente qualche punto percentuale in meno rispetto alle precedenti votazioni. I risultati sono stati contestati dal principale leader dell’opposizione, Maurice Kamto, il quale, ancor prima della pubblicazione di risultati, si era autonominato vincitore dell’agone elettorale.
Kamto, che fino al 2011 faceva parte della squadra del governo Biya, si è piazzato secondo con il 14.40% delle preferenze, in rappresentanza del Movimento per la Rinascita del Camerun (Mouvement pour la renaissance du Cameroun – MRC), il partito da lui fondato dopo la rottura con Biya. Cabral Libii, leader della lista Univers (Unione Nazionale per l’Integrazione Verso la Solidarietà – Union nationale pour l’intégration vers la solidarité), ha raccolto il 6.32% dei consensi, mentre il socialdemocratico Joshua Osih, del Fronte Sociale Democratico (Front social démocrate), non è andato oltre il 3.19%.
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Naturalmente non sono mancate le proteste da parte dell’opposizione, a partire da Kamto, che ha denunciato “molteplici irregolarità, importanti casi di frodi e di violazione della legge”. Gli hanno fatto eco Osih, secondo il quale i brogli hanno “compromesso la sincerità del risultato” e Libii, per il quale le elezioni non sono state “né libere, né credibili, né democratiche, né trasparenti”. L’ELECAM esaminerà nei prossimi giorni i ricorsi degli sconfitti, ma sarà comunque impossibile sovvertire i risultati ufficiali. Certo, il fatto che in alcuni seggi i voti conteggiati superino addirittura il numero di elettori iscritti non può che fomentare i sospetti di brogli.