Per la prima volta nella sua storia, l’Andalusia avrà un governo di centro-destra, oltretutto con il sostegno della forza di estrema destra nostalgica del franchismo Vox. Venerdì 18 gennaio si insedierà infatti l’esecutivo regionale guidato dall’ex senatore popolare Juan Manuel Moreno.
Un mese e mezzo dopo lo svolgimento delle elezioni in Andalusia, la comunità autonoma spagnola si appresta ad avere un nuovo governo. Sebbene l’Andalusia sia solamente una delle diciassette comunità autonome che compongono la monarchia iberica, questa è considerata di fondamentale importanza per l’andamento della politica nazionale, trattandosi dell’entità dal maggior peso demografico (quasi otto milioni e mezzo di abitanti sui 46.5 milioni che popolano tutto il regno). Proprio per questo motivo, i risultati elettorali di dicembre e la formazione del nuovo governo andaluso vengono da molti considerati come il trampolino di lancio ideale per un prossimo governo nazionale di centro-destra, con l’annesso sdoganamento di Vox, forza di estrema destra ed esplicitamente nostalgica del regime fascista di Francisco Franco, che per la prima volta dalla fine della dittatura si troverà ad avere un ruolo così importante.
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Tale esito diventa ancora più rilevante se si considera che l’Andalusia è storicamente stata sempre considerata al pari di quelle che in Italia venivano un tempo definite “regioni rosse”: sin dal 1978, ovvero dalla fine della dittatura franchista, il governo regionale era sempre stato saldamente guidato dai socialisti, rappresentanti dalla sezione denominata Partito Socialista Operaio Spagnolo di Andalusia (Partido Socialista Obrero Español de Andalucía, PSOE–A), per distinguerlo dal PSOE nazionale. Tuttavia, dal 2004, quando i socialisti ottennero la maggioranza assoluta dei voti, le percentuali del PSOE-A sono andate gradualmente calando, raggiungendo nel 2015 un minimo storico al 35.41%. In quell’occasione, l’alleanza con la coalizione della sinistra radicale ed ecologista (Izquierda Unida Los Verdes–Convocatoria por Andalucía, IULV–CA) permise alla candidata Susana Díaz di ottenere comunque il mandato di presidente della comunità autonoma.
Tuttavia, la situazione dei socialisti è ulteriormente peggiorata con le elezioni di quest’anno, dove Susana Díaz si ricandidava per un secondo mandato: il PSOE-A, infatti, ha superato di poco il milione di consensi, restando il primo partito, ma con appena il 27.95% delle preferenze, quasi la metà rispetto a quattordici anni fa. Con questa perdita elettorale, il partito storico del centro-sinistra andaluso ha dovuto cedere anche quattordici scranni all’interno del parlamento regionale, composto da 109 seggi.
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La sinistra radicale, questa volta presentatasi sotto la sigla della coalizione Adelante Andalucía (Avanti Andalusia, AA), composta da Podemos, Izquierda Unida ed altre sigle, ha a sua volta accusato una flessione, ottenendo il 16.18% delle preferenze, e perdendo tre seggi. I trentatré deputati socialisti ed i diciassette rappresentanti della lista guidata da Teresa Rodríguez, dunque, sono risultati insufficienti per raggiungere la maggioranza assoluta di 55 seggi.
In base al risultato deludente ottenuto dal centro-sinistra alle ultime elezioni, in molti avevano subito pronosticato la possibilità della formazione di una coalizione tra le tre liste situate a destra dello spettro elettorale andaluso. In effetti, è proprio questo che è accaduto, anche se i tre partiti in questione hanno impiegato più tempo del previsto per pervenire ad un accordo che risultasse soddisfacente per tutti. Dall’altra parte dell’emiciclo, infatti, il Partito Popolare (Partido Popular de Andalucía, PP), ovvero il centro-destra “tradizionale”, ha confermato il proprio ruolo di forza principale del centro-destra con il 20.75% dei consensi, anche se la formazione condotta dall’ex senatore Juan Manuel Moreno, nominato nuovo presidente dell’Andalusia, ha comunque accusato una perdita di sei punti percentuali, passando da trentatré a ventisei deputati eletti. A crescere è stata invece la lista populista Ciudadanos (ufficialmente Ciudadanos–Partido de la Ciudadanía, generalmente abbreviato in Cs) di Juan Marín, passata da nove a ventuno seggi, con il 18.27% dei suffragi (praticamente il doppio rispetto al 2015), ma la vera sorpresa, come anticipato, è stata costituita da Vox, il partito di estrema destra, che per la prima volta ha potuto eleggere dei deputati in un parlamento regionale ben dodici con il 10.97%.
Diventando il quinto partito più grande di Andalusia, Vox ha causato non poco allarmismo tra i media spagnoli, visto che quello ottenuto in questa “regione rossa” è il più grande successo dell’estrema destra dalla fine della dittatura franchista. Soprattutto, il partito di Francisco Serrano ha ottenuto il terzo posto nel collegio elettorale di Almería, una delle province andaluse, terminando alle spalle del PP e del PSOE-A. Allo stesso tempo, nonostante le due forze politiche “tradizionali” mantengano le prime due posizioni, si tratta del peggior risultato di sempre sommando i voti dei due partiti, che in passato avevano sempre accumulato ben oltre il 50% delle preferenze.
Dopo la pubblicazione dei risultati, alcuni avevano auspicato la formazione di un governo di “grande coalizione” in stile tedesco, con i socialisti ed i popolari pronti ad allearsi al fine di evitare un’ascesa al potere dell’estrema destra. Tuttavia, le recenti vicende politiche nazionali, con il PSOE che ha provocato la caduta dell’ultimo esecutivo guidato dal PP, rendevano poco praticabile questa via. I primi a trovare un accordo sono stati i popolari e Ciudadanos, che con i propri voti, uniti a quelli di Vox, hanno permesso a Marta Bosquet (Cs) di diventare presidente del parlamento dell’Andalusia. Inizialmente, Vox aveva però affermato di non essere ancora pronto a sostenere il governo, presentando una lista di richieste troppo estremiste anche per la destra populista ma più moderata di Ciudadanos, in particolare per quanto riguarda i diritti delle donne e della comunità LGBT. Il partito di estrema destra ha successivamente smorzato alcune delle proprie posizioni più radicali al fine di permettere la formazione dell’esecutivo Moreno, ottenendo così una definitiva legittimazione della sua presenza tra le forze politiche costituzionali, nonostante i continui richiami al franchismo.